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“USATE L’ANTIVIRUS, COSTA POCO”: SULLE “QUIRINARIE” ANNULLATE LA RETE SI SCATENA

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

DA “BOIA CHI TROLLA” A “ESITO NON GRADITO A CASALEGGIO”, DA “VI HANNO ATTACCATO DALLA COREA DEL NORD?” A “SI RIVOTA, COSI’ RADDOPPIANO GLI UTILI?”

La prossima volta, “usate l’antivirus: costa poco”.
Non appena Beppe Grillo annuncia sul suo blog che le “Quirinarie”, le votazioni online del MoVimento 5 Stelle per scegliere il candidato dei grillini alla Presidenza della Repubblica, sono state annullate “per un attacco hacker”, la rete si tinge di sarcasmo e battute velenose.
E nessuno perde l’occasione per sottolineare “l’impreparazione tecnologica” del portale dei Cinque Stelle.
I “padroni della rete” messi in ginocchio sul loro terreno.
“Vi hanno attaccato dalla Corea del Nord?”, “Cari grillini, c’è sempre qualcuno più nerd di voi”. E così via. Cinismo, satira. Ma anche sospetti: “Cosa è successo? Forse i risultati non erano graditi a Casaleggio?”.
Certo, le parole di Grillo e dello staff che coordina la votazione, sembrano non lasciare spazio a dubbi.
Si legge: “In presenza dell’ente di certificazione è stata riscontrata una intrusione esterna durante il voto e siamo riusciti a determinare le modalità  con cui è avvenuto l’attacco”.
Quindi, la decisione di “annullare le votazioni di ieri”.
Ma le Quirinarie sono solo sospese.
Il programma dei vertici del MoVimento è di “ripeterle oggi”, dopo aver assicurato “nuovi livelli di sicurezza”.
Le scuse, sono d’obbligo: “Chiediamo di ripetere le votazioni. Grazie per la vostra pazienza”.
Ma non basta.
Troppo facile cogliere il MoVimento impreparato a gestire un “problema di sicurezza”.
I commenti sulla pagina Facebook del capo politico dei Cinque Stelle sono centinaia.
Tra chi si dice “fiducioso che le misure prese possano servire a garantire trasparenza” e chi non risparmia critiche.
“Giusto Grillo: si riclicca sul tuo blog e così tu avrai altri introiti”.
Ancora: “Aveva vinto qualcuno che non vi piaceva?”.
Poi, chi sostiene   –   scherzando –   di conoscere l’identità  degli hacker: “Sono sicuro che si tratti di una cospirazione targata Prodi-D’Alema”.
Non mancano le difese d’ufficio.
Con tanto di messaggi diretti agli utenti   –   accusati di moralismo fanatico – che postano critiche e battute: “Invidiosi che il vostro partito-padrone non vi lasci fare proposte? State solo rosicando: pagate le tasse, lavorate per mantenere i parassiti, godetevi i mezzi di distrazione e disinformazione di massa, faticate ad arrivare a fine mese, sopportate quotidianamente l’ingiustizia sociale e l’iniqua distribuzione della ricchezza, siate sottomessi, guai a provare a ribellarsi o alzare la voce”.
E la discussione sul blog di Grillo tocca anche metodi e modalità  della votazione.
C’è chi suggerisce, anche nel nome della correttezza, di far conoscere i risultati in tempo reale. “In questo modo, eventuali anomalie sarebbero subito sotto gli occhi di tutti”.
Ancora: “A favore di chi è stato falsato il voto?”.
Poi, chi rilancia. Chiedendo una “ristrutturazione” al portale di Grillo: “Il disguido successo, che sia a causa di un hacker o a causa di un hard disk rotto, ha poca importanza. Ma questo dimostra che sia necessaria al più presto la piattaforma che tutti attendiamo”.
Poi, chi riflette sulla “portata politica” di questi incidenti.
“Questo ci allontana sempre di più dalla democrazia diretta. E’ successo per ogni passaggio importante: c’è sempre qualcuno che tira giù il sito o falsificherà  i voti”.
Ancora: “Temevo sarebbe successo. Immaginatevi cosa sarebbe successo a livello nazionale o cosa succederà  quando ci saranno in votazioni leggi su larga scala tipo i matrimoni gay o l’aborto o altri temi scottanti: già  chiedere a una persona di 65/70 di votare una volta è complicato. Figuratevi farglielo rifare senza poi aver la certezza che il suo voto valga e che non sia stato manovrato da qualcuno”.
Infine Twitter.
Dove i post aumentano di minuto in minuto. “Annullate le quirinarie, aveva vinto Scilipoti”, “Beati i poveri di streaming perchè vedranno Casaleggio”, “Qualcuno ha sabotato Hal 9000”.
Ancora: “Altro che Quirinarie, queste sono Buffonarie”, “Quirinarie annullate? Sì, sembra che, addirittura, qualcuno avesse scelto con la propria testa”.

Carmine Saviano
(da “La Repubblica“)

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NAPOLITANO CONGEDA I SAGGI: “LE DUE RELAZIONI PARTE DELLE MIE CONSEGNE AL NUOVO PRESIDENTE”

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

LA RELAZIONE: LEGGE ELETTORALE E SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PARITARIO, CONFLITTO DI INTERESSI E AIUTI ALLE PMI, RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI E FEDERALISMO FISCALE, FINANZIAMENTO AI PARTITI, FISCO E LAVORO

“Quel che trasmetto è, credo, un testimone concreto e significativo” per il nuovo presidente della repubblica.
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha congedato stamane i due gruppi di esperti che ha scelto di riunire al Quirinale per offrire spunti concreti alle forze politiche per uscire dallo stallo. Un lavoro che Napolitano ha difeso nel merito e nel metodo, sottolineando che non ha “interferito” in alcun modo nè con l’attività  del Parlamento nè con le decisioni delle forze politiche.
“Le due relazioni – ha ribadito – faranno parte delle mie consegne al nuovo presidente della Repubblica”.
Sarà  al suo successore che Napolitano consegnerà  le due relazioni presentate dai 10 saggi e che sono “oggetto, in questi giorni, della mia riflessione”, ha spiegato.
Le relazioni “pongono al centro dell’attenzione delle forze politiche i problemi essenziali cui sono legati sia il soddisfacimento delle attese e dei bisogni più urgenti dei cittadini e del Paese, sia lo sviluppo futuro dell’Italia”, ha detto Napolitano.
Nominati il 30 marzo scorso il primo dei due gruppi quello sulle riforme istituzionali, composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante ha messo nero su bianco una serie di proposte che vanno dai diritti dei cittadini allo statuto dei partiti, dal Referendum alle leggi di iniziativa popolare, fino al ruolo della magistratura e dei mezzi di comunicazione.
Le proposte spaziano dalla forma di Governo ai rapporti tra Parlamento e Governo.
La Relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea, composta da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi,
Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi, ha invece messo a punto proposte per ‘creare e sostenere il lavoro, rilanciare il ruolo dell’Italia negli scambi internazionali, migliorare il sistema tributario, aprire alla concorrenza, tutelare meglio i consumatori.
Legge elettorale mista con premio governabilità .
Superare la legge elettorale vigente: Il nuovo sistema “potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilità “.
E’ quanto propongono i dieci saggi nel documento conclusivo invitando anche a abolire le circoscrizioni estere.
Togliere lo scorporo dal Mattarellum.
In caso di ritorno al Mattarellum, è opportuno eliminare lo scorporo. Se il Parlamento dovesse optare per un regime semipresidenziale sarebbe preferibile propendere per una legge elettorale incentrata sul doppio turno di collegio, secondo il modello francese, al fine di rafforzare il Parlamento rispetto a un Presidente che ha la stessa fonte di legittimazione.
Stop a bicameralismo perfetto.
L’attuale modello di bicameralismo paritario e simmetrico rappresenta una delle cause delle difficoltà  di funzionamento del nostro sistema istituzionale.
A tal fine, i saggi propongono che ci sia una sola Camera politica e una seconda Camera rappresentativa delle autonomie regionali (Senato delle regioni).
Conti pubblici, rivedere patto Stabilità  interno.
Rivedere il patto di stabilità  interno alla luce del nuovo articolo 81 della Costituzione. E’ la proposta presentata dalla commissione di saggi nel capitolo relativo al miglioramento della legislazione e funazionamento della pubblica amministrazione.
Uniformare controlli su costi politica.
Uniformare i soggetti deputati al controllo dei costi della politica. E’ quanto prevedono i ‘saggi’ nel documento di lavoro finale sulle ‘Regole per l’attività  politica e per il suo finanziamento’. I controllori devono essere esterni e indipendenti
Adeguato finanziamento partiti ineliminabile.
“Il finanziamento pubblico delle attività  politiche in forma adeguata e con verificabilità  delle singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività  politica”.
Conflitto interessi nuova legge seguendo proposte Antitrust.
Per prevenire il problema serve legge sulla materia costruita non sulle aspirazioni dell’una o dell’altra forza politica, ma su proposte che non possano essere identificate come mosse da spirito di parte. L’autorità  antitrust ha ripetutamente formulato valutazioni e proposte di aggiornamento della normativa vigente che qui si intendono richiamate. Esse possono costituire la base per impostare la riflessione che conduce alla riforma”.
Più depenalizzazioni e pene alternative.
Per contribuire al “contenimento di un sovraffollamento carcerario ormai insostenibile”: trasformare in pene principali comminabili dal giudice di cognizione alcune delle attuali misure alternative dell’esecuzione, come l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare.
Un ampio processo di depenalizzazione di condotte che possono essere meglio sanzionate in altra sede. L’introduzione su larga scala di pene alternative alla detenzione. Particolare attenzione al tema del lavoro dei detenuti.
Giudizi disciplinari magistrati Corte ad hoc.
Il giudizio disciplinare sui magistrati va esercitato in primo grado dal Csm, ma in secondo grado da   una Corte ad hoc. La Corte sarebbe composta per un terzo da magistrati, per un terzo da componenti   eletti dal Parlamento e per un terzo da componenti nominati dal presidente della Repubblica. Ai magistrati deve essere vietato di candidarsi nei luoghi ove ha esercitato la sua funzione. Vietato anche tornare a esercitare la funzione nei luoghi dove il magistrato è stato candidato.
Giudice indipendente decida su incompatibilità .
Il giudizio finale sui titoli di ammissione dei membri del Parlamento (legittimità  dell’elezione, ineleggibilità  e incompatibilità ) spetta a ciascuna Camera con riguardo ai propri membri. Pertanto, proseguono i saggi, “le relative controversie non hanno un vero giudice e le camere sono chiamate a decidere in causa propria, con evidenti rischi del prevalere di logiche politiche. Si propone di modificare l’art. 66 attribuendo tale competenza ad un giudice indipendente e imparziale.
Potenziare norme anticorruzione.
Il Parlamento “ha approvato recentemente un’importante legge anticorruzione” che va tuttavia potenziata nelle attività  di prevenzione da parte della Pa e nelle attività  di controllo amministrativo. Soprattutto va introdotto il reato di autoriciclaggio, vanno rafforzate le norme sulla falsità  in bilancio e precisata la fattispecie dello “scambio elettorale politico-mafioso”.
Riforme costituzionali, referendum confermativo sempre.
Si propone di prevedere che le leggi di revisione costituzionale possano sempre essere sottoposte a referendum popolare confermativo”.
Valutare ipotesi reddito minimo inserimento.
Valutare le diverse ipotesi relative all’eventuale introduzione di un reddito minimo di inserimento, da inserire in un quadro complessivo di revisione dell’assistenza. E’ questa la proposta formulata dalla Commissione dei saggi in materia di lavoro e condizioni sociali delle famiglie.
Fisco, presentare ddl delega ad approvazione Parlamento.
Presentare all’approvazione del Parlamento il disegno di legge ‘delega fiscale’. E’ l’indicazione che arriva dalla relazione dei ‘saggi’ in materia economico-sociale. Vengono inoltre suggerite “diverse misure per migliorare il rapporto tra fisco e cittadino e per rafforzare la lotta all’evasione fiscale”.
Ridurre parlamentari: 480 deputati, 120 senatori.
Oggi i deputati sono 630, circa uno ogni 95 mila abitanti. Il Gruppo di Lavoro ritiene che sia ragionevole seguire un criterio per il quale la Camera sia composta da un deputato ogni 125 mila abitanti”. “I deputati verrebbero così ad essere complessivamente 480, per i senatori si propone un numero complessivo di 120, ripartiti in proporzione al numero di abitanti in ciascuna Regione”.
Rivedere retribuzioni vertici e dirigenti.
Rivedere la struttura dei livelli retributivi delle figure apicali e dirigenziali nella pubblica amministrazione. E’ la proposta avanzata dai saggi tra le misure finalizzate al miglioramnto della legislazione e funzionamento della Pa.
Rifinanziare Cig in deroga e affrontare tema esodati.
Rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga e affrontare “la grave” questione dei cosiddetti esodati. Sono due delle principali indicazioni della relazione dei ‘saggi’ in materia economico-sociale, per quanto riguarda il capitolo lavoro.
Politica nazionale differenziata per aree.
Disegnare ogni nuova politicanazionale (o riforma di una preesistente) in modo differenziato fra aree, per tenere conto della diversa efficacia applicativa, predisponendo incentivi e sanzioni per i singoli attori (amministrazioni, strutture, dirigenti)”. E’ la proposta dei ‘saggi’ per affrontare la questione meridionale e quella settentrionale.
Nuovo Governo riprenda trattative con Svizzera su capitali.
Riprendere i negoziati bilaterali con la Svizzera per un accordo di trasparenza ai fini della tassazione dei redditi transfrontalieri di natura finanziaria, alla luce dei recenti sviluppi sul fronte della fiscalità  internazionale (in particolare, degli accordi conclusi dagli Stati Uniti con vari paesi europei) sullo scambio di informazioni, nonchè delle raccomandazioni del G8 e del G20 su questa materia; in parallelo, il Governo può attivarsi in sede UE affinchè l’Unione stessa negozi un tale accordo, in nome di tutti gli Stati membri.
Completare pagamento e rispettare termine 30 giorni.
Completare il pagamento dell’intero ammontare dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione verso le imprese e far sì che l’obbligatorio termine di 30 giorni per i pagamenti, in vigore dall’inizio dell’anno, sia effettivamente rispettato.
Cambiare costituzione con commissione parlamentari e non.
La revisione costituzionale si compia attraverso una commissione redigente mista costituita, su base proporzionale, da parlamentari e non parlamentari. La commissione può avviare immediatamente il proprio lavoro (che dovrebbe durare pochi mesi) sulla base di documenti parlamentari”.
Intercettazioni, mezzo di prova e limite divulgazioni.
Per “le intercettazioni delle conversazioni dev’essere resa cogente la loro qualità  di mezzo per la ricerca della prova, e non di strumento di ricerca del reato. Occorre inoltre porre limiti alla loro divulgazione perchè il diritto dei cittadini a essere informati non costituisca il pretesto per la lesione di diritti fondamentali della persona”.
Rivedere riforma Fornero su tempo determinato.
Vi è il rischio che le imprese siano estremamente prudenti nel procedere ad assunzioni a tempo indeterminato: sarebbe utile riconsiderare le attuali regole restrittive nei confronti del lavoro a termine, almeno fino al consolidamento delle prospettive di crescita economica.
Proseguire e rafforzare spending review.
E’ necessario proseguire e rafforzare l’opera di riduzione e riorientamento della spesa pubblica delle amministrazioni (cosiddetta spending review), utilizzando e raffinando ulteriormente le analisi già  svolte allo scopo di identificare le pratiche migliori.
Mantenere impegno equilibrio bilancio.
Mantenere l’impegno all’equilibrio di bilancio. E’ la priorità  indicata dai saggi. Lo Stato, ricordano, si trova a dover collocare nel 2013 oltre 200 miliardi di euro di titoli sul mercato.
Favorire telelavoro per aumentare occupazione femminile.
Ricorrere al telelavoro, con vantaggi anche per le imprese in termini di riduzione dei costi fissi e dei casi di assenteismo.
Fisco: Ok Equitalia, ma comportamenti collaborativi non vessatori.
Necessario modificare alcune delle procedure utilizzate da Equitalia, al fine di creare un rapporto di fiducia reciproca con il cittadino. Migliorare il rapporto tra il fisco e il cittadino con il pieno e corretto adempimento degli obblighi tributari e, dall’altra, un’amministrazione che adotti comportamenti proporzionati al singolo contribuente, non vessatori, bensì collaborativi.
Disciplinare lobby con albo per trasparenza.
I gruppi di interesse particolare svolgono una legittima ma non sempre trasparente attività  di pressione sulle decisioni politiche. Ma, come ha suggerito l’Ocse, è un’opera che ha bisogno di trasparenza per non diventare un mezzo per alterare la concorrenza o per condizionare indebitamente le decisioni”. Per questo, il gruppo di lavoro propone “una disciplina che riprenda i modelli del Parlamento europeo e quello degli Stati Uniti.
Rivedere Isee, oggi è iniquo, distorisivo, inefficiente.
L’attuale indicatore Isee presenta una serie di inconvenienti, per questo l’Isee va rivisto “partendo dalla proposta già  discussa presso la conferenza Stato-Regioni. Da tale indicatore, infatti, dipende un’ampia serie di benefici e prestazioni sociali erogati sia dalle amministrazioni centrali, sia dalle Regioni e dagli enti locali.
Tasse troppo alte, approvare delega di riforma.
La pressione fiscale è ormai troppo alta, i saggi raccomandano l’approvazione del ddl delega di riforma che giace in Parlamento dalla scorsa legislatura. Occorre operare un redistribuzione per garantire l’equità  e tagliare il carico fiscale sui redditi da lavoro.
Vietare di aggirare referendum ripristinando norme abrogate.
Rafforzare i referendum e vietare per un periodo determinato di “ripristinare la norma abrogata e comunque di aggirare il risultato referendario” con cinque interventi: a) elevazione del numero delle sottoscrizioni in relazione all’aumento della popolazione. b) Collocare il giudizio di ammissibilità  del quesito da parte della Corte Costituzionale non dopo la raccolta di tutte le firme, ma dopo la raccolta di un certo numero, ad esempio 100 mila, adeguate a comprovare la serietà  della proposta. c) Definire più precisamente i requisiti di ammissibilità . d) Definire il quorum di validità  del risultato calcolandolo nel 50% più uno della percentuale dei votanti nella più recente elezione per la Camera dei Deputati. e) Vietare, per un periodo determinato, di ripristinare la norma abrogata e comunque di aggirare il risultato referendario”.
Il gruppo “segnala” anche “l’opportunità ” di “elevare il numero di firme richieste” per le leggi di iniziativa popolare.

