Destra di Popolo.net

REGALATEVI IL SOGNO DI UNA DESTRA DIVERSA: SOSTENETE “DESTRA DI POPOLO”

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

SUPERATA QUOTA 2.152.000 LETTORI,   29.889 ARTICOLI PUBBLICATI, CENTINAIA DI VISUALIZZAZIONI OGNI GIORNO, 500 FOLLOWERS SU TWITTER, COPERTURA DI 20 GRUPPI SU FB PER CIRCA 300.000 UTENTI… UN BLOG CHE DA NOVE ANNI E TRE MESI FA INFORMAZIONE SENZA PADRONI

Lanciamo, come ogni fine anno, un appello ai nostri lettori, con la premessa che potrebbe essere l’ultimo, in mancanza di un vostro sostegno concreto.
Nove anni e tre mesi fa abbiamo creato un blog dalla forma “professionale” che copre 18 ore al giorno, sette giorni su sette, con circa 15 articoli ogni 24 ore: tutto questo è garantito solo dal sacrificio personale di pochi che, oltre che a collaborare gratuitamente, devono pure fare fronte alle spese vive per acquisto quotidiani, abbonamenti, manutenzione del sito e rinnovo materiali (circa 5.000 euro l’anno).
Abbiamo raggiunto un successo impensabile, diventando uno dei siti di area più seguiti in Italia e con decine di lettori ogni giorno anche dall’estero, fornendo un servizio gratuito di approfondimento attraverso una linea editoriale coerente.
Se volete metterci nelle condizioni di continuare anche per il 2017, vi chiediamo di darci una mano con un contributo libero per le spese che dobbiamo affrontare ogni mese, non avendo partiti o padrini alle spalle.

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IL GRANDE BALLO DEL MATTARELLUM, MA I NUMERI NON CI SONO

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

SOLO PD E LEGA FAVOREVOLI… BERLUSCONI HA ALTRE IDEE

I numeri dicono che sommando a palazzo Madama i 113 senatori del Pd (ammesso che sul tema siano tutti compatti) e i 13 della Lega, più qualche volenteroso, la maggioranza sulla legge simbolo del bipolarismo all’italiana (che fu) è assai lontana.
Perchè di altri favorevoli, all’orizzonte, non se ne vedono.
Nè i Cinque Stelle nè Verdini. Neanche Sel.
Addirittura i ben informati raccontano che anche Angelino Alfano, ascoltata la relazione di Matteo Renzi all’Ergife, abbia avuto un moto di sorpresa e rabbia: “Per noi — diceva Fabrizio Cicchitto in Transatlantico — quella legge è un suicidio”.
Ecco, il ballo del Mattarellum è iniziato, grande anticipo della notte di San Silvestro, con le sue danze e suoi tic trac.
Nel Palazzo, soprattutto nel Pd che pure ha proposto il Mattarellum per bocca del suo segretario, l’interpretazione che va per la maggiore è questa: “Renzi ha fatto una mossa perchè vuole votare presto e i sondaggi dicono che il paese vuole andare al voto. La legge di Prodi, dell’Ulivo è una mossa politica, per compattare i suoi e stanare gli altri, ma è il primo che sa che fino a che non si pronuncia la Corte costituzionale è solo tutta tattica”.
Le Camere riapriranno il 12 di gennaio, dopo la pausa natalizia e a quel punto siamo già  a ridosso della sentenza della Consulta.
È ragionevole pensare che, prima di quella data, difficilmente si farà  sul serio.
Certo continueranno a emergere le posizioni, tra chi vuole il Mattarellum puro come negli anni Novanta e chi col 50 di proporzionale.
E chi inizierà  a posizionarsi su una legge più proporzionale, immaginando che lì porterà  la Corte.
E se c’è una chiave per interpretare l’attivismo sul tema — sia pur senza convinzione – più che alle technicalities del merito bisogna rivolgere l’attenzione alla manovra.
Politica tutta politica. Raccontano che il centralino di Arcore sia stato preso dall’assalto da tutto lo stato maggiore di Forza Italia, perchè quella di Salvini è suonata come un’Opa ostile.
E tale, effettivamente, è: “Si vuole prendere il centrodestra”, “polarizza con Renzi e attrae un pezzo dei nostri evocando il blocco del Nord”.
L’intervista in cui Giovanni Toti, al Corriere, invitava ad andare a vedere le carte è apparsa una conferma in tal senso.
A palazzo Madama, già  nei giorni scorsi, i senatori azzurri di tutto il sud, su sollecitazione dei campani, si sono riuniti per fissare un’invalicabile linea del Piave: il proporzionale, punto. Un’iniziativa che ancora non confluisce in un documento ma che rende complicato spostare il gruppo su altre posizioni.
Al fondo, però, la variabile più importante per Berlusconi si chiama tempo.
Tempo perchè è chiaro che approvare una legge elettorale significa poi andare a votare il minuto dopo, e certo non è pronto.
Tempo perchè la sua testa, in questi giorni, è in altre faccende concentrata (vai alla voce: Vivendi). Tempo, per la solita questione di Strasburgo.
L’avvocato Ghedini è convinto che il benedetto ricorso non sarà  discusso prima di maggio del prossimo anno. E, racconta chi ha parlato con lui, sul tema non trasmette chissà  quale ottimismo.
Una fonte degna di questo nome spiega: “Sono ricominciate le chiacchiere su una trattativa con Renzi e su uno scambio tra legge elettorale e Strasburgo. Bah… A Strasburgo il parere del governo è affidato a una relazione tecnica dell’avvocatura dello Stato sull’applicabilità  della Severino.
Tutto può essere, ma l’avvocatura dello Stato per ‘aiutare’ Berlusconi dovrebbe fare una relazione che dice: la Severino non deve essere retroattiva.
È come sperare che il governo smonti la Severino. Complicato”.
Detto in modo sbrigativo: la bussola di Berlusconi è che non vuole votare e, chiaramente, ha bisogno di una legge elettorale che lo renda indispensabile per un’alleanza post voto.
Meno maggioritaria è meglio è.
Anche lui attende la Corte, sottraendosi al grande ballo di fine di fine anno.

