Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
CHE FARSA: FRONGIA NON E’ PIU’ VICESINDACO MA RESTA ASSESSORE… CINQUE ORE DI VERTICE SENZA STREAMING PER PARTORIRE UNA SOLUZIONE ANDREOTTIANA CHE RINNEGA ANNI DI BATTAGLIE SULLA LEGALITA’… IL LODO RAGGI: CON UN AVVISO DI GARANZIA DEVONO DIMETTERSI SOLO GLI ALTRI
Un vertice infinito della maggioranza capitolina, durato quasi cinque ore, nell’inedita sede di Palazzo Valentini e non in Campidoglio. Blindatissimo.
E con tutte le bocche dei partecipanti cucite.
Raggi cosa farà dopo la bufera dell’arresto di Raffaele Marra e il pressing dei vertici M5s a a fare nuove pulizie in casa?
Alla fine, in tarda serata, si scioglie l’enigma: “Al termine delle ultime due riunioni di maggioranza, in cui erano presenti i consiglieri comunali, alcuni assessori e i presidenti dei Municipi del M5s, e dopo un confronto con il garante Beppe Grillo abbiamo stabilito di dare un segno di cambiamento”, scrive su Fb la sindaca di Roma Virginia Raggi, dopo aver taciuto tutto il giorno con i giornalisti, “Daniele Frongia ha deciso di rinunciare al ruolo di vicesindaco mantenendo le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport. Contestualmente Salvatore Romeo ha deciso di dimettersi dall’incarico di capo della Segreteria politica. Al contempo a breve avvieremo una nuova due diligence su tutti gli atti già varati”.
Quasi in contemporanea appare il post sul blog di Grillo: “Barra a dritta e avanti tutta” scrive il leader M5s, “Roma va avanti con Virginia Raggi…Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo. Da oggi si cambia marcia… Governare Roma è più difficile di governare il Paese. Lo sapevamo e non intendiamo sottrarci a questo compito assegnatoci dal popolo…Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. Nessuno pensi di poterci fermare così. Mettiamo la barra a dritta e avanti tutta”.
Così la linea del fondatore per non perdere Roma.
Per ore tutti i grillini avevano taciuto, come sospesi, solo intorno alle 19,30, mentre due consigliere M5s sfilano via dalla riunione senza dire una parola, cominciano a circolare le prime voci sulla Raggi disponibile, in parte, ad accettare l’ultimatum dei capi di ridimensionare da subito i ruoli di altri due suoi fedelissimi, Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della Raggi e, soprattutto, Daniele Frongia, vicesindaco e assessore allo sport e qualità della vita.
E in particolare si trattato a lungo sul ruolo di Frongia: con la Raggi che ha provato a difenderlo con ostinazione ma alla fine si è convinta alla resa parziale.
Non sarà più il suo vice, ma si tiene l’incarico di assessore per sedere comunque in giunta, nel governo cittadino.
Se qualcosa è cambiato è pure in peggio, visto che, contrariamente a quanro sempre sostenuto dal M5S (“di fronte a un avviso di garanzia ci si deve dimettere”), ora per la Raggi si farebbe un’eccezione.
Quello che valeva fino a ieri per gli avversari politici e persino per i Cinquestelle siciliani coinvolti nelle firme false, non vale più: nessuno deve più ne’ autosospendersi nè dimettersi.
E’ il nuovo lodo Raggi del Beppe andreottiano.
Un vero comico, tutto da ridere.
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
MA RENZI NON CEDE SUL VOTO ENTRO GIUGNO
È lo spettro della scissione, paradossalmente, che può raffreddare la temperatura all’assemblea
del Pd all’Ergife e, con essa, congelare le suggestioni di un “congresso anticipato”.
È uno spettro che si materializza in un passaggio della relazione di Roberto Speranza, all’assemblea della sinistra al Centro congressi Frentani: “Io penso che si può cambiare il Pd, ci proveremo con tutte le energie, non ci rassegneremo mai al partito della nazione. Se questo dovesse avvenire, allora non sarà una nostra scelta: semplicemente il Pd non esisterà più”.
Per la prima volta l’eventualità è evocata in modo così limpido.
