Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
FISCHI E ULULATI DEL BECERUME PSEUDODESTRO PERCHE’ RITA HA PARLATO DEI DIRITTI GAY… FANNO BUUU E POI LA SERA VANNO A TRANS… LA DELLA CHIESA: “A DIFFERENZA VOSTRA, IO SONO UNA PERSONA LIBERA”
Forse non se l’aspettava un’accoglienza così Rita Dalla Chiesa, conduttrice televisiva molto
popolare.
Evidentemente, quando era stata indicata come candidata sindaco dalla Meloni non aveva compreso con che genere di elettorato avrebbe avuto a che fare.
O forse sì, visto che aveva rinunciato.
Ieri sera una pioggia di fischi e buuu omofobi e razzisti le sono piovuti addosso durante l’intervento che ha aperto il comizio di presentazione della campagna elettorale di Giorgia Meloni sulla terrazza del Pincio, a Roma.
Il pubblico ha rumoreggiato quando la Della Chiesa ha parlato dei diritti gay: “Contestatemi pure – ha detto la conduttrice – Non mi vergogno delle mie idee, sono una persona libera come qualcuno di voi non è».
Una frase che ha moralmente azzerato i suoi contestatori, se questi fossero in grado di comprenderlo, ovvio.
Salita sul palco allestito sulla terrazza del Pincio per il lancio della candidatura di Giorgia Meloni, la presentatrice televisiva Rita Dalla Chiesa aveva iniziato a parlare di diritti per gli omosessuali.
La cosa non è affatto piaciuta a larga parte del pubblico presente che ha iniziato a fischiarla e contestarla.
A differenza del Front National di Marine Le Pen che ha come vice un gay dichiarato e che riconosce i diritti dei gay, in Italia l’evoluzione della becerospecie è ancora agli albori dell civiltà .
Come inizio della campagna elettorale non è male: tra radere al suolo i campi rom (solo gli imbecilli potrebbero credere di eliminare così il problema) e buuu da stadio a una persona perbene, il volto della sedicente destra assume sempre più un aspetto da avanspettacolo.
Aspettavano la “mossa” di “Mattea a chiavica”, non certo il pistolotto sui diritti civili.
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
“SONO QUELLI CHE HANNO CONTRIBUITO AD AFFOSSARLA”
“Se i romani decideranno ancora una volta di preferire questi partiti, si renderanno complici dell’ennesimo scempio di Roma”.
Lo ha detto la candidata M5S a sindaco della capitale Virginia Raggi.
“Interessi ce ne sono (nel continuare a votare i partiti tradizionali, ndr), siamo nella città dei ministeri – ha aggiunto Raggi -. Rassegnazione anche, perchè per anni la politica ha allontanato i cittadini. Noi vogliamo risvegliare la loro coscienza e cambiare le cose”.
“La Meloni e il centrodestra stanno facendo un balletto vergognoso sulle teste dei romani. Continuano a parlare di poltrone, di chi è il candidato migliore, però proposte non ce ne sono. Giorgia Meloni è la figura di Salvini a Roma, ma è stata anche il referente di Berlusconi, al governo come ministro, è stata con Alemanno quando ha governato Roma” commenta poi Raggi sull’ipotesi Meloni come rivale con il centrodestra unito.
“Tutte queste persone, (idem a sinistra Giachetti che si presenta come il nuovo, ma è figlio del Pd, è stato segretario comunale della Margherita), che pensano di salvare Roma, sono quelle che hanno contribuito ad affossarla. Hanno una faccia tosta nel presentarsi oggi come il nuovo, quasi a voler cancellare come una spugna il passato. Hanno già avuto modo di governare e migliorare Roma. Mi spaventa che si ripresentino dopo lo scempio che ne hanno fatto”
E a proposito delle liste presentate ieri da Giachetti all’Antimafia aggiunge: “Siamo contenti che ci segua, hanno capito che mettere dei paletti all’entrata non è male. Però chi è entrato prima dovrebbe essere cacciato, hanno il Parlamento pieno di gente con problemi con la giustizia, e sono quelli che stanno anche riscrivendo la Costituzione”. “Noi abbiamo già fatto (la verifica, ndr), abbiamo sempre chiesto il certificato dei carichi pendenti e il casellario giudiziario – ha aggiunto Raggi – Se l’Antimafia ora vuole valutare le liste, per noi ben venga”.
