Destra di Popolo.net

UN QUARANTENNE SU QUATTRO VIVE CON LA PAGHETTA DEI GENITORI

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

L’ANALISI DI COLDIRETTI/SWG: IL 32% DEI GIOVANI FAREBBE LO SPAZZINO

Più di un quarantenne su quattro si mantiene grazie alla `paghetta’ dei genitori che aiutano finanziariamente i figlioli fino ad età  avanzata.
È quanto emerge dall’ analisi Coldiretti/Swg su «I giovani e la crisi», presentata all’Assemblea di Giovani Impresa Coldiretti in vista della presentazione del piano giovani del Governo, dalla quale si evidenzia che il 28 per cento dei giovani tra i 35 ed i 40 anni sopravvive con i soldi di mamma e papà , così come anche il 43 per cento di quelli tra 25 e 34 anni e l’89 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni.
Da segnalare che – sottolinea Coldiretti – l’aiuto economico dei genitori continua anche per più di un giovane occupato su quattro (27 per cento) che non è comunque in grado di rinunciare al supporto finanziario dai familiari.
«La famiglia è diventata una rete di protezione sociale determinante che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno», ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.
A conferma di ciò – aggiunge Coldiretti – il 51 per cento dei giovani vive con i propri genitori e, di questo, solo il 13 per cento per scelta, mentre il 38 perchè non può permettersi un alloggio proprio. In particolare abita con mamma e papà  addirittura il 26 per cento dei giovani tra 35 e 40 anni, il 48 per cento di quelli di quelli tra 25 e 34 anni e l’89 per cento dei giovani con età  tra i 18 e i 24 anni.
La situazione è profondamente diversa per i giovani agricoltori – precisa Coldiretti – che nel 32 per cento dei casi vivono con i genitori perchè non possono permettersi un alloggio alternativo, ma nel 31 per cento dei casi lo fanno per scelta.
Un atteggiamento che conferma i forti legami famigliari che caratterizzano l’impresa agricola dove è particolarmente solido il rapporto intergenerazionale.
In ogni caso il 61 per cento dei giovani pensa che in futuro la sua situazione economica sarà  peggiore di quella dei propri genitori, il 17 per cento uguale e solo il 14 per cento migliore, mentre il 9 per cento non risponde.
Il 32 per cento dei giovani pur di lavorare farebbe lo spazzino, ma la percentuale sale addirittura al 49 per cento per quelli in cerca di lavoro, mentre scende al 19 per cento per gli studenti.
È quanto emerge dall’ analisi. Il 34 per cento dei giovani – aggiunge la ricerca – accetterebbe un posto da pony express e il 31 da operatore di call center.
Anche in questo caso per i disoccupati la percentuale sale al 49 per cento per il posto da pony express e al 39 da operatore di call center.
Oltre 4 giovani disoccupati su 10 (43 per cento) sarebbero peraltro disposti, pur di lavorare, ad accettare un compenso di 500 euro al mese a parità  di orario di lavoro, mentre il 39 per cento sarebbe disposto ad un maggiore orario di lavoro a parità  di stipendio.
«L’analisi evidenzia un forte spirito di sacrificio delle giovani generazioni che li porta addirittura a rinunciare a diritti del lavoro fondamentali», ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che «questo non può essere consentito in un Paese civile come l’Italia».
Le prospettive negative sul futuro fanno sì che la situazione non cambi di molto tra gli studenti che nel 39 per cento sono disponibili ad accettare uno stipendio ridotto a 500 euro al mese e nel 35 per cento a lavorare più a lungo a parità  di compenso.
La situazione è profondamente diversa per i giovani occupati che solo nel 7 per cento dei casi sono disponibili ad accettare lo stipendio ribassato, mentre nel 23 per cento dei casi sono pronti a lavorare più a lungo.
Vista la nera realtà  occupazionale – conclude Coldiretti – il 51% dei giovani sotto i 40 anni è pronto ad espatriare per trovare lavoro mentre il 64 per cento è disponibile a cambiare città .
Questo perchè il 73 per cento dei giovani ritiene che l’Italia non possa offrire un futuro.
I risultati si invertono tra i giovani agricoltori che per il 45 per cento pensano invece che l’Italia possa offrire un futuro.