Il passaggio, tradotto, significa questo: caro Renzi, sei tu che ora hai l’onere della mossa; noi non vogliamo rompere e per non rompere vogliamo un congresso vero e ordinato; se tenti il plebiscito forzando sulle regole, con un congresso subito, a quel punto è chiaro che il Pd diventa il partito del “fuori fuori” e nascerà un’altra cosa alla sua sinistra: “Noi — dice il senatore dem Federico Fornaro — siamo a un bivio. Si capirà , da questa fase, se siamo ancora il Pd che è un partito plurale o se si vuole fare il Partito di Renzi. In tal caso non ci iscriviamo al Pdr, un partito personale in cui si assecondano gli umori del Capo”.
E c’è un motivo se il clima dell’assemblea ai Frentani è caldo ma non belligerante. Rosso antico non rosso sangue: “Al momento — sussurrano nei capannelli del Frentani — pare che stiano facendo ragionare Renzi. Glielo stanno dicendo quelli di Franceschini, ma anche Guerini e Orfini. Se vai col lanciafiamme rischia di saltare tutto e non conviene neanche a te”.
Pare che proprio il presidente del Pd abbia indotto Renzi a più miti consigli convincendolo sulla inopportunità di un congresso anticipato: “L’importante — è il senso del suo ragionamento — sono le elezioni anticipate. Facciamo il congresso dopo e prima delle elezioni le primarie sulla premiership. Non ha senso forzare e fare un casino sulle regole, si fa solo un favore a D’Alema che sta organizzando la scissione. La scissione non conviene a nessuno”.
Già , lo spettro ha i baffi del leader maximo, il quale — come spesso accade — ha una posizione più dura rispetto alla minoranza.
E qualche giorno fa ha incontrato i rappresentanti della sua rete dei comitati del no. Parola d’ordine: “State pronti”.
È convinto che inevitabilmente si arriverà a una rottura del Pd, perchè “quello è inaffidabile”: “Massimo — spiega uno dei presenti — pensa che è ora di cambiare schema di gioco ed è inutile stare dentro e provare a temperare il plebiscito che Renzi farà . Anche perchè con la legge in senso proporzionale che partorirà la Corte c’è spazio per cambiare schema con un soggetto a sinistra. Speranza, nella sua relazione, si è tenuto aperte due strade. Quella della rottura se Renzi forza, quella di riaprire la discussione nel Pd se Renzi crea le condizioni”.
Matteo Renzi, alla sola parola D’Alema, tirerebbe fuori il lanciafiamme.
Ma pare che alla fine si sia convinto a svolgere il congresso del Pd a scadenza naturale come prevede lo statuto, senza dimissioni, rischio di carte bollate, perchè non nè vede il vantaggio tattico.
E magari annuncerà un percorso che prevede una sorta di “conferenza programmatica” prima del voto, primarie per la scelta del candidato premier, congresso a scadenza.
Anche se la parte più belligerante dei suoi spinge per una sfida subito alla minoranza, in un ennesimo capitolo dell’uno contro tutti. “Accelera”, “Hai visto i sondaggi di Porta a Porta? Quel consenso è solo tuo”, “una lista Renzi vale più del Pd”: sono giorni che è in atto un martellamento, uguale e contrario ai consigli di Orfini, Guerini, Graziano Delrio.
I quali hanno suggerito anche di allargare il discorso rispetto al tema “congresso ora o dopo”, spingendo il leader del Pd a una riflessione seria e profonda su “ciò che andiamo a raccontare al paese quando ci presentiamo al voto”.
Perchè il 4 dicembre ha affondato certo le riforme ma anche un pezzo della cosiddetta narrazione renziana — e questo è l’aspetto più complicato da fargli digerire — incentrata sul paese che riparte e sull’ottimismo, sui prodigi del jobs act e della buona scuola.
L’ex premier, racconta chi ci ha parlato, è combattuto tra l’indole e la ragione, l’idea di un colpo ad effetto — tipo sparire per un periodo — e quella della rivincita immediata, col famoso tour per l’Italia a gennaio.
Al momento ha rinunciato al lanciafiamme del congresso anticipato.
Quello delle elezioni in primavera è invece già puntato contro il governo.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
ESCE LA GRADUATORIA DEL CONCORSO INTERNO PER I CAPITRENO DELLA ROMA VITERBO E ARRIVA LA SORPRESA
“È arrivato a compimento l’iter del concorso interno in Atac per l’assunzione di 15 capitreno per la ferrovia Roma-Viterbo. La procedura era stata annullata alla fine dello scorso mese di giugno dall’allora Dg Marco Rettighieri, per sospette anomalie.
Con una disposizione firmata ieri dall’amministratore unico Manuel Fantasia, sono stati comunicati i nomi dei 15 in graduatoria.
