IL GRANDE BALLO DEL MATTARELLUM, MA I NUMERI NON CI SONO
SOLO PD E LEGA FAVOREVOLI… BERLUSCONI HA ALTRE IDEE
I numeri dicono che sommando a palazzo Madama i 113 senatori del Pd (ammesso che sul tema siano tutti compatti) e i 13 della Lega, più qualche volenteroso, la maggioranza sulla legge simbolo del bipolarismo all’italiana (che fu) è assai lontana.
Perchè di altri favorevoli, all’orizzonte, non se ne vedono.
Nè i Cinque Stelle nè Verdini. Neanche Sel.
Addirittura i ben informati raccontano che anche Angelino Alfano, ascoltata la relazione di Matteo Renzi all’Ergife, abbia avuto un moto di sorpresa e rabbia: “Per noi — diceva Fabrizio Cicchitto in Transatlantico — quella legge è un suicidio”.
Ecco, il ballo del Mattarellum è iniziato, grande anticipo della notte di San Silvestro, con le sue danze e suoi tic trac.
Nel Palazzo, soprattutto nel Pd che pure ha proposto il Mattarellum per bocca del suo segretario, l’interpretazione che va per la maggiore è questa: “Renzi ha fatto una mossa perchè vuole votare presto e i sondaggi dicono che il paese vuole andare al voto. La legge di Prodi, dell’Ulivo è una mossa politica, per compattare i suoi e stanare gli altri, ma è il primo che sa che fino a che non si pronuncia la Corte costituzionale è solo tutta tattica”.
Le Camere riapriranno il 12 di gennaio, dopo la pausa natalizia e a quel punto siamo già a ridosso della sentenza della Consulta.
È ragionevole pensare che, prima di quella data, difficilmente si farà sul serio.
Certo continueranno a emergere le posizioni, tra chi vuole il Mattarellum puro come negli anni Novanta e chi col 50 di proporzionale.
E chi inizierà a posizionarsi su una legge più proporzionale, immaginando che lì porterà la Corte.
E se c’è una chiave per interpretare l’attivismo sul tema — sia pur senza convinzione – più che alle technicalities del merito bisogna rivolgere l’attenzione alla manovra.
Politica tutta politica. Raccontano che il centralino di Arcore sia stato preso dall’assalto da tutto lo stato maggiore di Forza Italia, perchè quella di Salvini è suonata come un’Opa ostile.
E tale, effettivamente, è: “Si vuole prendere il centrodestra”, “polarizza con Renzi e attrae un pezzo dei nostri evocando il blocco del Nord”.
L’intervista in cui Giovanni Toti, al Corriere, invitava ad andare a vedere le carte è apparsa una conferma in tal senso.
A palazzo Madama, già nei giorni scorsi, i senatori azzurri di tutto il sud, su sollecitazione dei campani, si sono riuniti per fissare un’invalicabile linea del Piave: il proporzionale, punto. Un’iniziativa che ancora non confluisce in un documento ma che rende complicato spostare il gruppo su altre posizioni.
Al fondo, però, la variabile più importante per Berlusconi si chiama tempo.
Tempo perchè è chiaro che approvare una legge elettorale significa poi andare a votare il minuto dopo, e certo non è pronto.
Tempo perchè la sua testa, in questi giorni, è in altre faccende concentrata (vai alla voce: Vivendi). Tempo, per la solita questione di Strasburgo.
L’avvocato Ghedini è convinto che il benedetto ricorso non sarà discusso prima di maggio del prossimo anno. E, racconta chi ha parlato con lui, sul tema non trasmette chissà quale ottimismo.
Una fonte degna di questo nome spiega: “Sono ricominciate le chiacchiere su una trattativa con Renzi e su uno scambio tra legge elettorale e Strasburgo. Bah… A Strasburgo il parere del governo è affidato a una relazione tecnica dell’avvocatura dello Stato sull’applicabilità della Severino.
Tutto può essere, ma l’avvocatura dello Stato per ‘aiutare’ Berlusconi dovrebbe fare una relazione che dice: la Severino non deve essere retroattiva.
È come sperare che il governo smonti la Severino. Complicato”.
Detto in modo sbrigativo: la bussola di Berlusconi è che non vuole votare e, chiaramente, ha bisogno di una legge elettorale che lo renda indispensabile per un’alleanza post voto.
Meno maggioritaria è meglio è.
Anche lui attende la Corte, sottraendosi al grande ballo di fine di fine anno.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply