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TOTI E GELMINI APPLAUDONO IL SINDACO ANTISLOT DI PAVIA: POI TUTTI A CENA CON IL RE DELLE MACCHINETTE

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

MEETING ELETTORALE PER IL SINDACO CATTANEO, SOSTENITORE DELLA LOTTA ALL’AZZARDO, MA AL RISTORANTE POSTO D’ONORE ALL’AD DELLA CASA PRODUTTRICE DI SLOT

Palabianchi di Pavia, 6 maggio 2014. Alessandro Cattaneo, sindaco di Forza Italia in carica, è candidato per il secondo mandato e presenta la sua lista.
E’ il primo cittadino più amato d’Italia e considerato il Matteo Renzi del centrodestra. Ospiti d’eccezione Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi e capolista alle Europee, e Mariastella Gelmini.
Corre per il secondo mandato da consigliere anche Giovanni Demaria detto “Dema”, 44 anni, che Cattaneo presenta come “dipendente di un’azienda”.
La società  in questione è la Royal Games, azienda leader nel settore di slot machine e vlt con sede proprio in citt�
Tutto bene, se non fosse che il suo amministratore delegato, Christian Bernardi, è in seconda fila al comizio di Cattaneo, proprio accanto a lui.
Non solo: una volta terminato l’appuntamento elettorale, lo troviamo al ristorante, nella sala riservata ai dirigenti locali del partito, seduto proprio a fianco di Toti e Gelmini.
Al tavolo di fronte c’è il sindaco.
Che ci sia un problema di conflitto di interessi?
Gli interessati negano, minimizzano, sfuggono.
Cattaneo si difende spiegando che la sua amministrazione ha presentato diversi provvedimenti antislot. In particolare, un incentivo di mille euro a chi decidere di togliere le macchinette dai locali.
Soldi che tuttavia, per molti gestori, sono insufficienti rispetto ai mancati introiti.
Per Demaria, poi, “il dato che Pavia sarebbe prima per numero di slot e vlt è positivo, perchè vuol dire che le macchinette sono in regola, a differenza di quanto avviene in altre città ”.
Pavia è stata ribattezzata la Las Vegas d’Italia anche dal New York Times, visto che detiene il record nazionale di numero di slot e vlt (una ogni 104 abitanti) e di spesa procapite per il gioco (3mila euro all’anno contro i 1200 di media nazionale).
Una tendenza che chi si occupa sul territorio di ludopatia, è diventata una vera e propria emergenza sociale con famiglie emotivamente in crisi, assediate dagli usurai e piegate da tentativi di suicidio.
Al problema sociale, si aggiunge il malcontento tra gli elettori di Forza Italia per la presenza di Bernardi e del “suo” candidato al comizio.
“Faccio campagna elettorale per Cattaneo — spiega un militante fuori dal Palabianchi — ma oggi non ci entro a sentirli, sto fuori. Ma che modo di fare politica è questo? C’è il candidato delle macchinette e il suo capo, il re delle slot di Pavia. E’ quello della Royal Games. Vedi, è là  in seconda fila”

Franz Baraggino, Alessandro Bartolini ed Eleonora Bianchini
(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL CONTABALLE SBULACCA: “I TECNICI DEL SENATO DICONO IL FALSO”: AVEVANO OSATO CONTESTARE LE SUE COPERTURE PATACCA

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

IN DIFESA DELLA PROFESSIONALITA’ DEI FUNZIONARI INTERVENGONO GRASSO, BRUNETTA E FASSINA… E CALDEROLI SBOTTA: “RENZI VA QUERELATO”