(da “Huffingtonpost”)

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CHI E’ PINUCCIA MONTANARI, LA NUOVA ASSESSORA ALL’AMBIENTE CHE PRENDE IL POSTO DELLA MURARO

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

COMPONENTE DELL’OSSERVATORIO RIFIUTI NEL GOVERNO PRODI, HA LAVORATO CON I COMUNI DI GENOVA E REGGIO EMILIA

Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha scelto Pinuccia Montanari come nuova assessore alla Sostenibilità  Ambientale.
La Montanari ha collaborato con giunte di centro sinistra, ma non è del Pd e soprattutto ha una visione della gestione dei rifiuti vicina a quella del Movimento 5 Stelle.
È stata componente dell’Osservatorio nazionale rifiuti nominata dal Governo Prodi, dal 2004 al 2009 assessora all’Ambiente e Città  sostenibile della città  di Reggio Emilia, dal 2009 al 2012 assessora ai Parchi storici e Decrescita del Comune di Genova.
Attualmente lavora presso l’Università  degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Ha collaborato con Alex Langer quando era presidente della Commissione Albania, Romania e Bulgaria del Parlamento Europeo.
“È un grande onore accettare questa sfida per portare Roma, la Capitale d’Italia, verso la dimensione di una città  sempre più ‘Zero Waste’. Le principali linee di quest’azione saranno l’applicazione della normativa europea e l’adozione di un grande piano comunale per la riduzione dei rifiuti per passare dall’economia lineare a quella circolare e rigenerativa. Mi piacerebbe che i rifiuti venissero chiamati materiali post-consumo per garantire un futuro sostenibile soprattutto per le nuove generazioni”, commenta Montanari.
Montanari è stata assessora all’Ambiente a Reggio Emilia e Genova, la città  di Beppe Grillo.Si è laureata in filosofia e giurisprudenza. Si occupa da anni di informazione e ambiente.
Ha partecipato alla Conferenza sull’ambiente di Rio de Janeiro nel 1992, a Rio+10 nella città  di Johannesburg nel 2002, alla Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici di Parigi del 2015.
E’ presidente dell’Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova, e coordinatrice del Forum per la democrazia ecologica dell’Icef (International court of the environment foundation) presieduta dal Magistrato di Cassazione Amedeo Postiglione.
Attualmente lavora presso l’Università  degli Studi di Modena e Reggio Emilia dov’è responsabile del Progetto sostenibilità  ambientale, svolge attività  di docenza nell’ambito del Corso di Information Literacy “Le fonti di informazione ambientale”, coordina i corsi e-learning nell’ambito del progetto europeo WEEENmodels.
E’ componente del Comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer Stiftung. Ha collaborato con Alex Langer quando era presidente della Commissione Albania, Romania e Bulgaria del Parlamento Europeo.

