Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
ORE D’ANSIA PER RAZZI, LO DANNO AL GOVERNO…IL DEPUTATO EX IDV E ORA PASSATO CON LA MAGGIORANZA E’ STATO VITTIMA DI UN CLAMOROSO SCHERZO DI ALCUNI COLLEGHI
Se l’onorevole Antonio Razzi sta vivendo ore di irrefrenabile ansia lo deve al talento di alcuni deputati del Partito democratico che lo hanno proiettato — con la complicità di esponenti berlusconiani — al governo.
Senza se e senza ma.
“Capisci Antonio, tu sei stato operaio e il tuo posto naturale, l’approdo necessario per chi come te ha restituito vita a un governo morto, è il ministero del Lavoro. Almeno sottosegretario, è chiaro!”.
Francesco Boccia, il primo burlone del Pd, tira Razzi nel mondo dorato delle poltrone. Lui ringrazia e vivamente.
Con parole quasi identiche e con un senso ancora più cameratesco dei tragitti che la vita e il caso fa compiere, Salvatore Buglio, deputato e anch’egli operaio, ma torinese e di sinistra, gli spiega che l’ora x è praticamente scoccata.
Razzi sottosegretario. Non un sogno ma una bellissima e solida realtà .
A rendere ancora più gratificante e incredibile la pur breve esperienza trasformistica del parlamentare dell’Italia dei Valori, eletto all’estero, residente in Svizzera dove ha vissuto da operaio, giungono — secondo le più accreditate ricostruzioni — le dense felicitazioni di Andrea Martella, collega veneziano, da sempre impegnato sui temi del lavoro.
I tre lavorano ai fianchi Raffaele Fitto, il ministro degli Affari regionali, al quale chiedono un occhio di burlesco riguardo, un segno di vicinanza e qualcosa in più per il talento di Razzi.
Ciò che si conosce è la digestione veloce di Razzi di tutti quei complimenti e promesse. Prima di sinistra e adesso anche di destra.
Ogni scherzetto è bello se dura poco. Ma per colpa del Pd lo scherzetto si è fatto insidioso.
Razzi è stato chiamato, e non una volta soltanto, al telefono.
I burloni, spacciandosi per Fitto, lo hanno spronato, rassicurato, infine convinto. Insomma gli hanno spiegato che il più era fatto.
A lui sarebbe toccato solo di mettere in pratica l’ultimo tassello: andare da Angelino Alfano, il delfino, il leader in pectore del Pdl e dirgli che ogni cosa era al suo posto: . “Io sono qui, questo è il mio nuovo numero di cellulare. L’ho dato solo a Verdini”.
Il ministro Alfano non capendo ha salutato con un ok e un largo sorriso il neo acquisto, consegnandolo purtroppo alla gioia più intensa.
“Ma in questi giorni devo andare in Spagna, mi aspetta mio figlio!”. “Vai in Spagna? E se ti chiamano per giurare?”.
I burloni, sadici oltre misura, hanno spiegato che la storia parlamentare è zeppa di fermate in sartoria, nell’ultimo minuto utile.
Vestito blu, pronto all’uso.
Razzi è partito e tanti auguri. Anche a Natale ogni scherzo vale.
Antonello Caporale
(da “Piccola Italia”)
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
ALTRA DECISIONE DEL PARTITO DEGLI ACCATTONI, GIUDICATA “MIOPE” DAGLI ALBERGATORI: DOPO I DEPUTATI ORA SI ARRIVA AD “ACQUISIRE” ANCHE LA MONETINA COME OBOLO ALLA CAUSA…E SILVIO, IL COMMEDIANTE, DICE: “E’ STATA MESSA ALLE MIE SPALLE, NON NE SAPEVO NULLA”… MA ORA CHE LO SA PERCHE’ NON L’HA FATTA TOGLIERE?
È arrivato verso le tre di notte il via libera definitivo dell’Assemblea capitolina al
regolamento che disciplina la nuova tassa di soggiorno a Roma.
Il contributo dovrà essere versato da ogni turista che pernotti nella capitale, ma anche dai non residenti che accedono agli stabilimenti di Ostia o prendono un bus sightseeing o un battello sul Tevere.
La tariffa giornaliera va dai tre euro a notte negli alberghi a quattro o cinque stelle a un euro per i campeggi.
Un emendamento al testo originario approvato in nottata introduce l’esenzione per i bambini fino a dieci anni.