Il M5S ha messo online stamani la lista per il Campidoglio. “L’ordine in lista è dato dal numero delle preferenze prese alle Comunarie online – ha detto Raggi – per noi non esistono le liste bloccate”.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
PRIMA LO DICE E POI LO SCRIVE PURE: I MIGRANTI GLI HANNO DATO ALLA TESTA
“Carri armati svizzeri schierati sul confine con l’Italia”, parola di Roberto ‘Marò’ Maroni. 
Se Renzi si è intestato il merito della realizzazione della galleria del San Gottardo, il governatore lombardo non ha voluto essere da meno, tentando di superare il premier con una notizia talmente gonfiata da apparire grottesca.
Nella mattinata di martedì 19 aprile Roberto Maroni, a margine di un evento a difesa della produzione di Latte Lombardo, ha affermato (e poi ribadito con una nota ufficiale) di aver sentito “che la Svizzera è pronta a fare come l’Austria, cioè a schierare l’esercito ai confini con l’Italia, per evitare che arrivino gli immigrati. Siamo riusciti in questo capolavoro di costringere i Paesi confinanti con l’Italia a schierare l’esercito, i carri armati al confine con l’Italia, cioè con la Lombardia. Siamo tornati a due secoli fa. Complimenti al governo Renzi”.
Insomma, secondo Maroni è già cosa fatta e, probabilmente, dalla sua Varese tenendo l’orecchio teso si può già sentire sferragliare qualche cingolato.
Ma quella che l’ex ministro dell’Interno ha dato per notizia certa, altro non è che la conseguenza di una boutade di un politico svizzero, Norman Gobbi (Lega dei Ticinesi), che in un suo intervento — ripreso prima dalla stampa austriaca, poi da il Giornale — ha sottolineato la necessità di farsi trovare pronti “anche con misure drastiche” di fronte al pericolo di una nuova forte ondata migratoria sulla rotta mediterranea.
Ma come si è arrivati alla conclusione che la Svizzera starebbe schierando dei blindati al confine?
Semplice: L’esercito svizzero organizza nell’arco dell’anno dei corsi di ripetizione (CR) che, a turno, interessano tutti gli effettivi. Per soddisfare la richiesta di avere 2000 soldati pronti ad intervenire a supporto delle autorità civili in caso di necessità , anche alla luce del fatto che durante i mesi estivi i corsi sono solitamente ridotti al minimo, sono state adeguate le date dei CR dei battaglioni che li avevano già programmati per l’estate: il battaglione di blindati 18, il battaglione della polizia militare 1, il battaglione di zappatori carristi 11 e il battaglione d’aiuto in caso di catastrofe 2.
Nessun dispiegamento di carri armati, insomma, solo la richiesta a 2000 uomini di spostare le ferie di un paio di settimane perchè potrebbe essere chiesto loro di aiutare le autorità civili, fornendo supporto logistico nella gestione dell’accoglienza dei profughi.
Insomma, con buona pace di Bobo Maroni, affermare che la Svizzera stia schierando i carri armati contro i migranti è un po’ come credere che a Roma siano già stati schierati 500mila gatti per fronteggiare l’emergenza topi.
Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
VIAGGIO NELL’IMPIANTO DI COMPOST TRA AMMASSI DI VERDURE, PANE E FORMAGGI
Ci sono i numeri dello spreco di cibo. E fanno impressione: 5 milioni e mezzo di tonnellate l’anno, 12 miliardi buttati al vento in Italia.
Ma il potere evocativo dei dati (fonte Politecnico di Milano con Fondazione banco alimentare) è poca cosa di fronte a quello delle immagini: «Lo vede? È un pezzo di formaggio ed è ancora commestibile».