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NEL PD SCATTA L’ALLARME TESSERAMENTO: “I NOSTRI DISASTRI FANNO CALARE GLI ISCRITTI”

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

IN MOLTE CITTA’ IL TESSERAMENTO E’ FERMO, MOLTI CIRCOLI AUTOSOSPESI

A Funo di Argelato, circolo bolognese del Pd, il responsabile organizzativo si sfoga: «Chiederei ai “101” cervelloni del Pd di spiegarmi come convincere la gente a tesserarsi ora!».
Colpa dei 101 “franchi tiratori” che hanno impallinato Prodi nella corsa al Colle, ma anche dell’alleanza di governo con Berlusconi, se nel partito è allarme tesseramento. Carlo Galli, politologo e parlamentare – iscritto nello stesso circolo dove giacciono non ritirate le tessere del Professore e della moglie Flavia Franzoni – parla di un “rischio emorragia” di militanti.
A Bologna e dintorni di fatto il tesseramento è fermo. È cominciato tardi, è vero, dopo le elezioni di febbraio, ma la strada è tutta in salita. E se le difficoltà  si sentono nella “rossa” Emilia, figurarsi nel resto d’Italia.
Ovviamente al Nazareno, la sede nazionale dei Democratici a Roma, invitano a non enfatizzare il calo.
Nico Stumpo, responsabile dell’organizzazione quando Bersani era segretario, qualche giorno fa ragionava: «Se c’è la disaffezione per la politica, perchè non dovrebbe riguardare anche i Democratici? Mica il nostro partito è un ente astratto».
Giustificazioni generali a parte, dei 550 mila tesserati del 2012, bisognerà  vedere quanti saranno pronti a tesserarsi di nuovo. In Lombardia, Maurizio Martina segretario regionale riunirà  la settimana prossima tesoriere e segretari provinciali: «Le difficoltà  ci sono, inutile negarle, però le assemblee sono partecipate. Ci sono circoli, come quello nel lodigiano, che si sono autosospesi, ma poi sono tornati. Alla Barona a Milano, l’altra sera, c’è stato un dibattito molto vivace».
Nel 2012 gli iscritti democratici lombardi erano circa 43 mila.
A Bologna il tesoriere del Pd Fausto Melotti ha ammesso che non sarà  facile raggiungere i 23 mila tesserati a fine anno.
Vivacità  è sinonimo di contestazione. Oltre a OccupyPd, il movimento di occupazione delle sedi del partito nato nei giorni bui del voto per il Quirinale, nei circoli è resa dei conti. Giuseppe Lupo, segretario del Pd siciliano, sostiene però che dopo la caduta si va alla riscossa.
«C’è mobilitazione, discussioni anche accesissime». E il tesseramento? «Neppure l’abbiamo cominciato, le tessere del 2013 l’abbiamo avute 15 giorni fa».
Alla vigilia di un congresso (il Pd lo terrà  in autunno), i partiti in realtà  hanno impennate di tessere che rafforzano i vari capibastone.
È quanto denuncia il movimento Occupy torinese: «Abbiamo ricevuto preoccupanti segnalazioni di un incremento repentino, quanto ingiustificato in questo periodo, di “pacchetti” di tessere recapitati dal centro verso la periferia».
I “ribelli” del Pd sospettano tessere clientelari, passando a Torino e provincia da 8.900 a 12 mila iscritti.
Altrove però è tutt’altra aria. E le ferite tra i militanti democratici non si rimarginano. Il comitato milanese per Matteo Renzi lancia un appello e una raccolta di firme online per scusarsi con il Professore: «Scriviamogli: presidente Prodi, io ti chiedo scusa e ti chiedo di restare».
Sul suo blog sull’Huffington Post, Aldo Civico ricostruisce la sua conversazione con Prodi.
Al Professore ha chiesto se fosse solo gossip l’addio al partito. «Un gossip fondato», ha risposto l’ex premier.
Stefano Bonaccini, il segretario democratico dell’Emilia, si sta spendendo per evitare uscite: «Si sente che si fa più fatica, comunque il tesseramento è partito in ritardo e per ora siamo a metà ».
Domani convocherà  una riunione ad hoc, come Enzo Amendola il segretario campano. Cecilia Alessandrini, segretaria della sezione di Prodi, racconta che il 10% non si è ancora presentato a rinnovare.
Durante il caos Quirinale, lasciò un post-it in sezione per i militanti indignati: «Scusate, avete ragione».

Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)

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CEMENTO, ABUSI E CONDONI: LE TENTAZIONI DEL GOVERNO

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

UN GOVERNO CON MOLTI KILLER DELL’AMBIENTE NEI POSTI CHE CONTANO

La demeritocrazia incalza e, col favore delle “larghe intese”, occupa il Palazzo, e già  il Pdl torna a intonare la litania dei condoni.
Qualche curriculum: Giancarlo Galan ha presieduto la regione Veneto negli anni (1995-2010) che l’hanno issata in cima alle classifiche per la cementificazione del territorio, 11% a fronte di una media europea del 2,8 %; da ministro dei Beni culturali, ha chiamato come consigliere per le biblioteche Marino Massimo De Caro, che col suo consenso è diventato direttore della biblioteca dei Girolamini a Napoli, dove ha rubato migliaia di libri (è stato condannato a sette anni di galera per furto e peculato).
Per tali benemerenze, Galan oggi presiede la Commissione Cultura della Camera.
Maurizio Lupi ha presentato nel 2006 un disegno di legge che annienta ogni pianificazione territoriale in favore di una concezione meramente edificatoria dei suoli, senza rispetto nè per la loro vocazione agricola nè per la tutela dell’ambiente.
Ergo, oggi è ministro alle Infrastrutture e responsabile delle “grandi opere” pubbliche.
La commissione Agricoltura del Senato è naturalmente presieduta da Roberto Formigoni, ricco di virtù private e pubbliche, fra cui spicca la presidenza della Regione Lombardia negli anni (1995-2012), in cui è diventata la regione più cementificata d’Italia (14%) battendo persino il Veneto di Galan.
Flavio Zanonato, in qualità  di sindaco di Padova, ha propugnato la costruzione di un auditorium e due torri abitative a poca distanza dalla Cappella degli Scrovegni, mettendo a rischio i preziosissimi affreschi di Giotto: dunque è ministro per lo Sviluppo economico, che di Giotto, si sa, può fare a meno.
Vincenzo De Luca come sindaco di Salerno ha voluto il cosiddetto Crescent o “Colosseo di Salerno”, 100 mila metri cubi di edilizia privata in area demaniale che cancellano la spiaggia e i platani secolari: come negargli il posto di viceministro alle Infrastrutture?
Marco Flavio Cirillo, che a Basiglio (di cui è stato sindaco), presso Milano, ha pilotato operazioni immobiliari di obbedienza berlusconiana, disseminando nuova edilizia residenziale in un’area dove il 10% delle case sono vuote, ascende alla poltrona di sottosegretario dell’Ambiente.
E quale era mai il dicastero adatto a Nunzia Di Girolamo, firmataria di proposte di legge contro la demolizione degli edifici abusivi in Campania, per l’incremento volumetrico mascherato da riqualificazione energetica e per la repressione delle “liti temerarie” delle associazioni ambientaliste? Ma il ministero dell’Agricoltura, è ovvio.
Che cosa dobbiamo aspettarci da un parterre de rois di tal fatta?
Primo segnale, l’onorevole De Siano (Pdl) ha presentato un disegno di legge per riaprire i termini del famigerato condono edilizio “tombale” del 2003, estendendoli al 2013, con plauso del condonatore doc, Nitto Palma, neopresidente della commissione Giustizia del Senato, e con la scusa impudica di destinare gli introiti alle vittime del terremoto.
Se il governo Letta manterrà  la rotta del governo “tecnico” che gli ha aperto la strada col rodaggio delle “larghe intese”, si preannunciano intanto cento miliardi per le cosiddette “grandi opere”, meglio se inutili, con conseguente criminalizzazione degli oppositori per “lite temeraria” o per turbamento della pubblica quiete.
