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RENZI PROVA A CANTARE BATTISTI A SILVIO: “VOGLIO ANNA…”

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

AL PREMIER NON RESTA CHE LA CARTA FINOCCHIARO, SPERANDO CHE IL MARITO NON VENGA CONDANNATO…E A BERLUSCONI PUO’ ANCHE ANDARE BENE COSI’

È con l’idea di “sondare” veramente il nome di Anna Finocchiaro per il Quirinale che Matteo Renzi accoglierà  a palazzo Chigi Silvio Berlusconi a ora di pranzo.
È l’Incontro. Da cui il Cavaliere si aspetta di uscire con un “nome”.
Perchè è questa la richiesta fatta arrivare al premier nel giorno della giostra delle consultazioni: “Voglio un nome per poterci riflettere una nottata”.
È un grande patto a due lo schema del Cavaliere.
Nel senso che, quando entrano al Nazareno, i capigruppo e i vice di Forza Italia, si dicono d’accordo ad eleggere un nome alla quarta, dopo tre giri di schede bianche.
Ma è chiaro che l’ex premier non vuole un prendere o lasciare all’ultimo momento. Alla sua delegazione, prima dell’incontro al Nazareno, spiega: “O Renzi ci dà  uno dei nomi a noi graditi oppure il nome deve passare come condiviso”.
Significa: o Renzi ci dà  Amato oppure, se ci propone uno del Pd, io-Silvio devo essere messo nelle condizioni di dire che il nome è condiviso e scelto anche da me, deve apparire che io-Silvio sono compartecipe della scelta.
Ecco perchè, nel corso dell’incontro, Giovanni Toti e Paolo Romani fanno capire che Forza Italia non voterà  una “mezza figura”, un Avatar, e che deve essere un profilo autorevole che abbia le caratteristiche di un arbitro.
E che avrebbero delle difficoltà  a votare un esponente del governo, anche se la richiesta — alle orecchie di Renzi — non è apparsa come un veto insormontabile.
Ed è proprio perchè il Nazareno è uscito rafforzato dall’incontro che il premier ha rassicurato: “Io il capo dello Stato lo voglio fare con voi, come ho fatto con voi le riforme. Io non metterò diktat, voi non mettete veti. E il primo veto che non posso accettare è che non deve essere uno del Pd”.
Eccola, la tentazione Anna, che pochi fidati del premier lasciano trapelare.
Accanto a quella che suona come la rosa ufficiale di giornata.
I cui petali però rischiano di essere un po’ appassiti.
Con Mattarella, su cui il veto pesa il no di Berlusconi: “Quello — ripete — diventerebbe il nuovo Scalfaro”.
Con Piero Fassino, che risulta avere problemi nella minoranza Pd.
Sergio Chiamparino, che al momento non scalda il cuore di Berlusconi, soprattutto perchè non lo conosce approfonditamente, tanto che ha chiesto ai suoi una cartella di informazioni.
E soprattutto col “caso Amato”. Ancora oggi, il Cavaliere ha tenuto il punto ma ormai è diventato senso comune che Renzi, per dirla con i suoi, “non la regge a livello di popolarità  e di opinione pubblica”.
Proprio al termine della girandola di incontri, Anna sembra il petalo più fresco.
Fonti autorevoli che hanno una consuetudine col premier spiegano che garantisce ragionamento politico e trovata ad effetto.
Perchè è donna, e quindi è una novità . Non sarebbe la prima volta che Matteo, proprio per uscire dall’impasse si affida al “fattore d”, dalla Mogherini alla Quartapelle.
E soprattutto, politicamente, è in grado di intercettare i voti della minoranza.
Magari non tutti, ma certamente crea un problema politico a sinistra, dove al momento — secondo i calcoli di Lotti e Verdini — su un Avatar si rischiano dai 140 franchi tiratori in su.
Anche perchè, sempre secondo gli sherpa dei numeri, la Finocchiaro può perdere un po’ di voti alla sinistra del Pd, soprattutto al Senato, ma fuori dal Pd, ad esempio in Sel, riesce a intercettare consensi.
Autorevole: ci siamo. Sensibilità  istituzionale: pure. Affidabilità  per Renzi: anche. Nella palude di palazzo Madama — ad agosto sull’abolizione del Senato e adesso sull’Italicum — è stata la vera artefice della guerra lampo renziana, dando alla Boschi un grande supporto di esperienza politica e parlamentare.
Tra Amato è l’Avatar potrebbe essere la carta per uscire dallo stallo sui nomi. Almeno Renzi la “sonderà ” seriamente.
È chiaro che la trattativa con Berlusconi non è solo politica.
Tra dieci giorni il tribunale di sorveglianza si pronuncerà  sulla richiesta di fine anticipata dei servizi sociali e i pm hanno già  chiesto di respingerla. Mossa attesa a palazzo Grazioli.
Meno scontato è quel che diranno i giudici tra una decina di giorni. Berlusconi si è morso la lingua su Napolitano per evitare scherzi sulla fine dei servizi sociali.
È chiaro che da padre della patria e grande elettore del nuovo presidente si aspetta che cambi il clima.
E arrivi qualche segnale di pacificazione.