Luca Rossi, direttore dell’Ipla (Istituto per le piante e per l’ambiente del Piemonte), ha ragione: su quel pezzo di toma non c’è alcuna traccia di muffa. Anche la crosta, a prima vista, è quasi perfetta. E non ha l’odore di un cibo andato a male. Peccato, però, che non si possa più mangiare.
Luca Rossi ha preso il latticino da un ammasso di rifiuti organici provenienti dalla grande distribuzione e scaricata per terra nell’aia di stoccaggio dell’impianto di compost gestita dalla società Territorio e Risorse alle porte di Santhià , in provincia di Vercelli.
Ci sono baguette, pane casereccio di ogni forma e dimensione; filoni integrali e alle noci. E poi tranci di pizza rossa e bianca («È ancora morbida, si poteva recuperare»), formaggio stagionato, peperoni, sedani, limoni, mele.
Ottocento chili, forse una tonnellata.
Osservare tutto quel cibo scartato fa star male ed è ancora peggio quando Rossi, con occhio esperto, si china per raccoglierne qualche campione e dimostra che è ancora buono.
Mentre il direttore di Ipla parla, il suo presidente, Igor Boni, in una decina di minuti, e senza scavare dentro l’ammasso, raccoglie prodotti che avrebbero potuto essere conservati in frigo e poi essere cucinati. «Non hanno un brutto aspetto dopo due viaggi dentro i compattatori».
Il 50% del cibo scartato è buono: ecco in che cosa viene trasformato
Siamo nel Vercellese ma Ipla fa verifiche negli altri impianti del Piemonte e «la storia si ripete».
Anche nel resto d’Italia. Quanto cibo scartato potrebbe essere recuperato?
«Più o meno la metà » spiega Boni. Il direttore è più cauto, ma ammette: «Una parte significativa di questo cibo avrebbe potuto non finire qui».
Il sedano bianco non sembra aver risentito di questo viaggio, nemmeno melanzane e zucchine.
«Vengono scartati – spiega Rossi – per rispettare obblighi di legge o perchè vengono giudicati inadatti per la vendita. Ma anche se non hanno un bell’aspetto si possono ancora mangiare». Basta recuperarlo.
Per Rossi è un circolo virtuoso dove ci guadagnano tutti, anche la grande distribuzione che potrebbe risparmiare riducendo i rifiuti da smaltire.
Qualcosa si sta già facendo.
«In Italia – spiega il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – recuperiamo ogni anno 550 mila tonnellate di cibo che viene distribuito a milioni di persone in difficoltà ». Il Parlamento ha approvato una legge in materia e promette di recuperare un milione di tonnellate entro l’anno.
Un passo avanti, sicuramente. Ma c’è un problema.
Il Politecnico di Milano ha studiato gli sprechi della filiera. Si parte dai campi dove si butta, a causa della deperibilità , il 34% del prodotto.
Il ministero afferma di recuperare 300 mila tonnellate di ortofrutta l’anno.
L’1% è legato alle lavorazioni industriali mentre il 14 agli scarti della grande distribuzione. Il consumo domestico pesa per il 47%.
E in questo non serve una legge ma l’educazione alimentare.
Maurizio Tropeano
(da “La Stampa”)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
POI IRONIZZA: “TICKET CON LA MELONI? LO PAGO SOLO SUL BUS E SULLA METROPOLITANA”
“Berlusconi mi ha chiesto grande sacrificio di andare avanti e cercare di fare il sindaco di questa città per risolvere una serie di situazioni complicate”.
Guido Bertolaso non si ferma: “Oggi è una giornata particolare — ha detto il candidato di Forza Italia alle comunali di Roma — è il Natale di Roma e capita in una giornata particolare. Vi sono alcuni eventi previsti come la riunione di FI che ha rinnovato l’appoggio a Bertolaso dando mandato a Berlusconi di verificare se si può trovare un’unità ”.
“Chi mi ha accompagnato — ha spiegato ancora l’ex capo della Protezione civile — mi ha domandato se io intendo ritirarmi e per l’ennesima volta come ho fatto in queste settimane ripeto che io vado avanti il mio obiettivo è il 5 giugno e i romani decideranno chi sarà il sindaco di roma sulla base di programmi o non voci”.