Botta e risposta a distanza tra il premier Matteo Renzi e il presidente del Senato, Pietro Grasso.
Tema del ‘contendere’ le perplessità  sollevate dai tecnici di palazzo Madama sul decreto Irpef e, in particolare, sulle coperture delle norme sull’Irap.
Questa mattina il presidente del Consiglio, intervenendo a La telefonata su Canale 5, ha attaccato il Servizio Studi del Senato, bollando le considerazioni dei tecnici come “false”: “Le previsioni del Senato sono tecnicamene false”, ha affermato.
“Abbiamo chiesto al Senato, e ai tecnici del Senato, alcuni sforzi. Per esempio abbiamo detto che se mettiamo un tetto agli stipendi dei manager di 240mila euro dovrebbero farlo anche al Senato. Hanno risposto? A me no”.
A stretto giro la replica di Grasso che, intervenuto già  stamattina a favore delle riforme istituzionali, si schiera a difesa dell’autonomia dei suoi tecnici: “Mi faccio assolutamente garante dell’autonomia e dell’indipendenza degli uffici di Palazzo Madama”, dice il presidente del Senato e aggiunge: “In particolare del servizio del Bilancio che da 25 anni, nei confronti di tutti i governi, fornisce analisi finanziarie approfondendo con attenzione i dati che accompagnano tutti i provvedimenti legislativi, analisi che possono suscitare dibattiti sul piano tecnico e reazioni sul piano politico, ma mai accuse di falsità  nè sospetti di interessi corporativi o addirittura personali”.
“L’unico faro dell’ufficio bilancio è il pieno rispetto dell’articolo 81 della nostra Costituzione”, aggiunge il presidente riferendosi alla norma che impone che qualsiasi legge finanziaria abbia idonea copertura.
E conclude: “Ricordo che il Senato è una istituzione che merita rispetto e non un carrozzone come definito da qualcuno”.
Dall’opposizione si leva la voce critica del vicepresidente del senato, il leghista Roberto Calderoli, che propone di querelare Renzi: “La misura è colma. Chiedo al presidente del Senato e all’ufficio di presidenza di Palazzo Madama di presentare formale querela nei confronti del premier Matteo Renzi, differentemente lo farò io stesso in qualità  di senatore e vice presidente del Senato”
Va giù duro anche il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, che non lesina stilettate al premier, definendo la posizione assunta dal leader Pd un “fallo di reazione e di disperazione del presidente del Consiglio nei confronti del Senato della Repubblica. Con la coscienza sporca e senza scrupoli istituzionali”.
Ma critiche al premier arrivano anche dal suo stesso partito. A prendere posizione è Stefano Fassina: “Il servizio Bilancio del Senato, come il servizio corrispondente della Camera, è un’istituzione di eccellenza, elevata professionalità  e indipendenza. Sono gravi i continui attacchi del presidente del Consiglio a una istituzione decisiva per l’autonomia del Parlamento”. Per Fassina quelli di Renzi “sono attacchi portati, tra l’altro – sostiene – non sulla base di elementi di merito ma in riferimento a una presunta volontà  vendicativa da parte di una istituzione che, come sempre, si limita a fare professionalmente il suo lavoro”.

(da “La Repubblica“)

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DOPO GLI ARRESTI DELL’EXPO IL 18% HA CAMBIATO INTENZIONE DI VOTO E IL 12% NON SA PIU’ PER CHI VOTARE

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

SONDAGGIO IXE’: PD 33,2%, M5S 26,4%, FORZA ITALIA 18,2%, LEGA NORD 5,2%, NCD 5,1%, FDI 3,8%, TSIPRAS 3,7%

I recenti arresti legati all’Expo fanno tremare destra e sinistra.
Secondo il sondaggio Ixè realizzato per Agorà , il 18 per cento degli elettori ha cambiato intenzione di voto dopo aver appreso la notizia.
Quasi un elettore su cinque.
A questo si aggiunge il 12 per cento che non sa più per quale lista votare e altrettanti che non si presenteranno ai seggi.
Il sondaggio comunque rivela che il 60 per cento dei voti è diviso tra Pd e Movimento Cinque Stelle.
Al partito di Renzi oggi andrebbe il 33,2 per cento dei consensi, mentre a quello di Beppe Grillo il 26,4.
Forza Italia continuerebbe a restare sotto la soglia del 20 per cento, attestandosi al 18,2.
Secondo il campione intervistato da Roberto Weber, la lista Tsipras non supererebbe la soglia di sbarramento, rimanendo bloccata al 3,7 per cento.
Stessa sorte per Fratelli d’Italia (3,8 per cento) e Scelta Europea (2,1 per cento).
Sale la quota degli astenuti.
Rispetto agli inizi di maggio, la quota di chi non andrà  ai seggi è passata dal 24,1 al 26,2.
Tra gli attuali leader Matteo Renzi resta il più apprezzato con il 53 per cento dei consensi.
Dietro di lui Giorgio Napolitano con il 37 (in discesa rispetto al 39 per cento della rilevazione del 2 maggio).

(da “Huffingtonpost”)

