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SALVINI ELETTO SEGRETARIO RICOMINCIA DALLE MUTANDE DI COTA

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

TRA I DUE CANTANTI VINCE IL REPERTORIO “CANZONI DA CASERMA” CONTRO LA “VOCE VECCHIA” DI CASTROCARO (MOLTO CARO, IN EFFETTI)

Come previsto, Matteo Salvini vince il congresso-funerale della Lega con l’82% di consensi contro il 18% di Umberto Bossi.
Ma il dato catastrofico e rivelatore è che gli iscritti-votanti con la segreteria Maroni sono precipitati a 17.047 e alla fine votano pure solo in 10.206.
In pratica rispetto alla Lega con 200.000 iscritti di qualche anno fa, Salvini è stato eletto da appena 8.162 persone (Bossi ha ricevuto 1.833 consensi).
Il Senatur, avute le garanzie richieste, si è limitato a una manifestazione di ego prima di iniziare a frequentare le aule di tribunale, Maroni si è liberato di un peso ed è più libero per gli impegni mondani, Tosi e i veneti pensano ad altro e la fronda di ex maroniani in rotta col sassofonista imporranno come vice Giorgetti, uno dei pochi volti presentabili del Carroccio.
Una vittoria scontata perchè molti bossiani dalla Lega o sono stati cacciati o se ne sono andati di propria iniziativa da tempo.
Se ci si aggiunge il rinvio a giudizio a pochi giorni dal voto, è già  tanto che il Senatur abbia raccolto quasi 2.000 voti.
Una Lega quindi sempre più in mano a ras locali, gestita svogliatamente per un anno da Maroni e in crisi di identità , con contrapposizioni tra veneti e lombardi e persino lombardi tra di loro.
La scelta tra l’ex cantante di Castrocaro e chi ama intonare “senti che puzza, sono arrivati i napoletani” non cambierà  la musica di fondo: neanche un sorso di acqua inquinata del Po ne muterà  il declino.
Si era finito con i lingotti di Belsito, si ricomincia dalle mutande di Cota.

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I “FORCONI” UNITI DA NORD A SUD: “DA DOMANI BLOCCHIAMO L’ITALIA”

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

IL LEADER DEL MOVIMENTO: “PARALIZZEREMO IL PAESE PER UNA SETTIMANA”

La parola d’ordine? «Demolire il sistema. Polentoni e terroni, destra e sinistra saranno con noi, in piazza, a partire da domenica notte, e andremo avanti fino a quando questa classe politica fatta di cialtroni e delinquenti non andrà  a casa».
Mariano Ferro è uno dei leader storici del movimento dei «Forconi», che nel 2012 paralizzò la Sicilia.
«Tre giorni fa dissi al prefetto di Catania che l’Italia stava per diventare una nuova Grecia. E il prefetto mi rispose: “Lo so”. Vedrete quello che succederà¡…».
Minaccioso come lo può essere l’Etna di questi giorni con le sue eruzioni, il leader dei Forconi disegna scenari apocalittici a partire dalle prossime ore. A partire da domani notte, con presidi e blocchi di strade, autostrade, ferrovie e porti in tutto il Paese, dalla Sicilia al Nord, da Torino a Verona a Modica e Pozzallo.
Il governo non può tollerare il blocco della circolazione e le direttive impartite dal ministero dell’Interno ai prefetti e questori sono molto chiare: «In relazione ai segnalati propositi di iniziative estemporanee di protesta, con possibile attuazione di blocchi alla circolazione, si rende necessario predisporre attente, coordinate misure di ordine e sicurezza pubblica, volte a garantire il diritto di manifestare per esprimere liberamente la propria opinione, contemperandolo con la libertà  di movimento e di circolazione, anch’essa costituzionalmente tutelata».
Insomma, non saranno tollerati i blocchi stradali.
Il questore di Napoli, per esempio, ha già  vietato il presidio annunciato davanti al casello autostradale di Palma Campania. Quello di Ragusa tutti i presidi stradali.
Quella che si apre domenica notte si annuncia una settimana molto movimentata.
Le forze di polizia dovranno garantire «la libertà  di movimento e della libera circolazione».
Ma anche questa determinazione rischia di essere scavalcata dai fatti. Perchè preoccupano gli esperti di ordine pubblico, le «possibili infiltrazioni nelle manifestazioni di Forza Nuova, di Casapound, degli ultrà  del Catania, dell’Atalanta, del Brescia».
Infiltrazioni che rischiano di provocare una «deriva di esasperazione della conflittualità ».   Insomma se i manifestanti volessero attuare una attività  di rallentamento e non di blocco della circolazione, verrebbero sopraffatti dal radicalismo degli infiltrati.
A sentire i promotori della protesta, «la Sicilia fungerà  da detonatore della “Santabarbara Italia”».
Propositi bellicosi: se i blocchi saranno attuati, a un certo punto, magari a metà  settimana, si dovrebbe convergere su Roma, «dove potrebbero essere presidiate le sedi sindacali, della Confindustria e i partiti».
Quanta benzina sul fuoco della protesta.
Sul web viaggiano alla velocità  della luce proposte di prendere di mira le sedi di Equitalia.
Danilo, di Latina, parla di «Costituzione tradita, usurpata, di classe politica che ci porta al disastro». E propone: «Fuori dall’euro, andiamo a votare subito. Partiti estremisti vogliono strumentalizzare la protesta. Noi non ci faremo condizionare».
Dal profondo Nord, da Verona, Lucio annuncia il presidio davanti al casello autostradale di Soave:
«Gli italiani si sono stufati di farsi prendere per il c.. da una classe politica corrotta e ladrona». Giuseppe di Santeramo in Colle, Bari, elenca le iniziative in cantiere: «Presidio della tangenziale di Bari, cortei o sit in a Conversano, Polignano, Mottola, Massafra, Corato, Andria, Ortanova, Cerignola».
Nelle circolari del Viminale si parla di un «neocostituito Coordinamento nazionale di gruppi e movimenti ha indetto una mobilitazione a carattere nazionale, in segno di protesta contro le politiche economiche governative e per esprimere contrarietà¡ alla globalizzazione».
Al coordinamento hanno aderito il movimento dei Forconi, Liberi imprenditori federalisti europei (Life), Comitati riuniti agricoli (Cra), Cobas-latte, Cos.pa.
Non ci saranno invece le sigle più importanti degli autotrasportatori (Cna, Casa e Confartigianato) che avevano convocato una giornata di blocco per lunedì e poi l’hanno revocata.
«I promotori – fanno sapere le informative dell’intelligence – hanno siglato un accordo con i referenti del movimento bretone dei “Berretti rossi” che hanno portato avanti lotte analoghe in Francia».

