Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
L’IMPRENDITORE ESCLUDE UN APPOGGIO AL SINDACO USCENTE… ENTRO DOMENICA SI DOVRANNO ANNUNCIARE POSSIBILI APPARENTAMENTI UFFICIALI
Diplomazie politiche al lavoro in vista del ballottaggio che tra meno di due settimane
deciderà il nuovo sindaco di Roma.
Si dovrà decidere tassativamente entro domenica 2 alle 14 per annunciare possibili apparentamenti ufficiali e consentire la stampa delle schede elettorali corrette.
L’obiettivo degli staff di Gianni Alemanno e Ignazio Marino è Alfio Marchini, l’ingegnere che con il suo 9,48% potrebbe esser determinante per le sorti del secondo turno elettorale.
Ma le prime parole di Alfio Marchini sono state una doccia fredda per il sindaco uscente: “Ho promesso discontinuità ai miei elettori, Alemanno è stato deludente”.
E ha aggiunto: “Oggettivamente mi semnbra difficile che il sindaco Alemanno possa dare discontinuità . Poi alla fantasia non metto limiti”.
Marchini ha aggiunto di battersi per una grande manutenzione della città .
E a tutto tondo: fra gli obiettivi prioritati ha indicato la cultura, la promozione del turimo nel mondo, la lotta senza quartiere all’abusivismo, dai cartelloni pubblicitari alle bancarelle al trasporto pubblico.
Ha poi parlato dello sviluppo dello sport, puntando su scuole e parrocche per farle diventare centri di eccellenza.
Fra gli altri temi affrontati da Marchini nel corso della conferenza stampa: blindare il fondo delle disabilità sociali, affinchè non venga colpito dai tagli economici.
Poi la sicurezza: l’imprenditore chiede di creare figure di riferimento, come il vigile di quartiere, e di lavorare molto sulla prevenzione del crimine.
Infine la lotta al degrado.
Venendo al tema elezioni e ballottaggio, Marchini ha affermato che per la giunta comunale non vuole assistere a balletti di sorta.
Mentre per il ritorno alle urne il 9 e 10 giugno, afferma che “bisogna arrivare al ballottaggio con una squadra di alto livello, pronta a goernare la città in caso di vittoria”.
E ha concluso lanciando una sfida ai due contendenti: “Apparentamento? Ora vediamo che risposte daranno alle mie proposte per Roma”.
Ora, se Marchini scegliesse di apparentarsi ufficialmente con Marino e quest’ultimo vincesse, la coalizione del futuro sindaco dovrebbe fare posto tra i suoi scranni agli “eletti” dell’imprenditore che sarebbero 4, Marchini incluso: rispetto all’ipotesi di una vittoria “in solitaria” del chirurgo, dunque, il Pd perderebbe 2 seggi (passando da 19 a 17), la lista Marino ne perderebbe 1 (passando da 5 a 4), il Centro Democratico resterebbe senza il suo unico posto in aula e Sel invece manterrebbe i suoi 4 seggi.
E invece, nell’ipotesi infatti che Marino vinca da solo, senza l’apparentamento ufficiale dell’imprenditore, la lista Marchini avrebbe un consigliere in meno, dunque 3 eletti.
Se invece Marchini facesse un’improvvisa giravolta e si apparentasse con Alemanno e quest’ultimo vincesse, la futura coalizione di maggioranza dell’attuale sindaco dovrebbe “cedere” 6 seggi agli “eletti” di Marchini, ipotesi ghiotta per l’imprenditore, ma, al momento esclusa.
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
A PATRIZIO BIANCONI, CONSIGLIERE PDL USCENTE AL COMUNE DI ROMA, NON BASTANO 3.621 PREFERENZE: E SI SFOGA CONTRO CARTE, VETRINE E MOBILI DEL SUO UFFICIO AL GRUPPO
Non tutti reagiscono con aplomb inglese davanti a certe notizie.
E’ il caso di Patrizio Bianconi, consigliere non rieletto del Pdl, detto “Mangiafuoco” oltre che per la sua statura e per la lunga barba nera, anche per il carattere fumantino, come è evidente da quest’ultimo episodio: urla, vetrine e suppellettili fatte a pezzi, carte gettate in terra, dopo aver appreso la brutta notizia.
