VINCONO IL CONCORSO IN 100.000 MA LE ASSUNZIONI NON ESISTONO
GLI ENTI LOCALI SONO AUTORIZZATI A INDIRE LA PROVA MA NON AD ASSUMERE I VINCITORI: AUTORIZZATO L’INSERIMENTO SOLO DEL 20% DEL TURN OVER
Vincitori, ma vinti.
Ferdinando, 39 anni di Aversa non lavora da allora o meglio si è buttato nel lavoro nero.
Era il 2008 quando ha cominciato a studiare per il concorso da assistente amministrativo contabile bandito dal ministero dell’Interno.
Nel 2011 escono le graduatorie; risulta idoneo. Cinque vincitori rinunciano e lui pensa è fatta, sono dentro. Invece no.
Oggi disoccupato e senza famiglia, spiega con amarezza: “Ho perso la fiducia nello Stato. I dirigenti del ministero dell’Interno hanno gestito la faccenda come se fosse un’azienda privata”.
Michelangelo, romano di 38 anni, vincitore nel concorso bandito dall’ICE (Istituto commercio estero) nel 2010.
“Ero felice quando è arrivata la raccomandata che ufficializzava il sucesso. Poi, dopo 5-6 mesi, hanno soppresso l’Ente, e da allora è una lotta burocratica: vivere in modo civile significa rispettare i patti. Ma se lo Stato, in questo caso la Pubblica amministrazione, non li rispetta, perchè devo farlo solo io?”.
Sembra assurdo, paradossale.
Ma nell’Italia delle truffe succede così.
Viene bandito un concorso da un’amministrazione pubblica. Un giovane, legge i requisiti richiesti, il ruolo che viene ricercato per l’assunzione di un certo numero di posti nell’Ente indicato.
Decide di partecipare e comincia a studiare le materie richieste, compra i libri, si prepara per mesi, affronta le prove dove si presentano migliaia di persone da tutta Italia.
Supera i test di ingresso, poi anche le prove scritte spesso molto specialistiche, e infine arriva alla prova orale. Passa anche quella. Allora comincia a sperare.
Che il sogno si avveri? Poi dopo mesi di attesa, a volte anni, arrivano le pubblicazioni delle graduatorie e la raccomandata dove si legge: Vincitore numero 95.
È andata. Festeggiamenti, progetti, possibilità . Ma siamo in Italia. Vincere un concorso pubblico non è sinonimo di assunzione.
Un esercito di 100 mila invisibili, vincitori e idonei di concorsi indetti da enti della P. A. non ha ancora mai visto quel posto di lavoro nè ha mai visto riconosciuta la sua vittoria. E magari l’ente ha assunto altre figure in altri ruoli.
In Sicilia, un caso record: 97 restauratori vincitori di un concorso all’assessorato dei Beni culturali della Regione siciliana aspettano da 13 anni di vedere riconosciuti i loro diritti.
Alcuni di loro, nell’attesa, sono invecchiati.
Le storie dei vinti, più che dei vincitori, hanno sigle diverse: gli invisibili popolano le graduatorie dei concorsi indetti da vari enti, ministero dello Sviluppo Economico, INPS, INAIL, ministero dell’Interno, Vigili del Fuoco, tanto per citarne alcuni.
“È un’anomalia tutta italiana”, spiega Michele Gentile, responsabile dipartimento Funzione Pubblica della CGIL, “quello che succede è dovuto a un misto di discrezionalità , burocrazia e politica, unico e senza precedenti negli altri paesi dell’Unione Europea”.
L’articolo 97 della Costituzione Italiana, (ultimo comma) recita: “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.
“Ma questo non assicura nulla”, continua Gentile, “perchè nel nostro sistema c’è un vizio di procedura. Alcune pubbliche amministrazioni devono chiedere due autorizzazioni, una per bandire un concorso e l’altra per assumere e a volte vengono autorizzate a bandire un concorso per mettiamo 100 posti per contabili ma dopo non vengono autorizzate ad assumerli perchè ci sono vincoli di spesa e ogni amministrazione può assumere solo fino al 20% del turnover. Quindi non c’è una politica programmatica sul fabbisogno ma tutto è determinato da un vincolo economico. È una seria priorità da affrontare, sarebbe necessario azzerare il turnover e riaprire una sana prospettiva occupazionale nelle P. A. che oggi non esiste altrimenti è inevitabile che le due categorie più deboli, precari e vincitori di concorsi entreranno presto in serio contrasto”.
“Questa è una storia che grida vendetta”, spiega Alessio Mercanti, promotore e ideatore del Comitato XVII Ottobre (dalla data della prima protesta) che raggruppa tutti i Comitati di vincitori e Idonei di Concorsi della Pubblica amministrazione. “Purtroppo, però, grida sottovoce perchè il vincitore idoneo non lavora, non è iscritto al sindacato e non vota le RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) e quindi come ci disse un segretario di sindacato, è politicamente perdente. Ma in un paese normale il nostro comitato non dovrebbe neanche esistere. Questa è un’ingiustizia colossale che va sanata. Ci hanno sempre detto di premiare il merito, e allora? Ci hanno detto, come recita la Costituzione, che alle Pubbliche amministrazioni si accede per concorso pubblico e quindi, che fanno ora regolarizzano i precari? La pazienza sta finendo, abbiamo sempre cercato di non fare muro contro muro ma se questo decreto D’Alia non dovesse contenere delle garanzie anche per i vincitori e idonei scenderemo in piazza e faremo sicuramente qualche azione forte. Lo dobbiamo a questi ragazzi che ci credevano, che hanno studiato, che si sono messi in gioco e hanno vinto un concorso e come si fa oggi a chiamarli invisibili, è un’offesa alle brave persone e un’istigazione alla delinquenza”.
Sul tema, sono state presentate due proposte di legge una a firma di Cesare Damiano la 635 che ancora non è calendarizzata ed un’altra a firma dell’onorevole Baldelli. Damiano, ex titolare del Lavoro in sostanza propone il loro riassorbimento nelle Pubbliche amministrazioni e la proroga dell efficacia delle graduatorie fino al 31 dicembre 2015 con conseguente impegno da parte delle amministrazioni ad assumere nel triennio 2013 2015 i vincitori e gli idonei secondo le graduatorie con principi di trasprenza e imparzialita.
(da “La Repubblica“)
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