(da “La Repubblica“)

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BARCA LANCIA LA SFIDA DEL RINNOVAMENTO: “IL PD CHE HO IN MENTE”

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

IL MINISTRO DELLA COESIONE TERRITORIALE: “NO ALL’OCCUPAZIONE DELLO STATO, RIDURRE IL FINANZIAMENTO, BASTA COI SIGNORI DELLE TESSERE

Il pieno e il vuoto. Comincia così la “memoria politica” di Fabrizio Barca per dare corpo a un «partito nuovo per un buon governo».
Un partito — lo descrive il ministro per la Coesione territoriale — saldamente radicato sul territorio, di sinistra, che «richiamandosi con forza ad alcuni convincimenti generali» sia capace di promuovere la ricerca continua e l’uso efficace del denaro pubblico.
Insomma, una sorta di “partito palestra”, non di occupazione della Stato, che offra lo spazio per la mobilitazione cognitiva e che ponga i suoi cardini sulle idee.
Idee innovative, maturate dal confronto, per sospingere la macchina dello Stato nella direzione richiesta dello sperimentalismo.
Già , la macchina dello Stato.
E’ qui che pone l’attenzione Fabrizio Barca, mettendo il dito nella piaga di uno «Stato troppo fortemente governato dai partiti», che insieme a una macchina arcaica e autoreferenziale ha prodotto anni di malgoverno.
«Il combinato di partiti stato-centrici e macchina dello stato arcaica — scrive Fabrizio Barca — tende a impedire politiche pubbliche efficaci e dunque buon governo, bloccando tutte le fasi del processo ricorsivo di costruzione dell’azione pubblica».
Ed è proprio da questi “indizi”, spunti politici, dunque, che Barca parte per prospettare come antidoto al “mal governo”, un partito di sinistra per governare.
Una sinistra di governo, con un partito rigorosamente separato dallo Stato, sia in termini finanziari, sia con l’assoluta separazione fra funzionari e quadri di partito. Insomma, un partito che lavori a una nuova legge elettorale, perchè «la vigente suggella questo stato di cose, creando a sua volta una filiera gerarchica perversa che vede i capi-cordata concordare con i leader del partito i singoli eletti da presentare in un pacchetto chiuso agli elettori».
Nasce da qui, la visione alternativa di Barca.
Con una nuova macchina pubblica, moderna, tecnologicamente avanzata, finalizzata a riequilibrare i divari forti di potere contrattuale fra le diverse articolazioni della società .
«Questa azione — scrive il ministro — può aiutare il cambiamento, quando i corpi intermedi non sono essi stessi parte, con le èlite, dell’equilibrio perverso». Un cambiamento che per Barca passa soprattutto attraverso il partito. Mentre, invece, la selezione dei candidati via primarie, se da un lato ridà  un ruolo a iscritti e simpatizzanti e può produrre buone sorprese, dall’altro non risolve in alcun modo il problema in termini dinamici: una volta eletti, secondo Barca, «qualunque sia il modo in cui essi sono arrivati in quella posizione, il loro rapporto con il partito avrà  fondamenta improprie».
Quanto, invece, al ricorso alle primarie per l’elezione del leader del partito o del candidato premier, esso assicura condizioni minime di “democrazia elettiva” rispetto a ogni forma di «auto-proclamazione, ma non tocca in sè la deriva descritta».