(da “Huffingtonpost”)

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QUANTI INDAGATI TRA I GRANDI ELETTORI: 22 SU 58 RAPPRESENTANTI DELLE REGIONI SONO INDAGATI

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

SARANNO CHIAMATI A ELEGGERE IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: TRA LORO MARONI E VENDOLA

Nella pattuglia che deciderà  il futuro presidente della Repubblica ci sono anche loro: i delegati regionali
Fanno parte dei 1009 grandi elettori, espressione con cui si definiscono i 945 parlamentari eletti, 6 senatori a vita e 58 rappresentanti delle amministrazioni “federali”.
Scelti nei parlamentini regionali la scorsa settimana attraverso un voto e mandati a Roma per dire la loro nella battaglia per la più alta carica dello Stato.
Un club esclusivo e ambito: la scheda da inserire nell’urna con il nome del candidato prescelto è un onore da raccontare ai nipoti.
Un’alta rappresentanza che fa però in qualche caso rischia di fare a pugni con le tante indagini sulle spese pazze
I guai in casa non li escludono però dalla nobiltà  del voto per il “re repubblicano”.
Come ricostruito da “l’Espresso” sono infatti ventidue i delegati sotto inchiesta: forse non determinanti per scegliere il successore di Giorgio Napolitano, ma con qualche caso sicuramente imbarazzante.
Tra di loro sono sette i governatori alle prese con problemi giudiziari.
E ci sono anche dieci indagati per i rimborsi a carico dei contribuenti: consiglieri che non hanno avuto remore a farsi restituire il conto di tinture per capelli, sigarette, piante, cravatte e perfino una festa di capodanno.
Dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia nessuno è escluso.
GOVERNATORE E GENTILUOMO
In Lombardia Roberto Maroni è indagato perchè avrebbe esercitato «pressioni» per far ottenere «indebitamente» due contratti a tempo determinato a due persone a lui vicine. Un pasticcio in salsa leghista nato come stralcio dell’inchiesta madre delle presunte mazzette per lo scandalo internazionale targato Finmeccanica, che ha visto l’arresto dell’ex presidente Giuseppe Orsi.
Per il governatore pugliese Nichi Vendola pesa la richiesta di rinvio a giudizio: secondo le indagini, nel 2010 avrebbe fatto pressioni su Giorgio Assennato, direttore generale dell’agenzia regionale per l’Ambiente, minacciandolo di non confermare il suo incarico al fine di «ammorbidire» la posizione dell’agenzia sulle emissioni nocive dell’Ilva di Taranto.
Il presidente democratico della Toscana Enrico Rossi è indagato per falso ideologico nell’ambito dell’inchiesta sul buco finanziario dell’Asl di Massa Carrara.
Una voragine che sarebbe arrivata a circa 240 milioni di euro a causa di una gestione “allegra” dell’azienda, con milioni dirottati nell’acquisto di auto, orologi di lusso, cani di razza e anche un allevamento di cavalli.
Per l’Abruzzo ci sarà  il governatore Luciano D’Alfonso, imputato per corruzione — in appello, assolto in primo grado con formula piena — per una storia di mazzette.
In un’altra inchiesta è invece rinviato a giudizio insieme agli imprenditori Alfonso, Paolo e Carlo Toto (ex patron dell’AirOne) per la controversa costruzione della strada Mare-Monti in provincia di Pescara.
I capi di imputazione sono diversi: corruzione, truffa aggravata, falso ideologico, concussione, violazione delle leggi ambientali.
Unico nome per la Valle d’Aosta è il presidente Augusto Rollandin, sotto indagine per abuso d’ufficio nella realizzazione del nuovo parcheggio dell’ospedale cittadino.
EN PLEIN BASILICATA E MARCHE
Altro governatore e indagato è in arrivo dalla Basilicata. Si tratta di Marcello Pittella (Pd), fratello del vicepresidente del Parlamento Europeo Gianni, rinviato a giudizio lo scorso anno con l’accusa di peculato.
Con lui nel viaggio verso Roma un altro imputato nella stessa inchiesta spese pazze, l’Udc Franco Mollica.
A completare il tris c’è l’ex presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza (Pd), a cui la Corte dei Conti contesta un presunto danno erariale per 14mila euro nella gestione dell’ente locale.
Le Marche hanno scelto il presidente Gian Mario Spacca, Mirco Ricci e Giacomo Bugaro. Sono tutti e tre indagati insieme ad altri 39 colleghi per le spese dei gruppi politici.
RIMBORSOPOLI E VOTO
Nutrito il gruppo di chi avrebbe usato fondi pubblici per scopi privati, fra i quali va menzionato Luigi Morgillo, indagato in Liguria per peculato per aver inserito fra le spese istituzionali il costo della camera per moglie e figlia al Grand hotel di Acqui Terme, in provincia di Alessandria.
Ci sono anche degli intramontabili tra i kingmaker del Quirinale come l’ex governatore del Molise Michele Iorio condannato in Appello per abuso d’ufficio (reato poi prescritto in Cassazione).
Il rappresentante della Calabria, Antonio Scalzo, è stato rinviato a giudizio in merito ad una inchiesta sull’Arpacal (l’agenzia dell’ambiente regionale) su cui graverebbero irregolarità  nell’attribuzione di incarichi e nell’erogazione di fondi.
Per la Sardegna ci sarà  il democratico Gianfranco Ganau, che da ex sindaco di Sassari è stato rinviato a giudizio per falso e tentata concussione per il piano urbanistico della città .
In Piemonte il vicepresidente Gilberto Pichetto (Forza Italia) è coinvolto nell’indagine legata al fallimento dell’azienda tessile Novaceta.
Nessuna indagine per il delegato laziale Daniele Leodori ma una storiaccia di rimborsi.
Il presidente del consiglio, come ricostruito dal Fatto quotidiano, ha ricevuto la paga da dipendente per oltre un anno nonostante fosse in aspettativa perchè eletto nelle fila democratiche.
In un primo momento aveva dichiarato di aver già  rimediato da mesi all’errore tecnico, ma stando ai documenti presentati dai grillini ha proceduto alla restituzione solo a luglio 2014.
Non ce l’ha fatta invece a essere delegato come rappresentante Francesco Storace, vicepresidente del consiglio, leader de “La Destra” ed ex governatore, non ce l’ha fatta a passare alla storia come il primo politico condannato per villipendio al capo dello Stato a partecipare alla scelta del nuovo inquilino del Quirinale.