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COME PRIMA, PIÙ DI PRIMA

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

CON L’EXPO SI ASSISTE AL SOLITO COPIONE: RITARDI, ACCELERAZIONI, TANGENTI

Per piacere: evitateci lo stupore scandalizzato, «chi se lo immaginava?», «non ‘avrei mai detto…». Tutto sono, gli arresti di ieri per ‘Expo 2015, tranne che una clamorosa sorpresa. Perchè, ferma restando l’innocenza di tutti fino alle sentenze, le cose stavano procedendo esattamente come era andata troppe altre volte.
Il solito copione. Recitato per i Mondiali di nuoto, le Universiadi, la World Cup di calcio, l’Anno Santo…
Anni perduti nei preliminari, discussioni infinite sui progetti, liti e ripicche sulla gestione e poi, di colpo, l’allarme: oddio, non ce la faremo mai!
Ed ecco l’affannosa accelerazione, le deroghe, il commissariamento, le scorciatoie per aggirare lacci e lacciuoli, le commesse strapagate, i costosissimi cantieri notturni non stop.
Sono sei anni, dal 31 marzo 2008, che sappiamo di dovere organizzare l’Expo 2015.
E anni che sappiamo, dopo i trionfi di Shanghai 2010 dove il nostro padiglione fece un figurone, che l’impresa è difficile se non temeraria.
Eppure solo Napolitano, all’ultimo istante, si precipitò alla grandiosa esposizione cinese per ricevere il passaggio del testimone e mettere una toppa sulle vistose assenze del nostro governo. Dopo di allora, tanti proclami, annunci, rassicurazioni…
Mentre cresceva, nonostante l’impegno generoso di tanti, la paura di non farcela.
È una maledizione, la fretta. E ci caschiamo sempre. O forse è peggio ancora: c’è anche chi scommette sui ritardi e sulla accelerazione febbrile col cuore in gola.
Quando il rischio che salti tutto fa saltare le regole che erano state fissate e i prezzi schizzano sempre più su, più su, più su
Proprio come previde nel 2010 la presidente degli architetti milanesi denunciando «perplessità  in merito al rispetto delle scadenze per il completamento dei lavori, alla trasparenza delle procedure e alle modalità  che saranno utilizzate per affidare gli appalti».
Già  la prima di quelle gare, del resto, fu un’avvisaglia: vinse un’impresa con un ribasso enorme da 90 a 58 milioni ma l’anno dopo già  batteva cassa per averne 88.
Per non dire delle infiltrazioni nei subappalti di imprese in odore di mafia: il capo della polizia Pansa, mesi fa, comunicò che 23 aziende erano state escluse.
Lo stesso sindaco Pisapia, però, spiegò d’essere sulle spine: troppi, sei mesi di analisi burocratiche, per verificare la serietà  di una ditta. Tanto più se la fretta si fa angosciosa.
L’unica sorpresa, nella retata di ieri che segue il fermo un mese fa del direttore generale di Infrastrutture Lombarde Giulio Rognoni, sono i nomi di alcuni degli arrestati.
Già  tirati in ballo vent’anni fa, nella stagione di Mani pulite, come se non fosse cambiato niente. Dal costruttore Enrico Maltauro all’ex pci Primo Greganti fino all’ex dicì Gianstefano Frigerio, poi candidato da Forza Italia (lifting anagrafico…) col nome d’arte di Carlo.
Ma come, direte: ancora? Ancora, accusano i magistrati.
E parlano d’«una cupola» che «condizionava gli appalti» in favore di «imprese riconducibili a tutti i partiti».
Cosa significa «tutti»? Mancano solo un paio di settimane alle elezioni europee. E un anno all’apertura dell’Expo: i dubbi su quello che è oggi il più grande investimento nazionale e rischia di trasformarsi da vetrina della speranza e del rilancio in una vetrina infangata devono essere spazzati via in fretta.

Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)

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“ELEZIONI DE CHE?”: UN ITALIANO SU TRE IGNORA CHE CI SARANNO LE EUROPEE

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

EMERGE UN RECORD DI INDECISI E ASTENUTI: QUASI IL 50%

‘Elezioni? Elezioni di che?’. Così risponde quasi un italiano su tre: secondo un sondaggio realizzato da Ispo, il 28% degli italiani “non è a conoscenza” delle imminenti elezioni europee.
Semplicemente, ignora il fatto.
Il dato più significativo che emerge dai sondaggi condotti sulle prossime elezioni europee non è tanto quello sulle intenzioni di voto, quanto quello sulla scarsa consapevolezza — a poche settimane dal voto — dei cittadini dell’esistenza stessa della consultazione.
A oggi, quasi un italiano su tre non sa che alla fine del mese ci recheremo a votare.
La non conoscenza è particolarmente diffusa tra chi è più lontano dalla politica, vale a dire tra coloro che dichiarano di volersi astenere a qualunque consultazione (tra costoro, la maggioranza non sa dell’esistenza della scadenza delle elezioni Europee) e tra gli indecisi.
È ragionevole pensare che una larga parte di questi soggetti finirà  con l’astenersi davvero. Ma alcuni decideranno, come sempre, all’ultimo momento, sulla base della campagna elettorale.
Per questo è particolarmente interessante analizzare le caratteristiche sociali di chi non sa dell’approssimarsi delle elezioni.
In particolare, si può rilevare come siano i meno giovani — e, sia pure in misura minore, i giovanissimi — ad essere meno consapevoli.
Queste sono le categorie che normalmente si astengono in misura maggiore.
Ma, per quel che riguarda i più anziani, sono anche quelle più sensibili, di solito, alla campagna elettorale di Berlusconi.
Il quale, quindi, da questo punto di vista, avrebbe una possibilità  di recupero. Specie perchè la non conoscenza della prossima elezione — e, dunque, la non risposta, per ora, ai sondaggi — è più accentuata tra casalinghe e pensionati, il classico pubblico dell’ex Cavaliere.
Per ora, tuttavia, Berlusconi ottiene un risultato molto modesto, sotto il 20% che rappresenta il suo obiettivo. Vanno molto bene, invece, il Pd e Grillo: la vera lotta sarà  tra questi due.
Ma il “partito” che per ora primeggia è, come accade sempre più spesso nei sondaggi pre-elettorali, quello degli indecisi e degli astenuti, che arriva alla cifra iperbolica di quasi il 50%.
Ciò rende le previsioni di voto basate sui sondaggi un dato del tutto ipotetico.
Il risultato delle elezioni è tutto da definire.