Più o meno quel che è successo all’Aquila al “popolo delle carriole”, un gruppo di volontariato che reagiva all’inerzia dei governi sgombrando le macerie del sisma, e venne prontamente disperso e schedato dalla Digos.
In compenso, i finanziamenti per le attività  ordinarie dei Comuni e delle Regioni sono in calo costante, e sui ministeri-chiave (come i Beni culturali) incombono ulteriori tagli selvaggi travestiti da razionale spending review, come se un’etichetta anglofona bastasse a sdoganare le infamie.
La tecnica dell’eufemismo invade le veline ministeriali, e battezza “patto di stabilità ” i meccanismi che imbrigliano i Comuni, paralizzano la crescita e la tutela ambientale, scoraggiano gli investimenti, condannano la spesa sociale emarginando i meno abbienti, comprimono i diritti e la democrazia.
Ma il peggior errore che oggi possiamo commettere è di fare la conta dei caduti dimenticando la vittima principale, che è il territorio, la Costituzione, la legalità . In definitiva, l’Italia.
L’unica “grande opera” di cui il Paese ha bisogno è la messa in sicurezza del territorio e il rilancio dell’agricoltura di qualità . Il consumo di suolo va limitato tenendo conto di parametri ineludibili: l’enorme quantità  di invenduto (almeno due milioni di appartamenti), che rende colpevole l’ulteriore dilagare del cemento; gli edifici abbandonati, che trasformano importanti aree del Paese in una scenografia di rovine; infine, il necessario rapporto fra corrette previsioni di crescita demografica e pianificazione urbana.
Manodopera e investimenti vanno reindirizzati sulla riqualificazione del patrimonio edilizio e sulla manutenzione del territorio.
Su questi fronti, il governo Monti ha lasciato una pesante eredità .
Ai Beni culturali, Ornaghi ha sbaragliato ogni record per incapacità  e inazione; all’Ambiente, Clini, che come direttore generale ne era il veterano, ha evitato ogni azione di salvaguardia, ma in compenso si è attivato in difesa di svariate sciocchezze, a cominciare dallo sgangherato palazzaccio di Pierre Cardin a Venezia.
Ma dal governo Monti viene anche un’eredità  positiva, il disegno di legge dell’ex ministro Catania per la difesa dei suoli agricoli e il ritorno alla disciplina Bucalossi sugli oneri di urbanizzazione: un buon testo, ergo lasciato in coda nelle priorità  larghintesiste di Monti & C. e decaduto con la fine della legislatura.
Verrà  ripreso e rilanciato il ddl Catania?
Vincerà , nel governo Letta, il partito dei cementificatori a oltranza, o insorgeranno le voci attente alla legalità  e al pubblico bene?
Il Pd, sempre opposto ai condoni, riuscirà  a sgominare la proposta di legge dell’alleato Pdl?
Anche i forzati dell’amnesia, neosport nazionale assai in voga in quella che fu la sinistra, sono invitati non solo a sperare nei ministri e parlamentari onesti (che non mancano), ma anche a ripassarsi i curricula devastanti dei professionisti del disastro
Se saranno loro a vincere, sappiamo che cosa ci attende.
Se verrà  assodato che il demerito è precondizione favorevole a incarichi ministeriali, presidenze di commissioni ed altre incombenze, si può preconizzare la fase successiva, quando il supremo demerito, se possibile condito di qualche condanna penale, sarà  conditio sine qua non per ogni responsabilità  di governo.
Che cosa dovremmo aspettarci da questa nuova stagione della storia patria?
Il capitano Schettino alla Marina? Previti alla Giustizia? E Berlusconi al Quirinale?

