VIGILI, CAMPI NOMADI E MAFIA CAPITALE
LA TELEFONATA TRA IL PADRONE DELLA COOP 29 GIUGNO E IL VICE COMANDANTE DI MAGGIO SULLA GESTIONE DELLA SICUREZZA A CASTEL ROMANO, POI “AFFIDATA” AL CLAN DEI CASAMONICA
L’epidemia di Capodanno miete le prime vittime. Gli ispettori ministeriali sono in Campidoglio, il comandante Clemente ha avviato il primo screening sui certificati medici. Agli atti c’è la denuncia di un medico di base che ha rifiutato di retrodatare un certificato al 31 dicembre: “È illegale”, avrebbe risposto a una vigilessa che ora rischia il licenziamento.
Ma non c’è aria di smobilitazione, la vera prova di forza è spostata a domenica prossima quando ci sarà il derby Roma-Lazio e i vigili annunciano diserzioni e scioperi.
“Quale assenteismo, è una protesta disperata, chiedono un contratto di lavoro e Marino che fa? Apre la trattativa con la pistola sul tavolo”, dice Francesco Storace, attuale presidente del consiglio regionale, che si schiera a gamba tesa con gli “assenteisti”.
Non è l’unico, tra i più prodighi di dichiarazioni troviamo Fabrizio Ghera, ex assessore della giunta Alemanno: “Il problema riguarda il Campidoglio che in due anni non ha aperto un vero confronto con la categoria”.
Ma pochi ricordano che Ghera era un assiduo frequentatore del Circolo di Lungotevere Dante e che nell’ordinanza d’arresto, l’ex comandante Giuliani intercettato parlava anche di lui: “Ti ricordi che Ghera ha versato un milione?”. A che titolo? Non si è mai scoperto.
Strascichi velenosi. “Ci vorrà tempo per fare pulizia, non sono i soldi a preoccupare chi ha dato forfait a Capodanno, non quelli dello stipendio almeno…
Giuliani è andato fuori di testa in due occasioni: quando Alemanno minacciò di togliergli il circolo e quando propose la rotazione degli incarichi”, afferma un attuale alto dirigente della Municipale.
Ma poi nel 2012 l’ex sindaco fece marcia indietro, oggi è improbabile che Marino faccia altrettanto.
Anzi il sindaco è irremovibile sull’applicazione del piano anticorruzione che Clemente intende far partire da gennaio e che prevede la rotazione dei comandanti ogni cinque anni e dei vigili ogni sette di quartiere in quartiere.
Un’iniziativa apprezzata anche dal commissario anticorruzione Raffaele Cantone perchè“spezza il sistema”, impedisce il radicamento di una squadra con il conseguente giro di bustarelle e licenze d’oro .
Che il circolo sportivo e l’avversione a ogni forma di rotazione fossero i punti cardine dell’accordo che Giuliani aveva imposto ad Alemanno emerge con chiarezza da un’intercettazione della stessa ordinanza.
L’ex comandante ha appena appreso che Carlo Buttarelli, suo successore, ha disposto il trasferimento di un gruppo di vigili dal centro sportivo, è turbato: “Me poteva almeno avvertì sto stronzo, io con il sindaco c’avevo un patto… sto sindaco non conta un cazzo. Di’ a Carlo (Buttarelli, ndr) che je scureggiasse meno il cervello che se no arrivano i faldoni pure su di lui, lo sto aspettà ”.
Buttarelli fu poi costretto a dimettersi anticipatamente, proprio per la guerra che gli era stata scatenata dall’interno, eppure oggi molti assenteisti lo rimpiangono e per contestare il nuovo comandante Clemente è nato il gruppo “Aridatece Buttarelli”.
C’è anche un filo che lega questi metodi a Mafia Capitale. Non è questione di metodi estortivi e neppure dei rapporti che in entrambi i casi affondano nella pubblica amministrazione, ma di un filo diretto, fatto di telefonate e contatti, che ancora una volta ruotano attorno a Salvatore Buzzi e alla sua enclave di cooperative rosse.
Uno dei punti sensibili dell’attività del socio di Massimo Carminati, come si sa, è la gestione dei campi nomadi, come emerso dall’inchiesta su Mafia Capitale.
In particolare quello di Castel Romano, gestito dalla cooperativa Eriches, dove nel 2013 c’erano stati incendi, motivo per il quale il comando dei Vigili aveva convocato Buzzi che fece di tutto per evitare l’incontro almeno fino a quando Angelo Scozzafava, ex dirigente delle Politiche sociali, non è riuscito a spianare la strada.
In attesa di una soluzione c’è un fitto scambio di telefonate che finisce per coinvolgere anche Antonio Di Maggio, vicecomandante generale addetto all’emergenza.
Il 20 giugno 2013, Buzzi parlando con due suoi collaboratori li informa che, nonostante Di Maggio stesse monitorando la situazione, lui aveva deciso di affidare a Luciano Casamonica la vigilanza del campo per un compenso di mille euro al giorno. Il 21 luglio Buzzi e Di Maggio al telefono commentano la notizia di un altro incendio: “Non credi che quelli facciano sta cosa per tornare in possesso del campo come era con Luca Odevaine, che vogliono i soldi loro”, dice Di Maggio. Buzzi: “Forse, oppure vogliono tornare a Tor de’ Cenci”.
Ma Di Maggio insiste: “No, vogliono loro i soldi, capito?”. L’altro annuisce: “Da mo’ che li vogliono…”.
Rita Di Giovacchino
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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