Guido Ruotolo
(da “La Stampa“)

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ALFANO SFONDA: IN 10.000 ALLA PRIMA CONVENTION, CENTINAIA DI PERSONE NON SONO RIUSCITE A ENTRARE

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

“NUOVO CENTRODESTRA” SI PRESENTA SULLE NOTE DEGLI U2…I SUOI IRONICI: “DOVEVAMO FARE LE PRIMARIE PER IL SIMBOLO”

Tutti i ministri salgono sul palco, poco prima dell’intervento di Angelino Alfano.
A chiamarli a raccolta è Maurizio Lupi: eccoli lì, tutti insieme, Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo, Gaetano Quagliariello e il vicepremier e leader di Ncd, Alfano. Dal maxischermo viene inquadrata la piazza all’esterno degli Studios, piena di gente che non è riuscita ad entrare.
La prima convention del Nuovo centrodestra, a Roma, ha fatto registrare il pieno di pubblico, un successo inaspettato persino dagli organizzatori e che sta preoccupando dalle parti di Arcore.
“Noi saremo riformisti radicali: c’è chi vorrebbe fare una legge elettorale per andare a votare e non fare le riforme istituzionali. Noi invece vogliamo fare tutte le riforme”, ha detto Quagliariello.
“Vorrei un partito, giovane, onesto e popolare, un partito che sa parlare alla testa della gente e non solo alla pancia. Ci crediamo, Angelino andiamo avanti”, ha invece esortato De Girolamo.
Infine, Lorenzin: “Ci siamo presi la responsabilità  del nostro tempo, vogliamo rimettere in piedi il nostro Paese”.
Poi irrompono le note degli U2: è Pride che introduce Angelino Alfano, che sale sul palco mentre il gruppo irlandese canta “One man in the name of love”.
Poco prima Rosanna Scopelliti, la più giovane dei deputati di Ncd aveva tirato fuori una scatola da farmaco la ‘Ncdina’, ovviamente con i colori della formazione guidata da Angelino Alfano.
La medicina giusta per il paese, ha sottolineato la giovane deputata. Ma non manca la stoccata al segretario: “La prossima volta, Angelino, le primarie anche per il simbolo, mi raccomando…”.
‘Siamo pronti a ragionare sul modello del ‘sindaco d’Itali”, ha detto il segretario in merito alla legge elettorale.
Poi ha proseguito: “Useremo il 2014 per fare le riforme e poi nel 2014 faremo le elezioni e le vinceremo. Ci siamo separati da Forza Italia perchè non vogliamo far precipitare il Paese al buio.
“Siamo qui per fondare il più grande movimento politico del centrodestra italiano”, ma “non rinneghiamo vent’anni della nostra storia. Non rinneghiamo Silvio Berlusconi”.
Poi ha concluso: “Siamo una squadra e la nostra squadra punta allo scudetto. Mentre venivo qui oggi mi chiedevo come mai tanta gente, alla vigilia dell’Immacolata Concezione, ha scelto di esserci. Bene, chiedo alla Madonna di cominciare in anticipo e illuminare la nostra strada”.

(da “Huffingtonpost”)

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L’ASSE BERLUSCONI-GRILLO, LA VISITA SEGRETA DEL PROF. BECCHI AD ARCORE: MA IL CAVALIERE NON ERA “L’IMPRESENTABILE”?

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

IN NOME DEL CAOS: BERLUSCONI PRONTO A SEGUIRE GRILLO NELLA RICHIESTA DI IMPEACHMENT CONTRO NAPOLITANO

È l’asse più improbabile della politica italiana. Eppure, Silvio Berlusconi è pronto a saldarlo, inseguendo la teoria del caos: «Dobbiamo sostenere la battaglia di Grillo contro il Quirinale. Valutando anche la strada dell’impeachment».
È un Cavaliere furioso, quello impegnato a pianificare l’assalto al Colle più alto.
E siccome i numeri non gli sorridono, pur di abbattere il governo Letta è disponibile a sposare anche le parole d’ordine incendiarie del comico genovese.
Per farlo, l’ex premier è deciso a mirare al bersaglio più grosso: «Con Napolitano la tregua è finita – ha giurato davanti allo stato maggiore azzurro – lui mi odia».
Il dialogo con il Movimento cinque stelle si alimenta di contatti riservati, gestiti in prima persona dal leader di Forza Italia.
Il punto di raccordo tra Berlusconi e Grillo è il professore genovese Paolo Becchi, da molti giudicato il vero ideologo del grillismo.
Con lui, le telefonate vanno avanti da tempo. Quel che finora non era emerso, però, l’ha svelato il Cavaliere nel corso di un summit al partito: «Ma lo sapete che qualche settimana fa ho ricevuto Becchi ad Arcore? È bravo e simpatico. E ha ragione quando dice che io e Grillo vogliamo la stessa cosa: far cadere Letta».
Non muove un passo senza prima testare l’elettorato azzurro, il Cavaliere.
E nelle ultime ore ha ottenuto importanti riscontri, illustrati due sere fa a San Lorenzo in Lucina allo stato maggiore di Forza Italia.
Questi sondaggi in possesso di Berlusconi spingono Palazzo Grazioli a un frontale con il Quirinale e suggeriscono di valutare addirittura la messa in stato d’accusa del Capo dello Stato.
«La popolarità  di Napolitano – ha scandito puntiglioso l’ex premier – è scesa al 55%. Quella del governo addirittura al 23,5%. E i nostri elettori non considerano affidabile il Presidente della Repubblica. Alcuni neanche lo possono vedere… ».
In Parlamento non esiste una maggioranza a favore dell’impeachment, ma martellare contro il Colle è diventato comunque l’imperativo del berlusconismo.
E guai a chi semina qualche dubbio: «Presidente – ha provato a frenarlo uno dei pochi moderati azzurri rimasti in circolazione – il Quirinale di solito lo teniamo fuori dalla contesa… ». «E chi l’ha detto che non si può toccare? – si è infuriato il leader – Napolitano ha scelto di giocare un ruolo tutto politico, ne accetterà  le conseguenze».
I primi a sostenere la campagna contro il capo dello Stato sono stati due falchi doc come la Santanchè e Minzolini. Ne arriveranno altri.
«Dobbiamo fare casino – ha intimato Berlusconi – inventare di tutto per abbattere un governo retto da Napolitano e dalla Consulta».
Come? Giocando a tutto campo. Mettendo in discussione la legittimità  del Parlamento con una raccolta di pareri di costituzionalisti.
E sposando la proposta di legge elettorale che avanzerà  Matteo Renzi un attimo dopo le primarie del Pd: «Conta soprattutto che si approvi una riforma, perchè se passa una nuova legge elettorale le elezioni diventano quasi obbligate».
Berlusconi, insomma, alza i toni come chi si sente già  in campagna elettorale, anche se qualche big azzurro lo considera solo un inguaribile ottimista.
Di certo, lavora al rilancio del partito come se si dovesse davvero votare in primavera. Ha affidato alla struttura giovanile di Annagrazia Calabria l’aspetto organizzativo dei nascenti club “Forza Silvio”.
Ed è pronto a ridisegnare l’organigramma di Forza Italia, se non fosse per i mille appetiti che lo circondano.
Poco conta che la dirigenza azzurra viva con fastidio il nuovo corso dei club, giudicandolo una minaccia.
Il leader, avvertito, ha cercato di tranquillizzare la vecchia guardia: «A loro garantirò al massimo il 20% delle candidature».
Di certo, il Cavaliere cercherà  di soffocare l’operazione di Angelino Alfano.
Lo stato maggiore di FI considera il Nuovo centrodestra l’avversario da mettere fuori gioco.
E mercoledì prossimo, un minuto dopo la nuova fiducia all’esecutivo, si capirà  la portata dello scontro. «Traditore», così marchieranno l’ex delfino.
L’obiettivo, in fondo, è uno soltanto: il caos.

(da “La Repubblica“)

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TUTTO QUELLO CHE NON SAPEVATE SULLA TASSA CHE SOSTITUIRÀ L’IMU

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

CI SARA’ ANCHE LA SIR (SE INDOVINI TI RIMBORSO)

Il governo ha fatto il punto sulla seconda rata dell’Imu: è da versare solo in quei Comuni nei quali la prima rata avrebbe dovuto essere versata, ma non lo è stata in previsione del versamento della seconda.
Gli esperti dei ministeri economici, in un comunicato congiunto, sottolineano con orgoglio che «la soluzione raggiunta ricalca il celebre “paradosso di Ermenide”, uno dei grandi enigmi logici dell’antichità , la cui sola soluzione possibile è che nessuna soluzione è davvero possibile».
TARE
È stata in vigore solo per un paio di giorni, verso la metà  di ottobre, per poi essere tempestivamente sostituita dalla Tarsi.
Purtroppo alcuni contribuenti particolarmente zelanti avevano già  provveduto a pagarla, nonostante i due giorni in cui la Tarsi ha avuto corso effettivo fossero un sabato e una domenica.
Si può ottenere il rimborso della Tares solo nei Comuni che cominciano per M, P, S e T. In tutti gli altri Comuni non è previsto rimborso, ma un colloquio con uno psicologo che ha il compito da un lato di consolare il contribuente dei soldi perduti, dall’altro di rimproverarlo per la sua frettolosa scelta di pagare un tributo senza chiedersi se, di lì a poco, sarebbe stato ancora in vigore.
BARES
Si tratta sempre della Tares, però pubblicata su alcune copie della “Gazzetta Ufficiale” con un refuso. Quando è stato deciso di abolire la Tares, nessuno si è ricordato della svista e la Bares è dunque rimasta in vigore.
Bisogna pagarla entro martedì prossimo, raddoppiata nei Comuni che non hanno promulgato entro lo scorso giugno una apposita delibera contro il raddoppio dei tributi.
TAVASCADORBUAL
È l’acronimo di Tassa sul Valore Aggiunto dei Servizi Comunali per Aventi Diritto Oppure Richiedenti sulla Base di Ulteriori Accertamenti di Legge.
È un balzello che ha provocato molte discussioni interne alla maggioranza. Pro e contro la Tavascadorbual si sono pronunciati, con l’aiuto di un logopedista, gli esponenti di tutti i partiti.
Il calcolo del tributo è di particolare difficoltà , perchè a formare la cifra finale contribuiscono parecchie variabili locali e nazionali, tra le quali la temperatura media annuale nel Comune di residenza.
Spetta comunque al contribuente, in circa due giorni di lavoro, individuare la cifra, sottoporla all’Ufficio dei Tributi che la triplica, fare ricorso per poterla ridurre a un terzo e infine, tornati alla cifra di partenza, pagarla.
SIR
La Sir sta avendo molto successo tra i contribuenti, specie tra i praticanti del gioco d’azzardo e gli affetti da ludopatia.
Significa “Se Indovini ti Rimborso”: chi riesce a indicare con esattezza la cifra dovuta viene rimborsato pochi secondi dopo il pagamento.
Nella media, solo un italiano ogni 150 mila riesce a calcolare con esattezza quanto dovuto al fisco. Grazie alla Sir, questo speciale talento verrà  finalmente premiato.
SUCAC
È l’acronimo di “Segnando Una Cifra A Caso”. Si calcola segnando una cifra a caso su un foglio in carta semplice e recandosi al più vicino sportello Equitalia per regolare il pagamento.
La Sucac ha avuto interessanti ricadute sulla psicologia sociale: c’è chi, per vantarsi, segna sul foglio una cifra pari a centinaia di migliaia di euro, sperando di incontrare in ascensore i vicini di casa e dirgli: «Ma lei lo sa che la mia Sucac è almeno cento volte più alta della sua?».
Altri contribuenti applicano a se stessi una Sucac molto esosa per fomentare il loro odio nei confronti dello Stato.
Prevale comunque la tendenza a calcolare una Sucac da uno o due centesimi, e di andarla a pagare in taxi, vestiti in modo molto ricercato, in segno di sfregio nei confronti del fisco.
IUC
Prende il posto della Tuc, che deriva dalla Puc, che è una variante della Ruc, che ha sostituito la Muc, che rimpiazza la Buc, che succede alla Cuc, che si ispira alla Guc, che al mercato mio padre comproooooooò.

Michele Serra

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BERLUSCONI E I 600.000 EURO IN NERO PER IL CASTELLO

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

QUELLE FESTE A TORCRESCENZA CON 100.000 EURO IN CONTANTI PER LE RAGAZZE

Autobus che trasportano ragazze, tante, le più belle mai viste.
Mazzette di soldi e troppi contanti che girano.
Non si parla di Arcore o Palazzo Grazioli, ma di un’altra residenza scelta da Silvio Berlusconi tre anni fa, nell’estate del 2010: il castello di Torcrescenza a pochi chilometri da Roma.
L’ingresso del castello è costernato di statue, fontane, con un divano che sullo sfondo dà  il benvenuto. Accanto un pianoforte, lo stesso che amava suonare Berlusconi nei giorni trascorsi in quella dimora.
A distanza di tre anni, una fonte che preferisce rimanere anonima, rivela al Fatto i dettagli di quel periodo con l’ospite più atteso.
Si tratta di una persona che frequenta e frequentava anche all’epoca quel castello, molto vicina anche al suo proprietario, il barone Fabrizio Sardagna Ferrari.
Berlusconi ha affittato il castello per 11 mesi; seicento mila euro sarebbero stati consegnati “in nero”, rivela la nostra fonte.
A questi, bisogna aggiungere altri 100 mila euro, che sarebbero però stati pagati regolarmente con un bonifico.
Berlusconi si era rifugiato lì per qualche mese, poi quando è scoppiato il caso Ruby (la prima volta ne parla il Fatto il 26 ottobre 2010), è andato via da un giorno all’altro.
La notizia della nuova dimora estiva scelta da Berlusconi era finita sui giornali già  nel 2010.
La fonte parla di due tipi di cene che si tenevano: quelle che proseguivano fino alle tre di notte, con canti e balli; e quelle più serie.
Di queste ultime, le foto — per dimostrare che lì non si faceva il bunga-bunga — vennero pubblicate il 2 marzo 2011 su Chi.
Sul settimanale è stata pubblicata anche un’intervista a Mariarosaria Rossi, ex consigliere municipale di Roma e ora deputata di Forza Italia, tra i collaboratori più stretti dell’ex premier.
Proprio la Rossi è stata intercettata dalla procura di Milano al telefono con Emilio Fede, che le annunciava il suo arrivo — in quel caso a Villa San Martino — con due amiche. “Ah che palle che sei” dice la Rossi al telefono, “due amiche, quindi bunga bunga, due de mattina, io ve saluto eh?!”.
A Chi la Rossi spiega che per bunga-bunga intendeva “una serata che si sarebbe sicuramente prolungata dopo la cena con la proiezione di un film o con musica dal vivo”.
Su Torcrescenza, invece, racconta di aver organizzato due cene per Berlusconi, a cui erano invitate anche le deputate pdl.
La fonte che parla al Fatto racconta che quelle con le deputate, non erano le uniche cene che si erano tenute nella villa, ma ce ne erano molte altre, con belle donne e contanti: “Berlusconi è venuto qui nel 2010”.
Alle feste chi c’era?
Le feste erano organizzate dalla Rossi, si sentiva tanto onorevole, senatrice. Lei era la capa e chiamava chi voleva. Facevano le cene qui, e cantavano tutti la canzone “meno male che Silvio c’è”. Lui suonava il pianoforte. à‰ bravissimo.
Veniva anche Mara Carfagna? Ci parlava?
Ma sì, anche con la Rossi.
Si ricorda chi altro era presente?
Ma… tutte loro. Facevano sempre le cene. Lui arrivava per le dieci, poi arrivavano due pulmini verdi con i vetri neri. Uscivano le vamp che cantavano… e poi cominciava la grande festa. Ma lui (Silvio Berlusconi, ndr) è un uomo eccezionale, perchè alle tre, quattro (di notte, ndr) andava su e la mattina, quando mi svegliavo presto per fare una passeggiata, lo incontravo. Alle 7 la mattina! Quello è uomo da tre ore di sonno a notte. Quando è andato a Torcrescenza ha preso (il castello, ndr) in affitto. Lui voleva comprarlo.
A quanto voleva comprarlo?
120 milioni.
Invece per l’affitto quanto è stato pagato?
Non posso dirlo, ma è stato pagato tutto in nero.
Tutto in nero?
Tutto, tutto in nero. Poi hanno dovuto fare il comunicato stampa dicendo che lui era ospite.
E in nero quanto è stato pagato?
Beh, tra una storia e l’altra 600 mila euro.
Per 11 mesi?
Sì.
Pagamento in contanti?
È chiaro.
Ma i bigliettoni chi glieli ha portati?
C’era una segretaria che mi portava i soldi.
Ma la Minetti veniva?
No, mai vista.
Mentre le altre ragazze venivano con il pulmino?
Sì perchè le portava sempre Lele Mora. Ma erano belle, talmente belle. Tra le più belle che abbia visto in vita mia.
Ruby non è mai andata a Torcrescenza?
Ruby mai, perchè la tiene su a Milano. Qui c’erano due tipi di feste: quelle giuste, e quelle dove si cantava e si faceva casino.
Quindi sono stati pagati 600 mila euro?
Tutto in nero… Allora vi spiego, ogni sera quando entravano c’era un pacco (di soldi, ndr). Quindi saranno stati 100 mila euro a sera.
A sera?
Sì.
Per le ragazze?
Per le ragazze. Ma tu non hai idea del giro di soldi? Poi è andato via che era novembre, era venuto fuori che la Boccassini aveva fatto casino… Quando se ne è andato via in malo modo, scusandosi, “qui non posso stare, pensano che faccia casino” (diceva Berlusconi). Spinelli ha dato cento mila euro.
In quel caso non in nero però.
No, tutto corretto. La napoletana, invece, io credo che sia innamorata davvero.
Francesca Pascale?
Qua non è mai venuta.
Ma quindi sono stati pagati 700 mila euro per stare a Torcrescenza?
Sì… Poi a tutti i domestici ogni volta venivano date 500 di mancia.
Il Fatto ha contattato via email l’avvocato Niccolò Ghedini per consentire diritto di replica su una vicenda, che al di là  delle feste e delle donne presenti, racconta di un importante pagamento in nero: 600 mila euro per l’affitto del castello.
Ma nessuna risposta ci è stata data.

Pacelli e Trocchia
(da “il Fatto Quotidiano“)

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MUTANDE VERDI, LA SEGRETARIA SMENTISCE COTA

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

IL VERBALE: “ERA IL GOVERNATORE A DECIDERE COSA FARSI RIMBORSARE”

Non lo fa nemmeno nello studio dell’avvocato Domenico Aiello che la incontra due volte nel corso delle indagini difensive per scagionare il suo cliente: «Generalmente il presidente esclude ogni spesa priva di destinazione istituzionale. Non disponendo di molto tempo, appone prima una croce o un “no” sugli scontrini e le ricevute non rimborsabili, quali spese personali. Così facendo indica chiaramente all’ufficio l’esclusione del relativo costo».
Sembra dire quindi che tutto ciò che è poi finito nella lista dei rimborsi contestati dalla Procura, abbia prima passato il vaglio del presidente Cota.
E che i margini di errore quindi per lei erano pochi.
Il governatore piemontese ieri è tornato sull’argomento: «Si è ironizzato ingiustamente su spese, tipo i boxer verdi, che ho già  rimborsato. Ma io in realtà  ho ridotto i costi della politica».
Proprio lui che aveva detto ai pm «non posso restare Presidente con l’ombra di un avviso di garanzia », ora ribadisce che non ha alcuna intenzione di dimettersi: «Vado avanti fino al 2015».
E rimarca «Ho fatto spese solo per attività  politica».
Gli errori non li ha commessi lui, e in ogni caso Cota ha già  rimborsato.
Ma intanto la procura ha chiuso le indagini contestandogli ancora quegli scontrini “sbagliati”: 25 mila euro di peculato.
Davanti alla Guardia di Finanza, Michela Carossa non ammette di essersi sbagliata. Si limita a ricostruire le procedure. Anche adesso, a mesi di distanza dall’ultimo interrogatorio, non si scusa.
«Adesso non ho niente da dire: chi deve intervenire, interverrà  – commenta al telefono con Repubblica – Sono a casa in maternità . Con la mia bambina. È un’esperienza importante e purtroppo la sto vivendo così, con tutta questa pressione. Cerco però di essere il più serena possibile per il suo bene».
Non entra nel merito delle ricevute su cui il presidente dice di aver scritto “privato”, nè delle spese, come quelle in Liguria, dove i suoi genitori hanno una casa e che Cota le attribuisce durante gli interrogatori.
Michela è la figlia del capogruppo della Lega nord in Consiglio regionale Mario Carossa, ed era finita già  agli onori delle cronache per Parentopoli, quando si fece il conto di quanti tra figli, nipoti e “fidanzati di” lavoravano alle dipendenze dei politici. Le parentele illustri però in questo caso non l’hanno “protetta”.
«Io davo gli scontrini alla mia segretaria – ha infatti detto Cota ai pm – lei li confrontava con la mia agenda e scartava le spese che non avevano a che fare con la mia attività  politica. È capitato che mi dicesse di non aver trovato riscontro tra l’agenda e lo scontrino. Io ho sempre detto, in tal caso, di scartare la spesa».
Se poi non l’ha fatto, «è stato un errore ».
Anche se Cota ha spiegato ai magistrati Enrica Gabetta, Giancarlo Avenati Bassi e Andrea Beconi, che «gli errori sono stati pochissimi».
E tra questi ha inserito il dvd Fair Game, i famosi boxer da spiaggia color kiwi, la valigia della Samsonite, e il gelato in riva al mare.
«Ho già  restituito le somme» si è giustificato. Circa 2 mila euro, in tutto. Ma alla procura non è bastato, e così il governatore resta indagato.
La segretaria è stata interrogata a gennaio: «Il presidente mi consegnava una cartellina con tutta la documentazione delle sue spese, senza distinzione. Io facevo una prima cernita, togliendo le ricevute relative a spese palesemente non attinenti all’attività  istituzionale – e fa l’esempio della farmacia – e non riconducibili all’agenda».
Nel plico finivano anche gli omaggi istituzionali: «Perchè eravamo noi – ha spiegato la Carossa – a occuparci di questi acquisti per il presidente, come la cravatta per il sindaco o la cornice per l’ambasciatore».
La segretaria portava poi tutto al gruppo regionale. E tornava indietro con i contanti per il presidente.

Maria Chiara Giacosa e Sarah Martinenghi
(da “La Repubblica“)

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LE FOTO SEGNALETICHE DI GRILLO E LA DESTRA CHE NON C’E’

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

IN ITALIA NON E’ ANCORA VIETATO CRITICARE

Dopo l’ultima esibizione verbale sui giornalisti “da segnalare”, con relativa foto “wanted”, l’ordine dei giornalisti ha finalmente scoperto che certa prassi ripetuta e costante può sconfinare nel reato di istigazione a delinquere e ha pertanto invitato la magistratura a non far più finta di nulla.
Dopo anni di comizi e dichiarazioni pubbliche in cui tutti sono stati sommersi di insulti   e contumelie, qualcuno sta forse comprendendo che Grillo non è un comico prestato alla politica, ma un politico che sfrutta l’immunità  del comico.
Come chi è portato o costretto a sopportare i dispetti del bambino scemo del vicino, liquidando le offese dietro un “poverino, non è normale”, le istituzioni italiane si sono sempre dimostrate “comprensive” di fronte a uno sproloquio verbale perseguibile ma mai censurato: “sono battute del repertorio da comico”.
La genesi ricorda molto la Lega della prima ora, quella dei Boso, dei Gentilini, dei Bossi che voleva andare “a prendere i fascisti casa per casa” (per sua fortuna non ha mai suonato alla porta di nessuno evitando almeno le randellate, ma non ha potuto impedire che alla sua suonasse la Guardia di Finanza contestandogli   appena 40 milioni di ruberie padagne).
Grillo usa la violenza verbale godendo in fondo di immunità  (e non ci riferiamo a quelle di frequentate ambasciate americane) e debolezza altrui, da parte di coloro che temono di farne un martire.
Poichè in politica il bluff paga ed è facile invertire la logica più elementare ecco che non è violenza occupare i banchi del governo ma è tale chi reagisce a una violazione di legge e cerca di cacciarli.
Ecco che è lecita la sceneggiata di salire sul tetto del Parlamento per farsi fare la foto ricordo e dichiarare “staremo qua a oltranza” e poi il mattino successivo scendere a farsi il capuccino con cornetto.
Che bella destra sarebbe quella che si fosse piazzata in massa alla porta, impedendo loro di rientrare in nome della coerenza: “volete fare i rivoluzionari? avete detto che starete sul tetto a oltranza? Bene ora voi state là  e noi stiamo qua a oltranza”.
Perchè, cari amici di destra che guardate con favore a chiunque contesti il “potere” senza capire cosa si nasconde dietro, provate a leggere la storia del nostro Paese e vi accorgerete che, in periodi di crisi, sono sempre nati e sono stati “tollerati e favoriti” movimento utili a canalizzare la protesta e a congelare voti   e movimenti di masse che altrimenti avrebbero preso altre strade.
Cambia solo la metodologia, non lo scopo finale da perseguire: chi ha rafforzato la strategia della tensione degli anni ’70? Chi avrebbe vinto le elezioni senza l’irruzione sulla scena dei Cinquestelle?   Che governi avremmo avuto se certi “strappi” parlamentari non fossero stati bloccati da campagne acquisti di parlamentari?
Chi non si riconosce nelle attuali destre affaristiche taroccate e neanche in quelle che rivendicano a parole autonomia, salvo poi convergere sempre e comunque sull’azienda madre del Gran taroccatore, farebbe bene a “costruire un’alternativa”, non a latrare dietro al primo capobranco senza bussola.
La destra futura nascerà  solo quando questa miope generazione caricaturale avrà  avuto finalmente accesso al tanto ambito vitalizio.
E non potrà  che essere europea, sociale e legalitaria, attenta ai diritti civili e alla solidarietà , rispettosa delle istituzioni e del senso di comunità  nazionale.
Tutti concetti in antitesi a chi oggi si spaccia per rappresentante della democrazia diretta e poi registra di nascosto uno statuto con il nipote e il suo commercialista, a chi non prevede organismi democratici come un congresso che elegga a scadenza regolare i vertici, dove non si sa neanche chi sia il tesoriere, a chi sostiene di essersi ridotto lo stipendio ma non dice di percepire 11.200 euro invece che 13.700.
E potremmo riempire pagine e pagine…
Troppo facile abbaiare alla Luna, contando sull’inettitudine altrui.
Non tutti sono disposti a porgere l’altra guancia, c’e’ anche chi è portato a restuire gli schiaffoni con gli interessi.
I Cinquestelle sono un partito come gli altri, quindi accettino le critiche come tutti.
E se non gli sta bene, usando un termine a loro caro, possono andare a fanculo.

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“GRILLO ISTIGA A DELINQUERE, LA MAGISTRATURA NON FACCIA FINTA DI NULLA”: L’ORDINE DEI GIORNALISTI SI SVEGLIA, I GIUDICI NON SI SA

Dicembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

DOPO LA FOTO SEGNALETICA DELLA GIORNALISTA CHE SI PERMETTE DI CRITICARE, SI DISSOCIANO DARIO FO E IL SENATORE ORELLARA… SOLIDARIETA’ A MARIA NOVELLA OPPO SIA DA DESTRA CHE DA SINISTRA

Beppe Grillo ancora all’attacco dei giornalisti: il nuovo obiettivo polemico del comico genovese è Maria Novello Oppo de L’Unità .
Sul sito di riferimento del Movimento 5 Stelle è pubblicata una foto della cronista, insieme a un invito a “segnalare”, nella rubrica “Giornalista del giorno”, gli articoli di altri cronisti colpevoli di “diffamare” il M5S.
Al comico risponde subito, con un tweet, il premier Enrico Letta: “Solidarietà  x Maria Novella Oppo, schedata e lapidata verbalmente da Grillo. Democrazia è rispetto della libertà  dei giornalisti di criticarti”.
Sul leader del Movimento piovono critiche dal Pd e da Forza Italia, che lo apostrofano come “fascista”, ma anche dall’interno della sua creatura politica, con il senatore Orellana che si dissocia pubblicamente dalle parole del comico.
Il post che ha suscitato l’immediata reazione del presidente del Consiglio è un attacco frontale nei confronti della giornalista. “Maria Novella Oppo — scrive Grillo sul suo blog — si vanta di lavorare all’Unità  dalla fine del ’73. Da allora non ha mai avuto un altro lavoro ed è mantenuta dai contribuenti da 40 anni grazie ai finanziamenti pubblici all’editoria che il MoVimento 5 Stelle vuole abolire subito. La Oppo appena può diffama pubblicamente il M5S”.
Nel post, si citano testualmente alcuni passaggi dell’articolo che Oppo ha pubblicato oggi su L’Unità : “Ogni giorno una pagliacciata dei grillini, […] fanno casino, […] dimostrano di non saper fare e di non aver fatto niente per il popolo italiano, […] inscenano gazzarre, […] sono succubi di Berlusconi”. Grillo rispolvera anche articoli meno recenti. “Casaleggio va elucubrando ai danni dell’Italia”, è uno dei titoli nel mirino del leader M5s. E ancora: “Grillo vuole tutto, soprattutto il casino totale, […] un brulichio di piccoli fan [sono] divenuti per miracolo parlamentari e tenuti al guinzaglio perchè non si prendano troppe libertà ”.
Infine, il comico genovese ricorda che “il M5S abolirà  il finanziamento pubblico all’editoria e la Oppo dovrà  cercarsi un lavoro. Non è mai troppo tardi, o forse sì”.
Boldrini: “Versione 2.0 dei pestaggi di un tempo”
Parole che suscitano la reazione del presidente della Camera Laura Boldrini. “E’ grave — dice — che Grillo non voglia riconoscere ad altri il diritto di critica che il suo movimento pratica con ogni modalità  nelle aule parlamentari”.
La terza carica dello Stato esprime solidarietà  nei confronti della giornalista de l’Unità  e trova “preoccupante e pericoloso stilare liste di proscrizione dei giornalisti sgraditi e sottoporli alla gogna digitale, versione 2.0 dei pestaggi di un tempo”.
Contro Grillo anche il candidato alla segreteria Pd Gianni Cuperlo che ritiene “sinceramente non commentabili” le sue parole. “Hanno un senso di passato, ma di quel passato che inquieta”, dice. Non solo: sono attacchi “irricevibili per la nostra democrazia”. Cuperlo si rammarica “per i tanti cittadini che hanno scelto il Movimento 5 Stelle in nome del cambiamento e che ora si ritrovano a fare i conti con una realtà  diversa” e per “i tanti bravi parlamentari di quel movimento che, in buona fede, hanno scelto di militare tra i 5 Stelle”.
Pippo Civati condivide la posizione del presidente del Consiglio e in un tweet scrive: “Fare addirittura la lista dei giornalisti è molto grave. La categoria dei giornalisti è già  precaria, esposta e spesso sotto ricatto, non c’è bisogno che ci si metta anche la politica”.
Attacchi di Grillo ai giornali
Non è la prima volta che il blog di Grillo attacca un giornale: l’ultima volta era toccata al Fatto Quotidiano. Ma prima ancora, era stata sempre l’Unità  a finire nel mirino dei Cinque Stelle: a marzo, il leader del Movimento aveva citato un articolo de ilfattoquotidano.it sui conti in rosso del giornale per parlare di “un progetto editoriale di propaganda mantenuto con i soldi di tutti i contribuenti”.
Forza Italia, Romani: “Solidarietà  a Oppo”
ll centrodestra si schiera a difesa della cronista de L’Unità . “La mia solidarietà  a Maria Novella Oppo, giornalista de L’Unità , vittima del fascismo mediatico di Grillo”, tuona Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato. “E’ vergognoso additare una persona che fa il suo lavoro solo perchè critica l’operato di un politico o di un partito”.
