Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
BERLUSCONI SCEGLIE DI VOTARE LA SFIDUCIA AL GOVERNO LETTA
“A questo punto se voto la fiducia è finita, abbasso il capo e poi le procure mi fanno fuori. Passiamo all’opposizione. Voglio vedere se mi arrestano e soprattutto voglio vedere quanto dura un governo di traditori”.
Esausto. Sofferente per lo strappo umano che si è consumato col figlioccio, è a notte fonda che Silvio Berlusconi opta per la conta.
Al termine di una giornata drammatica. Che sancisce, almeno per ora, la scissione del Pdl.
È la decisione più difficile. Vissuta con dolore fisico.
Sulla quale si consuma uno psicodramma per tutta la giornata. Indeciso per tutta la giornata, suggestionato da emozioni e ragionamenti contrastanti il Cavaliere ha un moto di reazione quasi istintiva dopo che da palazzo Chigi esce il comunicato che annuncia che il premier respinge le dimissioni dei ministri.
Berlusconi lo legge mesto: “Si sono messi d’accordo sin dal primo momento”. L’ombra del complotto avvolge ogni mossa di Angelino.
Berlusconi vede un’operazione a tavolino, messa a punto col Quirinale. E che ha subito un’accelerazione con la vittoria della Merkel alle elezioni tedesche: vogliono annullarmi in Italia e sbattermi fuori dal Ppe.
Proprio il fronte europeo resta bollente per tutto il giorno.
È quando arriva la telefonata del presidente della Commissione europea Barroso che Berlusconi resta di sasso: “Se comprometti la tenuta del governo Letta — è il ragionamento di Barroso — comprometti la stabilità economica europea”.
Un pressing che aiuta a metà pomeriggio il lavoro delle colombe.
Che tentano con la benedizione del Capo un’ultima mediazione con Letta: nuovo programma e rimpasto totale.
Mettendo dentro qualche berlusconiano puro. Frana a palazzo Chigi, dove Enrico Letta è un muro.
Letta (Gianni) suggerisce il rimpasto senza un voto di “fiducia”. Ma il premier è insormontabile: chiarimento vero o rottura.
Nè arrivano aperture sul dossier che Berlusconi mette nelle mani di Gianni Letta, un rinvio del voto sulla decadenza.
Per i falchi è il segno che Letta ha deciso di spaccare il Pdl. Un’impressione confermata dalle dichiarazioni di Epifani e di Franceschini.
Silvio Berlusconi, chiuso a Grazioli in riunione permanente, oscilla, sente il colpo.
La via d’uscita per rinviare la questione della decadenza non c’è.
E c’è il “tradimento”. Nel momento più difficile. Vive la rottura di Alfano come una fucilata.
Ma l’intervista al settimana di Cl Tempi — guarda caso, proprio il mondo da cui viene la fronda al Senato — è il segnale che i margini si sono ristretti. Ecco che il Cavaliere si chiude nel bunker con i fedelissimi: Gelmini, Matteoli, Fitto, Capezzone, Gasparri, De Girolamo.
Alfano si rinchiude con i ministri a palazzo Chigi.
È un dramma. A palazzo Chigi Beatrice Lorenzin ha una crisi di pianto. A palazzo Grazioli il confronto è schietto, vero.
Gasparri tenta un’ultima mediazione: votiamo la fiducia e poi vediamo, ma salviamo l’unità del partito. Già l’unità del partito. Ma la conta è già iniziata. E nella conta si vedrà se e come finisce un’epoca.
Il pallottoliere di Verdini dice che i dissidenti sono tra i dieci e i venti. Buoni per fare un governicchio, non di più.
Il pallottoliere di Lupi e Mario Mauro, artefici dell’operazione scissione segna quota trenta.
Pensano che è solo l’inizio: “Tra una settimana diventano cinquanta” dicono parlamentari di Cl.
È una frattura che non sarà sancita solo nel voto di fiducia. Ma anche nella nascita di un nuovo gruppo.
È stata una precisa richiesta di Letta: “Angelino, non voglio un voto in ordine sparso. L’operazione ha senso se fate da subito, un gruppo parlamentare”.