L’elezione è sfumata perchè le preferenze si sono fermate a quota 3621.
Bottino ragguardevole, ma non sufficiente per uno scranno in Campidoglio.
E non si può dire che l’abbia presa sportivamente.
Il day after da sconfitta di Bianconi è andato in scena martedì sera, in una delle sale del gruppo Pdl in via delle Vergini, quando ormai i numeri definitivi dello spoglio avevano spento le speranze di molti consiglieri comunali di tornare in aula Giulio Cesare.
E nel chiuso del suo ufficio, che ancora oggi ha sulla porta un cartello con la scritta “inagibile”, si sarebbe scatenata l’ira del consigliere non rieletto, furibondo.
Vetri rotti, oggetti lanciati in terra, liti e accuse ai colleghi.
Un parapiglia che ha lasciato esterrefatte, e anche un po’ spaventate, le persone che hanno assistito alla scena e quelle che si trovavano nelle stanze adiacenti.
“A giudicare dai rumori e dalle urla – racconta chi passava di lì – sembrava stesse accadendo il finimondo”.
E oggi, a due giorni di distanza, la stanza è ancora chiusa per motivi di sicurezza.
Bianconi era già balzato all’onore delle cronache perchè qualche anno fa aveva teorizzato un singolare “patto con il sangue” tra elettori ed eletti: in quel caso, in cambio della rimozione di alcuni cassonetti, Bianconi richiedeva come garanzia a un cittadino romano la promessa del voto.
Liborio Conca
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO LA BATOSTA ELETTORALE, LEGA NELLA BUFERA: “VUOLE FARE TUTTO, I COMIZI E TANTO ALTRO”… “MEGLIO SALVINI DI TOSI”
Lega Nord nel caos dopo la dèbà¢cle al primo turno della amministrative. 
Il nervosismo è tanto e Umberto Bossi rompe la tregua con il segretario.
“Roberto Maroni vuole fare tutto, vuole fare i comizi e tanto altro. Deve fare un passo indietro”, attacca il Senatur uscendo dalla Camera.
“Abbiamo dato l’immagine di una Lega divisa. Quando c’ero io si era tutti uniti”.
Ma cosa deve fare Maroni? “Non deve espellere più nessuno”, risponde Bossi.
E a chi chiede se si è sentito mai tradito, risponde: “Sì, io sono stato tradito dalla Lega”. E da Maroni? “Meno che dalla Lega…”.
Ma non è solo questione di numeri: per la Lega si profila soprattutto una crisi di identità .
A leggere le analisi formulate in ordine sparso da vari dirigenti, pare emergere proprio questo timore, benchè una discussione collegiale sia in programma soltanto al consiglio federale di venerdì 31 maggio.
Dalle urne è uscita una Lega che vorrebbe nascondere elmo e cornamuse, ma che anche in giacca e cravatta non riesce a decollare.
E questo genera preoccupazione, anche se Maroni assicura i militanti che la Lega non morirà mai.
Flavio Tosi, sindaco di Verona, segretario veneto e vice di Maroni, è il leghista additato come il dirigente con le maggiori ambizioni ‘oltre’ la Lega.
Intervistato dalla Stampa, Tosi ha sostenuto che il risultato delle comunali “è un disastro”, ha aggiunto che la strada è ormai quella delle liste civiche (su cui si mostra freddo il sindaco di Varese, Attilio Fontana) e ha usato poca diplomazia: “Siamo andati avanti anni a parlare di federalismo, riforme, cambiamento e abbiamo portato a casa un’ostrega”.
L’altro vice di Maroni, il lombardo Matteo Salvini, si è rivolto ai militanti con un video chiedendo di crederci e assumendosi le sue responsabiità : “Non faccio come Beppe Grillo, che dice che è colpa di chi vota. La colpa è evidentemente nostra, che non ci spieghiamo abbastanza bene. Chiediamoci dove abbiamo sbagliato”.
E Bossi chiosa anche stavolta senza mezzi termini: fra Tosi e Salvini “preferisco Salvini”.
Il governatore Luca Zaia, altra anima della galassia leghista veneta, sul tema dell’identità è andato oltre.
