ZELENSKY AL TELEFONO CHE CHIEDE A POZZOLO: “PER CASO HA ANCHE ALTRE ARMI?”
LA SATIRA SI SCATENA E IL DEPUTATO DI FDI DIVENTA UN MEME
«Ma cosa memiamo a fare» è una frase con tanto di neologismo che i geniacci satirici del web buttano fuori quando un fatto di cronaca è talmente strampalato che si fatica a prenderlo in giro con i meme, le grafiche graffianti fatte per ridere e per circolare di social in social. Perfino Makkox, vignettista del quotidiano «Il Foglio» e della trasmissione televisiva «Propaganda live», è sembrato arrendersi di fronte ai fatti di Rosazza, al deputato che porta una pistola alla festa di un collega parlamentare, poi da quella pistola parte un colpo e una persona resta ferita. «Neanche la disegno, va…» aveva sentenziato dal suo profilo X commentando l’intervista in cui Andrea Delmastro ricostruiva i fatti per quello che aveva visto, cioè poco dato che stando alle sue dichiarazioni era intento a caricare in auto gli avanzi della cena. Poi il dovere chiama e sul giornale è comparsa eccome una vignetta a tema, con Emanuele Pozzolo a pistola sguainata che fa le prove davanti a uno specchio come nel film «Taxi driver».
Ma quello è lavoro. I geni della satira dilettanti hanno fanno a gara a commentare il fatto del giorno e gli accadimenti di Rosazza. A proposito di citazioni cinematografiche, i film western sono andati per la maggiore. C’è la locandina rielaborata che recita «Rosazza colt». In un’altra il titolo di un capolavoro degli «spaghetti western» è diventato «Il buono il brutto il sottosegretario» in cui qualcuno ha usato Photoshop per mettere la faccia di Andrea Delmastro sopra quella di Lee van Cleef: una produzione «Fratelli di Taglia».
Pozzolo prende di volta in volta le sembianze di John Travolta in «Pulp fiction» o viene accostato a spezzoni di commedie, con un Carlo Verdone d’annata che tira fuori un revolver dal borsello e giura «C’ho il porto d’armi» o Giacomo Poretti (appena stato a Oropa) che a Giovanni e Aldo chiede scusa per aver fatto partire un colpo dalla pistola infilata nel taschino della giacca.
Per Delmastro c’è anche una versione John Belushi nei Blues Brothers (quello che diceva alla fidanzata «Non sono stato io») e una citazione da intenditori di Amici Miei, quando la figlia del conte Mascetti alias Ugo Tognazzi, rimasta inopinatamente incinta, dice che il fattaccio è avvenuto mentre «sparecchiavo». Perfino Osho, l’autore satirico che Fratelli d’Italia chiama ai suoi convegni, ha pubblicato un’immagine del presidente dell’Ucraina Zelensky al telefono che chiede a Pozzolo: «Per caso ha anche altre armi?».
Siccome il sarcasmo poi deborda facilmente oltre la valle del Cervo e l’episodio in sé, pagano pegno anche Biella e Vercelli con i loro antichi luoghi comuni. Matteo Bordone, giornalista e autore di podcast per Il Post, picchia duro: «A me spiace soprattutto per quelli di Vercelli che già non è che la città godesse di fama scintillante».
Da Enrico Sola, esperto di marketing torinese, arriva il gancio alla mascella: «Tieni conto che avviene in provincia di Biella che è la Vercelli di Vercelli, quanto a vivacità». Vira sull’umorismo nero lo speaker radiofonico e autore Luca De Gennaro: «Se vi proponessero di passare un capodanno alla Pro loco di Biella non direste: mado’, da spararsi?».
Non basta? Il post social con cui la rivista Dove pubblicizza i suoi podcast dedicati alla città ha subito raccolto un commento: «Feste di capodanno scoppiettanti». Per la promozione turistica del territorio, per favore, ripassate fra qualche giorno.
(da La Stampa)
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