(da “NextQuotidiano“)

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CHI E’ LUCA BERGAMO, IL VICE-RAGGI: EX RUTELLI-BOY CON UN PASSATO DI SINISTRA

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

ERA ASSESSORE ALLA CULTURA NELLA GIUNTA RAGGI… E’ SEGRETARIO DI CULTURE ACTION EUROPE

Il pallino dei giovani e della cultura e un’esperienza politico-amministrativa tutta maturata nel centrosinistra, a partire dagli anni in cui era sindaco di Roma Francesco Rutelli.
Sono le direttrici che caratterizzano il curriculum di Luca Bergamo, finora assessore alla Crescita culturale della giunta M5s, e oggi scelto dalla sindaca Virginia Raggi come nuovo vicesindaco di Roma.
Diplomato al liceo classico Mamiani, ha studiato alla Sapienza, Luca Bergamo è nato e vive nella Capitale.
Bergamo è stato negli ultimi quattro anni il segretario generale di Culture Action Europe (Cae) a Bruxelles, la più autorevole rappresentanza del settore culturale e museale in Europa, una rete che dà  voce a circa 80.000 realtà  culturali europee attraverso i suoi soci.
Nei primi dieci anni della sua vita professionale ha lavorato alla progettazione di sistemi informativi con incursioni nell’intelligenza artificiale e poi la svolta in politica: nel 1994 diviene collaboratore della giunta Rutelli come consulente per le Risorse Umane e l’organizzazione.
Fino al 1999 è capo delle politiche giovanili e da allora la sua storia è sempre stata connotata dall’appartenenza al centrosinistra.
Tra 1996 e il 2004 ha influenzato la vita culturale di Roma creando e dirigendo tante iniziative tra cui il Festival ‘Enzimi’, molto famoso in quegli anni a Roma e di cui lui si è sempre dichiarato “molto orgoglioso”, e la Biennale dei Giovani Artisti recuperando il Mattatoio di Testaccio che era stato occupato per anni e abbandonato.
Tra il 2004 e il 2007 è stato direttore generale della Fondazione Glocal Forum, impegnata a promuovere il dialogo di pace attraverso la cooperazione tra città .
Tra il 2007 e il 2008 l’allora ministro per le Politiche giovanili Giovanna Melandri gli affida l’incarico, nel corso del secondo governo Prodi, di guidare il lancio dell’Agenzia Nazionale Italiana per i Giovani come suo primo direttore generale.
Luca Bergamo è stato tra gli animatori dell’associazione ‘Contaci’ che ha animato il dibattito a sinistra del Pd quando si discuteva di quale fosse il nome giusto da spendere nella corsa al Campidoglio.

(da “Huffingtonpost“)

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NOMINE CON VETI INCROCIATI, ALLA FINE LUCA BERGAMO E’ IL NUOVO VICESINDACO

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

I LOMBARDIANI NO A MAZZILLO, I RAGGIANI NO A DE VITO: LA FAIDA CONTINUA

Un gioco di veti dietro la nomina di Luca Bergamo, nuovo vicesindaco del Comune di Roma.
Virginia Raggi avrebbe voluto la promozione dell’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, a lei molto vicino in questi mesi, esperto di finanza con un passato nel Pd. Ma come si è detto, adesso, ogni nomina deve avere il sigillo di Beppe Grillo prima di essere operativa.
E il leader pentastellato il suo benestare non lo ha dato. In fondo quello di Mazzillo è un nome che già  nell’ottobre scorso aveva diviso i 5Stelle.
Allora fu lo stesso Grillo a difenderlo dicendo che lui aveva avuto la tessera del Pd “non è un reato”, ora tuttavia il contesto è cambiato e la ferita procurata da Raffaele Marra è ancora dolorosa.
Quindi “non sarà  Mazzillo il vicesindaco”, avrebbe assicurato il leader a chi nelle ultime ore lo pregava di evitare una nomina sgradita a molti nei Palazzi romani. Messaggio recapitato anche alla Raggi che nel pomeriggio ha riunito i suoi per decidere la persona che la affiancherà .
I vertici pentastellati avrebbero voluto l’assessore alle Partecipate Massimo Colomban, ma l’imprenditore veneto ha rifiutato la proposta perchè “ho già  un grande impegno”, ha detto.
Escluso Mazzillo, dunque, sgradito all’ala ortodossa del Movimento, e proseguendo la strada di una scelta interna, si è optato per l’assessore alla Cultura Luca Bergamo. Nome che ha trovato un appoggio abbastanza trasversale.
Piace alla sindaca, ma è indipendente e non riconducibile al “Raggio magico”. Stimato dai consiglieri e dai parlamentari romani, nonostante sia vicino al mondo della sinistra, si sia candidato con L’Ulivo di Walter Veltroni e sia stato suo collaboratore, come anche di Francesco Rutelli, quando i due erano sindaci di Roma.
L’idea del primo cittadino è chiudere la partita delle nomine entro questa settimana, per dare il segnale che la macchina è ripartita.
Tante le caselle vuote da riempire: da quella di Raffaele Marra a capo del Personale a quella di Salvatore Romeo al vertice della segreteria politica.
Dopo le dimissioni di Paola Muraro, in seguito ad un avviso di garanzia, come nuovo assessore all’Ambiente è stata scelta Pinuccia Montanari, un passato nei Verdi, già  responsabile all’Ambiente del Comune di Genova e di Reggio Emilia, in ottimi rapporti con Beppe Grillo fin dagli inizi del Movimento.
Sul fronte nazionale, invece, le ripercussioni del ‘caso Roma’ si fanno ancora sentire. Luigi Di Maio è nel mirino dell’ala ortodossa per aver difeso l’operato della sindaca e aver detto nel luglio scorso, rispondendo a una domanda precisa sul ruolo di Raffaele Marra nominato proprio quel giorno vice capo di gabinetto da Virginia Raggi, che “chi in questi anni ha dimostrato buona volontà  ed ha competenza e storia personale all’interno della macchina amministrativa, ci venga a dare una mano”.
Parole che per i più critici del nuovo corso del Movimento hanno un peso.
Il candidato premier in pectore ha minacciato di querelare i cronisti: “Sia chiaro che non ho mai garantito per Marra dicendo che fosse ‘pulito’, è un’invenzione vera e propria”.
Chi ha sentito Grillo lo descrive indispettito e molto arrabbiato per lo scontro interno che non si placa. Anzi, tutt’altro.
Il senatore Nicola Morra, tra coloro che hanno sempre parlato in modo chiaro quando il Movimento ha preso strade lontane dalle origini, lancia segnali: “È un momento in cui si deve essere il più possibile chiari: ora più di prima abbiamo necessità  che le persone corrette, disposte alla massima trasparenza innanzitutto su di sè, capaci di sacrificio per valori che economicamente non daranno alcun vantaggio, siano a disposizione del MoVimento. Ripeto: non c’è nulla da guadagnarci se non sacrificio e lavoro. Astenersi da perditempo ed opportunisti”.
Sotto traccia restano i timori per l’evoluzione delle indagini ed eventuali novità  sul fronte giudiziario.
Che potrebbero coinvolgere anche la prima cittadina interpellata dai giornalisti, ha risposto che valuterà  il da farsi nel caso in cui dovessero arrivare degli avvisi di garanzia.
E il Movimento prepara un nuovo codice di comportamento in caso di iscrizioni nel registro degli indagati.

(da “Huffingtonpost“)

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BERLINO, CAMION CONTRO MERCATO DI NATALE: “PROBABILE ATTENTATO”, 9 MORTI E 50 FERITI

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

KILLER IN FUGA, E’ CACCIA ALL’UOMO

Terrore tra la folla dei regali natalizi. I media tedeschi parlano di numerose vittime, nove per la polizia.
A Berlino un lungo camion scuro, simile a quello della strage di Nizza, è corso all’impazzata e ha travolto numerose persone in un mercatino di Natale.
E’ accaduto intorno alle 20, da subito i media tedeschi hanno parlato di “vittime” e numerosi feriti. Nove sarebbero i morti accertati e si parla di una cinquantina di feriti. La zona ora è blindatissima ed è caccia all’uomo, perchè il conducente si è dato alla fuga.
«Il criminale sarebbe in fuga» scrive l’agenzia Dpa citando un «funzionario» di polizia. L’agenzia riferisce di «diversi mezzi della polizia che si dirigono verso Mitte», il centro della ex-Berlino est.
L’attacco è avvenuto nei pressi della Kurfuerstendamm Avenue, vicino alla chiesa intitolata al Kaiser Guglielmo, nella parte occidentale della città , zona commerciale e affollata nel quartiere di Charlottemburg.
Le prime immagini video che vengono mostrate riprendono bancarelle rovesciate e diversi feriti che giacciono a terra.
Non c’è ancora una ricostruzione ufficiale dell’accaduto: se sia stato un incidente o un atto deliberato. Secondo fonti della polizia citate dal Berliner Morgenpost si tratterebbe di un attentato, finora non rivendicato.
Quello della Chiesa del ricordo è uno dei mercatini più affollati della capitale tedesca: si trova a due passi dalla frequentatissima Kurfuerstendamm, la via principale dello shopping e del Kadewe, il grande magazzino di Berlino e di fianco all’Europa center, uno dei più noti centri commerciali della città . Secondo una prima ricostruzione fornita dall’emittente N24, il camion sarebbe arrivato provenendo dalla stazione di ferrovia e metropolitana «Zoologischer Garten»

(da agenzie)

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È UN POLIZIOTTO IL KILLER DELL’AMBASCIATORE RUSSO: “NOI MORIAMO AD ALEPPO, TU MUORI QUA”

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

MERT ALTINTAS, L’UOMO CHE HA UCCISO AD ANKARA ANDREY KARLOV, AVREBBE MOTIVATO IL GESTO COME VENDETTA PER I BOMBARDAMENTI CONTRO I CIVILI DA PARTE DEI RUSSI

“Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui”.
È questa una delle frasi che l’attentatore avrebbe urlato prima di sparare all’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, morto dopo essere stato ferito a colpi d’arma da fuoco mentre teneva un discorso a una mostra nella capitale turca.
Lo hanno riferito alcuni giornalisti presenti al momento dell’attacco.
L’attentatore è stato poi ucciso nel successivo blitz della polizia. Si chiama Mert Altintas,secondo quanto riportano diversi organi di stampa, l’uomo che ha ucciso l’ambasciatore russo ad Ankara, ed era un agente di polizia, poi a sua volta ucciso dalle forze di sicurezza turche.
Secondo il quotidiano Sabah, Altintas, 22 anni, era nato nel 1994 a Soke, nella provincia di Aydin, e si era diplomato nel 2014 all’accademia Rustu Unsal di Smirne, come ha confermato anche il sindaco della capitale Melih Gokcek.
L’attentato è giunto dopo giorni di proteste di massa ad Ankara e Istanbul contro le rappresentanze diplomatiche di Russia e Iran, accusati dai manifestanti di essere responsabili della mancata evacuazione di civili nei giorni scorsi da Aleppo est.
Secondo il giornale ‘Yeni Safak’, l’attentatore avrebbe detto: “Non dimenticate Aleppo! Non dimenticate la Siria! Vendetta!”, sarebbero state le sue parole.
“Finchè i nostri fratelli non saranno al sicuro, nemmeno voi potrete godervi la sicurezza. Chiunque abbia un ruolo in una simile oppressione la pagherà , uno alla volta. Solo la morte mi condurrà  via da qui”, aveva aggiunto.
“Non ne uscirò vivo, non vi avvicinate!”. Poi, in lingua araba, aveva concluso con il grido “Allahu Akhbar!”, cioè “Allah è grande!”.