(da “Huffingtonpost”)

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BERLUSCONI: “CON L’ARIA CHE TIRA ANCH’IO ANDRÒ IN GALERA”

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

L’ATTACCO ALLA BOCCASSINI, I SERVIZI SOCIALI E VERONICA CHE CHIEDE 540 MILIONI

Dice di sentire «il solito tintinnare di manette alla vigilia del voto». Ma stavolta lo sente vicino per davvero.
Non solo perchè nel giro di un mese sono finiti in trappola tutti gli uomini più fidati di un tempo, da Cosentino a Scajola passando per il latitante Dell’Utri.
Il fatto è che compare anche il suo nome, Silvio Berlusconi (oltre a Previti, Letta e tanti altri), tra le pagine dell’inchiesta Expo.
E allora al «dolore» per le manette all’amico si affianca la paura tutta personale del leader di Forza Italia.
«Stanno stringendo il cerchio, puntano a revocarmi i servizi sociali, vedrete che finirò ai domiciliari se non in galera» è stato lo sfogo coi suoi tra una intervista e l’altra con le tv locali, prima di rientrare a Milano.
L’avvocato Ghedini non fa nulla per mitigare le ansie nelle ore già  cupe che precedono il dday di oggi. Umore rasoterra in vista dell’ingresso alle 9,45 nell’istituto di Cesano Boscone dove Berlusconi inizierà  a scontare la condanna ai servizi sociali.
Fuori, lo attenderanno centinaia di giornalisti e telecamere, dalle tv giapponesi a quelle americane. Lui arriverà  con la scorta, ma gli agenti dovranno attendere fuori.
«Porterò una sorpresa » continua a ripetere l’ex Cavaliere. A quanto pare un nuovo protocollo di cure per l’Alzhaimer messo a punto al San Raffaele.
Le prime quattro ore tra le mura dell’istituto le trascorrerà  da osservatore, a fianco della responsabile Giuliana Mura e dell’educatrice Maria Giovanna Sembiase.
Non poteva esserci vigilia peggiore, segnata dal fulmine dell’arresto di Scajola, solo in parte mitigato dal sollievo per non averlo candidato alle Europee.
Berlusconi giura che non ne sapeva nulla dell’inchiesta della Dia calabrese. «Avevamo deciso di non candidarlo perchè un sondaggio ci aveva detto che il partito avrebbe perso voti» racconta apprendendo la notizia in diretta a Radio Capital.
È da quegli stessi microfoni che si lancia all’attacco di Ilda Boccassini a proposito del processo Ruby: «Aveva delle motivazioni dentro di lei molto forti, da tempo, per interrogare chiunque avesse potuto farmi del male. Tutto quel processo è una farsa, indirizzato a colpire la mia immagine in Italia e all’estero, fa parte di quella tempesta perfetta realizzata nel 2011 e che ha portato al colpo di Stato con le dimissioni del mio governo ». Insomma, «per quello che ho subito dovrei essere fatto santo».
Concetti che ribadirà  nella lettera web ai sostenitori del partito, invitati ad aiutare finanziariamente Forza Italia («Mi impediscono di farlo»).
Rincara le accuse: «Mi hanno aggredito con 57 processi, hanno infangato la mia immagine con una sentenza impossibile, attentando alla mia libertà ».
Con i duecento ragazzi del movimento «Azzurra libertà » dei fratelli Zappacosta (sponsor Daniela Santanchè) incontrati e arringati mercoledì sera nella sede del partito, se l’è cavata con una battuta amara, quando lo hanno invitato a tornare a casa di corsa entro le 23, come prevede il dispositivo del Tribunale: «Non preoccupatevi, tanto mi arrestano in diretta».
Era finito un lungo comizio in cui tra l’altro ha smantellato su due piedi il mito dei club alimentato per mesi: «Bisogna chiamarli comunità , la gente altrimenti non ci capisce».
Le preoccupazioni politiche sono altre però in questo momento.
Il timore diffuso nel quartier generale forzista è che le ultime vicende giudiziarie avranno ricadute sulla tenuta alle urne, a beneficio di Grillo.
Già  l’ultimo sondaggio Euromedia consegnato ieri da Alessandra Ghisleri registra il M5S in testa nelle circoscrizioni Sud e Isole e al 25 nazionale (Fi al 20,9 e il Pd al 31,4). Come se non bastasse, ecco l’ultima tegola su Berlusconi rivelata dall’ Espresso: la “ex” Veronica avrebbe chiesto attraverso i legali 540 milioni per chiudere la battaglia giudiziaria. Lui ha respinto: «Enormità ».