Secondo le valutazioni del Campidoglio, che lo scorso 28 luglio ha approvato l’introduzione «di un contributo di soggiorno sui servizi turistici della città », la tassa di soggiorno permetterebbe di incassare 82 milioni di euro, risorse già formalmente quantificate e inserite nella manovra di bilancio previsionale 2011.
Il vicesindaco della capitale Mauro Cutrufo ha precisato: «Il contributo di soggiorno è stato approvato dopo un’ampia concertazione durata diversi mesi, a fine luglio. Dai 10 euro al giorno previsti, come si ricorderà dalla legge nazionale, come ipotesi massima siamo a uno, due o tre euro. Il Consiglio Comunale sta lavorando per migliorare il provvedimento, con particolare attenzione ai giovani, ai parenti degli infermi in visita a questi nella Capitale, agli studenti e, come già detto, con netta distinzione tra categorie. La legge è una legge dello Stato, mentre il regolamento e la delibera comunale possono essere in futuro, dopo il primo anno di esperienza ove possibile, migliorate. Roma è visitata da un numero pari alla somma dei visitatori di Firenze e Venezia insieme. Un piccolo contributo per i costi dei servizi alla città ci sembra opportuno».
La misura di cui si parla da mesi è stata criticata dalle associazioni di categoria, in particolare quelle degli albergatori.
Durante un incontro con Federalberghi il premier Berlusconi aveva detto: «La tassa di soggiorno sarà presa solo come decisione finale dopo un approfondito, approfondito, approfondito dialogo con voi».
Il premier ha anche detto che la tassa per i turisti che scelgono di pernottare a Roma e che è inserita nel decreto legge sulla manovra «è stata fatta all’ultimo minuto alle mie spalle e alle spalle del ministro del Turismo».
Insomma come sempre, quado si tratta di misure impopolari e di mettere le mani nelle tasche degli italiani”, lui non ne sa mai nulla.
Altro che teatrino della politica, viene da chiedergli: “ora che sai, perchè non hai fatto in modo di toglierla?”
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
IL COMMENTO SATIRICO DI MARCO TRAVAGLIO ALL’INTERVISTA DI ALESSIO VINCI A BERLUSCONI A MATRIX…UNA SPASSOSA ANTOLOGIA DELLE DOMANDE PIU’ AGGRESSIVE DEL GIORNALISTA TV AL SUO EDITORE-PADRONE
“Pensate, oggi è stato il giorno più buio degli ultimi 400 anni. Ma a portare un po’ di luce qui nello studio è venuto, e lo ringrazio, Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio. Questo è un regalo che ci fa e la ringrazio davvero!”.
Nemmeno Ugo Fantozzi quando siede dinanzi al megadirettore galattico su una sedia che non c’è, nemmeno Giandomenico Fracchia quando si accascia dolcemente sulla poltrona a sacco, avrebbero saputo studiare un benvenuto così virile e urticante per il loro padrone.
Ma Alessio Vinci, giornalista all’ameregana, molto anglosassone per il suo passaggio alla Cnn che non ha lasciato in lui alcuna traccia sensibile, sì. L’altra sera, al cospetto del suo editore, nei rari intermezzi concessigli fra un’esternazione fluviale e l’altra per pigolare qualche monosillabo, ha saputo mantenere una postura orgogliosamente eretta, quasi eroica, ai limiti della temerarietà .
Fin dal benvenuto d’esordio, versione aggiornata del più celebre “Duce, tu sei la luce”.
Durante i 100 minuti di intervista, poi, mentre il padrone esondava con una curiosa aureola arancione, color antiruggine, pittata sulla fronte levigata di fresco, il capino di Alecco Vinci sottolineava ogni balla spaziale con un cenno di assenso simile a quello dei cagnolini di peluche che fanno sì con la testa sulle auto.
Le palle di Natale del Cainano le han già copiosamente riferite tv e giornali. Ma, per dare l’idea del grave sprezzo del pericolo mostrato dal nostro eroe, ecco un’antologia delle domande più aggressive.
Prima botta: “Presidente, le elezioni ormai non le vuole più nessuno, è così?”. Colpo sotto la cintola: “Come va il suo sforzo di allargare la maggioranza? Casini ha fatto un’apertura significativa”.
Gancio destro: “Il presidente Napolitano è stato chiaro, ci vuol stabilità , preferisce che il governo finisca la legislatura, ha mandato messaggi molto chiari”.
