VIAGGIO TRA GLI ITALIANI CHE HANNO SCELTO TUNISI
NEGLI ULTIMI DUE ANNI NE SONO ARRIVATI 3.500: TASSAZIONE MINIMA, COSTI DIMEZZATI… E UN PENSIONATO RADDOPPIA IL TENORE DI VITA
Perchè andare a vivere in Tunisia? C’è chi lo ha fatto per mettere via qualcosa per i figli. Chi non ce la faceva a vivere con 600 euro al mese. Chi è stato attratto dal clima. Hanno motivazioni diverse. Ma sono tutti pensionati. E hanno visto gonfiarsi le pensioni in un Paese con costi dimezzati rispetto all’Italia.
Pur provando un grande dolore per le vittime del tragico attentato terroristico al museo del Bardo di Tunisi, costato la vita anche a 4 italiani, i tanti pensionati con cui abbiamo conversato sostengono di sentirsi al sicuro.
Andarsene via? «Nemmeno per idea! Un attentato così può accadere in qualunque città del mondo. È successo a Londra, Madrid, New York e in molte altre città », ripetono all’unisono.
«In Tunisia ne sono arrivati 3.500. Un fenomeno in forte crescita negli ultimi due anni. Dal 2014 siamo la maggiore comunità di pensionati, più dei francesi. Gli arrivi qui ad Hammamet sono all’ordine del giorno», racconta Rosario Fazio, 44 anni fondatore di Tunisiadavivere: «La tassazione è favorevolissima: lo Stato tunisino concede la detrazione dell’80%, il reddito imponibile scende così al 20% della pensione. E su questa parte si applica, nel caso peggiore, un’aliquota del 35 per cento. Semplificando, si paga in media solo il 4-5% di tasse su tutta la pensione.
Una di 2mila euro al mese in Tunisia può essere paragonata a 4.600 euro .
Ecco perchè il 70% dei pensionati viene qui anche e soprattutto per aiutare i figli, a volte di 35-40 anni, strozzati dalla crisi e con lavori precari».
È il risultato della legge tunisina 2006-85 del 25 dicembre 2006, che funziona per l’Italia in virtù di una convenzione fiscale.
Per usufruirne occorre richiedere il permesso di soggiorno, aprire un conto bancario su cui sarà accreditata la pensione dall’Italia senza ritenute alla fonte, e abitare in Tunisia sei mesi più un giorno ogni anno, e nemmeno continuativamente.
Carmelo lo sapeva. Lui, 63 anni, loquace palermitano, per quasi 30 anni ha lavorato all’Enel come dirigente. Racconta con rabbia i cinque anni da esodato. Senza lavoro e senza pensione. Poi il salto.
«Ho pagato i contributi volontari per sanare la mia situazione e ora qui posso contare su una pensione di circa 3mila euro. Pensate che pago 300 euro per un appartamento di 100 metri quadri ad Hammamet e ho un consistente risparmio mensile rispetto all’Italia. Mi sono messo a fare anche lo skipper».
Ad Hammamet, dove sono oltre 600, si ritrovano nella Casa azzurra, un club gestito da Fazio dove non manca la piscina, la sauna e ogni svago. Coppie di pensionati, vedovi, divorziati, celibi. Tutti insieme. Semplici operai, piloti in pensione, impiegati, colonelli.
Lorenzo Irmici, 67 anni, ufficiale in pensione per l’aeronautica, l’ha fatto soprattutto per i figli. «Diventava problematico vivere in Italia. Un clima freddo, imposte che non finiscono più e 22mila euro l’anno di tasse sulla mia pensione, che qua crollano a 3mila euro. Posso mettere qualcosa da parte per i miei figli, di questi tempi è molto. Non ho paura. La Tunisia ha dei robusti anticorpi per difendersi dall’estremismo islamico».
Ma non sono in pochi a percepire molto di meno.
Come Sergio Fiorini, 71 anni torinese. Timido e riservato, lui, che ama definirsi un solitario con la passione della musica e della lettura, dopo una vita da contabile è arrivato ad Hammamet in settembre: «Sono andato in pensione a 65 anni. Con una pensione netta di 900 euro, e un affitto da pagare da 450 euro vicino a Torino, mi sentivo in gabbia. Facevo la vita del criceto. Non vivevo, sopravvivevo. Ora qua percepisco 200 euro in più, mi sono liberato dei debiti e posso risparmiare qualcosa per andare a trovare mia figlia che lavora in Valle d’Aosta. Pago 170 euro per la mia casetta, e il bus mi costa 20 centesimi. Certo l’Italia è la mia patria. Non si può dimenticare. Ma non voglio andare via da qui. Non sono spaventato per l’attentato. Ho iniziato a leggere la storia della Tunisia. E i coraggiosi tunisini, con tutte le loro lotte per avere la democrazia, questo non se lo meritano».
Maurizio Panciera, veneziano di 60 anni, una vita da ferroviere, preferisce sfogarsi su ciò che per lui non andava in Italia: «Una giustizia iniqua, tasse ingiuste, un welfare scadente per chi ha lavorato tutta una vita, Percepivo una pensione lorda di 2.070 euro, netta di 1.580. Qua arrivo a 1.900. E sapete quanto spendo al mese senza farmi mancare nulla? Ottocento euro, e c’è il mare, il sole. Così posso anche aiutare mio figlio che lavora a Londra».
Non è però tutto oro quel che luccica. Il sistema sanitario pubblico è carente.
Occorre rivolgersi a quello privato, sicuramente migliore. L’integrazione con i tunisini, poi, si riduce spesso a scambi di saluti quando si va a fare la spesa. Ma in tempi di crisi i pensionati non ci badano più di tanto. C’è addirittura chi ironizza sul momento del trapasso.
Qua anche il funerale costa molto meno.
Roberto Bongiorni
(da “il Sole24ore”)
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