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)

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E IN PARLAMENTO TORNA LA PAURA: “QUESTI QUA STANNO FACENDO LA CAMPAGNA ELETTORALE A GRILLO”

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

PREOCCUPAZIONE CHE LE VICENDE GIUDIZIARIE SI RIPERCUOTANO SUL VOTO EUROPEO

A Montecitorio la notizia della «retata» piomba in un giovedì mattina altrimenti sonnacchioso e ha l’effetto di una scarica elettrica.
Anche perchè gli arresti dell’Expo arrivano in coincidenza con le immagini, altrettanto clamorose, di Claudio Scajola portato via dagli uomini dell’antimafia.
Non si parla d’altro in Transatlantico e nelle code di deputati con il trolley che si affrettano verso l’uscita.
Di spalle, un giovane forzista al collega del Pd: «È un’offensiva. Cosentino, Scajola, Dell’Utri. Luigi Grillo. Tutti quelli che non sono più parlamentari finiscono in manette ».
Il democratico scuote la testa: «Questi qua stanno facendo la campagna elettorale a Grillo».
Il problema infatti non è soltanto l’inchiesta e il terrore che possa allargarsi ancora, coinvolgendo livelli più alti.
Il problema a questo punto sono le conseguenze sul voto delle Europee.
«Rischia di essere un altro colpo alla politica tradizionale – riflette il renziano Matteo Richetti – questa roba non fa bene».
E pensare che Renzi, appena quattro giorni fa, aveva confidato di voler organizzare a Milano, proprio per celebrare l’Expo, la festa nazionale del Pd.
Anche Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo centrodestra, non è affatto tranquillo: «La cosa è preoccupante. Potrebbe essere il grimaldello per scardinare tutto».
Si parla del possibile successo del Movimento 5 stelle, ovviamente.
Lo spettro che mette i brividi è quello del sorpasso. Una cosa impensabile fino a pochi giorni, con i grillini quotati dieci punti dietro il Pd.
Ma nei capannelli del centrosinistra il fantasma prende corpo sulla scorta di un sondaggio che porterebbe i pentastellati al 28,5 per cento. A un passo dal primo partito.
La Velina rossa, agenzia che dà  voce alla pancia profonda della sinistra, ieri invitava non a caso a «non minimizzare l’avanzata di Grillo».
Ugo Sposetti, senatore dem con una lunga militanza nell’organizzazione, è preoccupato: «Mi auguro che il rischio del pareggio non ci sia. Ma sento in giro una strana aria, la stessa che sentivamo noi nel 1976. Allora il Pci andava fortissimo tra i giovani, come oggi il M5S, e alle elezioni infatti quella spinta ci portò al più grande successo: il 34 per cento».
Se così fosse, il terremoto Cinque stelle travolgerebbe tutto.
Alessandra Ghisleri, la sondaggista di fiducia di Berlusconi, ammette che il peso delle inchieste Expo e Scajola sulla campagna elettorale al momento è imponderabile. «Di sicuro, da domani, cambia tutto. I vecchi dati non servono più. È un’altra storia».
In questo mare incognito, chi ha vissuto la prima ondata di arresti eccellenti, quella di Tangentopoli, non può fare a meno di notare le coincidenze: «Sono esterrefatto – osserva Fabrizio Cicchitto, rigirandosi tra le mani i lanci di agenzia che parlano di Frigerio e Greganti – che ritornino questi nomi. Possibile che continuino, dopo tanti anni, a fare queste cose?».
Il fatto che, nello stesso giorno, siano stati pizzicati sia Luigi Grillo che Claudio Scajola, seppur in inchieste diverse, per l’ex forzista Cicchitto costituisce un elemento in più di riflessione.
«Il mondo di Forza Italia in Liguria era diviso tra Grillo e Scajola». Una classe dirigente, seppur in disarmo, viene spazzata via.
«Bisogna capire – prosegue la mente politica dell’Ncd – se ci sono state forzature. Ancora è presto per dirlo. Certo la tempistica è sconcertante: potevano arrestarli un mese fa o tra due mesi? Perchè proprio ora in campagna elettorale? E perchè questi arresti fatti con il bilancino tra Pd e Forza Italia? Sembra un contributo alla destabilizzazione ».
Gli interrogativi di Cicchitto, benchè Renzi abbia imposto una linea di distacco, sono gli stessi che si sentono tra i deputati Pd in fila con i trolley.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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L’AUDACE COLPO DEI SOLITI NOTI