Montante sinistro: “Fini dice che la legislatura può durare, sembra quasi una marcia indietro”.
Uppercut micidiale: “Lei esclude che chi ha fatto il salto verso i governo voglia le poltrone?”.
Alabarda spaziale: “In Europa, io lo so bene perchè vengo dalla stampa estera che non è mai stata tenera con lei, dopo il voto ci sono stati molti articoli a suo favore, è una notizia!”.
Lame rotanti: “Wikileaks: la Clinton ha cercato di capire meglio i suoi rapporti con Putin. Forse c’è un po’ di timore, un po’ di dubbio?”.
Maglio perforante: “Quindi non c’è niente di male a essere amici con questi leader?”.
Bomba al napalm: “Lei accetta il sostegno di Casini per la stabilità chiesta da Napolitano?”.
Missile terra-aria: “Mi sono rivisto decine di volte un filmato prima della fiducia alla Camera in cui lei e Casini vi scambiate carinerie Casini ha detto che parlavate di capelli e donne, ma ho capito dal labiale che lei gli ha sussurrato all’orecchio ‘Ti voglio bene’. È così? Gliel’ha detto?”.
Assalto all’arma bianca: “Ci dia un’anticipazione sul nuovo nome del partito, è corto o lungo? Una parola sola? Silvio!”.
Affondo di baionetta: “Le posso chiedere che cosa pensa degli studenti che manifestano? Protesta ideologica? Forse la riforma non è stata spiegata bene? Deficit di comunicazione?”.
Placcaggio sleale: “L’antiberlusconismo è la sua arma migliore, il suo elisir di lunga vita?”.
Sgambetto a tradimento: “Qual è l’attacco che le fa più male? Ci sono un sacco di attacchi alla sua vita privata: le han fatto più mal rispetto agli altri?”. Bombardamento finale: “Lei comunque non nega di aver invitato giovani ragazze a cena, non c’è niente di male…
“Ogni volta che sente un leader della sinistra, sorride: la mettono di buonumore? Se la Consulta dovesse votare contro il suo scudo giudiziario lei cosa farà ? Quando si parla di questo tema lei si scurisce in volto… Presidente è possibile un processo giusto, oggi, a Silvio Berlusconi? Ha acquistato Cassano? Ora non vorrei si dica che ho fatto tutta la puntata a suo favore”. Ora la vittima giace esanime al tappeto.
Vinci la finisce col colpo alla nuca:“Grazie Silvio Berlusconi, grazie di essere venuto qui a Matrix, l’aspetto presto di nuovo, grazie!”.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
BOSSI: “A GENNAIO DEVI DECIDERE”… BERLUSCONI SORPRESO DALL’INIZIATIVA DELLA LEGA CONTRO FINI: “COSTRINGE CASINI A DIFENDERLO”… SOSPETTI SU TREMONTI: “E’ LUI CHE STA SPINGENDO PER ANDARE ALLE ELEZIONI, VUOLE PRENDERE IL MIO POSTO”
Il braccio di ferro tra Berlusconi e Bossi è solo rimandato a gennaio. 
Anche se il Cavaliere smentisce i retroscena che danno conto della sua crescente irritazione verso “il mio amico e alleato Umberto”, ormai tra il premier e la Lega, che spinge per andare alle urne in primavera, è guerra di nervi.
L’ultimo episodio che ha fatto saltare a Berlusconi la mosca al naso è stata la richiesta leghista di un dibattito parlamentare per sfiduciare il presidente della Camera.
Una mossa che Gianfranco Fini giudica con i suoi “soltanto demagogica”, mentre Andrea Ronchi sfida i leghisti a trovare “un solo atto che indichi una mancanza di imparzialità del presidente della Camera”.
Non che il Cavaliere sia diventato improvvisamente amico di Fini, il fatto è che Berlusconi è stato colto alla sprovvista dall’iniziativa del Carroccio e non l’ha affatto presa bene.
“Non ne sapeva nulla”, confida Claudio Scajola.
Nel Pdl ribollono umori neri a riguardo.
E i più arrabbiati sono proprio gli uomini che credono possibile un riavvicinamento tra il Pdl e l’Udc.
“Chiedendo ora le dimissioni di Fini – spiega preoccupato Gaetano Quagliariello – si ottiene solo un risultato: costringere Casini a difendere Fini, rafforzando la prospettiva del terzo polo”.
Maurizio Gasparri è ancora più drastico: “Non mi è sembrata un’idea molto intelligente, almeno potevano aspettare la fine del dibattito al Senato”.
Ma, al di là della tempistica, è soprattutto il modo a insospettire lo stato maggiore del Pdl.
E l’obiettivo nascosto: quello di alzare la tensione e arrivare al voto.
È vero infatti che il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni aveva preventivamente informato Fabrizio Cicchitto dei contenuti della conferenza stampa, ma ne aveva anche ricevuto una riposta negativa: “Riflettiamoci bene, quanto meno sarebbe meglio se aspettaste la chiusura del Parlamento”.
Niente da fare, d’accordo con Bossi i leghisti sono andati avanti da soli.
A Palazzo Grazioli “l’incidente” è stato oggetto di commenti pungenti da parte del premier.
“È chiaro – si è sfogato – che vogliono portarci a votare”.
La sparata del Carroccio rischia infatti di pregiudicare l’altra operazione su cui Berlusconi si sta spendendo, quella del rientro di alcuni finiani rimasti nel Fli. “È evidente – osserva un ministro del Pdl – che molti di loro sono legati a Fini da un rapporto di lealtà personale e se vedono attaccato il proprio leader sono costretti a schierarsi di nuovo con lui”.
Insomma, un disastro.
Che potrebbe impedire l’allargamento della maggioranza e quindi rendere impossibile la prosecuzione della legislatura.
È stato dunque questo l’oggetto della discussione serale a Palazzo Grazioli tra il premier e la prima linea della Lega.
Berlusconi ha chiesto a Bossi di “pazientare ancora”, per consentirgli di puntellare la maggioranza con nuovi ingressi.
Ma Bossi ha posto un ultimatum: “Caro Silvio, a gennaio dobbiamo decidere. O trovi i numeri oppure si va a votare”.
L’intransigenza leghista spaventa e irrita il Cavaliere. Che mantiene un buon rapporto con Bossi, ma teme che dietro il gran capo leghista si muova un regista con altri obiettivi.
Nelle conversazioni private di questi giorni il sospetto ricade sempre sul ministro dell’Economia: “È Giulio che sta pungolando Bossi per andare a votare”.
Questo stato d’animo nei confronti del ministro dell’Economia non può venire fuori in pubblico e Berlusconi è costretto ogni giorno a mordersi la lingua. Tuttavia ogni tanto qualche battutina gli scappa.
Ieri a Palazzo Chigi, tagliando un enorme panettone di fronte ai dipendenti della presidenza del Consiglio, il Cavaliere non ha resistito: “Scusate, ho qualche difficoltà . L’unico esperto di tagli oggi non è presente”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
SOSPESE LE TASSE AL VENETO MA NON ALL’AQUILA, 170.000 EURO A GEMONIO, PAESE DI BOSSI… I 400 MILIONI DEL 5 PER MILLE DIVENTANO 300: DECIDE IL GOVERNO ANCHE CHI FINANZIARE… AIUTI A POMPEI STRALCIATI, NO AGLI AIUTI AI DISTRIBUTORI DI BENZINA, POSTICIPATI I TERMINI PER L’AUTODENUNCIA DELLE CASE FANTASMA
Il decreto Milleproroghe approvato ieri dal Consiglio dei ministri ha sancito le ultime volontà 2010 del governo Berlusconi.
Premiata innanzitutto la fedeltà dei due deputati del Sà¼dtiroler Volkspartei che s’erano astenuti sulla sfiducia alla Camera: contro tutti i pareri delle associazioni ambientaliste, è stata accolta la richiesta di smembrare la gestione unitaria del Parco dello Stelvio per attribuirla alle singole amministrazioni locali, assai interessate a seguire in proprio il business (specie quella di Bolzano).
“Non ci hanno detto se votate la fiducia vi daremo questo o quell’altro, ma è vero che su due o tre cose ci sono state trattative con Tremonti e Calderoli” aveva ammesso la settimana scorsa il leader della Svp, Luis Durnwalder. Detto, firmato.
Secondo punto d’onore, il reintegro del 5 per mille. Da settimane il ministro Tremonti giurava che avrebbe fatto miracoli pur di riportare a quota 400 milioni la cifra 2011, ma il prodigio gli è riuscito solo in parte visto che i 300 milioni, necessari a integrare i 100 già stanziati tramite legge di stabilità , saranno in realtà 200.
