VASCO ERRANI COMMISSARIO PER LA RICOSTRUZIONE, LA SCELTA GIUSTA
ABITUATO A PARLARE CON I FATTI, NON CON LE CHIACCHIERE, E HA SIA ESPERIENZA CHE SENSO DELLE ISTITUZIONI
Chi lo conosce bene, e qualche contatto con lui lo ha avuto, prevede che Vasco Errani dirà di sì: “Come fa a dire di no di fronte al terremoto? Accetterà per spirito di servizio verso il paese”. E non “per discorsi politicisti come referendum, Italicum, rapporti con la minoranza e questa roba qui”. Anzi, “se qualcuno lega le cose, terremoto e referendum, è la volta buona che manda qualcuno a quel paese”.
Il Sì riguarda la sua nomina a commissario del governo per la ricostruzione, che Renzi ha intenzione di varare con un dpcm (decreto presidenza del consiglio dei ministri) già nei prossimi giorni.
E di cui ha parlato con la sua cerchia ristretta e con i presidenti delle regioni toccate dal terremoto.
È una mossa che risponde ad almeno tre esigenze. E che rivela la profonda consapevolezza di quanto il dramma abbia una dimensione “politica” in grado di toccare, orientare, influenzare gli umori dell’opinione pubblica.
Ecco i perchè di Errani.
Primo: il suo “modello Emilia” di ricostruzione — rapporto con i sindaci e le comunità locali, efficienza, nessuno scandalo – è l’opposto delle new town e del “modello Aquila” (ricostruzione dall’alto).
Secondo: le Regioni toccate dal sisma sono quattro (Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche) e una figura esterna che conosce la politica e la pubblica amministrazione, le sue regole e le sue procedure e faccia sintesi — hanno ragionato a palazzo Chigi — è utile.
Soprattutto ora che l’inchiesta della procura sui crolli è destinata a coinvolgere figure dell’amministrazione locali e regionali, come lascia già intravedere lo scaricabarile di queste ore tra comune e uffici regionali sulla famosa scuola di Amatrice.
Terzo: non è un mistero che Renzi stimi Errani e che più volte abbia tentato di portarlo al governo, con l’obiettivo di cooptare una parte della Ditta e di depotenziare l’opposizione interna. O meglio: il suo cuore pulsante emiliano-romagnolo.
E più volte Errani, capita la logica e il tentativo di scavare un solco tra lui e Bersani cui è legato da affetto fraterno, ha detto di no.
Ora però non si tratta di sostituire la Guidi. O di ricalibrare i rapporti col governo. Prosegue chi conosce bene Errani: “Come fa a dire di no di fronte alle aspettative della popolazione? Ma questo è Vasco, uno che ha detto di no a tanti incarichi e che si va a infilare in un inferno per spirito di servizio”.
Già , come fa a dire no. Il suo no lo dirà quando qualcuno gli chiederà se aver accettato l’incarico cambia qualcosa nei rapporti su referendum, Italicum e rapporti interni. Detto in altri termini, accetterà più da uomo delle istituzioni che da esponente di peso del partito emiliano.
E, conoscendolo, parlerà con i fatti più che con le interviste
(da “Huffingtonpost”)
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