WOODCOCK INDAGATO PER FALSO: “PROVE COSTRUITE SUL CASO CONSIP”
IN CONCORSO CON L’EX CAPITANO DEL NOE SCAFARTO
L’ipotesi di reato di falso è stata contestata dalla Procura di Roma al pm napoletano il 7 luglio scorso nel corso dell’interrogatorio al quale fu sottoposto dopo aver ricevuto un invito a comparire per rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Consip.
L’iscrizione anche per falso del pm napoletano, avvenuta precedentemente l’atto istruttorio, è legata alle circostanze che hanno portato la Procura di Roma ad ipotizzare la stessa accusa nei confronti dell’ex capitano del Noe, ora maggiore del Comando provinciale dei carabinieri di Napoli, Gian Paolo Scafarto in in merito alla fondatezza di una presunta presenza di 007, da lui indicata in una informativa, nell’attività di indagine sugli appalti Consip.
Ai pm di piazzale Clodio Scafarto disse che a rappresentargli la necessità di compilare un capitolo specifico su tale circostanza fu Woodcock. Quest’ultimo confermò tale versione durante l’interrogatorio.
Scrive Il Corriere della Sera:
Secondo l’accusa, quando inserì questo dato nell’informativa trasmessa agli inquirenti Scafarto già sapeva che i Servizi non c’entravano, ma poi è stato lo stesso ufficiale a chiamare in causa il magistrato; quella scelta non fu sua, ma “indotta” dal pm, avrebbe detto in un interrogatorio, prima di trincerarsi nel silenzio tenuto negli ultimi mesi.
Sul caso Consip emergono ulteriori dettagli, pubblicati oggi dalla Repubblica, sulla deposizione al Csm di Lucia Musti, procuratore di Modena. Scrive il quotidiano:
“Quei due sono veramente dei matti. Abbiamo fatto bene a liberarcene subito”.
“Le loro intercettazioni? Fatte coi piedi”. Le informative? “Roba da marziani”.
Parola del procuratore di Modena Lucia Musti che il 17 luglio, davanti alla prima commissione del Csm, parla così del colonnello del Noe Sergio De Caprio e del capitano Gianpaolo Scafarto, lamentando le continue pressioni di Scafarto per incontrarla.
La lunga audizione del magistrato, già sbobinata dopo una settimana, è rimasta per tutto agosto nei cassetti del Csm, e solo il 14 settembre, con una posta certificata, è partita alla volta della procura di Roma, che ha messo Scafarto sotto inchiesta. Un’attesa, motivata dalle ferie, decisamente troppo lunga e che già solleva più di un interrogativo
(da “Huffingtonpost”)
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