Che dia il senso della nascita di una destra democratica, europea, non più berlusconiana.
Anche le colombe sanno che il Cavaliere in Aula Letta farà un discorso invotabile per Berlusconi. E’ scissione.
L’ultimo ruggito del leone è per rincuorare uno stato maggiore tramortito. “Non ce la faranno a governare con questi numeri. Gli faremo fare la fine di Prodi”.
Il problema è che però stavolta il partito ha un leader dimezzato.
E a questo punto Marina la invocano tutti i fedelissimi. Tutti.
(da “Huffington Post”)
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
LA LISTA SI ALLUNGA DI ORA IN ORA, VICINA QUOTA 40
L’ultimo in ordine di tempo è Roberto Formigoni. 
Forse non saranno i 40 di cui parlava Carlo Giovanardi nel pomeriggio, ma la lista dei senatori del Pdl che escono allo scoperto e dichiarano il loro voto favorevole al governo di Enrico Letta si allunga di ora in ora.
A seconda delle alchimie parlamentari, sono minimo una ventina gli esponenti azzurri che dovrebbero portare avanti una scissione affinchè il premier possa andare avanti contando su un gruppo omogeneo ed organico.
Un numero verso il quale rapidamente ci si sta avvicinando, al netto di quel che potrebbe succedere da qui a domani mattina.
”Sono pronto a votare la fiducia al governo Letta, insieme al segretario del Pdl Angelino Alfano”, ha detto Formigoni.
Seguendo a ruota Giovanardi e Domenico Scilipoti. Quest’ultimo ha ironizzato sulla propria storia politica: “Voterò la fiducia, sono sinonimo di responsabilità “.
C’è poi Andrea Augello, che difende il Cavaliere nella Giunta delle elezioni, che fa professione di fiducia alfaniana: “Credo che in questo momento si debba lavorare per riempire di contenuti politici, in vista del dibattito di domani al Senato, l’indicazione favorevole al voto di fiducia”.
“Avendo a cuore il bene del paese, domani voterò la fiducia al governo Letta”, spiega la senatrice abruzzese Federica Chiavaroli.
Così come il siciliano Salvatore Torrisi: “”Ho espresso in tempi non sospetti quel che hanno detto anche Fabrizio Cicchitto e tutti i ministri. Sono ore di grandi discussioni, ma spero che l’area dei moderati assuma una posizione comune e voti in conseguenza a quanto ha proclamato a parole”.
Della partita, ovviamente, è il ministro Gaetano Quagliariello, che più volte si è espresso in tal proposito.
Otto le prese di posizione in chiaro nel giro di poche ore. Segnale che quel che si muove lontano dai riflettori potrebbe risultare una vera e propria slavina.
Alfano ha con sè anche autorevoli esponenti del partito alla Camera.
A partire da Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi.
Il ministro delle Infrastrutture, contrariamente alle abitudini, ha plasticamente disertato – insieme al segretario del partito – il vertice serale a Palazzo Grazioli, con lui anche Fabrizio Cicchitto, che nei giorni scorsi si aggirava per i corridoi di Montecitorio tacciando di “pazzia” chi aveva spinto Berlusconi allo strappo prematuro.
La conta è iniziata. Come finirà lo si saprà probabilmente solo in Aula.
(da “Huffington Post“)
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
LA SANTANCHE’ RIUSCIRA’ NEL SUO INTENTO: PORTARE LE ARANCE A SILVIO A SAN VITTORE
L’annuncio è stato dato in diretta pochi minuti fa dal direttore de “il Giornale” Sallusti: domani il Pdl voterà la sfiducia a Letta.
Silvio Berlusconi, circondato ad Arcore dai falchi, ha respinto l’invito-ultimatum di Alfano di votare la fiducia tutti insieme.
Domani si assisterà quindi alla spaccatura del Pdl con diverse decine di senatori che voteranno a favore del governo, come auspicato dalla Ue, da sindacati e Confindustria, da mondo cattolico e laico e dal 36% dell’elettorato del Pdl.
Berlusconi ha fatto prevalere ancora una volta i suoi interessi giudiziari e personali, mal consigliato dai falchi Santanchè, Verdini e Capezzone.
Senza rendersi conto che l’auspicio della Danielona (“io vorrei Silvio a San Vittore”) rischia di avverarsi presto.
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
L’APPELLO DI ALFANO: “TUTTO IL GRUPPO VOTI LA FIDUCIA”… SCONFESSATO BERLUSCONI, IL PDL NON ESISTE PIU’
Da una parte la giostra di incontri tra il Quirinale, Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli. Dall’altra una
possibile scissione del Pdl in Parlamento che certo metterebbe il partito davanti al bivio su cosa fare del proprio futuro (con o senza Berlusconi) e soprattutto darebbe linfa per far proseguire il percorso del governo delle larghe intese.
Per sostenere questa tesi basterebbe, al momento, credere alle parole di Carlo Giovanardi: “Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40 — dice — e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è degli altri“.
Ci sarebbe addirittura il nome del nuovo soggetto politico, che dovrebbe chiamarsi “Nuova Italia”. Giovanardi è chiaro: non si tratta di una semplice ‘fronda’: “Scissionisti – puntualizza l’esponente cattolico – sono quelli che si pongono fuori dalla linea del partito, escono dai gruppi e vogliono fondare Forza Italia, non – rivendica – chi rimane fermo sulle nostre posizioni fondatrici”.
E’ stata una giornata fitta di incontri incrociati. Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Nunzia De Girolamo e Beatrice Lorenzin hanno incontrato il presidente del Consiglio Enrico Letta a Palazzo Chigi nel pomeriggio.
Una riunione avvenuta alla vigilia del dibattito in Parlamento sulla possibile fine dell’esecutivo sostenuto da una grande coalizione e soprattutto subito dopo un incontro che lo stesso Alfano ha avuto con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli.
Il primo vertice era stato quello tra il capo del governo e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
A Palazzo Grazioli, al faccia a faccia tra Berlusconi e Alfano (durato circa 3 ore), hanno partecipato anche Gianni Letta e l’avvocato del Cavaliere, Niccolò Ghedini.
A seguire si sono visti a Palazzo Chigi Gianni Letta, Matteo Renzi, l’ex capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto (uno dei cosiddetti “governisti”).
Intanto spuntano altri senatori che potrebbero essere messi nel conto per il voto di fiducia al senato.
Sono i fuoriusciti del gruppo del Movimento Cinque Stelle.
A nome di tutti parla Adele Gambaro (espulsa dal M5S): “Dopo una riunione che abbiamo svolto, abbiamo deciso che ascolteremo Letta e dovremmo dare la fiducia — ha detto a SkyTg24 – Ci interessava che nel programma ci fosse qualche nostro punto programmatico come la riforma della legge elettorale e quindi dovremmo dare la fiducia”.
Gli altri senatori del gruppo misto che sarebbero intenzionati a votare la fiducia sono Marino Mastrangeli, Fabiola Anitori e Paola De Pin.
Mastrangeli (altro espulso per la nota vicenda della partecipazione ai talk show) conferma: “Coerentemente con quello che ho sempre detto e pensato politicamente, mi aspetto che domani Letta metta nella sua agenda di governo almeno una parte del programma dei 5 Stelle. A quel punto, sarà un dovere votargli la fiducia. Io continuo ad essere un 5 Stelle nessuno potrà mai sottrarmi la mia appartenenza al Movimento e l’unico vincolo di mandato che ho è la realizzazione del programma M5S”.
Dunque, “giusto dare a Letta la fiducia, salvo revocargliela se non manterrà la parola data”.
E se i 5 Stelle, come deciso nell’assemblea di ieri, votassero compatti il no alla fiducia “il loro sarebbe un tradimento della volontà degli elettori, sempre che Letta, come sono certo farà , dovesse accogliere parte dei nostri punti di programma. Se ad esempio dovesse dirsi disponibile al reddito di cittadinanza, son certo che il 90% degli elettori M5S sarebbe favorevole a un prosieguo del suo mandato”
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
DOPO LE DIMISSIONI DEI MINISTRI DEL PDL, I MEDIA SI INTERROGANO SULLA TENUTA DELL’ECONOMIA E SUGLI IMPEGNI INTERNAZIONALI
La crisi politica italiana tiene banco nei giornali di tutto il mondo.