Altri 100 verranno destinati alla ricerca e alla cura della Sla, malattia gravemente invalidante per cui le associazioni di malati avevano chiesto attenzione e finanziamenti protestando a lungo davanti Montecitorio.
Ed ecco qua la soluzione: il 5 per mille avrà alla fine 300 milioni in tutto (anzichè i 400 previsti, come negli ultimi anni, cifra che corrisponde alle reali donazioni degli italiani), mentre per la Sla ce ne saranno 100 nuovi di zecca.
Magia di Natale…?
Nella Commissione Affari sociali qualcuno protesta: “Il gioco delle tre carte stavolta non riuscirà a Tremonti. Il governo non può decidere in nessun modo l’uso che le associazioni di volontariato faranno delle risorse che i cittadini vogliono dare al non profit”.
In effetti la questione è tecnicamente controversa: come dirottare le cifre assegnate tramite dichiarazione dei redditi seguendo i desiderata ministeriali…? Se volessi finanziare Emergency, perchè magari sono un pacifista e non gradisco che il Milleproroghe abbia tra l’altro deciso di riconfermare i 750 milioni di euro destinati alle nostre ‘missioni di pace’, perchè i miei soldi dovrebbero invece andare alla, pur nobilissima, causa Sla…?
Mentre monta la polemica, e la sensazione che la questione 5 per mille sia diventata uno spot, a farne di certo le spese stati i fondi per l’editoria (50 milioni, con severe proteste Fieg) e quelli per le emittenti locali (45 milioni, lamenta Fnsi).
Soldi e agevolazioni superfast invece erano previste per Pompei: 50mila euro per il 2010 e di 900mila annui dal 2011 per procedure straordinarie di reclutamento, dinamiche semplificate per l’affidamento dei lavori, classificazione speciale per gli immobili fuori dall’area archeologica da costruire in deroga agli strumenti urbanistici nonchè potenti semplificazioni per gli obblighi di imparzialità e trasparenza su eventuali sponsor.
Roba manifestamente pericolosa, e quindi stralciata.
Ma il ministro Bondi ieri ha avuto un altro spauracchio. 170 mila euro arrivano anche al comune di Gemonio, la città di Umberto Bossi.
Nella bozza iniziale era previsto il contributo di un euro da caricare su ogni biglietto del cinema, un obolo per finanziare gli incentivi fiscali delle imprese cinematografiche (confermati fino a giugno).
Reazioni subito violente del settore, poi la smentita ufficiale ha rasserenato gli animi, tranne quella degli artisti: il ventilato reintegro del Fus, fondo unico per lo spettacolo, è saltato.
Altro duro match quello ingaggiato dal titolare dell’economia con Stefania Prestigiacomo, decisissima a far rispettare lo stop all’utilizzo delle borse di plastica dal 1 gennaio 2011.
La discussione serrata ha guastato la mattinata, culminata nell’annuncio di voler lasciare il Pdl.
Contenta invece Giorgia Meloni per la decisione presa dal collega Maroni di consentire il wi-fi nei luoghi pubblici, ma sempre col vincolo di rilascio di licenza per il gestore.
Tutti d’accordo nel sospendere le tasse agli alluvionati del Veneto fino al 30 giugno 2011 e niente agevolazioni per gli aquilani, che dal prossimo mese dovranno ricominciare a pagare.
Posticipati anche i termini per l’autodenuncia delle case fantasma (a fine febbraio), l’attività entra moenia per i medici e gli ecobonus per i trasportatori mentre resta il no agli aiuti per i distributori di benzina con relativo annuncio sciopero.
Rimandati ancora gli studi di settore e il sistema delle riscossioni dirette degli enti locali mentre Roma Capitale dovrà stringere la cinghia: lo stipendio del commissario straordinario per il rientro del deficit arriverà dal risparmio sui compensi dei dipendenti.
Escluso ma non deluso il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha avuto ampie rassicurazioni sulla legge speciale da lui proposta, una tassa da far pagare ai turisti: “Dopo l’incontro ad Arcore, Tremonti mi ha spiegato che con il Milleproroghe è difficile, non importa, basta che arrivi presto questa norma” ha detto Renzi.