(da agenzie)

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LA CONSIGLIERA GRILLINA CHE ATTACCA IL GIORNALE DEI SENZATETTO (E POI FA MARCIA INDIETRO)

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

DORA PALUMBO, CONS. COM. DI BOLOGNA NON TROVA DI MEGLIO CHE PRENDERSELA COI PIU’ DEBOLI… MA GRILLO DOVE LI PESCA CERTI SOGGETTI?

Per chi non conosce Bologna Piazza Grande non è solo una canzone di Lucio Dalla ma anche un giornale di strada, fondato da un gruppo di senzatetto nel 1993 e distribuito in città  dai senza fissa dimora in cambio di una libera offerta.
Il giornale, che oggi è diretto da Leonardo Tancredi è stato attaccato dalla consigliera comunale bolognese del Movimento 5 Stelle Dora Palumbo che ha dichiarato durante una riunione di Commissione che la vendita del giornale favorisce l’accattonaggio.
Il giornale di strada è un mensile e attualmente ha una tiratura di 2.500 copie, alcune vendute in abbonamento e consegnate a casa altre vendute in strada dai diffusori di Piazza Grande.
Si tratta di un progetto di inclusione sociale per le fasce sociali più deboli e emarginate della società  che così trovano modo di avere di che vivere. Il giornale viene venduto ad un prezzo minimo di un euro (che è il costo di produzione e il prezzo al quale il diffusore paga ogni copia) ma l’offerta è libera, il che significa che ognuno può dare al diffusore quello che vuole o ritiene giusto e che sarà  quindi il suo guadagno.
Il meccanismo è semplice e lo ha spiegato ieri a Repubblica Bologna il direttore di Piazza Grande:
Chi chiede di vendere il giornale riceve un certo numero di copie gratis la prima volta, per avviare l’attività , e lo vende ad offerta libera in strada, poi decide se proseguire oppure no. Dalla seconda volta in poi, acquista le copie a un euro l’una e tutto quello che ricava dalla vendita in strada è suo. Per una media di 30-50 persone questa è una vera e propria fonte di reddito: tante famiglie sono riuscite a prendere una casa in affitto con la vendita del giornale, altro che accattonaggio.
Per Dora Palumbo invece le cose stanno diversamente: «La dico come l’ho sempre pensata: favorisce l’accattonaggio, mandare la gente ad elemosinare per la strada è proprio brutta come immagine».
Insomma comprare le copie del giornale e andare a venderle in strada è accattonaggio quando in realtà  per chi lo compra non è nemmeno questione di fare la carità  ma, appunto, di comprare un giornale che dietro ha pure un progetto sociale ben preciso. Anche perchè dal 1993 l’Associazione ONLUS Piazza Grande grazie al lavoro dei volontari ne ha fatta di strada: ci sono gli ortaggi bio coltivati nella fattoria di Crespellano (a una ventina di minuti da Bologna) dove l’Associazione dà  lavoro a richiedenti asilo e a ragazzi che sono seguiti dal dipartimento di salute mentale; c’è il mercatino dell’usato (e volendo quello di vestiti vintage) alimentato da donazioni e dall’attività  di svuota cantine e sgombero locali dei volontari.