Salvatore Settis

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BONUS SULL’EDILIZIA, CONFERMA IN BILICO: LO SCONTO PUO’ SCENDERE DAL 50% AL 36%

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

GLI INCENTIVI SCADONO A FINE GIUGNO E SI CERCA DI PROLUNGARLI

Non ci sono solo Imu, Iva e Tares-rifiuti a riempire il dossier fiscale del governo.
A fine giugno scadono due superbonus assai utilizzati: quello sulle ristrutturazioni a carattere energetico e quello «storico» sulle ristrutturazioni edilizie.
Come per l’Iva ambienti di Palazzo Chigi considerano le misure importanti ma temono di non avere a disposizione i margini finanziari per coprire una eventuale proroga.
«La proroga delle ristrutturazioni è una delle opzioni su cui lavorare ma non è nè semplice nè scontato farlo», spiegano fonti vicine al governo. G
li sconti così dal primo luglio rischiano di ridursi dal 50-55 per cento al 36 per cento, circoscrivendo notevolmente l’effetto-risparmio.
Il bonus energetico è attualmente al 55 per cento con un tetto massimo di detraibilità  che va dai 30 ai 100 mila euro a seconda degli interventi: se non sarà  rinnovato lo sconto fiscale che può essere portato in detrazione dall’Irpef in dieci anni scenderà  dal 1° luglio prossimo al 36 per cento (e il tetto di detraibilità  scenderà  e sarà  unificato a 48 mila euro) come dispone il testo unico delle imposte dirette modificato nel 2011.
Il bonus riguarda una serie di misure ad alto risparmio energetico che si possono realizzare negli appartamenti: dai pavimenti agli infissi, dall’introduzione dei pannelli solari per l’acqua ai riscaldamenti con caldaie a compensazione.
Stando ai dati del 2010 la misura ha avuto un certo successo: le domande sono state 405 mila per 4,6 miliardi di lavori realizzati e le detrazioni sono costate allo stato 2,6 miliardi.
Analoga la vicenda del bonus ristrutturazioni, introdotto più di dieci anni fa dal governo Prodi: dal gennaio del 2012 l’importo detraibile è salito al 50 per cento spalmabili in dieci anni con un tetto di detraibilità  raddoppiato a 96 mila euro: la misura scade il 30 giugno prossimo e dunque dal 1° luglio lo sconto scenderà  al 36 per cento con un tetto di 48 mila euro di detraibilità .
Il bonus ristrutturazioni esiste dal 1998 e fino al 2010 ha totalizzato oltre 4 milioni e mezzo di domande toccando il 20 per cento del patrimoni abitativo: solo nel 2010 l’incremento è stato dell’11 per cento con 496 mila beneficiari.
Intanto è guerra di cifre sulla riforma delle tasse sulla casa che dovrà  arrivare entro fine agosto: il Pd vorrebbe far pagare solo il 15 per cento più «ricco» per finanziare la sterilizzazione dell’Iva , il Pdl vorrebbe l’esenzione totale.
Scende in campo anche il sottosegretario all’Economia Baretta che propone un aumento selettivo dell’Iva dal 21 al 22 per cento.
Il viceministro dell’Economia Fassina aveva proposto di portare la detrazione Imu prima casa a 450 euro (attualmente sono di 200 euro base per tutti e di 50 euro a figlio) eliminando così la tassa per l’85 per cento delle famiglie e lasciando pagare l’Imu prima casa al 15 per cento più «ricco» (che versa di più in termini assoluti) in modo da lasciare intatto il gettito dei 2 miliardi necessari.
Ieri è arrivata la risposta del capogruppo Pdl alla Camera Brunetta: «La soluzione non funziona e crea confusione».
L’esponente Pdl rileva che, siccome il 15 per cento che attualmente paga più di 400 euro di Imu versa già  complessivamente 1,8 miliardi, se si portasse la detrazione a 450 euro la platea si ridurrebbe e il gettito sarebbe ancor meno sufficiente a raccogliere le risorse per depotenziare l’aumento dell’Iva (che costa 2 miliardi).

Roberto Petrini
(da “La Repubblica“)

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IL MINISTRO KYENGE NON STRINGE LA MANO AL CAPOGRUPPO LEGHISTA: L’HANNO PRESO PER UN BARBONE

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

VA A VUOTO LA PROVOCAZIONE DEL CAPOGRUPPO LEGHISTA A   PALAZZO MARINO: BLOCCATO DALLA SCORTA… DOPO AVERLA DENIGRATA PER SETTIMANE, L’ESPONENTE   DELLA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA CERCA L’INCIDENTE “DIPLOMATICO”

A Milano si consegnano gli attestati di cittadinanza onoraria ai bambini nati in Italia figli di immigrati.
Una cerimonia a cui il neo-ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge ha voluto partecipare.
Ad aspettarla fuori, c’è il capogruppo della Lega Nord a Palazzo Marino, Alessandro Morelli, che prova a stringerle la mano, ma viene bloccato prima dalla scorta.
E se il capogruppo del Carroccio ha letto l’accaduto come un “rifiuto” del ministro, dallo staff della Kyenge replicano: “E’ un problema di sicurezza, Kyenge e la scorta non conoscono Morelli e si sono attenuti alle normali procedure”.
Una “scortesia” che arriva dopo una campagna senza esclusione di colpi da parte del Carroccio contro la Kyenge: dalle t-shirt sfoggiate dagli esponenti del Carroccio nell’assemblea consiliare (con la scritta “Clandestino è reato”), fino alla sortita di Matteo Salvini che, dopo la tragedia di Niguarda aveva dichiarato: ”Il ministro Kyenge fa istigazione a delinquere quando dice che l’immigrazione clandestina non dovrà  più essere un reato”.

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MAFIA, PDL PRESENTA LEGGE SALVA-DELL’UTRI: “DIMEZZARE LA PENA PER CONCORSO ESTERNO”

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

DELLA NORMA POTREBBERO USUFRUIRNE, OLTRE A DELL’UTRI, ANCHE NICOLA COSENTINO, L’EX ASSESSORE ZAMBETTI, L’EX GOVERNATORE RAFFAELE LOMBARDO E L’EX SOTTOSEGRETARIO ANTONIO D’ALI’

