VERGOGNA MARONI: CANCELLATO L’INNO DI MAMELI DURANTE VISITA ISTITUZIONALE A ISEO IN QUANTO “LO AVREBBE INDISPETTITO”
CHISSA’ COSA NE PENSANO LA MELONI E I VARI “SOVRANISTI” DEL MENGA… INUTILE LA PROTESTA DEI MUSICISTI
Arriva Maroni, niente inno di Mameli.
E la banda del paese, per “non indispettire il Presidente”, su richiesta del sindaco è costretta a suonare una marcia alternativa.
Succede a Sulzano (Italia), sulla sponda bresciana del lago d’Iseo.
E’ il 28 maggio, vigilia della Festa della Repubblica. Il governatore lombardo giunge nel paesino per visitare “The Floating Piers”, la passerella-evento galleggiante realizzata dall’artista Christo che dal 18 giugno al 3 luglio collegherà Sulzano, Monte Isola e l’isoletta di San Paolo.
Un arrivo in pompa magna quello di Maroni: a bordo di un trenino d’epoca, la locomotiva più antica d’Europa (è del 1883) rispolverata per l’occasione da Trenord.
Il programma della mattinata prevede che l’arrivo del trenino, partito da Brescia con a bordo altre autorità , venga salutato dalla musica della banda di Sulzano.
Poco prima che la locomotiva entri nella stazioncina del paese, ai componenti della banda giunge una singolare richiesta: che stravolge la scaletta.
Il sindaco di Sulzano, la forzista Paola Pezzotti, non usa giri di parole: “No, niente inno di Mameli, non vorrei che Maroni si indisponesse… Meglio suonare un’altra marcia…”.
I musicisti protestano, non sono d’accordo, vogliono eseguire – come da copione – l’inno d’Italia. Ma alla fine sono costretti adeguarsi.
Quando Maroni arriva in paese la banda suona dunque al posto di Mameli, la marcia “Primis”. “Ci è dispiaciuto molto. E la cosa che ci è dispiaciuta ancora di più è che nessuno si è lamentato del fatto che non suonassimo l’inno d’Italia”, racconta un musicista.
Al di là del fatto che il sindaco che “blocca” l’inno nazionale è di Forza Italia, soprende, o forse no, vedere che ancora una volta – persino nell’era della Lega “nazionale” di Matteo Salvini – l’inno di Mameli venga considerato come “sgradito” agli esponenti della Lega Nord.
.Un vecchio adagio questo dell’idiosincrasia leghista verso l’inno di Mameli.
Con una lunghissima serie di precedenti.
Uno ha visto protagonista due anni fa proprio il gruppo della Lega Nord in consiglio regionale. Il 21 ottobre 2014 al Pirellone è stato commemorato in apertura di seduta il centenario della Prima guerra mondiale.
Una cerimonia formale, con la presenza anche di alcuni alpini. Ma in aula è spiccata l’assenza in massa di tutto il gruppo leghista quando, all’inizio della cerimonia, è risuonato l’Inno di Mameli. A quanto si è appreso, i leghisti avevano chiesto che al posto dell’Inno nazionale ci fosse un coro degli alpini.
Della guerra al “canto nazionale” la Lega in questi anni aveva fatto una suo cavallo di battaglia: da segretario della Lega Nord del Veneto Gian Paolo Gobbo arrivò addirittura a proporre lo “stop” all’inno nazionale per qualsiasi manifestazione o celebrazione pubblica, che comunque non sia “strettamente legata alle forze armate, come potrebbe essere l’inaugurazione di una caserma”.
Paolo Berizzi
(da “La Repubblica“)
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