In un’intervista al Gazzettino ha osservato che “siamo al big bang nella storia del Nord: il leghismo non è più una questione di partito, da destra a sinistra i veneti riconoscono che la questione del nord è cogente”.
Come dire che se la Lega è in crisi, ma le istanze leghiste no.
Ed è su questo che l’ex deputata espulsa Paola Goisis ha aperto una polemica, sostenendo che “gli elettori si stanno volatilizzando”da quando Tosi guida il partito. Polemica che Tosi stesso ha chiuso rinfacciandole che alle sfortunate elezioni di un anno fa c’erano i “suoi amici del cerchio magico” e non lui.
A dare qualche suggerimento, su Radio Padania, ci ha provato l’ex ministro Roberto Castelli, affermando che bisogna “fare sintesi fra l’anima dura e pura e il futuro” ma “non sparare addosso alle liste civiche”, utili per uscire da uno zoccolo duro che non supera ormai “il milione, milione e trecentomila voti”.
Impressioni, giudizi, preoccupazioni a cui si aggiunge la contemporanea pubblicazione su alcuni quotidiani di stralci di verbali dell’ex tesoriere Francesco Belsito, convinto che i dirigenti della Lega sapessero in anticipo delle perquisizioni di un anno fa.
Si attendono adesso le mosse di Maroni, che ha scelto Twitter per minimizzare: “Leggo sui giornali l’eccitazione di molti nel dare la Lega ormai morta – ha scritto il governatore della Lombardia – Da vent’anni è così, porta bene, la Lega sopravvive a tutte le gufate”.
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
IL VICE PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA FONDA “L’ITALIA MIGLIORE”, PROGETTO APERTO AI GRILLINI DISSIDENTI
Epurato dal Movimento 5 stelle con l’accusa di aver trattenuto per sè le indennità di parlamentare, il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana, Antonio Venturino, fonda un suo partito che battezza “L’Italia migliore” e che offre come approdo ai colleghi che in questi quasi quattro mesi di governo degli altri, “non hanno avuto la possibilità di esercitare liberamente il proprio mandato parlamentare e che mi risulta ancora oggi, danno segnali di quel malpancismo che all’interno dell’Italia migliore, potrebbe trovare una giusta soluzione”.
Venturino sostiene di volere così “raccogliere il meglio dell’esperienza del movimento 5 stelle, applicarne principi di moralizzazione della politica, di taglio ai costi della casta, di abolizione dei privilegi e di trasparenza della cosa pubblica, di attuazione di programmi atti al miglioramento della nostra società , ma con l’aggiunta di una maggiore dialettica, democrazia e tradizionale buon senso”.
“L’Italia migliore”, afferma Venturino, è “un nuovo soggetto politico che riesca ad aggregare persone ed idee che in questo momento hanno visto svanire la possibilità di quel cambiamento che avevano portato il movimento al successo del 25 febbraio. Un progetto di concretezza, di proposte non più di sola protesta che nell’Italia migliore può trovare la sua naturale espressione. Un progetto aperto ad accogliere l’esprienza di chi oggi vive con un certo disagio il fenomeno 5 Stelle”.
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
OTTINGER: “GLI ITALIANI? SONO COME BULGARI E ROMENI”
Si respirava da qualche settimana quasi un’aria di tregua, nella guerriglia verbale contro
l’Italia instabile e poco virtuosa, fino a quando non si è fatto sentire il commissario europeo all’Energia, Gà¼nther à–ttinger.
Qualcuno potrebbe dire che ci si poteva aspettare qualcosa di simile da un uomo che ha proposto il mese scorso di tenere a mezz’asta, a Bruxelles, le bandiere dei Paesi dell’Ue indebitati.
L’ex governatore cristiano-democratico del Baden Wà¼rttemberg non è nuovo a esternazioni come quella con cui ha lamentato la «difficile governabilità » di alcuni scomodi iscritti al club europeo.
Ha chiamato in causa l’Italia, appunto, la Bulgaria e la Romania. Si è detto «preoccupato».
Alle reazioni negative si è aggiunta anche quella del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz,che ha invitato à–ttinger ad evitare inutili lezioni.
Naturalmente, come accade in questi casi, le frasi riportate dalla Bild sarebbero state «fuori contesto».