Condanna dimezzata per concorso esterno in associazione mafiosa.
Niente carcere e intercettazioni per chi svolge attività  sotterranea di supporto ai componenti dell’associazione mafiosa.
Si dovrà  dimostrare che c’è un profitto.
Lo prevede il testo Pdl appena assegnato in commissione Giustizia del Senato, relatore Giacomo Caliendo.
Tra i casi “celebri” nei quali viene contestato il concorso esterno ci sono tra gli altri quelli dell’ex senatore Pdl e Marcello Dell’Utri e dell’ex deputato Pdl Nicola Cosentino, l’ex assessore regionale della Lombardia Domenico Zambetti, l’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, l’ex sottosegretario Antonio D’Alì.
Come noto per concorso esterno è stato condannato in via definitiva l’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro.
Tuttavia in questo caso, a differenza degli altri, la legge non avrebbe effetto.
Mentre nel caso del politico tra i fondatori di Forza Italia e amico di Silvio Berlusconi, che attende il verdetto definitivo della Cassazione, avrebbe l’effetto di evitargli la galera in caso di condanna definitiva.
Dell’Utri è stato condannato a 7 anni lo scorso 23 marzo dopo che la Corte di Cassazione, nel marzo 2012, aveva annullato il precedente giudizio d’appello, che si era concluso con la medesima condanna a sette anni. I giudici, però, aveva assolto Dell’Utri dai reati a lui contestati dal ’92 in poi.
Nelle motivazioni i supremi giudici aveva sottolineato che il reato di concorso esterno a Cosa nostra era stato commesso certamente “fino al 1977″, mentre non lo aveva ritenuto provato per gli anni successivi.
Attualmente il concorso esterno in associazione mafiosa è punito con il carcere fino a 12 anni.
Ma sinora non si trattava di una norma ‘tipizzata’ nell’ ordinamento.
Lo diventerebbe con il progetto di legge da oggi all’esame della commissione Giustizia, che porta la firma anche del senatore del Pdl Guido Compagna.
Nel testo, infatti, si prevede l’introduzione di due nuovi articoli nel codice penale: il ‘379-ter’ e il 379-quater’. Il primo (“Favoreggiamento di associazioni di tipo mafioso”) prevede che chiunque, fuori dei casi di partecipazione alle associazioni di cui all’articolo 416-bis, agevoli deliberatamente la sopravvivenza, il consolidamento o l’espansione di un’associazione di tipo mafioso, anche straniera, è punito con la reclusione da uno a 5 anni. Il secondo (“Assistenza agli associati”) stabilisce che chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dia rifugio o fornisca vitto, ospitalità , mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipino a un’associazione di tipo mafioso, anche straniera, al fine di trarne profitto, è punito con la reclusione da 3 mesi a 3 anni.
La pena è aumentata se l’assistenza è prestata continuativamente.
L’articolo 418 del codice penale, che disciplina l’assistenza agli associati, verrebbe abrogato.
Se queste norme venissero introdotte nell’ordinamento le conseguenze sarebbero varie e tutte di una certa rilevanza visto che avrebbero un riflesso anche sui giudizi in corso grazie al principio del ‘favor rei’ (se la legge varia in modo favorevole all’imputato o condannato non in via definitiva essa è applicabile anche in via retroattiva, ndr): prima di tutto il concorso esterno verrebbe derubricato alla categoria ‘favoreggiamento’ e questo comporta di per sè una riduzione della pena che passerebbe infatti da un massimo di 12 anni a un massimo di 5 (cioè da 1 ai 5 anni).
Il che significa che ci sarebbe uno stop alle intercettazioni visto che gli ascolti vengono consentiti in caso di reati per i quali sono previste condanne superiori ai 5 anni.
Poi, per chi ‘supporta’ i componenti dell’associazione mafiosa, la pena fissata nel ddl va dai 3 mesi a 3 anni.
E questo comporterà  che non scatterà  la custodia cautelare in carcere: il tetto perchè scatti, infatti, è di 4 anni.
In più, perchè si possa condannare il ‘sostenitore’ o l“assistente esterno all’associazione mafiosa, si dovrà  dimostrare che dalla sua azione si ricavi un profitto”.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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INELEGGIBILITA’ BERLUSCONI, RINVIATO SCONTRO AL SENATO, NEL PD EMERGONO DISSENSI

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

IL RISCHIO DI UN ASSETTO OSTILE AL CAVALIERE CON RIPERCUSSIONI SUL GOVERNO HA CONSIGLIATO DI RIMANDARE IN EXTREMIS LA SEDUTA