Al primo posto dell’elenco c’è Alfredo Campagna, conducente di tram e presidente M5S del Municipio XIV”.
A renderlo noto è il sindacato Faisa Confail Lazio.
“Dopo tutto questo caos che sta succedendo a Roma — dichiara Claudio De Francesco, segretario Faisa Confail Lazio — i manager di Atac nominati dalla giunta stessa fregandosene di tutto pensano a fare delle nomine. Proprio ieri, ad esempio, è uscita la graduatoria del concorso interno per i capitreno della Roma Viterbo che l’ex dg Rettighieri annullò e porto in procura.
E la cosa ancora più sorprendente, è vedere al primo posto della lista un esponente della maggioranza che guida il Campidoglio, per di più una persona che ha incarichi amministrativi guidando un municipio, risultando in azienda stessa in distacco continuativo.
A questo punto, o il concorso viene nuovamente annullato, oppure viene il sospetto che avesse ragione l’allora dg Rettighieri a fermare la procedura per possibili anomalie”. “Prima delle nomine, inoltre, ci sono questioni più urgenti — conclude il sindacalista — ad esempio a tutt’oggi ancora stiamo aspettando i turni per le festività quando al Natale mancano ormai pochissimi giorni, impedendo ai cittadini di conoscere le modalità del servizio di trasporto con un congruo anticipo e impedendo ai lavoratori di programmare il tempo da passare in famiglia sotto le feste”.
La strana vittoria di Campagna non passa inosservata:
“Della serie ‘non ci posso credere’, direbbero ‘Aldo, Giovanni e Giacomo. E noi di Fdi ci chiediamo intanto cosa sarebbe accaduto se a vincere l’avviso pubblico fosse stato un esponente appartenente al centrodestra? A quale criterio di trasparenza e rettitudine si sarebbero appellati i 5 Stelle?
«Altro che Menna&Salamone, altro che Marra, siamo davanti ad un professionista vero degli scatti di carriera a nostre spese che avevamo ingiustamente sottovalutato. Ah ovviamente essendo il nostro non Presidente non è che va a fare veramente il capotreno, rimane in aspettativa, il suo stipendio lo paghiamo direttamente dal Municipio, semplicemente ora il suo stipendio sara più alto. Bisogna quindi rivedere anche quanto ci costa la nostra non giunta municipale al mese. Ma era giusto, dopo i folgoranti risultati dei primi sei mesi un aumento ci voleva! », scrive su Facebook l’ex candidato PD al XIV Julian Colabello.
Alfredo Campagna da candidato presidente al XIV Municipio apparve in un’esilarante intervista nella quale sembrava non conoscere a puntino, diciamo, il suo stesso programma.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
IL PADANO TORNA A CASA CON UN CHILO DI CANNOLI, ALMENO NON HA FATTO IL VIAGGIO PER NULLA… PIU’ CONTESTATORI E POLIZIOTTI A PROTEGGERLO CHE SEGUACI, L’ENNESIMO FLOP
Un centinaio di giovani con uno striscione dall’esplicito messaggio “La Sicilia ai siciliani- Itivinni
in Padania” ha assediando la Cattedrale dove in mattinata era arrivato Matteo Salvini.
Il leader leghista tenta di riprendere il filo del suo progetto politico che guarda al Sud come terreno di un suo possibile radicamento, finora rivelatosi un flop clamoroso.
“La nostra è una terra dalle svariate emergenze – dichiarano i giovani che stanno protestando – e che vede il continuo disinteresse della casta politica, una terra che necessita di fondi per il suo miglioramento e che vede il loro dirottamento verso il Nord. Salvini vuol andare alle urne e afferma di avere un progetto per far risorgere la Sicilia, ma l’unico suo fine è quello di continuare a umiliare la nostra terra e il nostro popolo, di sfruttare i suoi abitanti per portare avanti i suoi interessi politici. Siamo ancora una volta pronti a ricordare a lui e ai suoi referenti locali che altro non sono che dei traditori che a Palermo non c’è posto per lui, che la Sicilia è dei siciliani”.
Nella tour palermitano Salvini ha trovato più agenti a proteggerlo e giovani a contestarlo che seguaci.