Un portavoce ha precisato il senso del ragionamento: «Se non c’è nessuna stabile maggioranza è più difficile affrontare le questioni del deficit e del debito».
Sarà , ma non va dimenticato che appena il mese scorso, mentre il presidente Josè Manuel Barroso sottolineava i limiti delle politiche di austerità , il commissario tedesco ribadiva che per l’Europa non c’era altra scelta che risparmiare.
E ieri è tornato alla carica.
Le frasi sull’Italia non sono piaciute anche perchè la pazienza è stata messa a dura prova da innumerevoli punzecchiature.
«Non sentirete mai espressioni del genere sull’Italia dal governo tedesco», ha commentato il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert.
Prendiamola come una promessa, anche se è vero che dalla visita di fine aprile del presidente del Consiglio Enrico Letta, all’indomani dell’insediamento, le inquietudini per il prolungarsi della crisi italiana si sono dissipate.
Sembrano passati secoli, dopo la fase caratterizzata dal sostegno alle riforme intraprese dal governo Monti, da quando il ministro degli Esteri Guido Westerwelle avvertiva che la Germania non voleva essere il caprio espiatorio di una campagna elettorale populista.
Questo non vuol dire che tutti i problemi siano risolti. Anzi.
L’Italia è sempre sotto osservazione.
«È decisivo proseguire con il corso di risanamento», ha avvertito il ministro delle Finanze Wolfgang Schà¤uble
Il confronto italo-tedesco sta tornando a misurarsi sui contenuti.
Ma gli irriducibili sono sempre vigili, come ha dimostrato il caso à–ttinger.
Un grosso contributo alla loro attività è venuto dai dirigenti del nuovo partito anti-euro Alternativa per la Germania.
Il suo leader, Bernd Lucke, ha ipotizzato una unione di valute di dimensioni più piccole del quale potrebbe far parte l’Italia. Grossa sfiducia è stata espressa in varie occasioni dal capogruppo liberale Rainer Brà¼derle. Il ministro delle Finanze bavarese, Markus Sà¶der, e il segretario generale della Csu, Alexander Dobrindt, furono redarguiti pubblicamente dalla cancelliera per le loro parole incendiarie.
Quest’ultimo avvertì Monti l’estate scorsa che i tedeschi non sarebbero stati disposti ad «annullare la democrazia per finanziare il debito italiano».
Nella lista va inserito anche il candidato cancelliere socialdemocratico Peer Steinbrà¼ck, «inorridito» per l’elezioni di due «clown», Silvio Berlusconi e Beppe Grillo.
Il presidente Giorgio Napolitano, che annullò immediatamente il suo incontro con lo sfidante di Angela Merkel, disse poi che l’Italia «rispetta la Germania ed esige rispetto».
Una frase che rimane valida.
Paolo Lepri
(da “il Corriere della Sera“)
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
“SE SENTI LE SIRENE SCAPPA, SONO QUELLI DELLA NEURO CHE VENGONO A PRENDERTI”…”TUTTE LE PERSONE DI CUI HAI PARLATO SONO MIGLIORI DI TE, VERGOGNATI”…”SEI SOLO UN VECCHIO ARRICCHITO, SCENDI DAL PIEDISTALLO”…”STAI DANNEGGIANDO IL MOVIMENTO, ORA HAI ROTTO I COGLIONI”
Centinaia di commenti al post del leader attaccano le parole su Rodotà .
Tra inviti al ritiro e epiteti espliciti.
E analisi politiche: “Dovevi fare quello che sta facendo Berlusconi, rigirarti il Pd come più ti aggradava. E invece ora siamo marginali”
“Vabbè, allora ditelo. Prima si sfanculizza la Gabanelli, ora si dà dell’ottuagenario miracolato dalla rete a Stefano Rodotà . Se il progetto è il suicidio politico, basta che Grillo lo annunci chiaramente”.
I militanti non sembrano aver apprezzato le parole che Beppe Grillo (“ottuagenario miracolato dalla rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi”) ha dedicato a Stefano Rodotà , in precedenza considerato “il miglior presidente della Repubblica”.