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

PREOCCUPA LA MANCANZA DI RICAMBIO DELLA CLASSE DIRIGENTE TANGENTIZIA

A dispetto dei disfattisti, dei rosiconi e dei gufi sempre pronti a denigrare l’Italia, la doppia retata di ieri ha portato un sacco di buone notizie.
1) Il Paese è più unito che mai, da Milano a Reggio Calabria, attorno all’unica industria che ancora tira: il crimine, più o meno organizzato.
2) Con buona pace delle malelingue, sempre pronte a denunciare i gravi ritardi di Expo 2015, le tangenti e gli appalti truccati sono addirittura in anticipo, quindi tutto bene: prima o poi si faranno anche i lavori, anche perchè chi ha sganciato le mazzette ha il sacrosanto diritto di essere pagato.
3) Non era vero, come sostenevano i giudici calunniatori, che Scajola fosse innocente: semplicemente, era sbagliato il reato. Mentre tutti si lasciavano distrarre da quei quattro spicci pagati a sua insaputa per la casa con vista Colosseo, lui faceva scappare all’estero un amico condannato per ‘ndrangheta.
E pensare che B., appena saputo dell’assoluzione, ci era rimasto male e l’aveva levato dalle liste di Forza Italia, in quanto incensurato e dunque impresentabile, per non perdere voti.
Neppure Alfano l’aveva voluto nel Ncd, il che è tutto dire.
Ora che Sciaboletta è tornato al gabbio, al prossimo giro lo ricandidano di sicuro.
A meno che non si faccia di nuovo assolvere, si capisce, rovinandosi irrimediabilmente l’immagine: ci mancherebbe pure che fosse un’altra volta innocente.
A tante buone notizie fa purtroppo da contrappunto una nota stonata: l’endemica mancanza di ricambio nelle classi tangentizie.
La solita gerontocrazia non si rassegna alla pensione e continua a monopolizzare il mercato della mazzetta, tarpando le ali a tanti giovani che non vedono l’ora di farsi valere, con tecniche ben più avanzate e innovative.
Possibile che, all’alba del 2014, sia ancora tutto in mano agli attempati Scajola, Matacena, Berlusconi, Greganti, Previti, Gianni Letta, Frigerio, Guarischi, Bisignani, Danesi e Grillo (nel senso di Luigi), per citare soltanto alcuni dei nomi usciti dalle carte delle due retate?
Questa puzza di dèjà  vu, questo sferragliare di cateteri, dentiere e cinti erniari, questo eterno ritorno dei revenants non fa bene all’immagine della nuova Italia.
Più che la rottamazione e la rivoluzione, viene in mente il triste Vent’anni dopo di Alexandre Dumas, con D’Artagnan e i tre moschettieri invecchiati, imbolsiti e divisi alle prese con Mazarino al posto di Richelieu e di Luigi XIV al posto di Luigi XIII.
O, più credibilmente, L’audace colpo dei soliti ignoti, sequel del mitico film di Monicelli, con la banda del buco che torna a colpire con gli stessi, catastrofici risultati.
Scajola era finito in galera per la prima volta nel 1983, alla tenera età  di 35 anni, per lo scandalo del casinò di Sanremo, e anche allora c’entrava la mafia.
Ma nemmeno allora era riuscito a farsi condannare: e ora indovina chi viene a Matacena? Sempre lui, a 66 anni.
Attorno a Expo 2015 si udiva un gran fragore di ganasce fin dal primo giorno, quando Formigoni garantì “massima trasparenza” e piazzò a vigilare sugli appalti il generale Mori e il capitano De Donno, quelli della trattativa con Vito Ciancimino.
L’arrivo di Lupi (Compagnia delle opere) e Poletti (coop rosse) nel governo Renzi, ministri rispettivamente delle Infrastrutture e del Lavoro, aiutò a comprendere meglio il tutto.
Massimo Guarischi è nato appena nel 1963, ma è un enfant prodige: conobbe per la prima volta le patrie galere già  nel 2000. Poi ci tornò nel 2013. Ora non c’è il due senza il tre.
Previti doveva finire dentro nel 1999, ma lo salvò il centrosinistra. Però fu solo un rinvio: nel 2006 raggiunse Rebibbia per scontare 7 anni e mezzo per corruzione giudiziaria, ma uscì tre giorni dopo grazie al solito centrosinistra (indulto). Gianstefano Frigerio lo fece arrestare Di Pietro nel ’92 e poi nel ’93.
Prendeva tangenti su tutto, anche da Paolo Berlusconi, infatti scriveva sul Giornale. Fu condannato a 6 anni e la sentenza lo colse nel 2001 alla Camera, dov’era stato appena eletto deputato con FI, candidato in Puglia e col nome cambiato (“Carlo”) per non dare troppo nell’occhio.
Poi ottenne un ricalcolo della pena e i servizi sociali, da scontare a Montecitorio. Ultimamente lavorava al Ppe, a Bruxelles, e guidava un centro studi sull’arte del furto con scasso, dedicato all’incolpevole Tommaso Moro.
Ieri è tornato nel suo habitat naturale, così come Primo Greganti.
Il faccendiere del Pci-Pds torinese (il partito dei Fassino e dei Chiamparino) fu arrestato la prima volta nel ’93: era già  molto trasversale, pappa e ciccia col faccendiere Fininvest Brancher.
Tre volte pregiudicato, dopo i servizi sociali ottenne la tessera del Pd. E rieccolo attivissimo alla festa nazionale del Pd nel 2010 e nell’attuale campagna elettorale per il Chiampa governatore del Piemonte.
Bisignani e Danesi furono beccati la prima volta nel 1981, nelle liste della P2, assieme a B. e a tanti altri.
Bisi tornò nei guai nel ’93 per la maxi-tangente Enimont, Danesi nel ’96 per i malaffari delle Ffss, ri-Bisi nel 2012 per la P4.
Gianni Letta lo scoprì Gherardo Colombo nel 1982 con in tasca un miliardo di fondi neri dell’Iri in tasca e lo riscoprì Di Pietro nel ’92 con in bocca una mazzetta al socialdemocratico Cariglia.
Luigi Grillo fu indagato nel ’94, poi assolto, poi reindagato nel 2009 con gli amici Fazio & furbetti del quartierino, poi riassolto: chissà  se stavolta ce la fa. Enrico Maltauro, costruttore veneto, patteggiò per tangenti nel ’94, poi tornò in pista.
Come tutti, come sempre.
Ha ragione Napolitano: è giunta l’ora di sanare una volta per tutte la piaga del sovraffollamento delle carceri.

Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA ALLA PASCALE: “MARINA SIMILE AL PADRE, E’ LA LEADER GIUSTA CON LE PRIMARIE”

Maggio 9th, 2014 Riccardo Fucile

BREVE TAPPA NAPOLETANA DELLA FIDANZATA DI   BERLUSCONI

Chissà  com’è la campagna elettorale di un condannato in via definitiva, vista dalla fidanzata.
Francesca Pascale lancia uno sguardo saettante. “La campagna di Berlusconi condannato? Guardi, non accetto nessuna provocazione. La sua campagna è brillante ed efficace, come sempre: nonostante le significative limitazioni ai suoi spostamenti, ai suoi comizi, alle sue parole. Certo, ci sono tante cose che potrebbe dire e non può. Comunque ancora una volta è evidente che Forza Italia non esiste senza di lui. E questa è l’unica cosa che tutti, amici e nemici, hanno visto per l’ennesima volta”.
Alla fine di un’altra giornata trascorsa “a casa”, nella sua città , lady Francesca, la ventottenne fidanzata napoletana di Silvio Berlusconi, si concede a un caffè e a qualche domanda prima del decollo serale con Silvio verso Arcore, dove il Cavaliere ha l’obbligo di rincasare entro le 23 del giovedì sera. In mattinata, la Pascale ha assistito al teatrino di corte di Palazzo Reale all’opera “Il piccolo Spazzacamino” con coro di voci bianche in cui cantava la cuginetta di Francesca.
Poi, il pranzo in un noto ristorante della Riviera a un tavolo per dodici: con una delle due sorelle, alcune cugine ed amiche, tra cui Marietta, la consigliera regionale Mafalda Amente e l’imprenditrice dei confetti Daniela Garofalo.
In piazza del Plebiscito, la fermano alcuni giovani, c’è chi le chiede un selfie, chi la bacia. Qualcuno le chiede se ha visto la serie tv “Gomorra”.
E lei risponde:   “Gomorra in tv? Non ho visto la serie di Sky ma probabilmente lo farò, per curiosità . Anche se credo non mi piacerà . Ma forse è un pregiudizio dettato dal libro. Lo lessi tutto   d’un fiato – ricorda la fidanzata di Berlusconi – e non mi è piaciuto perchè non mi piace che si parli sempre di Napoli in questo modo. Anni fa per esempio ho visto “Il camorrista” (di Giuseppe Tornatore da un libro di Giò Marrazzo sulla storia di Raffaele Cutolo, ndr) e mi è piaciuto molto, ovviamente il film, non la storia”.
Energica, sorridente e ovviamente di inscalfibile fede berlusconiana, la Pascale, in total look avorio con abitino corto e scialle, parla di tutto: dell’insolita campagna di Silvio, della condanna ai Servizi sociali, dell’auspicio di incoronare la figlia Marina come successore, di Nicola Cosentino. E della Napoli di de Magistris.
È chiaro che a lei non piace l’idea di un Berlusconi condannato ai Servizi sociali. Ma c’è una sentenza, peraltro considerata mite.
“Io ovviamente rispetto le sentenze. Ma devo poter dire quello che penso: e cioè che Berlusconi ha subito questa condanna essendo innocente, e questa cosa non può far piacere. Difatti ne sono amareggiata e addolorata, come lo sarebbe qualsiasi compagna. Ciò detto, non è affatto una posizione disonorevole quella di chi aiuta gli anziani in un centro sociale. Anzi, devo dire che lui, in tutta la sua vita, ha cercato di dare una mano a chi ne aveva bisogno”.
Più a donne giovani che a maschi vecchi …
“Posso capire la battuta ma io invece dico seriamente che Berlusconi è un uomo generoso che ha sempre cercato di assistere, anche in silenzio, chi si trovava in difficoltà  o coloro che ne avevano bisogno”.
Francesca, lei è a Napoli e qui è divampata la faida politica tra Forza Italia e i cosentiniani. Si ha l’impressione che anche se la questione politica sembra formalmente rientrata, tra lei e l’ex sottosegretario Pdl la frattura non si ricomporrà .