Paolo Festuccia

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INCONTRO RENZI-D’ALEMA: ROTTAMATORE E ROTTAMATO DIMENTICANO VELENI ED ACCUSE

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

LA FERREA LEGGE DELLE OLIGARCHIE: MAI FAR FUORI QUALCUNO DEFINITIVAMENTE, POTREBBE SEMPRE TORNARE UTILE

Dilemma per appassionati di storia dozzinale e di politica politicante: chi è andato a Canossa? Risposta problematica: tutti e due, D’Alema e Renzi. Quindi nessuno.
E non che sia una gran novità , ma davvero non ci si capisce più niente.
O meglio: l’unica cosa che si può forse immaginare è che sia l’uno che l’altro si considerano ormai sciolti dal loro passato, dal loro vissuto, dai cattivi pensieri e dagli improperi che si sono scambiati non cinque anni, ma cinque mesi orsono.
In politica accade, ma i protagonisti di norma non lo esplicitano, non se lo possono permettere. Anzi fingono meraviglia se qualcuno, in genere qualche improvvido giornalista, osa esprimere la propria sorpresa; e subito riescono a farlo sentire come un povero scemo: ma che vuoi capire? In questo sono bravissimi, anche nei modi, nell’alzare gli occhi al cielo, nel timbro lievemente annoiato della voce, nella placida postura.
E allora anche ieri, all’uscita di Palazzo Vecchio, D’Alema si è concesso una cospicua dose di tele- sopportazione, e stringendosi nelle spalle come chi non recede dalla propria incredulità  ha spiegato che tutto — la sua visita, la sua funzione, la sua rassegnata condiscendenza — era perfettamente naturale.
Poi si è lasciato aprire dall’autista la portiera di dietro ed è risalito sull’automobile.
Renzi lo si è visto da Mentana, e invece ci teneva ad apparire molto intenso e disinvolto e affidabile e simpatico.
Il messaggio: lui non fa «giochini».
Sia pure sintomatico di una vita pubblica miniaturizzata e anche immiserita, l’uso dei diminutivi trova nel leader della rottamazione una frequenza e una costanza anch’esse significative. In altre occasioni aveva detto: «Non faccio inciucini».
Con D’Alema ha attenuato la formula.
Comunque si sono visti.
E comunque ai raccoglitori di ritagli, pur nel loro adattabile disincanto, spetta il compito di sottolineare che nell’ottobre scorso se n’erano dette di tutti i colori.
Ma a che vale la memoria in un circuito politico dove tutti sempre non solo cambiano idea, ma ogni volta s’impossessano di quelle degli avversari che hanno combattuto?
Nel centrosinistra vigono le leggi ferree delle oligarchie: mai far fuori qualcuno in via definitiva, perchè prima o poi — più prima che poi, come si vede — potrà  tornare utile.
Ma intanto pare doveroso ricordare che nei suoi roadshow Renzi aveva costruito proprio su D’Alema, pure proiettato in effigie nel maxischermo, una delle più applaudite gag: «Se vince lui — e lo indicava — il centrosinistra è finito. Se vinco io — e il Rottamatore continuava a puntare il dito — al massimo è finita la sua carriera».
Venutolo a sapere, comprensibilmente il leader Maximo — del quale peraltro fra un mesetto uscirà  una biografia intitolata «Il Peggiore» (Salvaggiulo-Sanza, per Chiarelettere) — si scocciò. Disse allora che già  non «digeriva» Renzi, nè aveva tempo e voglia di polemizzare con lui, e che si sarebbe anche ritirato, ma ora davanti a quell’aggressione doveva e voleva restare nell’arena. Quindi lasciò partire una frasetta: «Si farà  del male».
E sempre con quell’arietta che lo rende così simpatico a chi l’apprezza e odioso a chi no, fece osservare che il Rottamatore girava per l’Italia con aerei privati e Mercedes, ma poi arrivava in camper.
A quel punto Renzi la buttò sul fatto che D’Alema era il presidente del Copasir, cioè servizi segreti, e che quindi manneggiava contro di lui informazioni deviate; mentre a rendere la tenzone ancora più straniante la Velina Rossa e di osservanza maximiana segnalava un vecchio video in cui il sindaco copriva l’odierno suo nemico di lodi fuori misura.
Poi D’Alema si chiamò fuori dalle liste, Renzi se lo intitolò come una medaglia, poi forse fecero pace, anche se nel mondo del potere non suona la parola più adatta.
E insomma tutto cambia e insieme rimane uguale, ma al giorno d’oggi con l’aggravante caotica delle immagini.
Per cui si chiude con la foto, invero un po’ truce, scattata a Empoli il 17 ottobre scorso ai margini di uno spettacolo itinerante.
Si vede il muso del camper di Renzi con la scritta «Adesso» e sotto le ruote un uomo con la maschera di D’Alema.
A desolante riprova che il potere non conosce Canossa — e se mai ce n’è stata una, la si rievoca a distanza di secoli.

Filippo Ceccarelli
(da “La Repubblica“)

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TRA COMICHE E GOLPE: “QUIRINARIE GRILLINE” ANNULLATE, SI RIVOTA

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

“GRAVI VIOLAZIONI INFORMATICHE”…L’IRONIA DELLA RETE: “VINCEVA PRODI?”