Il militante che si firma terzo nick posta un commento tra i più votati. “Non mi posso permettere di perdere tempo dietro idiozie legate a superficialità politiche e “sfanculizzazioni” dall’alto di stati soggettivi di benessere economico. Di leader con deliri di onnipotenza, ne abbiamo già avuti. Ora si esagera”, scrive.
Per Nicolas W., che scrive da Londra il commento più votato, il post di Grillo, nella sua prima parte, è “imbarazzante. Si conferma il modus operandi di Beppe: se mi dai ragione sei un genio, se mi dai torto sei un corrotto, un vecchio rincoglionito”.
Enrico B. Si rivolge direttamente al comico genovese: “Tutte le persone di cui hai parlato nel post sono di gran lunga migliori di te. Rifletti, vergognati e ritirati”.
Anche Enrico B. Si rivolge a Grillo. E la mette invece sul piano sanitario: “Attento se senti le sirene scappa. Sono quelli della neuro che arrivano”.
A Elisa va la palma del terzo post più votato. “Beppe hai la mia stima, la mia graditutine e anche il mio voto però ora hai sinceramente rotto i coglioni”.
L’analisi di Federico affronta il nodo della strategia politica: “Scusa ma per caso con ‘ottuagenario miracolato dalla rete’ ti stai riferendo a Rodotà ?”, chiede a Grillo.
“Per favore – aggiunge – Beppe specifica bene, non vorrei che qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che sei completamente impazzito. Hai visto quello che sta facendo Berlusconi? Quello che dovevi fare tu: ha preso per le palle il pd e se lo rigira come cavolo vuole, e il M5s adesso è fermo in un cantuccio a frignare che nessuno li ascolta. Sbraita quanto vuoi, la realtà è che hai fatto più danni tu al movimento in tre mesi che Pd e Pdl in 10 anni. Continua così, Berlusconi ringrazia”.
Il militante che si firma Stefano R. dcrive parole che Grillo preferirebbe non leggere. “Vergognati sei un vecchio patetico. Hai perso. E abbiamo perso noi. Adesso Rodotà è un vecchio scemo? prima la Gabanelli, adesso Rodotà … Non ti viene in mente che magari il cretino sei tu? fai un pò di autocritica e scendi dal piedistallo! Sei solo un vecchio arricchito e stai facendo più male che bene al movimento”.
(da “La Repubblica“)
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
ENNESIMO SERVIZIETTO DEL GUITTO A BERLUSCONI: ATTACCHI A BERSANI, VENDOLA, RENZI, VETRONI E CIVATI:.. APICELLA STA PREPARANDO “MENO MALE CHE BEPPE C’E'”, IL NUOVO INNO DEL PDL
Attacco di Beppe Grillo ai «maestrini dalla penna rossa» che dopo le comunali hanno osato
criticare il M5S.
Dito puntato anche contro Stefano Rodotà , cui Grillo allude come a «un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo di rifondare la sinistra».
Che non sia lo stesso Rodotà di cui ad aprile Grillo parlava in questi termini? Rileggiamo: “Rodotà sarebbe un Presidente che garantirebbe tutti gli italiani, di destra e di sinistra”
Grillo è andato in crisi isterica nei confronti di Rodotà dopo l’intervista apparsa oggi di Alessandro Trocino sul Corriere della Sera in cui l’ex garante della privacy invitava Grillo ad assumersi le responsabilità della sconfitta elettorale.
Guai a criticare il dittatore di Sant’Ilario, attore-vate per conto terzi dei Cinquestelle
Ma Grillo ne ha per tutti (ovviamente solo se del Pd)
Dopo aver insultato Rodotà (come a dire che aver vinto le «quirinarie» ed essere stati il candidato M5S al Colle non dà diritto a criticare il Movimento, e il suo leader) ha rivolto strali ai «maestrini dalla penna rossa», sempre senza fare i nomi ma attraverso allusioni e soprannomi, cioè a Nichi Vendola, Pier Luigi Bersani, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro e anche Matteo Renzi e Pippo Civati.
Vediamo in quali termini: «È tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla nè di Ilva, nè degli inceneritori concessi alla Marcecaglia», scrive Beppe Grillo con allusione a Nichi Vendola.
