VIALE RENZINI
IN RAI SONO ARRIVATI PROPRIO I PIU’ COMPETENTI
Una volta tanto, siamo perfettamente d’accordo con Matteo Renzi: “Intorno a me ci sono i migliori con qualità e risultati sotto gli occhi di tutti”, ha detto l’altro giorno.
Giusto, giustissimo.
Quanto al nuovo Cda Rai, è formato interamente da “persone che hanno professionalità e competenze tali da giustificare la loro presenza in Consiglio di amministrazione. Persone che vengono da esperienze come quella giornalistica e televisiva, esperti della comunicazione, anzichè astrofisici”.
Un libro stampato. È vero, sulle prime i curricula di alcuni dei prescelti non ci parevano proprio all’altezza, ma poi abbiamo letto le loro prime interviste e abbiamo dovuto ricrederci.
Sono proprio i più competenti, di meglio era impossibile trovare.
Antonio Campo Dall’Orto è fuori concorso: lui nel ’94 era un fervente berlusconiano perchè “pensavo che Berlusconi potesse portare una discontinuità ”, quindi ha una perspicacia unica al mondo.
Tolto lui, la più esperta è senz’altro la pidina Rita Borioni, che associa alla sfavillante laurea in Storia dell’arte e alla senz’altro folgorante esperienza al fianco di Matteo Orfini una robusta conoscenza del mezzo televisivo.
Non a caso, respingendo qualunque sospetto di lottizzazione e di manuale Cencelli (ammesso che sappia cos’è), risponde perentoria: “Io sono un tecnico”.
E ho detto tutto.
“Mi sono occupata — rivela al Corriere — della normativa che riguarda la tv, in particolar modo della delocalizzazione delle produzioni televisive” che, incredibile ma vero, “per ragioni economiche venivano girate in altri Paesi”. Roba forte.
Ma non solo: “Sono 20 anni che mi occupo di cultura nel mio partito, il Pd. Ho lavorato anche a Cinecittà Holding come consulente”.
E, non bastasse, “ho insegnato anche legislazione dei beni culturali all’Università della Calabria”, con “un ruolo precario”, l’ideale per “occuparmi subito dei precari Rai” i quali, essendo precari, “portano avanti il loro lavoro con contratti rinnovati di anno in anno”.
E anche questo arcano, grazie a lei, l’abbiamo assodato.
Senza contare che le capitò per qualche giorno di condurre “un programma delizioso: s’intitolava Stendhal” sulla RedTv, l’emittente del Pd in clandestinità .
Una volta ha pure “visto il bilancio dello Stato e della Finanziaria”, ma è stato un attimo, di sfuggita.
Che Rai ha in mente? “Una Rai che “racconta l’Italia”, risponde all’Unità , ed è una cosa che non era venuta ancora in mente a nessuno.
Più complicato arguire i suoi propositi sulle politiche da adottare contro la concorrenza di Sky.
Su questo Orfini non le ha ancora detto niente e lei, da buona tecnica, risponde al Messaggero: “Io non ce l’ho Sky. Non ho la parabola. Ha anche un costo l’abbonamento a Sky… in tempi di ristrettezze economiche per tutti…”.
Però lo vede “ogni tanto, a casa di mio fratello”. E “comunque ora l’abbonamento lo farò”.
L’intervistatore azzarda un’altra domanda trabocchetto, fuori dal programma: e il digitale terrestre lo sa che cos’è?. “Io mi occupo di cultura”. Ah ecco.
E della digitalizzazione della Rai,che dice? “Lei mi sta facendo la domanda dalle mille pistole. Questo della digitalizzazione è un tema da saggio scientifico, non da domanda al telefono”.
Semmai al citofono, caso mai ce l’abbia.
Fermo restando che “la complessità del mondo contemporaneo non ti permette di essere competente su tutto”.
Ma questi son problemi risolvibili: appena le mandano a casa l’antennista, va tutto a posto.
Per questo Renzi e Orfini l’hanno preferita a quell’incompetente di Ferruccio de Bortoli. Perchè —spiega Orfini— De Bortoli viene dai “salotti del capitalismo bene” e porta con sè “il fascino discreto della borghesia”, del tutto incompatibile con un partito proletario che prende i soldi dai compagni Buzzi & Carminati, salva l’operaio Azzollini e candida De Luca, noto terzinternazionalista.
L’altro asso nella manica del Pd è Guelfo Guelfi, amico del padre di Renzi e ghostwriter delle sue campagne elettorali, ma anche la smentita vivente a chi accusa Renzi di nominare solo fiorentini: infatti è pisano.
“Mi ha chiamato, mentre andavo dal dentista, la ministra Boschi”. Che è aretina. E lui ha subito accettato, dall’alto della sua “esperienza di pubblicitario prestato alla comunicazione pubblica”. Roba forte.
“Dirigo il Puccini e il teatro la Rai non lo trasmette mai”. Non è vero, ma fa lo stesso. “Stimo Matteo, ho fatto parte del suo laboratorio politico”
Ecco, il teatro, Matteo e il laboratorio.
Poi? “La tv moderna non può esser fatta solo di talk show”. Ecco, meno talk.
Altro? “Prima di aprire bocca, voglio aprire la porta. Entrare, vedere, conoscere, capire i problemi. Sarà importante per prima cosa trovare il bandolo della matassa”.
Il bandolo, come no.
Anche il simpatico forzista Giancarlo Mazzuca vuole “una Rai efficiente e moderna”. Infatti il suo ultimo ricordo nitido risale appena agli anni 50: “Ogni giovedì sera con i miei genitori andavamo in casa di amici a seguire Lascia o raddoppia?.
Al cinema veniva interrotta la programmazione dei film e nell’intervallo in sala si seguiva in diretta la trasmissione di Mike Bongiorno.
Ma soprattutto oggi mi tornano in mente lo stupore e l’incredulità con cui da bambino, piccolo telespettatore, seguivo i quiz show Rai”.
Ora vorrebbe “che tornassero negli occhi di tutti noi lo stesso stupore e la stessa incredulità di quei giorni”.
E torneranno, oh se torneranno: soprattutto l’incredulità .
Casomai fosse utile ai neoconsiglieri, rammentiamo che purtroppo Febo Conti, Nunzio Filogamo, il Duo Fasano e il Trio Lescano sono prematuramente scomparsi.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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