NON E’ STATO RIELETTO IN COMUNE E PER LA RABBIA DISTRUGGE L’UFFICIO
A PATRIZIO BIANCONI, CONSIGLIERE PDL USCENTE AL COMUNE DI ROMA, NON BASTANO 3.621 PREFERENZE: E SI SFOGA CONTRO CARTE, VETRINE E MOBILI DEL SUO UFFICIO AL GRUPPO
Non tutti reagiscono con aplomb inglese davanti a certe notizie.
E’ il caso di Patrizio Bianconi, consigliere non rieletto del Pdl, detto “Mangiafuoco” oltre che per la sua statura e per la lunga barba nera, anche per il carattere fumantino, come è evidente da quest’ultimo episodio: urla, vetrine e suppellettili fatte a pezzi, carte gettate in terra, dopo aver appreso la brutta notizia.
L’elezione è sfumata perchè le preferenze si sono fermate a quota 3621.
Bottino ragguardevole, ma non sufficiente per uno scranno in Campidoglio.
E non si può dire che l’abbia presa sportivamente.
Il day after da sconfitta di Bianconi è andato in scena martedì sera, in una delle sale del gruppo Pdl in via delle Vergini, quando ormai i numeri definitivi dello spoglio avevano spento le speranze di molti consiglieri comunali di tornare in aula Giulio Cesare.
E nel chiuso del suo ufficio, che ancora oggi ha sulla porta un cartello con la scritta “inagibile”, si sarebbe scatenata l’ira del consigliere non rieletto, furibondo.
Vetri rotti, oggetti lanciati in terra, liti e accuse ai colleghi.
Un parapiglia che ha lasciato esterrefatte, e anche un po’ spaventate, le persone che hanno assistito alla scena e quelle che si trovavano nelle stanze adiacenti.
“A giudicare dai rumori e dalle urla – racconta chi passava di lì – sembrava stesse accadendo il finimondo”.
E oggi, a due giorni di distanza, la stanza è ancora chiusa per motivi di sicurezza.
Bianconi era già balzato all’onore delle cronache perchè qualche anno fa aveva teorizzato un singolare “patto con il sangue” tra elettori ed eletti: in quel caso, in cambio della rimozione di alcuni cassonetti, Bianconi richiedeva come garanzia a un cittadino romano la promessa del voto.
Liborio Conca
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