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SALVINI ORA VUOLE FARE IL CT DELLA NAZIONALE, MA SPARA LE STESSE CAZZATE DI QUANDO PARLA COME LEADER DELLA PADAGNA

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

LA BALLA “DELL’INVASIONE DEGLI STRANIERI” COME CAUSA DELL’ELIMINAZIONE DAI MONDIALI AI QUALI PARTECIPANO PORTOGALLO, GERMANIA, INGHILTERRA E SPAGNA CHE NE HANNO PIU’ O QUANTO NOI… CONTA LA QUALITA’, COME IN POLITICA

Conoscevamo già  il Salvini tifoso per i suoi cori da stadio contro i napoletani, ora è tempo di imparare a conoscere il Salvini CT della Nazionale e le sue soluzione per far tornare gli Azzurri sul tetto del Mondo.
Matteo Salvini è un politico famoso per avere soluzioni semplici a problemi complessi. Ma anche il padano Salvini si scopre italiano di fronte all’eliminazione della Nazionale da parte della Svezia.
Se il nostro è un Paese famoso per avere sessanta milioni di commissari tecnici il leader leghista non fa eccezione e ieri a pochi minuti dalla fine della partita di Milano ha cinguettato la sua soluzione. In Italia ci sono troppi stranieri in campo.
La soluzione? Serve dare più spazio ai ragazzi italiani e bisogna fermare l’invasione.
A voler essere onesti bisogna dire che l’Italia è stata eliminata perchè ha giocato male sia all’andata che al ritorno.
Ci sono molte ragioni, una su tutte è la fine di un ciclo per alcuni dei “senatori” della Nazionale in campo ieri sera a Milano.
Non bisogna dimenticare che l’anno scorso agli Europei l’Italia ha battuto i campioni uscenti della Spagna agli ottavi di finale degli europei ed è stata eliminata — ai rigori — ai quarti dalla Germania.
Quattro anni prima, nel 2012, l’Italia era arrivata seconda agli Europei.
Se con la Svezia è stata colpa degli stranieri come ha fatto a mantenere un rendimento simile, almeno a livello europeo?
Non è evidentemente una questione che Salvini ha intenzione di affrontare.
Lui al limite sperava di poter andare a salutare l’amico Putin ai mondiali di Russia 2018 e vedere quanto bene sono venuti gli stadi fatti costruire da manodopera nordcoreana che lavora in condizioni di schiavitù.
Ma per colpa dell’invasione straniera non potrà  farlo. Peccato.
Ma quanto c’è di vero in quello che dice il Ruspa? È davvero colpa degli stranieri che giocano nel nostro campionato? Se ci fossero più italiani a giocare in Serie A avremmo una nazionale più forte?
Salvini dimentica, come sempre, qualche dettaglio.
Ad esempio che quando l’Italia ha vinto il Mondiale nel 2006 la situazione non era poi così diversa da quella attuale. Addirittura in Nazionale giocava un certo Camoranesi, che era un “oriundo”: un giocatore nato all’estero e naturalizzato italiano.
Anzi: oggi in serie A c’è l’obbligo di inserire in rosa almeno otto giocatori cresciuti in un vivaio italiano (che però non significa di nazionalità  italiana).
Nel 2006 quest’obbligo non c’era. Salvini e il suo vice Giancarlo Giorgetti   sono tornati oggi sull’argomento e hanno spiegato che «dopo il disastro di ieri della nazionale diventa prioritario realizzare la nostra proposta affinchè il 20% dei fondi dei diritti tv vada a chi valorizza i nostri ragazzi che arrivano dalle giovanili. Basta con l’infornata di stranieri secondo il principio che il primo che arriva si prende perchè costa poco».