Inoltre quando un cliente acquista la verdura di Piazza Grande un 10% del prezzo costituisce una “quota solidale” destinata a chi ne ha bisogno (e per chi è generoso c’è la possibilità  di donare una spesa. Insomma progetti a sostegno di forme di inclusione sociale, di lotta agli sprechi anche all’insegna dell’obiettivo “rifiuti zero” tanto caro ai Cinque Stelle (quando sono loro a proporlo, ovviamente).
Ieri la Palumbo ha tentato di correre ai ripari spiegando il motivo della sua interrogazione su Piazza Grande, ovvero sapere come vengono utilizzati dall’Associazione i soldi erogati dal Comune.
La Palumbo però non si accorge che nelle prime righe del suo post quando scrive: “Quello che mi interessa non è se i venditori della rivista Piazza Grande pratichino o meno l’accattonaggio. Tra l’altro, non sono contro chi chiede l’elemosina, nè penso che debba essere vietata” sembrano essere il contrario della frase contro l’accattonaggio “brutta immagine” che le viene attribuita e soprattutto con il pensiero, da lei espresso e soprattutto sempre pensato, che la distribuzione della rivista favorisca l’accattonaggio.
In merito all’uscita della Palumbo si è espresso l’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo che ha spiegato come la cooperativa Piazza Grande sia una di quelle che fanno parte di un “sistema integrato che vede pubblico e privato collaborare nella gestione dei servizi sociali, che in questa regione esiste da 25 anni” e quindi ritiene le critiche della Cinque Stelle immotivate perchè Piazza Grande non favorisce l’accattonaggio anzi lo contrasta. Per il Teatro polivalente occupato (Tpo) la Palumbo “mostra l’anima più nera del M5S”:
scambia la guerra alla povertà  con la guerra ai poveri ed in questo, a suo modo, mostra l’anima più nera del M5S. Per noi Piazza Grande, a cui va la nostra solidarietà , e’ uno strumento che da anni e quotidianamente viene scritto dalla pancia e per la pancia della città  offrendo, oltre che un aiuto al reddito per chi e’ drammaticamente indigente, prospettive per guardare alla città  utili per pensare la sua trasformazione e combattere lo stigma contro poveri e diversi
Per questo motivo il Tpo ha deciso di acquistare 200 copie del giornale da regalare ai senza dimora che lo distribuiscono.
La senatrice dem Francesca Puglisi commentando l’articolo del Fatto Quotidiano che riferisce la posizione espressa dalla Palumbo definisce “vergognoso” l’episodio e esprime la sua solidarietà  all’associazione e al giornale di strada
Il lavoro di Piazza Grande nel contrasto alle povertà  è semplicemente fondamentale per la nostra città . Ma che dire…in questo tempo malato “cinico è trendy”.
L’aggressione alle cose buone fatte dagli altri, la norma. Distruggere è più facile che costruire e trova maggiore consenso. Avanti Roberto [Morgantini, vice presidente di Piazza Grande Ndr], avanti Piazza Grande, non fermarti mai. Noi, nel nostro piccolo, continueremo ad essere al vostro fianco.
Nel frattempo sul profilo Facebook della Palumbo c’è chi consiglia “una gita a conoscersi” come a dire: se c’è stata un’incomprensione la cosa migliore è il dialogo per capire cosa fa Piazza Grande come giornale di strada e cosa fare in concreto. Anche perchè sarebbe interessante stare a sentire le proposte e i consigli del M5S per risolvere i problemi di cui si occupa Piazza Grande.