Se fino a ieri sera l’intero stato maggiore di Forza Italia aveva fatto opera di convincimento sul leader per mollare Bertolaso e convergere su Giorgia Meloni e l’ex Cav sembrava essersi ormai convinto, in tarda serata è arrivato il ripensamento.
E l’ex capo della Protezione civile trova il modo di ironizzare su una possibile alleanza con la leader di Fratelli d’Italia: “Un ticket con Giorgia Meloni per la sfida Campidoglio?
“Io i ticket li pago solo sull’autobus o sulla metropolitana”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
NON ESISTE ALCUN REFERENDUM IN MATERIA, SOLO UNA PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE DELL’IDV CHE NON VINCOLA CERTO IL PARLAMENTO
Gira da tempo su WhatsApp (tra gruppi di complottisti e appassionati di burraco) un invito a
firmare un «referendum di iniziativa popolare sulla legittima difesa della casa e dei beni».
L’obiettivo è di aumentare le pene per chi viola il domicilio e «negare il risarcimento delle eventuali lesioni causate al ladro o agli eredi in caso di morte ladro».
Di legittima difesa si parla ogni volta che ci scappa il morto ma l’argomento è tornato d’attualità con la proposta che sta facendo litigare Pd e Ncd.
In Parlamento, poi, c’è già una proposta della Lega Nord per la “difesa legittima domiciliare”.
Quanto al referendum, si tratta di una mezza bufala: nonostante quello che purtroppo riporta anche qualche testata nazionale, non esiste in Italia la possibilità di votare un referendum di questo genere.
L’istituto giuridico del referendum, in Italia, prevede due principali tipologie: quello abrogativo, per cancellare una norma o una sua parte (come quello votato il 17 aprile sulle trivellazioni) e quello costituzionale per approvare o respingere una riforma della Costituzione (come quello che dovremmo votare in autunno).
A questi si aggiungono quelli, regionali, comunali e provinciali, su questioni legate alle amministrazioni locali o alle fusioni tra enti.
Quello che c’è di vero è che una proposta di legge popolare è stata presentata dall’Italia dei Valori, che non è più in Parlamento dal 2013.
La proposta di legge, a differenza di quanto si legge nel messaggio che gira su WhatsApp, non è vittima di alcuna censura sui media e ha raccolto 160mila firme (il minimo richiesto è 50mila).
Quello che va precisato, però, è che la proposta non vincola in alcun modo il Parlamento ad approvare una riforma di questo genere: dal 1979 a oggi, infatti, sono state presentate circa 260 proposte di legge di iniziativa popolare e solamente 3 sono diventate legge.
Francesco Zaffarano
(da “La Stampa“)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
L’UXORICIDA HA TENTATO LA FUGA SALENDO SU UN BUS… A OTTOBRE ERA APPARSO A “PIAZZA PULITA”
Spari in un bar di via di Lunghezza, alla periferia di Roma.
Una cliente italiana di circa 50 anni di cui al momento si conoscono solo le iniziali, A.F., è stata raggiunta da quatto colpi di pistola ed è morta.
La polizia, che ha ricevuto la chiamata alle 19.23, ha subito fermato il marito della vittima, N.A., che si era allontanato dal locale e aveva gettato via l’arma. Sia la vittima che l’aggressore, anche lui di 50 anni, sono italiani e avevano due figli.
La donna è stata raggiunta da quattro colpi: uno alla mano, uno all’addome, e due mortali al petto.
L’arma è stata ritrovata in un prato in via Lunghezzina, avvolta in una giacca.
Sembra che l’uomo abbia tentato di scappare prendendo un autobus – così racconta un testimone – ma che l’autista non lo abbia fatto salire perchè si trovava tra una fermata e l’altra.
Pochi mesi fa, lo scorso ottobre 2015, Augusto Nuccetelli era apparso in un servizio televisivo girato per la trasmissione Piazza Pulita, in onda su La7 e aveva inveito contro i migranti.
Alcuni abitanti del quartiere, simpatizzanti dei movimenti di estrema destra, avevano organizzato dei veri e propri ‘raid’ per picchiare gli stranieri.