Tornerà a casa con chilo di cannoli, almeno non potrà dire di essere venuto per nulla.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
QUANDO SI E’ RESA CONTO CHE IL GRUPPO M5S IN COMUNE SI SAREBBE SPACCATO SE AVESSE ROTTO CON GRILLO, INVECE DI DIMETTERSI PER DIGNITA’ HA PREFERITO MANTENERE LO STIPENDIO
Virginia Raggi ha ceduto all’ultimatum di Beppe Grillo che chiedeva lo smantellamento del «raggio magico» romano, cioè la catena di fedelissimi di cui faceva parte Raffaele Marra, in carcere per corruzione.
Così, dopo 5 ore di summit in Campidoglio con i fedelissimi, la sindaca sembra intenzionata a far uscire dall’amministrazione capitolina Daniele Frongia e Salvatore Romeo.
Il primo dovrà lasciare il posto di vicesindaco e molto probabilmente anche il M5S, stesso destino che attende il secondo, capo della segreteria personale di Raggi, il dipendente comunale promosso con un giro di nomine su cui indaga la procura e che secondo l’ex capo di gabinetto Carla Raineri comandava di fatto all’interno del Campidoglio assieme a Marra.
Anche il fratello di quest’ultimo, ex vicecomandante dei vigili, trasformato nei mesi scorsi in dirigente del Turismo nonostante i dubbi dell’Anac, dovrà abbandonare l’incarico ottenuto grazie all’asse familiare.
Raggi ha deciso di assecondare le richiese del leader anche perchè i consiglieri non sembravano pronti a seguirla in muro contro muro.
Il comico genovese ha fatto capire anche di essere pronto a ritirare il simbolo M5S nel caso in cui Raggi non facesse un passo indietro .
I romani che hanno votato la Raggi ora si troveranno una giunta decisa dalla collina di Sant’Ilario, in quel di Genova.
Con una sindaca commissariata che nn ha avuto la dignità di dimettersi.
(da agenzie)
argomento: Grillo | Commenta »
Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
“VIA IL RAGGIO MAGICO”… PRONTO IL POST SUL BLOG CHE AVREBBE MESSO LA RAGGI FUORI DAL MOVIMENTO… MA ALLA FINE PREVALE LA LINEA ATTENDISTA
Pronti a commissariare Virginia Raggi. Il post sul blog per sospendere la sindaca era già pronto, ma ha vinto la prudenza incarnata – fin da ieri – da Davide Casaleggio.
“Abbiamo visto le carte e pare che lei non sia coinvolta e non stia per essere indagata come temevamo ieri sera – rivela una fonte – così le chiederemo di fare pulizia allontanando il raggio magico. Sta resistendo su Frongia, ma non è più tempo di resistere”.
Alle cinque e mezzo del mattino, Beppe Grillo esce dall’hotel Forum diretto alla stazione Termini. Il treno per Genova parte alle 6.
L’insolita sveglia all’alba lo aiuta a dribblare i giornalisti. E’ stata una notte lunga, per Roma.
Alle undici di sera, la sindaca Virginia Raggi ha convocato in Campidoglio i consiglieri. Inizia la conta: chi è con me, chi contro.
Dopo l’arresto di Raffaele Marra per corruzione, tre giorni dopo le dimissioni dell’indagata Paola Muraro, dieci consiglieri erano pronti a mollare la sindaca.
Poi l’idea dell’ultimatum: via le deleghe a Frongia e Romeo, ricominciare daccapo, con l’altra ala a comandare.
In un pomeriggio estenuante – chiusi nella stanza d’albergo di Beppe Grillo – Roberto Fico (che, fa sapere Maria Latella via Twitter, oggi non sarà a L’Intervista su SkyTg24), Luigi Di Maio, Roberta Lombardi, Nicola Morra, Paola Taverna e poi Carla Ruocco e di nuovo Morra, oltre a qualche consigliere romano capitanato dal capogruppo Paolo Ferrara, hanno ragionato sul da farsi.
E questa volta, il fondatore ha dovuto dare retta agli ortodossi. A chi – come Fico, Ruocco, Lombardi, Taverna – dice dai tempi della notizia di Paola Muraro indagata che qualcosa a Roma non sta funzionando.
Che nel cerchio ristretto della sindaca ci sono troppe opacità .
L’unico a tacere è Luigi Di Maio. Mentre Alessandro Di Battista si inabissa: scompare dai radar per un giorno intero.
Non scrive, non posta, non twitta, non va in tv nè raggiunge Grillo. Scomparso.
A notte, il capo politico dei 5 stelle sembra convinto: c’è il rischio di nuovi avvisi di garanzia, forse per la stessa sindaca a causa della promozione a rischio di illegittimità del capo della segreteria politica Salvatore Romeo. O per Romeo stesso.