L’instabilità e il rischio di tornare a nuove elezioni senza aver votato le riforme e una nuova legge elettorale sono gli argomenti più discussi.
Proprio quando il Paese sembrava muovere i primi passi verso l’uscita dalla recessione, sottolineano i media stranieri. Ecco cosa scrivono alcune fra le più importanti testate.
BBC
«Dopo l’avvio della crisi tutto è nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che forse proverà a evitare nuove elezioni. In Italia è un momento di forte incertezza politica».
LE MONDE
«Silvio Berlusconi fa ripiombare l’Italia nella crisi politica». Il quotidiano francese ricorda che «l’Fmi ha messo in guardia l’Italia su come le tensioni governare possono minare la sua crescita».
TIME
«Non è chiaro cosa voglia Berlusconi stavolta dal crollo del governo. Sin dalla formazione del nuovo esecutivo lo ha tenuto in bilico nella speranza di trovare un via d’uscita alle sue vicende. Per quasi due mesi ha alternato proclami di sostegno e minacce di abbandonare la maggioranza».
BILD
«Su Facebook è rivolta contro Berlusconi. Nel giorno del suo compleanno i commenti sul social network sono feroci: “Pinocchio”, ipocrita, “vergogna” sono alcuni di quelli che si possono riferire».
Financial Times (dal sito di Cnn)
«La sopravvivenza della grande coalizione – un fatto senza precedenti in Italia, che si è formata dall’incertezza dell’esito elettorale- è stata messa a repentaglio da quando Berlusconi è stato condannato per frode fiscale».
Wall Street Journal
«La crisi di governo minaccia di arrestare la ripresa dell’economia in Italia che ha bisogno di profonde riforme per uscire da due anni di recessione. Mentre Letta ha approvato alcune modeste misure, i suoi cinque mesi di governo sono stati paralizzati da lotte interne».
EL PAIS
«Berlusconi dà il colpo di grazia al governo ritirando i suoi ministri. Negli ultimi tempi gli attacchi verbali del Cavaliere e dei suoi uomini erano cresciuti fino a gridare al “Colpo di Stato” contro quella che -secondo lui- è una persecuzione giudiziaria e politica»
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
LA PREOCCUPAZIONE DEL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO SCHULZ. “GRAVI TURBOLENZE POLITICHE E SUI MERCATI”
“Una caduta del governo creerebbe enormi turbolenze politiche e sui mercati finanziari” non solo in
Italia ma in tutta Europa.
Lo dice Martin Schulz in un’intervista all’agenzia Ansa.
Secondo il presidente del parlamento europeo, in Europa e in Italia è in corso “un modesto raddrizzamento economico che può portare più lavoro soprattutto ai giovani” e “ogni elemento che possa frenare questo processo è assolutamente superfluo. Dunque tutti quelli che domani voteranno per un governo stabile sosterranno il processo di rilancio in Europa”.
I parlamentari del Pdl che voteranno a favore del governo Letta “non sono nè traditori nè eroi”, dice Schulz, ma “gente responsabile che, dopo tutto, si prende la sua responsabilità per il paese e per l’Europa”.
Anche il Pd, aggiunge il presidente del parlamento Ue, “deve sostenere Enrico Letta con tutti i mezzi in questo momento critico”.
Martin Schulz dice di averne parlato personalmente con il segretario del democratici, Guglielmo Epifani.
Confindustria intanto torna a fare i conti di quanto può costare agli italiani uno stallo della politica: “Una nuova ondata di instabilità parlamentare peggiorerebbe nettamente lo scenario economico dell’Italia: -1,8% il Pil nel 2013 e -0,3% nel 2014, contro il -1,6% e il +0,7% previsti meno di un mese fa”.
Lo afferma il Centro studi Confindustria secondo cui “anche nel 2015 si avrebbe un effetto negativo sul Pil pari a -0,9%”.