Il mille e una proroga è già realtà per chi ha fede…
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
LA MANOVALANZA LEGHISTA, PER CONTO DEL PARTITO DEGLI ACCATTONI, VUOLE UN DIBATTITO SUL RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA… E’ ORA CHE QUALCUNO SI CHIEDA PIUTTOSTO SE DUE CONDANNATI IN VIA DEFINITIVA DALLA GIUSTIZIA ITALIANA POSSANO ESSERE MINISTRI DELLA REPUBBLICA… E IL TEST ANTIDROGA PER I MINISTRI E’ NECESSARIO
La Lega chiede con una lettera all’ufficio di presidenza della Camera, al presidente Fini e
ai capigruppo, di valutare la calendarizzazione di un dibattito in Aula sul ruolo del presidente Gianfranco Fini.
Spiega il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni: «le dimissioni stanno nella coscienza di ognuno, ma è necessario che almeno il Parlamento possa esprimersi», perchè «a nostro avviso andando avanti così si lede la dignità delle istituzioni e si crea un precedente pericoloso».
La richiesta è che la questione venga valutata già alla riunione dei capigruppo dell’11 gennaio.
Durante la conferenza alla Camera, con i vertici del gruppo della Lega, Reguzzoni ha divulgato il testo della lettera inviata all’Ufficio di presidenza. «Sappiamo che non ci potrà essere un voto perchè non è previsto dal regolamento – ha spiegato il presidente dei deputati del Carroccio – ma riteniamo giusto che almeno ci si possa esprimere».
Sono tre, in particolare, i comportamenti di Fini che la Lega stigmatizza: «Non era mai accaduto che un presidente della Camera chiamasse nel suo studio parlamentari per convincerli a votare una mozione di sfiducia nei confronti del governo; che ministri e sottosegretari rimettessero il loro mandato nella mani di un presidente della Camera, che un presidente della Camera chiedesse le dimissioni del presidente del Consiglio davanti alle telecamere e convocando i giornalisti prima che si svolgesse il dibattito in aula”.
Forse al capogruppo lecchino di Varese, arrivato a quel posto dopo ampie lotte interne e protetto dal cerchio magico di donna Manuela, sfugge un dettaglio.
Una delle due presidenze istituzionali, prima dell’avvento di Berlusconi, per decenni è sempre stato affidato a un esponente della minoranza che come tale, fermo restando l’imparzialità nel’esercizio delle sue funzioni, faceva tranquillamente politica di partito.
Fini è sempre stato imparziale nella gestione dei lavori, riceve chi gli pare e chiede le dimissioni di chi gli pare in quanto capo di un partito.
Fossimo in lui, aggiungeremmo che avrebbe diritto anche a dare due calci nel culo a chi pare, fuori dalla Camera.
Soprattutto ai cialtroni pregiudicati.
Sarebbe invece opportuno che il Parlamento avviasse un dibattito se sia compatibile che due condannati in via definitiva per resistenza a pubblico ufficiale e finanziamento illecito al partito possano ricoprire il ruolo di ministri.
E invitiamo anche una volta per tutte la presidenza della Camera a rendere obbligatorio il test antidroga almeno per i ministri, se non per i parlamentari.
Sarebbe certamente incompatibile la carica di un dicastero con l’uso di sostanze stupefacenti.
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
LE DONNE DEL CAPO NON OBBEDISCONO PIU’ PERCHE’ SENTONO CHE IL CAPO NON COMANDA PIU’: E’ IL SINTOMO DELLA DISSOLUZIONE E DELLA FINE DI UN CICLO POLITICO
Il caos delle Libertà sembra un film di Pedro Almodovar.
Gli manca quel tocco leggero di “pietas” che il regista di Ciudad Real è riuscito a mettere nei suoi lavori più commoventi (da “Tutto su mia madre” a “Parla con lei”). Ma per il resto gli ingredienti ci sono tutti.
Prima l’affondo di Veronica Lario in Berlusconi, sul “ciarpame politico” delle veline candidate alle elezioni del 2008, “offerte come vergini al drago”: una deriva che costrinse la moglie del premier a chiedere il divorzio.
Poi la stagione delle minorenni e delle escort, tra Noemi Letizia, Patrizia D’Addario e Ruby Rubacuori, che espose il premier ai velenosi report riservati dell’Ambasciata americana e pubblicizzati da WikiLeaks: un “uomo debole e stanco”, troppo impegnato nei “festini privati” per occuparsi della cosa pubblica.
Poi lo strappo di Mara Carfagna (dimissionaria da tutti gli incarichi previa denuncia della metamorfosi del Pdl da partito del popolo a “comitato d’affari”), ricomposto a fatica dal Cavaliere in cambio di un po’ più di agibilità politica nella Campania di Cosentino.
