SCISSIONE NEL PDL: I NUMERI DEL PARTITO ANTI-CAV DI ALFANO
LA LISTA SI ALLUNGA DI ORA IN ORA, VICINA QUOTA 40
L’ultimo in ordine di tempo è Roberto Formigoni.
Forse non saranno i 40 di cui parlava Carlo Giovanardi nel pomeriggio, ma la lista dei senatori del Pdl che escono allo scoperto e dichiarano il loro voto favorevole al governo di Enrico Letta si allunga di ora in ora.
A seconda delle alchimie parlamentari, sono minimo una ventina gli esponenti azzurri che dovrebbero portare avanti una scissione affinchè il premier possa andare avanti contando su un gruppo omogeneo ed organico.
Un numero verso il quale rapidamente ci si sta avvicinando, al netto di quel che potrebbe succedere da qui a domani mattina.
”Sono pronto a votare la fiducia al governo Letta, insieme al segretario del Pdl Angelino Alfano”, ha detto Formigoni.
Seguendo a ruota Giovanardi e Domenico Scilipoti. Quest’ultimo ha ironizzato sulla propria storia politica: “Voterò la fiducia, sono sinonimo di responsabilità “.
C’è poi Andrea Augello, che difende il Cavaliere nella Giunta delle elezioni, che fa professione di fiducia alfaniana: “Credo che in questo momento si debba lavorare per riempire di contenuti politici, in vista del dibattito di domani al Senato, l’indicazione favorevole al voto di fiducia”.
“Avendo a cuore il bene del paese, domani voterò la fiducia al governo Letta”, spiega la senatrice abruzzese Federica Chiavaroli.
Così come il siciliano Salvatore Torrisi: “”Ho espresso in tempi non sospetti quel che hanno detto anche Fabrizio Cicchitto e tutti i ministri. Sono ore di grandi discussioni, ma spero che l’area dei moderati assuma una posizione comune e voti in conseguenza a quanto ha proclamato a parole”.
Della partita, ovviamente, è il ministro Gaetano Quagliariello, che più volte si è espresso in tal proposito.
Otto le prese di posizione in chiaro nel giro di poche ore. Segnale che quel che si muove lontano dai riflettori potrebbe risultare una vera e propria slavina.
Alfano ha con sè anche autorevoli esponenti del partito alla Camera.
A partire da Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi.
Il ministro delle Infrastrutture, contrariamente alle abitudini, ha plasticamente disertato – insieme al segretario del partito – il vertice serale a Palazzo Grazioli, con lui anche Fabrizio Cicchitto, che nei giorni scorsi si aggirava per i corridoi di Montecitorio tacciando di “pazzia” chi aveva spinto Berlusconi allo strappo prematuro.
La conta è iniziata. Come finirà lo si saprà probabilmente solo in Aula.
(da “Huffington Post“)
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