Michele Sasso
(da “L’Espresso“)

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LA PROFEZIA DI ACHILLE OCCHETTO SU RENZI: “TEMPO UNA LEGISLATURA E CADONO LUI E IL PD”

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

“RENZI SI SCHIANTERA’ SOTTO LA MOLE DELLE SUE PROMESSE E IL PD CHIUDERA’ I BATTENTI”

“Matteo Renzi è un decisionista della parola. Alle parole aggiunge parole. È un illusionista che utilizza il vocabolario come i finanzieri d’assalto fanno con i derivati. Anzi, ora che ci penso: egli stesso è un derivato.Scommette sulla scommessa. Ma tutte le bolle speculative esplodono, è scienza della politica non profezia da mago”.
Parole dure e dirette, firmate Achille Occhetto, ex segretario Pci, che – in un intervista al Fatto Quotidiano – a Renzi dà  “il tempo di una legislatura. È stato bravo a interpretare un bisogno di uscire dall’afasia, dalla palude. È stato l’inventore talentuoso di una rivoluzione parolaia”.
Come presidente della Repubblica, prosegue Occhetto, “prevedo un avatar, un nome vuoto di storia e di pensiero ma formalmente ineccepibile. Un uomo o una donna che si affacciano sulla scena pubblica. Un prodotto tipico del solco nuovista”.
“Da noi – analizza Occhetto – la mediazione diviene dogma e si ritiene che si possa vincere soltanto se si guarda al centro, se si è d’accordo con i grandi poteri, se si è moderati. Noi abbiamo coltivato la convinzione che la sinistra potesse stare solo all’opposizione. Guardo alla Grecia e sono felice. Lì è nata la Cosa rossa, esattamente quella che proponevo in Italia”.
Il Pd, prevede quindi l’ex leader del Pci, “chiuderà  i battenti quando questa leadership così personalistica si schianterà  sotto la mole delle sue promesse”.
“Civati – osserva quindi Occhetto – ha talento. Forse è un pò troppo battutaro. Non capisco invece Cuperlo: è come se si perdesse nella nebbia. Giunge a un punto, poi non so che gli capita. Degli altri ho la sensazione che svolgano onestamente il loro lavoro. Ma non li vedo arsi di passione politica. Piuttosto dei bravi professionisti a progetto che alla fine emettono fattura”.