A dare del fascista al leader M5S ci pensa anche Ettore Rosato del Pd, che aggiunge: “Le liste di proscrizione evocano tristi epoche, più recentemente le ha già  tentate Berlusconi, con il quale Grillo evidentemente si trova sempre più spesso in sintonia. I militanti del movimento di Grillo si ribellino”.
Duro anche Fabrizio Cicchitto di Ncd: “Da ex comico ad aspirante dittatore, Grillo accusa i giornalisti quando invece è proprio lui a promuovere la forca mediatica per coloro che non la pensano come lui. L’agibilità  democratica in un Paese la si misura dalla possibilità  per chiunque di esprimere pacificamente qualsiasi pensiero, per Grillo invece viene sostituita dall’unica verità  assoluta: quella predicata da lui e da Casaleggio”
Ma la reazione destinata a fare più discutere è quella di Luis Alberto Orellana, senatore del M5S, che giudica “sgradevole” il post di Grillo.
“Un giornalista fa il suo mestiere”, fa sapere il parlamentare “dissidente” del Movimento. “Non sono d’accordo con quello che scrive la Oppo, ma queste cose non mi piacciono, non è così che bisogna procedere. In questo caso non ho dubbi: mi dissocio“.
Dario Fo si dissocia
Anche Dario Fo spiega di non gradire i toni della polemica: “Non accetto un linguaggio di questo genere. Non bisogna scendere alla brutalità  dei giornalisti. Io non sono d’accordo sul fare la polemica su questi livelli”.
La difesa dei 5 Stelle
Alla dissociazione di Orellana, però, segue una nota di segno opposto del gruppo comunicazione del Movimento Cinque Stelle alla Camera: “A chi ci accusa di fascismo per aver pubblicato la foto di una diffamatrice di professione, rispondiamo con la più semplice delle constatazioni: da oltre un anno Gianroberto Casaleggio, Beppe Grillo e tutto il Movimento vengono accusati, tra le altre cose, di essere massoni, razzisti, di agire contro i terremotati, di avere proprietà  coperte all’estero, di tiranneggiare i gruppi parlamentari, di aver costruito una setta e di aver assunto parenti alle dipendenze di deputati e senatori”.
Accuse diffuse, continua la nota, “senza portare una sola prova, anzi in spregio a ogni elementare regola del giornalismo. A chi dice che pubblicare una foto di una persona significa esporla a possibili atti criminali, rispondiamo così: la stampa lo fa ogni giorno con noi. Se uno solo degli attivisti, dei parlamentari o dei fondatori del M5S subirà  aggressioni fisiche e verbali, la colpa ricadrà  su quella parte della stampa che ogni giorno li attacca senza alcuna prova”.
A fare quadrato attorno a Maria Novella Oppo, si schierano i colleghi de L’Unità .
”La foto modello wanted. Le accuse infamanti. Uno squallido indovinello (Questa signora ha insultato pesantemente il M5S. Sapete chi è?). Quella signora è una grande giornalista. Una nostra collega”, si legge in un comunicato del comitato di redazione, che aggiunge: “A Grillo, che ha evidentemente dimenticato cosa sia la satira e che non prova vergogna a schedare e a chiedere di schedare i giornalisti, un messaggio che non ha bisogno di indovinelli: il suo killeraggio mediatico non ci fermerà . Siamo onorati di far parte della sua black list”.
Odg: “La magistratura si occupi delle istigazioni a delinquere del M5S”
Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, sollecita la magistratura a occuparsi “senza distrazioni nè timidezze, delle ricorrenti istigazioni a delinquere che vengono da esponenti del M5S.
La lista di proscrizione dei giornalisti ‘nemici’, l’indicazione nominativa di un primo nemico da colpire, con tanto di foto segnaletica, sono un insulto alle regole elementari del vivere civile. Lo dico con la stessa determinazione usata quando intervenni, con parole dure, a tutela della privacy della famiglia di Beppe Grillo e di una parlamentare del M5S”.
Secondo Iacopino, “se non ci si rende conto che questi atteggiamenti rischiano di avere conseguenze pericolose anche per l’incolumità  fisica delle persone (come ben si coglie leggendo alcuni primi commenti al post sul blog di Grillo), il problema non è di limiti nella polemica, ma diventa giudiziario. La magistratura faccia il suo dovere, senza guardare dall’altra parte come ha fatto in troppe occasioni, davanti a attacchi frontali a giornalisti quasi sempre scelti tra i meno tutelati”.
Critiche anche dal segretario della Fnsi Franco Siddi.
“Per fortuna è anche un comico e spero che questa caratteristica gli rimanga perchè — prosegue — altrimenti vorrebbe dire che si candida a fare la politica con l’olio di ricino e questo non farebbe bene per primo a lui stesso e al suo movimento”.

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