Non si può rischiare di essere travolti da un nuovo scandalo giudiziario senza reagire. Così, i 5 stelle sono pronti a togliere il simbolo alla giunta Raggi, a sospendere lei dal Movimento e a chiedere ai consiglieri di farla cadere.
A resistere – oltre al silenzio di Luigi Di Maio – è Davide Casaleggio, che ieri, da Milano, invitava alla prudenza. Ma l’abisso tra Virginia Raggi e i 5 stelle appare ormai incolmabile.
“Chiedere scusa non basta”, dicevano ieri Paola Taverna e Carla Ruocco.
E Roberto Fico contestava senza farsi problemi la versione della sindaca: “No, non credo che Marra fosse uno dei tanti tecnici del Campidoglio”. Non lo era.
Raffaele Marra è l’uomo che Virginia Raggi voleva come vicecapo di gabinetto, ma che – denunciò a suo tempo l’allora capo Carla Raineri – agiva come il dominus assoluto del Campidoglio.
Quello attraverso cui passavano ogni delibera e ogni decisione.
Spinta dagli oppositori interni e da Grillo, Raggi lo aveva spostato a capo del personale: 27mila dipendenti. Un ruolo delicatissimo.
E lui, senza farsi intimorire dalle critiche, non si fa scrupolo a promuovere il fratello Renato a capo della direzione del Turismo. Un parente, contro ogni norma vigente di buona amministrazione.
Più volte Grillo ha chiesto a Virginia Raggi di levare di mezzo un collaboratore ingombrante, ex braccio destro di Alemanno e di Franco Panzironi.
Più volte si era sentito rispondere: “Ha la mia totale fiducia”.
Aveva perfino chiamato uno a uno i consiglieri, per chiedere: “Com’è? Come lavora?”.
E loro, in quel frangente, per paura che tutto potesse crollare, avevano risposto: “Ma sì, ci aiuta, non c’è da preoccuparsi”.
In estate, Luigi Di Maio aveva indicato una via al Movimento: lasciare alla sindaca onori e oneri. Non interferire con le sue scelte, per non essere schiacciati.
Lasciarla libera, quindi. Beppe Grillo gli ha dato ascolto. Adesso qualcuno ne chiede conto al vicepresidente della Camera: il deputato Giuseppe Brescia ieri scriveva durissimo contro chi ha giocato al “piccolo stratega” senza esserne capace.
A tutti i livelli dei 5 stelle, ormai, in molti dicono: “Luigi ha la responsabilità politica di questa situazione”.
E preparano la resa dei conti.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA SULLE NOMINE IN CAMPIDOGLIO POTREBBE TRAVOLGERLA
Non c’è solo Raffaele Marra a turbare gli scarsi sonni della sindaca Virginia Raggi. 
In un momento in cui il MoVimento 5 Stelle sta decidendo se sostenere o meno la sindaca togliendole l’uso del simbolo l’inchiesta sulle nomine in Campidoglio potrebbe costituire la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Ieri, infatti, mentre Marra finiva in carcere e la sindaca usciva dal bunker del Campidoglio solo per leggere un comunicato concordato con Grillo, per quasi quattro ore, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio hanno ascoltato l’ex capo dell’Avvocatura del Campidoglio, Rodolfo Murra, protagonista di un confronto al vetriolo proprio con Marra e la Raggi a proposito della promozione — con considerevole aumento di stipendio — di Salvatore Romeo.
Murra ha confermato di avere subito pressioni.
Dopo le acquisizioni documentali dei giorni scorsi in Campidoglio, ieri i pm sono passati al secondo step dell’inchiesta sulle nomine irregolari di funzionari e dirigenti capitolini, proposte e siglate dalla prima cittadina pentastellata.
L’interrogatorio di Murra in qualità di testimone potrebbe quindi chiudere il cerchio tracciato dall’esposto di Carla Romana Raineri e proseguito con quello di Fratelli d’Italia, che mette all’indice il comportamento di Marra e della sindaca e, soprattutto, lo stipendio del dipendente grillino Romeo che non a caso la sindaca ha successivamente ridotto.
La nomina infatti finisce in giunta il 9 agosto senza passare al vaglio dell’allora capo di gabinetto; il suo contratto viene inserito all’interno della delibera sullo staff e il trattamento economico non viene esplicitato.