L’incertezza sulle sorti del Governo, rileva il CsC, colpisce l’economia italiana in una fase molto delicata: quando si registrano le prime deboli conferme della fine della lunga e profonda recessione. La società e il sistema produttivo, le famiglie e le imprese italiane stanno ancora pagando il conto salatissimo della più grave crisi dall’Unità del Paese: -8,9% il Pil, -1,7 milioni le unità di lavoro, -7,6% i consumi, -27,1% gli investimenti. Insomma, stiamo uscendo dalla recessione, ma rimaniamo dentro le conseguenze della crisi globale.
“Una crisi che è stata resa più pesante per l’Italia proprio dall’inconcludenza della politica nel realizzare rapidamente le riforme necessarie. Inconcludenza prima della crisi e durante la crisi stessa” aggiunge la nota.
“Oggi – prosegue – gli interessi della politica rischiano di aumentare ulteriormente questo gravissimo peso: gelando sul nascere il lento recupero dell’economia. Mentre bisognerebbe fare di tutto per consolidarlo e accelerarlo”.
Inoltre, si ipotizza che una nuova contesa elettorale sarebbe sterile, non portando al formarsi di una maggioranza parlamentare più solida e coesa (data l’attuale legge elettorale o quella che si avrebbe se questa fosse dichiarata incostituzionale). Sicchè l’incertezza politica permarrebbe anche dopo l’eventuale ricorso alle urne e i suoi impatti economici non sarebbero recuperati attraverso il ritorno della fiducia.
Il Centro studi di Confindustria, però, ribadisce come il quadro attuale sia molto diverso rispetto a quello che si osservò nell’estate e nell’autunno del 2011: ora i conti pubblici sono in ordine. Il deficit/Pil rispetta i limiti europei e l’Italia è uscita dalla procedura di infrazione.
L’avanzo primario è del 2,4% del PIL (4,9% in termini strutturali). Sono conti pubblici tra i migliori all’interno dell’Eurozona.
Conti conquistati dagli italiani con grandi sacrifici e grazie agli obiettivi fissati e alle misure adottate dagli ultimi tre Esecutivi.
Il prolungamento della recessione metterebbe in forse queste conquiste, pur non compromettendole.
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
SANTANCHE’: “ALFANO VUOLE LA MIA TESTA? ECCOLA”… ALMENO 23 SENATORI PRONTI A SOSTENERE IL GOVERNO
I ministri del Pdl non sono più nel governo, ma i viceministri e i sottosegretari sì.
Al momento non si hanno notizie di lettere di dimissioni da parte di questi ultimi, riferiscono “fonti qualificate” alle agenzie di stampa.
Ieri era stato Silvio Berlusconi a chiedere che anche loro se ne andassero, per completare lo strappo con Letta. Cosa che finora non è successa.
Tra i nomi più noti spiccano Gianfranco Miccichè e la pasdaran berlusconiana Micaela Biancofiore (entrambi sottosegretari alla presidenza del Consiglio), ma anche Giuseppe Castiglione (sottosegretario alle Politiche agricole), dissidente dalla linea berlusconiana.
Intanto a Palazzo Grazioli è in corso l’ennesimo vertice.
Al cospetto di Berlusconi c’è anche Angelino Alfano, potagonista ieri sera — a quanto è trapelato — di uno scontro teso con il Leader, con tanto di minaccia di dimissioni dalla guida del partito se fosse passata la linea dei falchi.
Retroscena sostanzialmente confermato oggi da Daniela Santanchè: “Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari,non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perchè l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”.
Oggi sarebbe entrato nella residenza romana del Cavaliere per annunciargli che i ministri dimissionari (o meglio dimissionati) sono pronti a votare la fiducia a Letta, secondo un retroscena del sito di Il Sole-24 Ore.
Tra i presenti i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta, il coordinatore Denis Verdini e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. Ma sul finire della mattina hanno lasciati tutti il campo a un faccia a faccia tra Berlusconi e Alfano.
All’ordine del giorno del vertice, l’atteggiamento da tenere domani, quando il presidente del consiglio Enrico Letta si presenterà al Senato e alla Camera, con possibile richiesta di voto di fiducia.