“Io penso che siamo certamente diversi e abbiamo forse diverse concezioni della politica….”.
Cosentino non le perdona di avere, con Luigi Cesaro, determinato la scelta di De Siano come coordinatore regionale: colui che il senatore cosentiniano D’Anna definisce in una intercettazione, con metafora irriferibile, un’assoluta jattura piantata alle loro spalle.
“Non mi interessano le definizioni altrui. Intanto ho rispetto per un uomo che è stato leader regionale, in cui Berlusconi ha avuto fiducia; e rispetto anche per la sofferenza umana di una persona che oggi è in carcere, gravato da varie vicende processuali. Sul resto e su polemiche ormai vuote di senso: ho già  detto e ridetto che nella scelta del coordinatore campano, come per gli altri leader regionali, la decisione è stata del presidente Berlusconi, che ha ascoltato anche i rappresentanti locali com’è ovvio. E poi di cosa stiamo parlando? Cosentino aveva sempre detto, anche più volte in pubblico, che doveva occuparsi delle sue vicende processuali e che non voleva candidarsi assolutamente alle europee nè in altre competizioni. Quindi? Lasciamo che si dedichi alle vicende sue. Invece è giusto dire che su De Siano c’è stata un’ampia convergenza da parte di deputati senatori e rappresentanti locali”.
Un pronostico per queste elezioni europee?
“Penso che Berlusconi sarà  bravissimo a tenere ancora in alto, oltre il 20 per cento, un partito che si riconosce ancora nei moderati italiani ed europei, nonostante i tradimenti che ha subito, le pugnalate ricevute e anche le scelte sbagliate di alcuni comunicatori del passato. Ma c’è un bel futuro per Forza Italia, ne sono sicura”.
A proposito di futuro, lei fu la prima a parlare di Marina Berlusconi come unico successore. Ora la primogenita e presidente di Mondadori ha aperto un varco, si dice disponibile “un domani”. Ne è contenta?
“Certo. Ne sono contenta non solo perchè le doti di intelligenza politica, di prontezza e acume di Marina la rendono simile e molto vicina al padre. Ma anche perchè Marina mi sembra abbia detto una cosa molto importante: e cioè che la leadership si costruisce nel tempo, e deve essere legittimata. Difatti la mia semplice opinione è che sia giusto andare alle primarie. E sono sicura che Marina Berlusconi sia, non per il suo cognome soltanto, la leader di cui il movimento ha bisogno”.
Lei il 25 maggio torna a Napoli a votare per le europee, come in passato? E voterà  per il capolista Fitto, che pure ha avuto una fibrillazione forte con Berlusconi?
“Ora ho la residenza a Roma. Diciamo che se fossi rimasta a Napoli, senza nulla togliere a Fitto, avrei preferito votare un campano”.
Visto che ormai fa tappa nella sua città  d’origine con cadenza settimanale, come trova Napoli?
“Per me resta la città  più bella del mondo. Però soffro a vederla così: è sciupata, maltrattata e disordinata. E mi indigna che i problemi restino irrisolti, mentre chi dovrebbe provare a scioglierli si gira spesso dall’altra parte, pensando ad altro”.
Lei è stata militante e consigliere in Provincia, qui a Napoli. Che ne dice del fatto che proprio un ex suo collega Pdl, Marco Nonno, oggi in Fratelli d’Italia, sia ancora vicepresidente del Consiglio nonostante una condanna a 8 anni e mezzo per devastazione, nella rivolta dei rifiuti di Pianura?
“Penso che sia più opportuno, come dicevamo prima, che chi ha vicende processuali si dedichi a quelle, anche per concentrarsi meglio e dimostrare la propria innocenza”.

Conchita Sannino
(fa “La Repubblica”)

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