(da “Huffingtonpost”)

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PENTITO ACCUSA L’EX AN NANIA: “A CAPO DI LOGGIA MASSONICA OCCULTA”

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

AL PROCESSO GOTHA 3 IL COLLABORATORE FA IL NOME DELL’EX VICEPRESIDENTE DEL SENATO COME NUMERO UNO DI UNA STRUTTURA SEGRETA CHE AVREBBE GOVERNATO AFFARI TRA SICILIA E CALABRIA

Una loggia massonica occulta e segreta, capace d’influenzare affari ed equilibri politici tra la Sicilia e la Calabria, che annovera al suo interno esponenti delle istituzioni, boss di Cosa nostra, personaggi legati ai servizi.
A guidarla ci sarebbe addirittura l’ex vice presidente del Senato Domenico Nania. Sono accuse pesanti quelle pronunciate da Carmelo D’Amico, killer della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, da qualche mese collaboratore di giustizia.
Le accuse di D’Amico, al processo Gotha 3 in corso al Tribunale di Messina, sul rapporto tra massoneria, politica e mafia hanno l’effetto di una granata, lanciata nel complesso sistema politico imprenditoriale della provincia dello Stretto.
Uno scenario, quello peloritano, passato alla storia come “il verminaio”, dove pezzi delle Istituzioni sedevano allo stesso tavolo di importanti boss di Cosa Nostra. D’Amico aveva già  messo a verbale le sue accuse davanti ai pm della direzione distrettuale antimafia di Messina Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio.
Il nome di Nania, però, era stato omissato dai pm, che avevano depositato i verbali di D’Amico al processo d’appello che vede imputato l’avvocato Rosario Pio Cattafi, già  condannato in primo grado a dodici anni per associazione mafiosa, considerato il trait d’union tra Cosa Nostra, la massoneria e pezzi dei servizi.
“Sam Di Salvo (e cioè uno dei capi del clan barcellonese) mi disse che Cattafi apparteneva, insieme a Nania ad una loggia massonica occulta, di grandi dimensioni, che abbracciava le Regioni della Sicilia e della Calabria. Sempre Di Salvo mi disse che Saro Cattafi insieme al Nania erano fra i massimi responsabili di quella loggia”, aveva detto D’Amico ai magistrati.
Un racconto replicato stamattina dal collaboratore di giustizia, collegato in videoconferenza con i giudici della corte d’appello di Messina, che stanno processando Cattafi.
Avvocato civilista, condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali dopo uno scontro tra studenti di opposte fazioni politiche nel 1968, Nania comincia a fare politica all’università , quando è uno dei leader del Fuan.
È un periodo caldo quello degli anni ’70 all’università  di Messina, soprattutto nelle file dell’estrema destra: esponenti di spicco di Ordine Nuovo ci sono lo stesso Cattafi e Pietro Rampulla, boss di Mistretta, condannato per essere stato uno degli artificieri della strage di Capaci.
Dopo l’università , Nania prosegue il suo cursus honorum fino alla prima elezione alla Camera con il Movimento Sociale nel 1987: la poltrona a Montecitorio, verrà  riconfermata all’avvocato barcellonese anche nel 1992 e nel 1994, quando ha già  aderito ad Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini.
Nel 1995, poi, diventa sottosegretario alle infrastrutture del primo governo di Silvio Berlusconi.
Nel 2008 l’adesione al Pdl e l’elezione a vice presidente del Senato.
Adesso, dopo la mancata ricandidatura del 2013, su Nania piombano le pesanti accuse di D’Amico. “Sam Di Salvo — racconta ancora il collaboratore — mi disse che il senatore Nania che apparteneva a questa loggia massonica, era un amico di Gullotti, ma non in senso mafioso. Era cioè un conoscente di Gullotti, ma non un soggetto organico della famiglia barcellonese; ciò a differenza di Cattafi. Aggiungo che Nania era un amico di Marchetta”.
Giuseppe Gullotti, boss di Barcellona, è stato condannato come mandante dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano: per Giovanni Brusca è l’uomo che consegna il telecomando poi utilizzato per azionare il tritolo nascosto sotto l’autostrada di Capaci, e assassinare Giovanni Falcone.
Maurizio Marchetta, invece, è un personaggio molto noto a Barcellona: ex vicepresidente del consiglio comunale con Alleanza Nazionale, considerato vicino a Maurizio Gasparri, nel 2003 viene accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, accusa che verrà  poi archiviata.
A parte la condanna per lesioni degli anni ’60, e il processo per abusivismo edilizio, poi finito con l’annullamento in Cassazione nel 2009, Nania non era mai stato sfiorato da accuse tanto gravi.
A Barcellona Pozzo di Gotto il politico conta molto: è iscritto tra l’altro alla Corda Fratres, l’associazione culturale che raggruppa i principali esponenti della buona borghesia barcellonese.
Tra gli associati troviamo anche l’ex sindaco di Barcellona Candeloro Nania (cugino dell’ex onorevole), ma anche l’ex procuratore generale di Messina (oggi in pensione) Franco Cassata, già  condannato in primo grado per diffamazione, e l’ex presidente della Provincia di Messina Giuseppe Buzzanca.
Le dichiarazioni di D’Amico sono attualmente al vaglio degli inquirenti: nelle scorse settimane i pm Cavallo e Di Giorgio hanno incontrato i colleghi palermitani Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, titolari dell’inchiesta sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.