Ieri Berlusconi ha dettato una road map che prevede l’approvazione dei provvedimenti economici nel giro di sette giorni e poi — anche se non spetta a lui deciderlo — le elezioni anticipate. Ma questa volta la linea del Capo è messa indiscussione come non mai.
L’ultimo “borsino” stima in 22 o 23 i senatori pronti a dar vita a un nuovo gruppo “Popolari” per permettere alla legislatura di proseguire.
Fuori dal Senato e nel Transatlantico sono evidenti capannelli pidiellini e/o forzisti che discutono animatamente sulla possibilità che una pattuglia di ‘responsabili’ si stacchi dal Pdl per sostenere, insieme a Sc, Pd, Gal e qualche ex M5S, un’edizione delle larghe intese riveduta e corretta.
Particolare niente affatto secondario, le preoccupazioni per la “cosa pubblica” si fondono con quelle per le cose private: “Io pago 2500 euro di affitto…”, si sfoga apertamente un senatore citato dall’Adnkronos.
La situazione è intricata, ma il ministro della Difesa Mario Mauro, di Scelta civica, esibisce certezze: “Sono sicuro che Enrico Letta resterà presidente del Consiglio“, ha detto in un intervento al seminario della Comunità di Sant’Egidio sulla crisi siriana. Intanto, sul Corriere della Sera, l’Ispo fa sapere che il 36% degli elettori Pdl è contrario alla crisi e il 16% è diponibile a votare un nuovo partito di “colombe”.
E’ la prima volta che la base del centrodestra si divide davvero, fa notare l’istituto di Renato Mannheimer.
Segno che eventuali transfughi potrebbero avere sorte elettorale migliore di altri che ci hanno provato in passato, come Fini e Casini.
Altro piccolo segnale: oggi Libero pubblica un sondaggio tra i lettori che in maggioranza preferiscono Alfano a Daniela Santanchè e — udite udite — suggeriscono all’attuale segretario Pdl una rottura con Berlusconi.
Continua intanto il lavoro ai fianchi di Fabrizio Cicchitto, da tempo in rotta con i falchi: “Dopo quello che è accaduto ieri, dopo che il mondo economico, il Ppe, le associazioni dei commercianti e i sindacati ci chiedono di rimanere al governo, mi auguro che correggiamo l’errore politico fatto ritirando i ministri e che andiamo avanti in modo che ci sia un governo”, afferma.
“Mi auguro che lo faccia tutto il Pdl e il presidente Berlusconi”. In altri partiti sarebbe normale, ma nel Pdl per trovare la parola “errore” associata sia pur indirettamente a “Berlusconi” bisogna scavare negli archivi storici, e senza garanzia di successo.
Sul fronte opposto, questa mattina il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale Letta e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo, Dario Franceschini.
Ma domani Letta chiederà davvero un voto fiducia? Neppure questo è certo.
“Letta ha detto che domani andrà alle Camere a chiedere la fiducia. Ma costituzionalmente parlando ha ragione oppure no?”, si domanda Brunetta, che in un lungo ragionamento afferma in sostanza che il presidente del consiglio non può chiederla su un governo già monco di cinque ministri.
Una presa di posizione che il Pd interpreta come un “segnale di nervosismo”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
ANCHE LA BASE DEL CENTRODESTRA PER LA PRIMA VOLTA SI DIVIDE DAVVERO… IL 42% DEGLI ELETTORI CINQUESTELLE VOGLIONO UN’ALLEANZA CON IL PD
Il fronte dei «diversamente berlusconiani» si comincia ad aprire anche nell’elettorato. 
La scelta di imprimere un’accelerazione alla crisi di governo, con le dimissioni dei ministri, non piace a un terzo degli elettori del Pdl: il 36% pensa che sia sbagliata, a fronte di un 64% che la condivide.
È il risultato di un sondaggio condotto da Ispo.
E c’è di più: un terzo di chi a febbraio ha votato Pdl si dichiara ora perplesso.
È una novità : per la prima volta si registra una disaffezione al partito (che non si traduce in una vera intenzione di voto, ma è significativa).