Il dato di fatto è che Romeo, dipendente del Comune, diventa dirigente in base alla decisione della sindaca che si basa evidentemente soltanto sulla sua fedeltà .
A questo proposito entra in scena Murra, a cui la sindaca si rivolge per sapere se sta utilizzando la procedura giusta per l’assunzione di Romeo.
Convoca l’avvocato nella sua stanza e nella riunione Murra trova la Raggi, Romeo, e una giovane penalista amica della sindaca.
Lui si rifiuta di dare la sua approvazione: arriva poi anche il parere di Aristide Police, che è comunque negativo. Ciò nonostante la sindaca procede. E poi annulla tutto.
A questa vicenda si somma quella dell’esposto del sindacato dei dirigenti regionali sulla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele.
Secondo l’esposto il 9 novembre Marra junior avrebbe dovuto astenersi dal controfirmare la delibera che ricolloca il congiunto, già vicecomandante dei vigili, alla direzione Turismo del Comune,con tanto di aumento di stipendio: circa 20mila euro in più in busta paga.
La questione potrebbe travolgere direttamente la prima cittadina, che si è intestata la paternità dell’atto, sostenendo che il fedelissimo Marra si fosse solo limitato a una controfirma.
L’ha dichiarato addirittura in una memoria difensiva siglata dal responsabile anticorruzione del Campidoglio, Maria Rosa Turchi, e inviata all’Anac nei giorni scorsi.
Quel documento, ora, potrebbe trasformarsi in un boomerang per la prima cittadina. Perchè, commenta il Messaggero oggi, il rischio è che emerga una falsa dichiarazione: «Nell’atto c’è infatti scritto che la Raggi, da sola, si sarebbe occupata dell’analisi dei curricula dei dirigenti: 1500 pagine di schede e documenti. Un lavoro certosino, compiuto tra il 28 ottobre e il 9 novembre. Nello stesso periodo — di soli 12 giorni- la sindaca è anche volata in Polonia per il viaggio della Memoria».
La procura ha già ascoltato Alessandro Solidoro, che il primo settembre ha lasciato il suo posto di amministratore unico dell’AMA e Marcello Minenna, superassessore al Bilancio e alle Partecipate, anche lui dimissionario, insieme al direttore generale di Atac Marco Rettighieri e all’amministratore delegato Armando Brandolese.
La vicenda è andata naturalmente ad intrecciarsi con quella di Paola Muraro.
Il rischio è che arrivi un avviso di garanzia a far crollare il castello di carte di una giunta e di una maggioranza che già hanno scarsa fiducia in Virginia.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 17th, 2016 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIERE COMUNALE GRILLINO PIETRO CALABRESE EVOCA I TEMPI DI SILVIO E DI MUBARAK
C’è chiaramente un complotto dei magistrati contro Silvio Berlusc.. ehm Virginia Raggi.
A scoprirlo il consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle Pietro Calabrese che poi lo illustra al Messaggero.
Il complotto deve essere variamente articolato perchè, pensate un po’, secondo il consigliere prende i primi passi dall’indagine su Paola Muraro per finire con Raffaele Marra, ma, come sappiamo, la Muraro venne indagata PRIMA di essere nominata assessora dalla Giunta Raggi.
Quindi i magistrati devono avere doti di preveggenza e capacità di leggere il futuro che nemmeno Grillo a prima vista sembrerebbe possedere.
Leggiamo il ragionamento del consigliere:
Calabrese, secondo lei è in atto un complotto della magistratura contro di voi?
«Dico solo, nel massimo rispetto per le autorità giudiziarie, che ormai, da quando abbiamo vinto il referendum e abbiamo il vento in poppa a livello nazionale, c’è stata un’escalation».
Addirittura
«Certo: prima l’avviso di garanzia alla Muraro, poi l’inchiesta sulle nomine ora l’arresto di Marra».
Ma perchè la sindaca ha difeso così a oltranza Marra?
«Io so solo che era una dirigente capace e tecnicamente preparato, è stato lui a sbloccare il salario accessorio dei dipendenti capitolini».
Insomma, le prove del complotto sono lampanti e inoltre non vi sembra che Virginia Raggi somigli un sacco a Mubarak?
Proprio per questo, ne siamo sicuri, il consigliere si presenterà al più presto davanti ai magistrati per rendere dichiarazioni con nomi e cognomi degli autori del complotto. Giusto per non dare l’impressione di inventare balle per buttarla in caciara.
(da “NextQuotidiano“)
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