L’ITALIA AVRA’ IL TESORETTO DOPO IL VOTO IN GERMANIA
LA PARTITA DA 12 MILIARDI CON LA COMMISSIONE È SOLO ALL’INIZIO
Scordatevi l’Imu e l’Iva, il dossier decisivo per Enrico Letta è quello della procedura di infrazione per deficit eccessivo che la Commissione europea chiuderà il 29 maggio.
Quella data, però, è l’inizio e non la fine di un negoziato che vale tra i 10 e i 12 miliardi.
Soldi che possono cambiare il destino del governo.
NEL Pd il sindaco di Firenze Matteo Renzi attacca (il suo partito ed Enrico Letta): “Intervenire sull’Imu è una cambiale che si paga all’accordo con Berlusconi”.
Gli risponde il segretario Guglielmo Epifani che “non è un regalo a nessuno ma al buon senso” (ben pochi economisti concordano). Scaramucce che servono anche a nascondere il primo grosso fallimento in arrivo per il governo, l’aumento di un punto dell’Iva a luglio, come previsto dalle ultime manovre del governo Berlusconi.
Non ci sono i 2 miliardi (4 nel 2014) per evitarlo.
Ma tutto questo quadro potrebbe cambiare se le cose andassero come Letta e il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero sperano.
Molto dipende dal Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, anche di questo ha parlato ieri il premier in un colloquio telefonico con il presidente americano Barack Obama, concorde con l’Italia sulla “attenzione prioritaria alle politiche volte a fronteggiare la disoccupazione giovanile”. Messaggio in codice per dire che gli Stati Uniti sostengono l’Italia nelle sue richieste al Consiglio di giugno dedicato alla disoccupazione giovanile.
In Italia ci sono 10-12 miliardi di euro (per uno di quei misteri tipici della contabilità pubblica la somma dipende dal metodo di calcolo) già in bilancio ma che non possono essere spesi.
Sono quote di cofinanziamento, che affiancano risorse europee (in percentuali variabili).
Finchè l’Italia è vittima della procedura di infrazione aperta nel 2009, usare quei soldi significa far aumentare il deficit.
La rigidità dei vincoli europei prevede infatti che per i Paesi sulla lista nera anche gli investimenti vengano trattati come fossero spesa corrente.
Dal 29 maggio l’Italia uscirà da questa cappa.
“Ma non c’è alcun automatismo”, spiegano fonti ministeriali.
Il tesoro da 10-12 miliardi è già impegnato, frammentato in mille rivoli concentrati nelle quattro Regioni “obiettivo convergenza”, cioè Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
La sfida per il governo Letta è poter accedere a quelle risorse e “riprogrammarle” in modo da assicurare che siano spese subito e per contrastare la crisi.
Ogni spostamento di un euro dovrebbe essere concordato con Bruxelles , visto che le risorse nazionali si muovono agganciate alla quota di cofinanziamento europeo.
Un processo lunghissimo, che farebbe partire gli interventi forse nel 2015, troppo tardi.
Bisogna quindi fissare regole chiare ex ante e poi cominciare subito a spendere.
Al Consiglio europeo di un anno fa, quello in cui Mario Monti convinse Angela Merkel ad approvare lo scudo anti spread, la Commissione europea ottenne mandato a preparare una lista di voci da classificare come investimenti, cioè finanziabili senza far aumentare il deficit.
La proposta di “golden rule” (la regola d’oro) sarà presentata dalla Commissione al Consiglio di giugno.
E quello sarà il primo passo.
Poi il Consiglio — cioè i governi nazionali, cioè la Germania — dovrà decidere se recepire i suggerimenti della Commissione.
I tecnici dei ministeri competenti già prevedono come finirà : prima delle elezioni d’autunno in Germania non si muoverà nulla.
Solo dopo la riconferma della Merkel i tedeschi potranno fare qualche concessione.
Tra fine 2013 e inizio 2014 il governo Letta potrà avere il via libera a spendere qualcosa.
Il Consiglio europeo di fine giugno potrebbe però almeno fissare come priorità gli investimenti contro la disoccupazione giovanile, accelerando un po’ i tempi.
Ma il negoziato per l’Italia resta lungo.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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