(da agenzia)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
TRA GLI ARRESTATI ANCHE IL SINDACO DI FORLI DEL SANNIO E TRE IMPRENDITORI
“Condotte atte a turbare le procedure” sono emerse in 47 appalti su 60 presi in esame. Dovevano
aggiudicare appalti per complessivi 27.107.751 euro, con un corrispondente danno per l’erario quantificabile in 5.198.279 di euro.
Ventitre le amministrazioni comunali della provincia di Isernia e Campobasso interessate dalle indagini della Guardia di finanza di Isernia.
Sottoposte alle indagini 109 imprese con sede in Molise, Lazio, Abruzzo, Marche, Lombardia, Emilia Romagna e Campania e 144 persone fisiche, a vario titolo, sono state segnalate all’autorità giudiziaria per i reati di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, istigazione alla corruzione e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Oltre ai 144 destinatari di misure cautelari, verranno notificati avvisi di garanzia agli altri indagati ed invito a rendere interrogatorio nei confronti di otto tecnici comunali, nei cui confronti è stata richiesta la misura dell’interdizione dai pubblici uffici.
E’ il bilancio della maxi operazione della Guardia di finanza di Isernia che, oltre ai 144 indagati, oggi ha notificato quattro ordinanze applicative della misura cautelare degli arresti domiciliari al sindaco di Forlì del Sannio, Roberto Calabrese, e a tre imprenditori, tra i quali anche il fratello del primo cittadino.
L’indagine ha messo in evidenza “una sconcertante commistione politico-gestionale della cosa pubblica – spiegano le fiamme gialle – riconducibile al funzionario pubblico, il quale, muovendosi a vari livelli, è riuscito a creare, nel tempo, una rete di amministratori compiacenti e amici ai quali riservare un trattamento privilegiato nella programmazione regionale per la destinazione dei fondi per il dissesto idrogeologico (e non solo), in forza del doppio ruolo da egli rivestito (funzionario pubblico e sindaco). Egli, infatti, piazzava con stucchevole disinvoltura incarichi di progettazione di lavori e appalti pubblici per lo più derivanti dai fondi che egli stesso procurava ai vari sindaci amici, anche grazie ad influenti contatti capitolini”.
Altre misure riguardano un funzionario pubblico, già responsabile dell’ufficio fondi strutturali della regione Molise, servizio difesa del suolo, opere idrauliche e marittime e all’epoca dei fatti sindaco di Acquaviva d’Isernia, destinatario della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio delle funzioni di pubblico ufficio. E un noto imprenditore della provincia, destinatario dell’obbligo di dimora presso il comune di residenza.
L’organizzazione sapeva bene che nel piano Italia Sicura erano stati stanziati 1,7 miliardi di euro per più di 1.150 interventi.
Ed allo stesso tempo il decreto Salva Italia ha innalzato la soglia a 5.186.000 per l’utilizzo della procedura negoziata per gli interventi di somma urgenza. Approfittando di queste circostanze è stato fatto “uno smodato ed irregolare utilizzo della procedura negoziata a scapito della normale procedura aperta”.
Con sorteggi truccati, simulazioni di necessità d’urgenza, falsificazione di atti amministrativi e preordinati avvalimenti figuravano sempre le stesse compagini societarie: quelle destinate a vincere, con reciprocità di favori, e, ovviamente i competitors di comodo.
(da “La Repubblica“)
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Aprile 21st, 2016 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE ACCUSATO DI AVER FATTO PRESSIONI PERCHE’ LA CARLUCCIO E LA PATURZO AVESSERO DEGLI INCARICHI: ALL’ORIGINE LA “RELAZIONE AFFETTIVA”… CONTRATTI DA 53.000 EURO L’ANNO
Una il suo bel contratto lo aveva già ottenuto, fino alla fine del mandato di Roberto Maroni.
L’altra ci è arrivata di proroga in proroga, finchè la scadenza è stata posticipata anche per lei al 28 febbraio 2018, con un compenso annuale di 54mila euro lordi.