«C’è poi lo smacchiatore di Bettola – aggiunge, parlando di Bersani – in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle Larghe Intese è del M5S quando il pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà . Belin, questo ha perso più battaglie del general Cadorna a Caporetto e ci viene venduto da Floris come Wellington a Trafalgar». I
l leader del Movimento 5 Stelle ne ha anche per Matteo Renzi: «Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di sè stesso. Vende in giro un sindaco mai usato, come nuovo».
E ancora: «Persino Topo Gigio Veltroni è stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte.
E poi c’è la claque, quella cattiva e quella buona, quella che attacca a testa bassa, la cui esponente è la Finocchiaro che vuole fuorilegge il M5S, accampata in Parlamento da 8 legislature, e quella buona, alla Pippo Civati, che ha votato Napolitano, non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”.
Che Grillo sia nervoso è normale, rischia di veder diminuiti i contatti del suo blog e deve spararla ogni giorno più grosse se vuol garantirsi gli utili.
E poi come si permette Rodotà di cercare una spiegazione al dimezzamento di consensi dei Cinquestelle, quando una profonda analisi del voto l’ha già fatta Grillo: “Non è vero che abbiamo perso voti. Abbiamo preso più voti in queste elezioni amministrative rispetto a quelle in cui non ci eravamo presentati”.
Chiaro, no?
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
“SBAGLIA, DARE COLPA AGLI ELETTORI NON E’ UNA SPIEGAZIONE”
«Non voglio dire che lo prevedevo. Ma non sono affatto sorpreso».
Stefano Rodotà è uno dei personaggi politici più amati dal Movimento 5 Stelle, che lo avrebbe voluto al Quirinale.
Ora analizza, senza fare sconti, un risultato che è andato ben al di sotto delle aspettative.
Perchè non è sorpreso?
«Per due ragioni. La prima è politica: hanno inciso sul voto i conflitti, le difficoltà e le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 Stelle non sarebbe stata indolore. E così è stato».
Il passaggio dalla rete al Palazzo, per intenderci
«Faccio una battuta: quando si lavora in Parlamento, non è che di fronte a un emendamento in commissione vado a consultare la rete. Serve un cambiamento di passo».
Che non c’è stato.
«La rete da sola non basta. Non è mai bastata. Guardiamo l’ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour. Ma ha ricevuto anche un’attenzione continua dalla televisione. Se si vuole sostenere che c’è una discontinuità radicale con il passato non è così: anche per Obama è stato lo stesso. Si parte dalla rete, ma poi si va oltre».
Il problema è che forse non sono andati abbastanza oltre.
«Non hanno capito che la rete non funziona nello stesso modo in una realtà locale o su scala nazionale. Puoi lanciare un attacco frontale, ma funziona solo se parli al Paese. In queste elezioni hanno perso i due grandi comunicatori: Grillo e Berlusconi».
Alle Amministrative, poi, contano molto i candidati.
«Sono stato molto colpito dalle dichiarazioni avventate del candidato 5 Stelle di Roma: si è lamentato perchè i media non gli avevano dedicato abbastanza attenzione. Ma come? Non era stata teorizzata l’insignificanza dei vecchi media?».
Forse a qualcosa servono ancora.
«Come serve l’insediamento a livello locale. Il candidato sconosciuto della rete si trova in difficoltà rispetto a chi ha una forte presenza territoriale. Non è un caso che il partito che ha tenuto di più in queste elezioni sia stato il Pd, nonostante la forte perdita di voti».
Per Grillo è colpa degli elettori.
«L’ho sentita troppe volte questa frase. Elettori immaturi, che non capiscono. Si dice quando si vuole sfuggire a un’analisi. Ma erano gli stessi elettori che li hanno votati alle Politiche. È una reazione emotiva, una spiegazione che non spiega nulla».
Per i 5 Stelle non sono «padri» un po’ ingombranti Grillo e Casaleggio?
«Non voglio fare quello con la matita rossa. Però, certo, non bastano più le loro indicazioni. Un movimento nato dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete elaborare strategie».
È proprio quello che ha detto il capogruppo Vito Crimi.