La seduta della Giunta delle elezioni del Senato è stata rinviata “a data da destinarsi”. Al momento la decisione non è stata motivata, ma tutto lascia supporre che lo slittamento sia legato alle divisioni interne al Pd.
All’ordine del giorno c’era infatti la nomina del nuovo presidente e di conseguenza il rischio di una spaccatura del partito di Guglielmo Epifani visto che uno dei primi provvedimenti che l’organismo di Palazzo Madama dovrà  discutere è la proposta per le ineleggibilità  di Silvio Berlusconi annunciata dal Movimento Cinque Stelle.
Quella di oggi era infatti una seduta decisiva per sondare gli equilibri politici all’interno giunta.
Il centrodestra con Lega e Gal ha infatti otto senatori.
Otto ne ha il Pd, quattro M5S, e uno Sel.
Se tiene l’asse tra il Pdl, la Lega e il Pd potrebbe essere eletto il leghista Raffaele Volpi.
Ma se una parte del Pd (ne bastano quattro) seguirà  le indicazioni espresse nei giorni scorsi da Felice Casson (contrario a votare un leghista presidente), allora la Giunta avrà  un altro presidente e virerà  verso posizioni ostili a Silvio Berlusconi, che potrebbe essere dichiarato ineleggibile in quanto concessionario pubblico, ai sensi della legge 361 del 1957.
Conclusione al momento meno probabile, ma da non escludere a priori, tanto che il Pdl ha già  messo in conto anche questo scenario con conseguenze considerate ovvie. “In questi venti anni – spiega alla Dire il presidente della commissione Giustizia del Senato Nitto Palma – Berlusconi è stato alternativamente leader politico e presidente del Consiglio. Nel 1996 la maggioranza di centrosinistra non ha ritenuto di dichiararne l’ineleggibilità . Sono passati da allora 17 anni. Mi chiedo come si possa solo pensare di far valere ora quella norma”.
La scelta della conferenza dei capigruppo di rinviare la seduta è stata contestata dal M5S. Secondo il presidente dei senatori grillini Vito Crimi “si è perso già  troppo tempo per la convocazione di un organismo fondamentale. Ci sembra una forzatura”.

(da “La Repubblica“)

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GABANELLI GIORNALISTA IMPARZIALE ANCHE VERSO CHI L’AVEVA CANDIDATA

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

OCCORRE SEMPRE ESSERE SCOMODI E NON RINUNCIARE ALLA DOMANDA CHE PUO’ FAR DISPIACERE… LA STRANA CONCEZIONE DI DEMOCRAZIA DEI GRILLINI

C’è un solo modo per fare il giornalista: andare dal ministro e chiedere, dall’onorevole e chiedere, dal sindaco e chiedere, dal questore e chiedere, dal padrone e chiedere, dall’operaio e chiedere, dai sindacati e chiedere.
E star lì fino a quando non si è avuta una risposta.
Poi bisogna essere onesti con se stessi e con gli altri, tenere la schiena dritta, servire possibilmente i lettori e non gli apparati.
Con questi semplici principi, ai quali aggiunge una straordinaria capacità  di raccontare e denunciare le cose che non vanno, Milena Gabanelli si è guadagnata un posto d’onore tra i giornalisti bravi e scomodi, quelli che non si fanno intimidire da nessuno e non rinunciano alla domanda che può dispiacere.
Domenica sera, con un servizio inappuntabile sulla scarsa trasparenza della gestione economica del Movimento 5 Stelle, la giornalista di Report ha dimostrato una volta ancora di essere libera e imparziale anche davanti a chi l’aveva scelta come candidato al Quirinale.
Quanti introiti arrivano al blog di Grillo e Casaleggio?
Dove si possono leggere i bilanci del Movimento?
Perchè non sono state pubblicate le fatture delle spese elettorali?
Domande che piovono come sassi su un Movimento avvitato da settimane sui propri rimborsi parlamentari («Davanti a tre milioni di disoccupati, smettetela di parlare di scontrini fiscali», esorta nel finale Gabanelli).
I militanti reagiscono, e male, inondano i forum, si lasciano andare a offese e triviali volgarità , attaccano la giornalista che un tempo meritava elogi perchè «nemica dei poteri forti» e adesso, sostiene qualche anonimo blogghista, «viene richiamata all’ordine».
A dire quel che è giusto dire ci si fa qualche nemico, ma ne vale sempre la pena, diceva Enzo Biagi.
Chi è stato eletto dai cittadini deve rispondere di quel che fa, ovunque sia e chiunque sia: il mestiere di giornalista non contempla amicizie interessate o casi di coscienza. Per questo il servizio di Milena Gabanelli invece di irritare dovrebbe far riflettere e pensare tutti quelli che chiedono agli altri trasparenza e non riescono ad averla in casa propria.
La libertà  è un esercizio che si misura anche nei comportamenti: Report e Gabanelli sono cani da guardia senza collare; nel Movimento 5 Stelle si vedono ancora tanti guinzagli.