Giuseppe Pipitone
(da “il Fatto Quotidiano”)

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GRECIA, SUL DEBITO SPUNTA IL “PATTO SEGRETO”

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

DA NOVEMBRE ESISTEREBBE UN ACCORDO CON LA UE PER PROROGARE IL RIENTRO DEL DEBITO AL 2057

I greci “soffrono non per le decisioni di Berlino e Bruxelles ma per il fallimento della loro elite politica degli ultimi decenni”.
Così il ministro dell’Economia tedesco Wolfgang Schaeuble, parlando al Parlamento Ue, ha gelato Atene il giorno dopo il giuramento del nuovo premier designato Alexis Tsipras, che ha trionfato alle elezioni di domenica.
Secondo Schaeuble il Paese ha finora vissuto nell’illusione che “i problemi fossero causati da altri, ma i problemi cominciano sempre a casa propria, e la solidarietà  non significa che i problemi vanno risolti altrove”.
Per di più, “i cinque Paesi sotto programma (oltre alla Grecia si tratta di Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro, ndr) sono quelli che secondo l’Ocse hanno fatto le migliori riforme strutturali, e per la prima volta la Grecia ha avuto un avanzo primario”.
Come dire che bisogna continuare su questa strada. Una nuova chiusura, dunque, all’ipotesi di uno sconto sui 317 miliardi di debito pubblico (175% del Pil) che gravano sulle spalle dello Stato e dei cittadini greci.
Sconto che sarà  comunque al centro delle trattative tra il leader di Syriza, il suo futuro ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, la Ue e gli altri creditori.
Principalmente il Fondo monetario internazionale e la Bce, da cui la Grecia ha ottenuto nel complesso oltre 240 miliardi di aiuti.
Infatti, a dispetto del muro contro muro opposto dalla Germania e dalla numero del Fmi Christine Lagarde sul taglio del debito chiesto da Tsipras, la maggior parte degli osservatori ritiene che la Grecia riuscirà  a spuntare almeno un allungamento dei tempi di rimborso.
Il che equivarrebbe a ridurre l’ammontare di ogni “rata” di restituzione dei prestiti ricevuti dalla troika e, attraverso i fondi europei salva-Stati, dai singoli Paesi Ue.
A partire da Germania, Francia e Italia, esposta verso Atene per quasi 40 miliardi di euro.
Anzi: secondo il retroscena rivelato da Repubblica, quei tempi più lunghi per finire di pagare il suo debito il Paese li ha già  ottenuti.
Addirittura lo scorso novembre, quando, scrive il quotidiano di Largo Fochetti, il premier ora uscente Antonis Samaras ha sottoscritto un patto segreto con i partner europei in base al quale Atene dovrà  rientrare di tutto il dovuto nei loro confronti — quasi 190 miliardi — solo nel 2057.
Non solo: la Grecia non sborserà  nulla fino al 2020, e in quella data inizierà  a ripagare debiti ma a tassi di interesse calmierati, pari a solo lo 0,53% annuo.
Il tutto, naturalmente, a patto che rispetti il memorandum — cosa che Tsipras ha escluso — e resti nel programma di aiuti.
Ricevendo così, a fine febbraio, i 15 miliardi previsti dall’ultima tranche.
Soldi senza i quali è molto difficile che Syriza e gli alleati di Anel possano tradurre in pratica le promesse elettorali, dall’aumento del reddito minimo alla sanità  gratuita per i meno abbienti.
Il nuovo premier si troverà  quindi di fronte a un dilemma: sconfessare il proprio programma o rischiare di portare il Paese al default.
Che potrebbe sfociare in un’uscita dalla moneta unica, ipotesi catastrofica e comunque sgradita al 75% degli elettori ellenici.
In più l’accordo di novembre, tenuto segreto per non spaventare i contribuenti degli altri Paesi (a partire da quelli tedeschi), non riguarda comunque i crediti vantati dall’Fmi.
L’istituzione di Washington — la cui circoscrizione che comprende Grecia e Italia è ora guidata dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli — continuerà  a battere cassa come da programmi, a meno che Tsipras non riesca a convincere i rappresentanti dei 188 Stati membri a concedergli una sforbiciata.
Una delle tante sfide sul percorso del nuovo governo ellenico.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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SALVINI CHIEDE PIU’ SPAZIO IN RAI: PER LA SUA NUOVA FIAMMA