L’Ispo ha definito questa categoria i «delusi dal Pdl» e nota: «Ciò suggerirebbe, il condizionale è d’obbligo, che la scelta del Cavaliere abbia provocato, ed è la prima volta che accade dopo le elezioni, una sorta di terremoto nel partito».
Tra i «delusi», l’86% boccia la linea dura.
Si potrebbe creare uno spazio per i dissidenti.
Se i ministri che non hanno condiviso la rottura (Quagliariello e Lorenzin, ma anche Alfano e Lupi) fondassero una nuova forza politica di centrodestra, autonoma dal Pdl o neo Forza Italia, troverebbero l’adesione del 16% dell’elettorato pidiellino.
E a questo si somma un altro 32% che «prenderebbe in considerazione la possibilità di votarla». È invece circa la metà dell’elettorato berlusconiano, il 52%, a escludere di votare la nuova formazione
Ma tra gli elettori dei partiti che spingono per le urne, Pdl e Movimento 5 Stelle, non tutti vogliono tornare al voto.
Nel Pdl è il 30% a preferire che il governo Letta cerchi una nuova maggioranza, sostituisca i ministri dimissionari e continui a governare, contro il 70% che pensa sia meglio andare al voto. Tra gli elettori dei 5 Stelle è addirittura la maggioranza, il 58%, a essere contro la crisi di governo e il ritorno alle urne.
È il 42% degli elettori dei 5 Stelle a sostenere che, nonostante il niet di Grillo, il Movimento dovrebbe allearsi con il Pd e altre forze per una nuova maggioranza.
Renato Benedetto
(da “il Corriere della Sera“)
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Ottobre 1st, 2013 Riccardo Fucile
SUL TAPPETO LA POSSIBILE SCISSIONE DI UNA QUOTA DI PARLAMENTARI PDL
E’ l’ora del chiarimento.
Quello in cui si saprà se il Pdl è destinato a spaccarsi. In Parlamento, e, chissà , in futuro anche alle elezioni.
L’ex premier e leader del Pdl Silvio Berlusconi sta incontrando il segretario del Pdl Angelino Alfano nella sua residenza romana di palazzo Grazioli.
Con Berlusconi e Alfano ci sono anche i capigruppo Pdl di Senato e Camera Renato Schifani e Renato Brunetta, il coordinatore del partito Denis Verdini e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
CONFRONTO
Il confronto tra Berlusconi e Alfano avrà anche inevitabili ripercussioni sul destino del governo guidato da Enrico Letta.
Se ci fosse una scissione nel partito c’è chi giura che una quarantina di senatori Pdl potrebbe votare mercoledì la fiducia all’esecutivo.
Non è detto però che anche in caso di riconciliazione tra Berlusconi e quello che una volta era il suo «delfino» il Pdl rimanga compatto.
Sul fronte cattolico infatti molte sono le perplessità dei parlamentari legati al ministro Maurizio Lupi.
Si parla di una quindicina di senatori Pdl pronti comunque a votare la fiducia.
Ipotesi fondate o pure fantasie? Solo mercoledì sapremo la risposta. Ma una tappa molto importante si corre in queste ore.
FIDUCIA
Non è chiaro poi neanche che tipo di fiducia il premier Letta chiederà alle Camere mercoledì.
Il presidente del Consiglio «non può chiedere un voto di fiducia prima di aver sciolto il nodo delle dimissioni» dei cinque ministri Pdl, prima deve risolvere questo «rebus» e «solo dopo può chiedere alle Camere di esprimersi favorevolmente o meno rispetto al suo governo: l’alternativa è dimettersi» sostiene il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta in una lunga dichiarazione.
LUPI
“Sono sempre ottimista, molto ottimista». Il ministro dimissionario Lupi invece non mette neanche in discussione la legittimità della richiesta di Letta e, in piazza Montecitorio, ai cronisti che gli chiedono se il Governo «ce la farà » a superare la questione di fiducia che sarà posta in Parlamento risponde: «Sono sempre ottimista, molto ottimista».
Quanto al confronto interno nel Pdl e alla crisi, afferma: «La mia posizione la conoscete».
(da “il Corriere della Sera”)
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