Giangiacomo Schiavi
(da “il Corriere della Sera“)

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L’ITALIA AVRA’ IL TESORETTO DOPO IL VOTO IN GERMANIA

Maggio 21st, 2013 Riccardo Fucile

LA PARTITA DA 12 MILIARDI CON LA COMMISSIONE È SOLO ALL’INIZIO

Scordatevi l’Imu e l’Iva, il dossier decisivo per Enrico Letta è quello della procedura di infrazione per deficit eccessivo che la Commissione europea chiuderà  il 29 maggio.
Quella data, però, è l’inizio e non la fine di un negoziato che vale tra i 10 e i 12 miliardi.
Soldi che possono cambiare il destino del governo.
NEL Pd il sindaco di Firenze Matteo Renzi attacca (il suo partito ed Enrico Letta): “Intervenire sull’Imu è una cambiale che si paga all’accordo con Berlusconi”.
Gli risponde il segretario Guglielmo Epifani che “non è un regalo a nessuno ma al buon senso” (ben pochi economisti concordano). Scaramucce che servono anche a nascondere il primo grosso fallimento in arrivo per il governo, l’aumento di un punto dell’Iva a luglio, come previsto dalle ultime manovre del governo Berlusconi.
Non ci sono i 2 miliardi (4 nel 2014) per evitarlo.
Ma tutto questo quadro potrebbe cambiare se le cose andassero come Letta e il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero sperano.
Molto dipende dal Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, anche di questo ha parlato ieri il premier in un colloquio telefonico con il presidente americano Barack Obama, concorde con l’Italia sulla “attenzione prioritaria alle politiche volte a fronteggiare la disoccupazione giovanile”. Messaggio in codice per dire che gli Stati Uniti sostengono l’Italia nelle sue richieste al Consiglio di giugno dedicato alla disoccupazione giovanile.
In Italia ci sono 10-12 miliardi di euro (per uno di quei misteri tipici della contabilità  pubblica la somma dipende dal metodo di calcolo) già  in bilancio ma che non possono essere spesi.
Sono quote di cofinanziamento, che affiancano risorse europee (in percentuali variabili).
Finchè l’Italia è vittima della procedura di infrazione aperta nel 2009, usare quei soldi significa far aumentare il deficit.
La rigidità  dei vincoli europei prevede infatti che per i Paesi sulla lista nera anche gli investimenti vengano trattati come fossero spesa corrente.
Dal 29 maggio l’Italia uscirà  da questa cappa.
“Ma non c’è alcun automatismo”, spiegano fonti ministeriali.
Il tesoro da 10-12 miliardi è già  impegnato, frammentato in mille rivoli concentrati nelle quattro Regioni “obiettivo convergenza”, cioè Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
La sfida per il governo Letta è poter accedere a quelle risorse e “riprogrammarle” in modo da assicurare che siano spese subito e per contrastare la crisi.
Ogni spostamento di un euro dovrebbe essere concordato con Bruxelles , visto che le risorse nazionali si muovono agganciate alla quota di cofinanziamento europeo.
Un processo lunghissimo, che farebbe partire gli interventi forse nel 2015, troppo tardi.
Bisogna quindi fissare regole chiare ex ante e poi cominciare subito a spendere.
Al Consiglio europeo di un anno fa, quello in cui Mario Monti convinse Angela Merkel ad approvare lo scudo anti spread, la Commissione europea ottenne mandato a preparare una lista di voci da classificare come investimenti, cioè finanziabili senza far aumentare il deficit.
La proposta di “golden rule” (la regola d’oro) sarà  presentata dalla Commissione al Consiglio di giugno.
E quello sarà  il primo passo.
Poi il Consiglio — cioè i governi nazionali, cioè la Germania — dovrà  decidere se recepire i suggerimenti della Commissione.
I tecnici dei ministeri competenti già  prevedono come finirà : prima delle elezioni d’autunno in Germania non si muoverà  nulla.
Solo dopo la riconferma della Merkel i tedeschi potranno fare qualche concessione.
Tra fine 2013 e inizio 2014 il governo Letta potrà  avere il via libera a spendere qualcosa.
Il Consiglio europeo di fine giugno potrebbe però almeno fissare come priorità  gli investimenti contro la disoccupazione giovanile, accelerando un po’ i tempi.
Ma il negoziato per l’Italia resta lungo.

Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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