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

IL PADAGNO NON PERDE IL VIZIO: DOPO LA PRIMA MOGLIE E LA SECONDA COMPAGNA (PIAZZATE IN COMUNE E IN REGIONE) ORA TOCCA A ELISA ISOARDI, CONDUTTRICE DI “A CONTI FATTI” ESSERE SPONSORIZZATA

Il leader della Lega Nord preme sulla dirigenza del servizio pubblico per dare più visibilità  ai conduttori che gradisce.
Matteo Salvini punta ora ad allungare le mani sulla Rai, premendo sulle scelte del direttore generale in uscita Luigi Gubitosi.
Il primo obiettivo di Salvini è quello di assicurarsi maggiore spazio e attenzione, soprattutto all’interno del palinsesto di Rai Uno: la rete ammiraglia, diretta da Giancarlo Leone, che non è solo quella più seguita e influente, ma conta anche diversi dirigenti legati alla destra, dal vicedirettore Ludovico Di Meo all’intraprendente capoprogetto Daniele Cerioni.
A loro Salvini s’è affidato per dare più visibilità  a Elisa Isoardi, conduttrice della trasmissione “A conti fatti” nell’ambito di “Unomattina”, con la quale il leader della Lega ha da qualche tempo un flirt, come confermato oggi da la stessa conduttrice sul settimanale ‘Chi’.
Al momento, gli ascolti della fascia mattutina premiano di più “Storie Vere”, condotta dalla bionda Eleonora Daniele, con una media stabile del 20 per cento: alla sua trasmissione, vengono contestate però le frequenti presenze di ospiti di sinistra, tra i quali negli ultimi tempi Alessandra Moretti, candidata ora alla presidenza della Regione Veneto, da cui proviene anche la Daniele (padovana); il presidente dell’Autorità  sulla Privacy, Antonello Soro, ex parlamentare Pd; e da ultimo, l’ex giudice Ferdinando Imposimato, il cui nome figura anche tra i possibili candidati al Quirinale.
Ma lo scopo di Salvini pare sia quello di sponsorizzare la sua nuova fiamma, in puro stile di raccomandazione da “prima Repubblica”.
La Isoardi è rimasta la conduzione in solitaria – senza più Massimiliano Ossini – di A conti fatti.
Il programma più flop del daytime di Rai1 dall’inizio della stagione tv.

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DELLA VALLE SI DA’ ALLA POLITICA? GIA’ PRONTO IL NUOVO SIMBOLO: “NOI ITALIANI”