Entrambe sistemate negli uffici della delegazione di Roma di Regione Lombardia. Mara Carluccio e Mariagrazia Paturzo, le due fedelissime del governatore leghista che è a processo con l’accusa di avere esercitato pressioni per fare ottenere alla prima un incarico nella società del Pirellone Eupolis.
E per fare unire la seconda, quando lavorava per Expo, a una missione in Giappone a cui avrebbe dovuto prendere parte Maroni stesso.
Un viaggio poi saltato, ma che ha già portato alla condanna in primo grado a quattro mesi del direttore generale di Expo Christian Malangone con una sentenza in cui la partecipazione di Paturzo, non indagata, viene definita come “legata esclusivamente al piacere personale del presidente”.
Bene, una volta lasciata la società Expo dopo l’emergere dell’inchiesta, Paturzo aveva ottenuto un contratto a tempo determinato per occuparsi sempre di Expo, ma all’interno della Regione.
“Da Sala a Sala”, aveva scherzato qualcuno, sottolineando come Paturzo lasciasse la società guidata da Giuseppe Sala per passare sotto l’assessorato guidato da Fabrizio Sala, nel frattempo diventato vicepresidente della Lombardia.
Il contratto, da 35mila euro lordi per otto mesi, scadeva il 31 ottobre, ultimo giorno dell’esposizione. Ma Paturzo, che secondo la procura di Milano all’epoca del viaggio aveva “una relazione affettiva” con Maroni, ha continuato a lavorare nell’ufficio regionale di via del Gesù a Roma: il 17 novembre, infatti, le è stato fatto un altro contratto della durata di poco più di un mese, fino al 31 dicembre.
E come si scopre ora dagli elenchi del personale pubblicati nei giorni scorsi sul sito del Pirellone, l’incarico è stato prorogato fino al termine naturale della legislatura guidata da Maroni.
Contattata al telefono, l’interessata non vuole spiegare di che cosa si occupi adesso che l’esposizione è terminata, ma taglia corto: “Lavoro per il vicepresidente”. Fabrizio Sala, appunto.
È dunque al suo assessorato che bisogna rivolgersi per saperne qualcosa in più: Paturzo, che Sala definisce una “collaboratrice valida”, ha percepito tra novembre e dicembre 4.201 euro lordi mensili, mentre attualmente il compenso è di 53.975 lordi per tredici mensilità .
“Il contratto — dice l’assessore — è stato rinnovato per seguire le attività delle reti europee NEREUS (Rete Europea delle Regioni del settore aerospaziale), di cui sono membro del board ed ECRN (Rete europea delle regioni della chimica), di cui sono vicepresidente. Entrambi gli incarichi sono ricoperti in qualità di rappresentante di Regione Lombardia. Alla dottoressa Paturzo spetta il compito di monitorare e seguire i progetti e le attività delle due reti per mio conto. Inoltre, nell’ambito della mia delega all’Internazionalizzazione delle imprese, la dottoressa Paturzo sta seguendo l’organizzazione di un evento internazionale dell’EU Strategy for the Adriatic and Ionian Region (EUSAIR) previsto per l’estate 2016 a Pescara. Sta seguendo inoltre l’evoluzione del Draft Programme del Forum Eusair previsto il prossimo 12 e 13 maggio a Dubrovnik, in Croazia”.
Tutte attività che Paturzo seguirà negli stessi uffici in cui, come detto, lavora anche Mara Carluccio. Che dopo la collaborazione con Eupolis, ne ha ottenuto un’altra in Regione a partire dallo scorso settembre per supportare Maroni sulla “strategia dell’Unione europea per la Macroregione alpina”.
Per lei 40mila euro lordi all’anno. Raggiunta al telefono, Carluccio non vuole raccontare come vada la nuova esperienza lavorativa: “Non rilascio nessuna dichiarazione”, dice prima di mettere giù.
Per sentirla parlare bisognerà attendere che si presenti in udienza a Milano, dove è imputata insieme a Maroni nel processo che partirà il 5 maggio.
Dopo il rinvio di inizio marzo, quando il difensore del governatore, Domenico Aiello, ha fatto valere un legittimo impedimento, in quanto impegnato come difensore in altri procedimenti.
Luigi Franco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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