Che questi ragionamenti li faccia Matteo Salvini, che ha pure la possibilità  di godere dei biglietti gratis per andare a vedere le partite del “suo” Milan, ci dà  la misura di dove la Lega voglia arrivare in nome dell’odio contro gli stranieri.
Per Giorgia Meloni invece l’eliminazione è quello che succede “se punti tutto sugli stranieri e trascuri gli italiani“, quasi che il calcio italiano sia una sorta di azienda pubblica o debba essere sovvenzionato dallo Stato (come ad esempio i disoccupati) e non debba sottostare alle regole di mercato.
Il tutto senza tenere conto delle proprietà  di alcune importanti squadre italiane e della loro quotazione in borsa.
Questa proposta avrebbe come vantaggio quello di avere la prima e la seconda categoria, quelle superiori e forse pure la ex serie C piene di italiani (attualmente la percentuale di stranieri nella ex Serie C è intorno al 10-20%).
C’è un problema: se quei giocatori sono in Serie C o nelle serie inferiori è perchè non sono giocatori da Nazionale.
Non è importante il numero totale di giocatori italiani, è sufficiente che ce ne siano 22 (ventidue) di livello internazionale in grado di giocare ai Mondiali o agli Europei.
Il calcio è uno sport e le competizioni sportive sono — fatti salvi i casi di truffe e combine — fortemente meritocratiche.
Vince il migliore in campo a prescindere dalla nazionalità . Spesso e volentieri per essere i migliori non basta essere italiani.
Un altro aspetto che Salvini fa finta di ignorare è che la situazione italiana è comune a molti campionati nazionali europei.
In Germania la percentuale di giocatori stranieri che militano in Bundesliga (52,7%) è in linea con quella della nostra Serie A (53,3%).
Percentuale che scende al 23% quando si guardano le presenze di stranieri in Serie B. Eppure la Germania ha negli ultimi anni vinto un Mondiale e un Europeo. Come è stato possibile?
Il Portogallo, nazione che calcisticamente non ha la storia e il palmares dell’Italia, ha vinto lo scorso anno gli Europei e la percentuale di giocatori stranieri nella Liga Nos è addirittura superiore (57,7%).
Anche in Spagna — che spesso è citata come modello — La Liga ha una alta percentuale di giocatori di origine straniera (42,8%).
Tutte queste nazioni si sono qualificate alla fase finale dei Mondiali 2018. Evidentemente il problema non è solo la presenza di stranieri.
E la Svezia? In Svezia, ci dicono le statistiche, solo il 33% dei giocatori della massima serie — la Allsvenskan — è di origine straniera. Ma la ragione in questo caso è un’altra: gli stipendi e gli ingaggi sono più bassi (oltre al fatto che il campionato non è tra i migliori in Europa) e quindi gli stranieri sono meno invogliati a giocare nel paese scandinavo.
Se guardiamo le statistiche del CIES vediamo come molte delle nazioni UEFA qualificate per Russia 2018 siano in cima alla classifica di quelle che hanno un’alta percentuale di giocatori “espatriati”.
Belgio, Inghilterra e Portogallo hanno tutte una percentuale maggiore di giocatori stranieri, eppure sono riuscite a qualificarsi lo stesso.
Non è andata così bene invece per Israele, Ucraina e Serbia, che sono rimaste fuori. Segno che la qualità  espressa da una nazionale non è in rapporto al numero di stranieri che lavorano nei rispettivi campionati nazionali.