Poi la lite delle comari tra la stessa Carfagna (accusata di “flirtare” con il nemico futurista Italo Bocchino e immortalata con mms rubato a Montecitorio) e Alessandra Mussolini (debitamente ripagata con un sonoro “vajassa”, l’epiteto più classico del basso partenopeo).
Poi, ancora l’accusa di Barbara Lario in Berlusconi alla stessa Carfagna, “l’ultima che si deve lamentare”, essendo transitata senza colpo ferire “dai Telegatti a ministra”.
Poi Rosy Mauro, che da vicepresidente del Senato incappa in un clamoroso “fallo di confusione”, approvando di testa sua gli emendamenti al ddl Gelmini sull’Università senza farli votare da un emiciclo di Palazzo Madama, nel frattempo trasformato nel solito bivacco di manipoli.
Infine, l’ultima rottura: molla anche Stefania Prestigiacomo, ministra dell’Ambiente che dice (anche lei) di “non riconoscersi più nel Partito del popolo delle Libertà “.
E annuncia (anche lei) il trasloco nel Gruppo Misto, che di questo passo, tra transfughi dell’una e dell’altra parte, diventerà il primo partito del Parlamento italiano.
“Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.
È il minimo che si possa dire, della nutrita e colorita “quota rosa” che anima la vita politica, notturna e diurna, di questo centrodestra.
Ma sarebbe un gioco fin troppo facile limitare l’analisi al problema (pur drammaticamente e statisticamente rilevante) della convivenza della componente femminile in un partito machista e sessista come quello berlusconiano.
Qui c’è di più.
La diaspora “di genere” che si è aperta dentro il Pdl è il sintomo più oggettivo e vistoso della dissoluzione finale di un ciclo politico.
Le donne del Capo non obbediscono più, perchè sentono che il Capo non comanda più.
Il Cavaliere non è uscito da trionfatore, dall’ordalia parlamentare del 14 dicembre.
È uscito da sopravvissuto.
E non alla testa di un “governo di legislatura”, ma alla coda di un “governo della non sfiducia”.
Un Andreotti qualsiasi, senza l’ambizione del disegno politico che, nel bene o nel male, resse per quasi un biennio quell’esperienza del 1976.
Il “divorzio” della Prestigiacomo certifica questo decadimento progressivo, che ci accompagnerà almeno fino all’11 gennaio, quando cadrà l’unico appuntamento che sta davvero a cuore al presidente del Consiglio: la decisione della Consulta sul legittimo impedimento.
Fino ad allora, sarà “caos calmo”, per usare un’altra metafora cinematografica.
Poi, a seconda di quello che decideranno gli ermellini della Corte costituzionale, può succedere di tutto.
Chi non ricorda il finale del “Caimano” di Nanni Moretti, se lo vada a riguardare.
È ancora cinema.
Ma non lo è forse anche quello che stiamo vedendo ogni giorno?
Massimo Giannini
(da “Polis- Repubblica“)
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Dicembre 23rd, 2010 Riccardo Fucile
APERTO UN FASCICOLO SULLA BASE DELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE CIVILE CHE HA ACCOLTO IL RICORSO DI 10 NOMADI PER LE CASE POPOLARI, PRIMA ASSEGNATE POI TOLTE….NEL PROGRAMMA DEL PDL C’ERA L’IMPEGNO A COSTRUIRE ALLOGGI POPOLARI SUFFICIENTI PER TUTTI: DOVE SONO?
Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, ha aperto un fascicolo, per ora
senza indagati nè ipotesi di reato, sulla base della sentenza del Tribunale civile di Milano che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso presentato da 10 nomadi, a proposito delle case popolari assegnate e poi tolte dal Comune.
Nella sentenza si parla di possibili comportamenti omissivi del Comune di Milano per motivi di discriminazione razziale.
Il fascicolo, come ha spiegato il procuratore aggiunto Spataro, è stato aperto «d’intesa con il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati». Si tratta, ha aggiunto Spataro, «di un fascicolo iscritto al cosiddetto modello 45 e dunque non vi sono nè indagati noti o ignoti, nè ipotesi di reato».
È un fascicolo di «atti relativi all’assegnazione delle case Aler ai nomadi e trae origine dall’ordinanza del giudice Roberto Bichi del 20 dicembre scorso, nella quale si fa riferimento a possibili attività determinate da motivi di discriminazione razziale».