«Le istituzioni fanno brutti scherzi. Penso alle parole di Grillo che contestava l’articolo della Costituzione secondo il quale il parlamentare deve operare senza vincolo di mandato. Ecco, io credo che tutti i parlamentari dovrebbero avere la libertà di esercitare il proprio mandato, anche se non in una logica individualista. Non si può delegare tutto. I parlamentari a 5 Stelle devono avere la libertà di lavorare. In alcuni casi lo stanno già facendo e ho sentito anche interventi di qualità ».
Il risultato deludente non è stato causato anche da un eccesso di chiusura e dalla mancanza di interlocuzione con il Pd?
«Posso anche stabilire la linea del “tutti a casa” e “no a tutti”, ma poi devo valutare le conseguenze. Si deve avere la capacità di confrontarsi con gli altri in Parlamento. Altrimenti si rischia di alimentare una nuova conventio ad escludendum . E probabilmente c’è anche un problema di inesperienza».
La «verginità » politica è nel dna dei 5 Stelle.
«Non ho mai creduto al valore dell’inesperienza, che rivendicano come verginità dalle compromissioni. Io ci misi molti mesi a imparare. Il Parlamento richiede competenza. So che stanno cercando di rimediare con bravi consulenti».
E ora?
«Ora Grillo e Casaleggio devono rendersi conto che siamo entrati in una fase nuova e che quello che ha determinato il successo non è un ingrediente che può essere replicato all’infinito. Per esempio: alle Europee cosa faranno? Una campagna fortemente antieuropeista, come Berlusconi? Sarebbe un rischio enorme. Cresce enormemente la responsabilità della sinistra».
Che non sta messa bene.
«Capisco il sollievo del Pd per il voto, ma ci sono problemi che non si cancellano con un’interpretazione consolatoria. Il Pd è un pezzo fondamentale della sinistra, ma non è tutta la sinistra. E deve guardare anche alla società . Il referendum di Bologna, per esempio: c’era una maggioranza schiacciante, sulla carta, per il finanziamento alle scuole private. E invece questa maggioranza è stata spazzata via».
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)
Ps. Nella foto che accompagna il post abbiamo voluto ricordare cosa pensava appena nove mesi fa Rodotà di Grillo….
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Maggio 30th, 2013 Riccardo Fucile
INSULTI E FISCHI CONTRO L’EX PREMIER NELLO STORICO ISTITUTO DELLA SINISTRA ROMANA
Tempi grami! Anche gli dèi della sinistra devono stare attenti a mettere piede al liceo
Tasso: non si guarda più in faccia a nessuno.
E così ieri, proprio mentre si disponeva a tenere una conferenza su «Medio oriente e Africa mediterranea», l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema si è preso fischi, insulti e l’affronto di uno striscione – «Questa scuola non è una passerella».
Dopo di che non è successo niente, i «contestatori» erano quattro di numero e di fronte all’impassibilità dell’oratore hanno subito battuto in ritirata, limitandosi a distribuire un volantino nel quale ci si lagnava del fatto che «nel corso di quest’anno il Tasso ha visto diverse conferenze di politici dell’area Pd, presentati come autorità , il cui parere è assolutamente oggettivo e incontestabile. Sorge spontaneo il dubbio che queste iniziative siano un modo di fare propaganda politica di nascosto nella scuola».
Il prestigioso liceo classico si trova a Roma, in Via Sicilia ed è attiguo ad un altro altrettanto prestigioso liceo (scientifico), «Augusto Righi».
Ma mentre il classico è da sempre una roccaforte della sinistra, il Righi aveva la fama di essere di destra.
Mentre allo scientifico andava l’alunno Gianni Alemanno, al classico c’erano Walter Veltroni, Paolo Gentiloni, i Reichlin (Pietro e Lucrezia), Giuseppe Laterza, Ignazio Marino.
«A D’Alema ha detto ancora bene – commenta Pietro Reichlin, ordinario di economia alla Luiss – ai tempi miei era difficile entrare a scuola e parlare per chiunque fosse investito di una qualche carica e fosse un po’ più a destra di Lotta continua».
«Questo si poteva capire allora, però, quando il conflitto politico era esasperato – dice l’ex allievo Gentiloni – ma oggi, francamente, che senso ha respingere una personalità di alto prestigio e di grande competenza?».
Raffaello Masci
(da “La Stampa”)
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