“Quirinarie annullate, il voto on line per la scelta del candidato al Colle si ripete oggi (dalle 11 fino a stasera).
A renderlo noto è Claudio Messora, responsabile comunicazione del gruppo 5 Stelle al Senato, che avvisa con un tweet: “Attenzione: tra pochissimo su beppe_grillo si ripetono quirinarie. Ieri gravi violazioni certificate da DNV. Innalzati livelli di sicurezza”.
Nel comunicatoi 5S dicono che sono stati oggetto di una attacco hacker.
Anche se l’allarme potrebbe essere nato dal fatto che in molti hanno segnalato che erano riusciti a votare due volte.
Comunque sul blog di Beppe Grillo si parla di “intrusione esterna durante il voto”. “Siamo riusciti a determinare le modalità  con cui è avvenuto l’attacco. Abbiamo deciso di annullare quindi le votazioni di ieri e ripeterle oggi con nuovi livelli di sicurezza. Ci scusiamo per questo inconveniente e chiediamo di ripetere le votazioni. Grazie per la vostra pazienza”.
Seguono le istruzioni agli iscritti che hanno diritto al voto per ripetere le operazioni.
Lo scrutinio del voto on line per la è gestito dalla Casaleggio Associati, mentre la verifica del meccanismo procedurale è fatta da un ente certificatore terzo (ignoto).
La reazione della Rete è tra l’incredulo (“è uno scherzo?”) e lo sfottò.
Su twitter i commenti sono scatenati: c’è chi scrive “forse a @beppe_grillo e a #casaleggio non erano piaciuti i risultati? smentire il #popolodellarete come si fa con @vitocrimi?”. E ancora: “Me fate ridere, se non ci fosse da piangere #vergogna”.
In tanti mettono in dubbio che l’annullamento sia dovuto veramente a violazioni informatiche e ipotizzano che i risultati fossero poco graditi ai vertici del movimento. Tra i commenti: “Mi sa che aveva vinto #prodi”, oppure “tra i primi c’era il gabibbo????”.
E poi “siamo alle comiche”, “evviva la democrazia in rete de noantri”.

(da “La Repubblica“)

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LA TOP TEN DEI GRILLINI PER IL QUIRINALE: ALEGGIA L’OMBRA DI CASALEGGIO

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

LE “QUIRINARIE” SUL WEB SONO DURATE POCHE ORE, I RISULTATI LI DARA’ CASALEGGIO…. IL CONTROLLO AFFIDATO A UN ENTE ESTERNO IGNOTO

Se per assurdo un iscritto al M5S dovesse scegliere per il Colle uno dei 1761 Giuseppe Russo registrati dagli elenchi telefonici d’Italia, rischierebbe di dare la preferenza al Russo sbagliato. Perchè il referendum online tenuto ieri dai grillini altro non richiede, se non il nominativo del Presidente prescelto.
O almeno il dubbio è legittimo, visto che il regolamento sarà  reso noto solo dopo l’esito di un voto gestito dalla “Casaleggio Associati” e certificato da un ente terzo e (per ora) ignoto.
In attesa di conoscere la topten presidenziale più votata, lo stato maggiore di Beppe Grillo deve fare i conti con una polemica che lambisce proprio il Colle più alto.
E che chiama in causa ancora una volta la capogruppo Roberta Lombardi, già  inciampata fragorosamente in una gaffe sul fascismo.
È lei, di buon mattino, a usare parole da molti giudicate irriverenti: «Da quello che ho visto del Presidente penso che abbia diritto di godersi la sua vecchiaia e di fare il nonno. Lasciamolo andare, ha 87 anni, si goda la vecchiaia».
Poco dopo, è la stessa capogruppo a fare retromarcia: «Napolitano stesso ci ha detto di essere stanco e di volersi godere i nipotini. Non sono io a invitarlo a fare il nonno con un tono dispregiativo ».
A darle man forte ci pensa Beppe Grillo in persona: «È un’affermazione irriverente mai pronunciata. La verità  in rete viene sempre a galla».
Ma è il portiere della Juve Gigi Buffon – anche lui bollato come «pensionato» da Beckenbauer – a schierarsi al fianco del Capo dello Stato: «Agli attacchi gratuiti si risponde con lucidità ».
Oggi, in ogni caso, verrà  resa nota la rosa dei dieci potenziali Presidenti della Repubblica selezionati dalla Rete.
Manca l’ufficialità , ma nel movimento si rincorrono i nomi di Beppe Grillo, Dario Fo, Gustavo Zagrebelsky, Ferdinando Imposimato e Stefano Rodotà .
Ma in testa sarebbero Milena Gabanelli e Gino Strada.
Lunedì, poi, un nuovo referendum individuerà  il profilo che i parlamentari a cinque stelle sosterranno in Parlamento.
Almeno fino al terzo scrutinio, come promesso dal leader giorni fa, perchè poi tutto potrà  accadere.
Lo conferma, ad esempio, il deputato Adriano Zaccagnini: «Se si andasse al quarto scrutinio, col Pd valuteremmo tutte le soluzioni ».
Da sottoporre, comunque, alla Rete.
Restano però intatti i quesiti sulle “Quirinarie”.
Non li scioglie, nonostante la buona volontà , neanche Roberto Fico.
Perchè la società  di certificazione del voto – «riconosciuta a livello internazionale » – resterà  ignota fino a lunedì sera.
E lo stesso vale per il bacino elettorale, che la “Casaleggio” svelerà  a fine operazioni.
«Sono almeno 250 mila», ipotizza il deputato. Al momento non è pubblico neanche il regolamento per fronteggiare eventuali casi di omonimia, errori materiali o voti contestati.
Il server che gestirà  le operazioni, invece, è conosciuto ed è sempre quello della “Casaleggio”. «E’ la prima volta della storia che si sceglie così un Presidente – rivendica però Fico – e lo voteremo fino in fondo ».

Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)

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BERSANI DOPPIA ROSA DI NOMI PER IL QUIRINALE

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

“IO NON SONO CANDIDATO”… FINOCCHIARO IN POLE POSITION

«Toglietevelo dalla testa, è una gigantesca cavolata. Io non sto brigando per una poltrona, cerco di trovare una soluzione per l’Italia».
Bersani spazza via il suo nome dal toto-Quirinale e lo fa davanti a Roberto Maroni che invece gli offre i voti della Lega per il Colle.
«Gli esterni non devono essere della partita. Noi vogliamo alla presidenza della Repubblica – spiega il leader del Carroccio – un politico puro. Sappi che Berlusconi considera l’idea. Per quanto mi riguarda, la scelta perfetta è il capo del partito di maggioranza. Cioè, tu».
Il rifiuto di Bersani è netto e addirittura risentito. «Di colli mi interessano quelli piacentini », dice a denti stretti.
Ma dal messaggio di Maroni e dai segnali che arrivano dal Pdl si capisce che la larga condivisione può essere raggiunta solo intorno a una personalità  di «alta tenuta politica».
Ecco perchè da ieri si lavora su due rose di nomi.
Quella più vasta prevede anche Paola Severino e Luciano Violante.
La prima però ha poca esperienza e farebbe fatica a guidare una fase così difficile.
Il secondo invece ha gli strumenti ma un consenso ballerino soprattutto dentro il centrosinistra. Poi, c’è la rosa ristretta, ma non definitiva.
Giuliano Amato, Franco Marini, Pietro Grasso e il nome che al momento appare più probabile, Anna Finocchiaro.
L’ex capogruppo al Senato corrisponde a molti tratti dell’identikit che ha in mente Bersani e gli consentirebbe di non scivolare sul piano inclinato del Pd in tensione.
Tiene unito il partito, ha estimatori nel centrodestra e nel Carroccio, è una novità  assoluta in quanto donna e avrebbe, giocoforza, il placet di Massimo D’Alema, un altro dei papabili in corsa.
La Finocchiaro infatti è una pupilla dell’ex premier, una scelta alla quale non potrebbe dire di no.
In realtà , in un gioco di specchi e di false piste, da Bersani arriva un invito a essere prudenti, «a fare uno sforzo ulteriore di fantasia.
Tutti i nomi usciti finora sono adeguati, ma non è detto che una figura politica debba essere quella dello stretto giro dei soliti noti».
Un depistaggio, forse. O un’allusione all’ipotesi di Mario Draghi, oggi presidente della Bce. Nome inattaccabile che permetterebbe a Bersani di evitare errori fatali lungo il sentiero che deve portare al governo di cambiamento.
Berlusconi non sta alla finestra. Gioca su più tavoli.
Ieri Fabrizio Cicchitto ha lanciato Violante.
Un sostegno sincero, ma talmente scoperto da lasciare il dubbio di un candidato “nascosto”. Ossia, D’Alema.
Quello che è certo è che il Cavaliere vuole una figura autorevole e di polso per il Quirinale.
Non ostile, capace di decisioni anche impopolari.
Che non si chiamano amnistia o salvacondotto, ma avrebbero il profilo di qualcosa che assomiglia molto a queste vie d’uscita.
Da giorni, Berlusconi confida ai suoi interlocutori il suo vero obiettivo: un riconoscimento politico con la nomina a senatore a vita.
Non è una garanzia assoluta rispetto alle questioni giudiziarie che lo travolgono.
Lo dimostra il caso di Giulio Andreotti, promosso al laticlavio nel ’91, ma finito lo stesso in processi per mafia e omicidio.
Ma sarebbe il suggello offerto dal Quirinale alla sua traiettoria politica.
Se si troverà  un candidato condiviso, il giorno giusto per l’ufficialità  è martedì.
Fino ad allora i contatti non si fermeranno.
Ieri sera alle 19, Gianni Letta è stato visto uscire dal portone del Quirinale.
Per conto di Bersani, Vasco Errani ed Enrico Letta sentono gli ambasciatori del Pdl, sfogliando petali ed eliminandoli uno ad uno.
Il braccio destro del segretario Pd Maurizio Migliavacca continua a sondare i parlamentari del Movimento 5stelle per capire quanto sono grandi le spaccature i dissensi.
E oggi i capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza chiederanno un colloquio ai capigruppo grillini, dopo la prima scrematura della selezione online.

Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)

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L’INTERVISTA INTEGRALE DI BERLUSCONI A “LA REPUBBLICA”: “UN SOLO OBIETTIVO: LARGHE INTESE”

Aprile 12th, 2013 Riccardo Fucile

“IL SALVACONDOTTO NON ESISTE, VA BENE UN ACCORDO CON IL PD PER COLLE MA SOLO SE POI SI FA UN GOVERNO DI LARGHE INTESE”

«Un’amnistia? Non ne ho mai sentito parlare. Io, ormai, a questi patti non credo più. Il mio giudice a Berlino è la Corte di Cassazione».
L’idea del “salvacondotto”, di uno strumento — o meglio di uno stratagemma — per chiudere con un colpo di spugna i processi di Silvio Berlusconi, è stata spesso affiancata alla trattativa in corso per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e per la formazione del governo. Quella “carta segreta” che il centrodestra avrebbe tenuto nascosta fino ad ora per lanciarla sul tavolo del negoziato nel passaggio cruciale.
Un vero e proprio “scambio” per chiudere l’accordo: archiviare i guai giudiziari del Cavaliere e far partire la nuova legislatura in tutta la sua pienezza.
Ed è per questo che Repubblica ha voluto chiedere direttamente all’ex presidente del consiglio se davvero esiste un percorso di questo tipo.
Una soluzione che indigna l’intero centrosinistra e che il capo del centrodestra respinge.
Anche se ammette che una disponibilità  a votare un rappresentante del Pd, compreso Pierluigi Bersani, per il Colle non è venuta meno.
Ma ad una condizione: «Poi si deve fare insieme un governo di larghe intese».
In questi giorni, però, la possibilità  dell’amnistia è stata spesso associata all’intesa per il successore di Napolitano.
«Ma io è la prima volta che ne sento parlare. È un’ipotesi di cui non ho mai discusso con nessuno. E poi io in queste settimane ho solo incontrato Bersani tra gli uomini della sinistra. In quella riunione abbiamo ragionato su quel sta succedendo in questo Paese, sicuramente del Quirinale. E basta».
Ma se questa eventualità  si concretizzasse, lei accetterebbe?
«Guardi, l’amnistia è indigesta a tutti. La gente non sarebbe d’accordo. Sarebbe un modo per far arrabbiare ancora di più i cittadini».
Però un vantaggio lei lo avrebbe.
«Quale?».
I suoi guai giudiziari finirebbero in soffitta.
«Ma io non sono preoccupato dei miei processi. Anzi, non credo che certi magistrati potranno continuare con questo accanimento assurdo».
Accanimento? In che senso?
«Basti pensare a quel che stanno combinando a Milano sulla vicenda Ruby. Tutti i presunti concussi hanno negato di aver subito pressioni. Quella ragazza, poi, ha negato di aver avuto rapporti con me».
Per questo lei potrebbe cogliere l’occasione e archiviare tutto.
«All’amnistia non ci penso. Credo non ci pensi nessuno. Il problema oggi è un altro. È l’economia che è a pezzi. Di quella storia posso garantirle che non se ne è parlato. E poi dovrei anche rompere con la Lega. I leghisti sono fermamente contrari a qualsiasi tipo di amnistia, indulto etc. Tra l’altro, ormai io ho un certo allenamento nel sopportare questi processi. Se non dovessi incontrare tutti i week end Ghedini — dice sorridendo — non saprei più cosa fare».
Niente amnistia, dunque. Ma la stessa garanzia può prestarla in merito a qualsiasi altro strumento che si configuri come una sorta di salvacondotto?
«A questi accordi io non credo più. Ma come vuole che si possano fare questi accordi. Alla fine, per quanto mi riguarda, ci sono gli integerrimi giudici della Cassazione che mi hanno sempre assolto. Un giudice a Berlino l’ho sempre trovato. Anche se ho dovuto spendere un sacco di soldi per pagare le parcelle dei miei avvocati e soprattutto ho dovuto sopportare tanto fango contro di me. Come è successo con la causa sui diritti tv. Mi avevano condannato a quattro anni e mezzo e la Cassazione mi ha assolto ».
Tornando al Quirinale. Se il “salvacondotto” non è una condizione, l’accordo si può trovare comunque?
«La nostra posizione non cambia. Noi siamo disponibili a individuare un presidente della Repubblica che sia di garanzia per tutti e a contribuire alla nascita di un governo in grado di affrontare l’emergenza ».
Anche un capo dello Stato del Pd? In questi giorni si è fatto il nome dello stesso Bersani anche se il leader democratico si è tirato fuori dalla corsa.
«Noi siamo sicuramente pronti a discuterne, ma quando abbiamo parlato con il segretario — lo devo precisare — non è stato fatto alcun nome».
Nelle ultime ore sembra emergere una “rosa” con le candidature di Finocchiaro, Amato, Marini e Grasso. Lei chi preferirebbe?
«Ripeto: a noi non hanno ufficializzato alcun nome. Ci hanno detto che ci presenteranno una rosa, quando lo faranno allora decideremo. Al momento non sono in grado di dire altro. Dobbiamo aspettare che ci presentino queste opzioni».
Ma un’intesa su un presidente della Repubblica di centrosinistra deve comportare la nascita di un governo di larghe intese?
«Certo, questo è chiaro».
È una condizione ineliminabile?
«Se concordiamo una strada per il Quirinale, anche sull’altro lato dobbiamo trovare un raccordo in un esecutivo di larghe intese, con ministri scelti insieme. Altrimenti niente. Un governo ballerino, sostenuto da qualche gruppetto non avrebbe la forza di assumere i provvedimenti di cui il Paese ha bisogno per salvare l’economia e per trattare in Europa tutto quello che si deve modificare negli accordi dell’Ue. Perchè la situazione è drammatica e nessuno può far finta di niente. Se invece si va appresso ai grillini…».
Che succede?
«Povero Paese. Ma avete visto che fanno in Parlamento? Come faranno a lavorare le Camere? Tremendo».
Il Movimento 5Stelle però ha preso il 25% dei voti.
«E infatti è sconfortante. Hanno votato un ex comico senza conoscere nessuno di quelli che hanno portato in Parlamento».

Claudio Tito
(da “La Repubblica”)

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