Il giudice civile, infatti, nella sua sentenza, con cui ha riconosciuto il diritto a 10 nomadi romeni di entrare nelle case popolari, che gli erano state prima assegnate e poi negate, aveva parlato di possibili ragioni di discriminazione razziale per i comportamenti omissivi del Comune di Milano.
L’amministrazione comunale, infatti, aveva prima stipulato una convenzione per assegnare le case ai rom e poi aveva fatto marcia indietro.
Mercoledì mattina si è tenuto un incontro con l’avvocato Alberto Guariso (che rappresentava i nomadi nel giudizio civile) e con don Massimo Mapelli della «Casa della carità ».
Saranno richieste informazioni anche al prefetto, che è anche commissario per l’emergenza nomadi in Lombardia.
In merito alle dichiarazioni del sindaco di Milano Letizia Moratti, che ha criticato la sentenza del tribunale civile, Spataro commenta: «Ovviamente alla magistratura non possono interessare le valutazioni politiche, le parole del sindaco Moratti non sono certamente nuove e in ogni caso vorrei ricordare che l’assegnazione delle case in questione alle 25 famiglie rom di via Triboniano fu frutto di una scelta dell’amministrazione comunale».
Dunque, secondo Spataro, «non si riesce a comprendere di quale invasione di competenze si parla», riguardo alla decisione del tribunale civile.
Infine, ha concluso Spataro, «che il mutamento di posizione del Comune sia avvenuto nei termini descritti nell’ordinanza è stato oggetto di una precisa intervista rilasciata dal prefetto di Milano il 30 ottobre al Corriere della Sera e richiamata dal giudice civile Bichi».
Il giudice nell’ordinanza aveva fatto riferimento a possibili ragioni di discriminazione razziale riguardo ai comportamenti omissivi del Comune e della Prefettura.
Apprendendo dell’inchiesta, il vicesindaco Riccardo de Corato si è detto «stupito», e ha parlato di «secondo intervento a gamba tesa» da parte della magistratura, dopo la sentenza del Tribunale civile.
«Spetta alla politica decidere i provvedimenti che riguardano l’amministrazione cittadina e non alla magistratura – ha commentato De Corato, in una nota -. Altrimenti conviene consegnare le chiavi della città ai giudici e ce ne andiamo tutti a casa. E va detto che non esiste una delibera che imponga la cessione di case ai rom. Il Comune ha solo concesso un affitto calmierato per 25 case Aler escluse dalla disciplina Erp e destinate a situazioni di fragilità sociale».
«La questione discriminazione razziale – ha continuato – è poi sconfessata a priori. Perchè nel momento in cui il prefetto, che è commissario all’emergenza nomadi, adotta un progetto di riqualificazione e messa in sicurezza dei campi autorizzati, e che prevede tra l’altro accompagnamento all’autonomia abitativa dei rom, piano finanziato dal ministero dell’Interno con 13 milioni di euro, be’, questa è la prova provata che ci prendiamo a cuore del problema. Se fossimo razzisti, governo, prefetto, Comune, non avremmo scucito un euro».
La tesi di de Corato andrebbe benissimo se il Comune, dopo aver assegnato la casa popolare ai 10 rom e dopo aver concordato il loro allontanamento dal campo precario di via Triboniano, non gliela avesse negata in un secondo momento.
Perchè quando si firma un patto lo si rispetta, invece che stare dietro alle stronzate della Lega.
Quello del Comune era un atto dovuto .
E finiamola con la guerra tra poveri e le relative speculazioni.
Invece che mettere gli uni contro gli altri, che si pensi a costruire un numero sufficiente di case popolari, come era scritto nel programma del Pdl, invece che raccontare palle mediatiche.
Se i senza casa fossero ad es 1.000 e gli appartamenti popolari corrispondenti a tal numero, nessuno si lamenterebbe e finirebbe ogni polemica.
Se invece a qualcuno fa comodo non costruirle, per poi fomentare odio razziale, è giusto che ne risponda al Paese tutto e ai giudici nei casi specifici.
Noi non abbiamo simpatia o antipatia per nessuno: chi si comporta bene e non ha risorse va aiutato, che sia italiano o straniero.
Lo Stato dovrebbe soprattutto aiutare gli indigenti, non certo i benestanti che non ne hanno bisogno.
argomento: casa, Comune, denuncia, destra, emergenza, Giustizia, PdL, Politica, zingari | Commenta »