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

DEPOSITATO NEI GIORNI SCORSI IL LOGO DEL PARTITO

«Marchionne vuole dare lezioni a noi italiani su cosa e come dobbiamo fare per sottolineare il suo orgoglio italiano. È una cosa vergognosa ed offensiva» diceva lo scorso settembre Diego Della Valle.
Per poi aggiungere: «Noi italiani non dobbiamo permettere a questi furbetti cosmopoliti di prenderci in giro in questo modo, sicuri di farla sempre franca». Qualche giorno dopo, rivolto agli azionisti Fiat, rincarava la dose: «Vanno a pagare le tasse in Inghilterra e vorrebbero dare a noi italiani…».
E ancora, rivolto a Matteo Renzi: «La Costituzione appartiene a noi italiani (…) questo balletto quotidiano di favori sopra e sotto i tavoli che a noi italiani non porta nulla di buono».
Senza dimenticare Maurizio Gasparri («Un uomo politico buono per tutte le stagioni, mantenuto da noi italiani per decenni con stipendi principeschi») e Giorgio Napolitano («Il garante di noi italiani deve essere lui»).
Noi italiani, noi italiani, noi italiani: un’ossessione, quasi, per il patron di Tod’s. Eppure questa ricorrente espressione di comunità , vicinanza, empatia col popolo, propalata in ogni intervista, ospitata tv o apparizione pubblica, non pare affatto casuale nel linguaggio dell’imprenditore marchigiano. Tutt’altro.
Si direbbe piuttosto un messaggio subliminale. In attesa del grande momento.
Quello in cui annunciare la sua discesa in campo.
Sì, perchè nonostante finora abbia sempre smentito l’intenzione di volersi dare alla politica, l’Espresso ha scoperto che in realtà  non è affatto così.
E che un pensierino il patron della Fiorentina ce lo stia facendo eccome.
Tant’è vero che lo scorso 16 gennaio Della Valle ha depositato all’Ufficio brevetti del ministero dello Sviluppo economico l’ennesimo marchio dall’inizio della sua carriera. E qual è il nome prescelto?
“Noi italiani”, ovviamente.
Quale sia lo scopo, lo testimoniano le categorie per cui il simbolo è stato registrato. Niente calzature o abbigliamento come di consueto ma le classi 41 e 45, ovvero proprio quelle relative all’attività  di un partito: organizzazione di convegni, attività  associativa, formazione politica, fornitura di informazioni in ambito politico e via dicendo.
Circostanza che spiega perchè lo scorso novembre, con una situazione politica in parte ormai stabilizzata, l’imprenditore si augurava: «Altri due anni così, e il Paese muore. Bisogna votare il prima possibile ».
Fondo giallo, scritta blu, immancabile bordino tricolore: questi i colori scelti per la sua creatura da Della Valle.
L’Espresso lo ha cercato per chiedere conferma delle sue ambizioni ma l’imprenditore al momento si trova all’estero.
Quel che è certo è che da tempo “dissemina” nei suoi discorsi lo slogan prescelto: «Per noi italiani, che siamo contenti di vivere in Italia, questo è il momento per investire e rischiare» diceva ad esempio a fine 2011, riferendosi al governo Monti appena insediato.
Poche settimane prima l’imprenditore aveva pubblicato un’inserzione sui principali quotidiani dal titolo “Politici ora basta” in cui se la prendeva con “lo spettacolo indecente ed irresponsabile” dato dalla classe dirigente, composta per lo più “da persone incompetenti e non preparate che non hanno nessuna percezione dei problemi del Paese”.
Un affondo talmente duro che in quei giorni convulsi, che si sarebbero conclusi con l’addio di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, rinfocolarono l’idea che Della Valle fosse intenzionato a darsi alla cosa pubblica.
Grazie anche a un successo d’immagine costruito sapientemente negli ultimi mesi, come la sponsorizzazione per il restauro del Colosseo.
Voci puntualmente tornate in auge quando lo scorso autunno annunciò l’intenzione di presentare una lista di ministri .
Ma il patron di Tod’s ha sempre respinto qualunque addebito di pensare in realtà , più che all’Italia, al proprio futuro personale: «Faccio l’imprenditore, non il politico». Almeno fino ad ora, poi chissà .

Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso”)

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SUL QUIRINALE RENZI SI STA INCARTANDO E VEDE NEBBIA: SE I NOMI SONO DELRIO, FASSINO, MATTARELLA, CASTAGNETTI C’E’ SOLO DA RIDERE

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

SE ALLA QUARTA VOTAZIONE IL NOME DEL SUO MESSIA NON PASSASSE PARE INTENZIONATO A PROPORRE CANTONE PER DARSI IL TONO DI LEGALITARIO

“Se la maionese impazzisce, faccio la renzata…”. Matteo Renzi l’ha buttata lì in segreteria Pd venerdì pomeriggio, nella riunione convocata al suo ritorno a Roma dopo il bilaterale con Angela Merkel a Firenze.
Ma la frase continua a fare scuola oggi sia nei conciliaboli del Pd che nei piani del premier, a tre giorni dal primo voto sul nuovo presidente della Repubblica.
‘Renzata’, secondo la ‘traduzione’ che viene fatta nella cerchia renziana, vorrebbe dire personaggio molto popolare, tanto popolare da zittire i veti incrociati che sollevano nebbia, ancora tanta nebbia sulla corsa quirinalizia.
Ma si tratta di un piano B, di fatto. Che potrebbe scattare solo se finisse in malora la votazione di sabato mattina, quella a maggioranza assoluta indicata da Renzi come quella ‘buona’ per eleggere il presidente.
Per ora, il segretario del Pd è ancora sul piano A: perlustrare gli altri partiti e provare a far passare la figura di un politico al Quirinale, scartando Piercarlo Padoan, sul quale pure ieri sono stati fatti sondaggi tra le altre forze politiche.
E’ che il Pd vuole un politico e non un tecnico per il Colle e almeno su questo è in sintonia con Silvio Berlusconi, che incontra il premier stasera.
Anche il ministro Angelino Alfano è uscito dall’incontro con Renzi al Nazareno parlando di “politico e non un tecnico”.
Il punto è che probabilmente nemmeno all’assemblea dei grandi elettori di giovedì mattina il Pd riceverà  indicazioni su chi votare alla quarta votazione di sabato. Votazione che rischia di produrre una fumata nera.
Renzi non ha ancora deciso. Potrebbe non mantenere la promessa fatta in direzione Pd di indicare il nome del candidato all’assemblea dei grandi elettori Dem il 28 gennaio. Potrebbe dare indicazioni al partito solo a ridosso della quarta votazione. Sulle prime tre, il Pd voterà  scheda bianca.
La partita si sta complicando.
Al Nazareno, dove il premier si è trasferito per le consultazioni con gli altri partiti, pesa il timore che ‘il nome’ finisca nel tritacarne fino a sabato.
‘Il nome’ dovrebbe uscire da una rosa dei seguenti candidati: Piero Fassino, Pierluigi Castagnetti, ma anche Sergio Mattarella e Graziano Delrio.
Insomma, un nome più o meno targato Pd che, nelle intenzioni del premier, dovrebbe servire a unire il partito.
Anna Finocchiaro viene data per esclusa, per via delle vicende giudiziarie che coinvolgono il marito. E scendono anche le quotazioni di Walter Veltroni.
Quanto a Padoan sarebbe fuori dalla corsa, benchè indicato ieri nei sondaggi con gli altri partiti, benchè pensato perchè una sua eventuale elezione al Colle contribuirebbe a giustificare l’idea sempreverde di un rimpasto di governo dopo l’elezione del presidente.
Il premier continua a pensarci al rimpasto: tra l’altro ha da sostituire il ministro agli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta nominata assessore in Calabria.
Però per ora il tecnico non è la carta sulla quale si punta.
Nebbia.
E rischia di saltare la quarta votazione. Stasera si capirà  di più dopo l’incontro con Berlusconi al Nazareno, esattamente a un anno dal primo faccia a faccia che scombussolò il Pd.
Ed è questo il punto: stasera si capirà  di più, dal lato di Berlusconi.
Dopo, ci sarà  da convincere il Pd: la mission più complicata. Ma “se la maionese impazzisce” c’è la “renzata”.
Nella cerchia del premier, c’è chi vi legge il nome di Raffaele Cantone, ex magistrato nominato da Renzi presidente della authority anti-corruzione di Palazzo Chigi, spedito dal premier a gestire qualsiasi emergenza che avesse a che fare con corruzione e criminalità , dall’Expo all’inchiesta su ‘mafia capitale’.
Chissà .

(da “Huffingronpost“)

argomento: Renzi | Commenta »

MARIO DRAGHI, FINALMENTE UNO NORMALE: AL SUPERMERCATO SENZA SCORTA, TRA CROCCANTINI PER IL CANE E BACI ALLA MOGLIE

Gennaio 27th, 2015 Riccardo Fucile

NEL SERVIZIO DI “OGGI” UNO DEGLI UOMINI PIU’ POTENTI DEL MONDO IN VERSIONE “COMUNE MORTALE”

Quando si tratta di annunciare operazioni storiche come il Quantitative easing sa essere serio e impassibile, ma nel tempo libero e nella vita privata Mario Draghi veste comodamente i panni dell’uomo comune, tutto supermercato e coccole alla moglie.
In questa foto – pubblicata dal settimanale oggi – il presidente della Bce è stato immortalato mentre, insieme alla moglie Maria Serenella, acquista una confezione-maxi di crocchette in un negozio specializzato in animali sull’Anagnina.
Si tratta del cibo per il suo bracco ungherese.
Draghi porta il carrello e, tra le corsie dell’emporio, si lascia andare a tenerezze baci all’eschimese.
Poi esce sorridendo e riempie il bagagliaio dell’auto.
Una bella dimostrazione di normalità  da parte di uno degli uomini più potenti del mondo.

(da “Huffingtonpost“)

argomento: Costume | Commenta »

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