(da “Nextquotidiano”)

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SE LE AUTO DI LUSSO SUPERANO DI MOLTO LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI DA 120.000 EURO

Dicembre 19th, 2016 Riccardo Fucile

IN CALABRIA SONO ADDIRITTURA IL TRIPLO… LE STRADE DELL’EVASIONE FISCALE SONO INFINITE

La questione fiscale è apparsa e scomparsa rapidamente dalla lunga campagna referendaria che l’Italia si è appena messa alle spalle.
È persino possibile che essa non abbia avuto alcun impatto sul gradimento del governo di Matteo Renzi.
Probabilmente non ne ha avuto in negativo, quando in questi anni sono state alzate certe aliquote sui redditi da capitale.
Ma curiosamente non sembra averne avuti neanche in positivo, dopo altre misure che invece avevano tutto per piacere a chi evade o ha problemi aperti con il fisco: l’innalzamento da 1.000 a 3.000 euro della soglia permessa per l’uso del contante, la sanatoria su penalità  e interessi di mora per tasse e multe arretrate o la «rottamazione» di Equitalia.
Se davvero il governo Renzi ha provato a strizzare l’occhio agli evasori, la lezione di questi anni è che una strategia del genere non produce più consenso in automatico. Non nell’Italia del 2016, provata dalle crisi di debito e dalla povertà .
Il governo di Paolo Gentiloni, se mai deciderà  di tentare una propria politica fiscale, riparte da qui: l’evasione resta una patologia italiana, ma non è scontato che una maggioranza degli elettori oggi chieda che essa resti esattamente tale.
Poichè l’iniquità  nella distribuzione dei redditi è ormai determinante per gli assetti politici nelle economie avanzate, può essere utile cercare di capire per indizi dove si trova l’Italia oggi.
Non a buon punto. Grandi aree di diseguaglianza reale dei redditi nel Paese rimangono, perfettamente nascoste al fisco.
Lo suggerisce un semplice esperimento: il confronto fra il numero delle dichiarazioni d’imposta sulle persone fisiche (Irpef) superiore a 120 mila euro nel 2014 e la distribuzione di auto di lusso in Italia, grazie ai dati messi a disposizione dal Dipartimento delle Finanze e dall’Automobile Club Italia.
Su base nazionale e delle singole regioni. Si tratta di un modello sviluppato da Elio Montanari, un ricercatore indipendente con una lunga esperienza di studi per i sindacati e nella valutazione d’impatto dei fondi europei.
Ne emerge il ritratto di un Paese nel quale i modelli di auto in circolazione dal costo di almeno 100 mila euro risultano di un terzo più numerosi dei redditi Irpef di fascia alta: sono 349.453 mila contro 269.093 dichiarazioni dei redditi elevate.
In alcune regioni, specie nel Mezzogiorno e a Nord-Est, il surplus di modelli di lusso rispetto ai redditi di livello più alto è addirittura fuori da ogni scala spiegabile in un sistema dove prevale l’applicazione della legge.
Spicca la Calabria: presenta la quota più bassa d’Italia di dichiarazioni Irpef sopra i 120 mila euro (appena lo 0,17% del totale, contro l’1,1% in Lombardia), eppure il numero di Aston Martin, Audi di grossa taglia, Ferrari, Jaguar, Lamborghini, Porsche, Mercedes, Maserati o Rolls Royce è addirittura triplo rispetto alle dichiarazioni più elevate.
Queste ultime sono 2047, le “super-car” sono 6.095.
Poco importa che anche un reddito Irpef da 120 mila o 150 mila euro molto spesso non basti per poter comprare e mantenere un’auto di quel tipo. In Basilicata, Puglia, Umbria, Abruzzo, Trentino Alto Adige la proporzione di «super-car» rispetto alle Irpef elevate è più che doppia; in Sicilia e Veneto, quasi doppia.
Solo in quattro regioni su venti — Lombardia, Lazio, Liguria e Piemonte — si contano più dichiarazioni Irpef da 120 mila euro o più che cosiddette «super-car».
E proprio il fatto che fra queste si trovi la regione a più alta presenza di imprese, la Lombardia, fa pensare che le distorsioni non siano prodotte dalla diffusione di flotte aziendali di auto di lusso.
Naturalmente un modello del genere ha dei limiti: in alcuni casi le auto di lusso sono genuinamente noleggiate dalle società , benchè di solito siano meno grandi; e poichè questo modello misura i redditi Irpef, non cattura quelli di molti lavoratori autonomi e quelli da capitali.
Allo stesso tempo, questo indicatore sicuramente sottostima il numero di auto di lusso: non include quelle immatricolate all’estero proprio per eludere, non tiene conto delle auto d’epoca e — spiega Montanari — non cattura tutti i modelli sopra i 100 mila euro di costo se in certe regioni alcuni sono poco diffusi.
In altri termini questa non è una diagnosi, ma solo uno screening sull’intensità  dell’evasione diffusa fra gli italiani più benestanti e sulla reale diffusione della ricchezza in Italia.
Segnala una realtà  diversa da quella ufficiale.
Lo ha capito bene la Guardia di Finanza, che da pochi mesi ha iniziato a usare i controlli stradali e gli autovelox con scopi innovativi: incrocia i dati per verificare se le auto sono assicurate o se alcune hanno targhe estere — Romania e Bulgaria molto diffuse — solo per restare sotto i radar del fisco.

Federico Fubini
(da “il Corriere della Sera”)

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