(da “NextQuotidiano”)

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“LIBERO” DI SBAGLIARE: IL QUOTIDIANO PUBBLICA L’NTERVISTA AL SONDAGGISTA SBAGLIATO

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

LA ATTRIBUISCE A PAGNONCELLI CHE NEGA DI AVERLA MAI RILASCIATA, LIBERO INSISTE “NON E’ VERO, ABBIAMO LA REGISTRAZIONE”, PAGNONCELLI RILANCIA : “ALLORA RENDETE PUBBLICA LA REGISTRAZIONE”…E ALLA FINE LA PENOSA RETTIFICA: “CI SIAMO SBAGLIATI, ERA A PIEPOLI”

Qualche giorno fa aveva suscitato discreta ilarità  la pubblicazione di un’intervista sul Fatto a Calogero Mannino che l’esponente DC non aveva mai rilasciato: all’origine c’era stato uno scambio di persona e un nome non segnato correttamente sull’agenda di redazione e aveva intervistato il comunista Nino Mannino.
A conferma del fatto che il mestiere del giornalismo, a volte, semplicemente dà  un po’ alla testa, ieri il sondaggista Nando Pagnoncelli ha smentito “categoricamente” su Twitter di aver rilasciato un’intervista a Libero dal titolo: “Matteo cerca voti a destra, ma alla fine glieli regala”. affermando che si tratta di fantasie del giornale
L’autore dell’intervista, Andrea Tempestini, è dapprima intervenuto per confermare in toto il contenuto del colloquio dicendo di avere la registrazione.
Pagnoncelli replica: “Mai rilasciato l’intervista, la invito a rendere pubblica la registrazione, le circostanze e le modalità  in cui sarebbe avvenuta”.
Tempestini capitola nel tweet successivo, ammettendo di aver sbagliato a scrivere il pezzo dopo aver intervistato invece Nicola Piepoli:
“Devo rettificare quanto scritto: per un clamoroso errore l’intervista a lei attribuita è quella a Nicola Piepoli, mi scuso con entrambi per la disattenzione
E oggi Libero pubblica le sue scuse a Pagnoncelli.

(da “NextQuotidiano”)

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“DA UNA PARTE GLI ONESTI, NOI, DALL’ALTRA TUTTI I PARTITI”: COSI’ PARLAVA IL CANDIDATO M5S SICILIANO ARRESTATO PER ESTORSIONE

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

FABRIZIO LA GAIPA APPARIVA COME L’IMPRENDITORE “DEDITO A CREARE POSTI DI LAVORO IN SICILIA”… LE FALSE BUSTE PAGA E GLI ILLECITI CON IL FISCO

Fabrizio La Gaipa, 42 anni, imprenditore alberghiero di Agrigento, candidato alle scorse regionali con il M5S nella lista di Giancarlo Cancelleri, è stato arrestato per tentata estorsione ai danni di alcuni suoi dipendenti, e è ora agli arresti domiciliari.
Secondo l’inchiesta – che nasce da sei esposti in Procura e, fanno sapere gli inquirenti, ha trovato riscontri solidi – avrebbe costretto alcuni dipendenti a firmare false buste paga, e in più avrebbe commesso seri illeciti nelle dichiarazioni al fisco .
Non male, per un uomo del partito che gridava «onestà  onestà » e vantava una sorta di presunta diversità  morale.
Ma chi è La Gaipa?
Il personaggio merita di essere raccontato meglio, amante di Pirandello e dei film di George Clooney, tutto dedito all’arte, al turismo colto e alla promozione della Sicilia «e del bello», proprietario di un albergo agrigentino di lusso, il “Costazzurra Museum&Spa”, dove facevano massaggi con antichi strumenti in terracotta, già  presidente del Consorzio turistico Valle dei Templi.
La Gaipa deve aver intrattenuto un buon rapporto con Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, ritratti in foto sorridenti e abbronzatissimi accanto a lui e a Giancarlo Cancelleri. La foto è stata pubblicata nell’ottobre scorso, quando i big del Movimento si sono felicemente fermati a chiacchierare con lui e a immortalarsi, a margine di un buffet, segno di una certa vicinanza di La Gaipa al gruppetto leader del Movimento, quello di Di Maio e Cancelleri, che ha ottenuto un buonissimo risultato in termini di voti in Sicilia ma non è riuscito a portare Cancelleri alla presidenza della Regione.
La notizia del suo arresto, con gravissime accuse, stride un po’ – va detto – col quadretto di La Gaipa che tendevano a consegnarci le sue patinate e pensose interviste pubbliche. Prendiamone una rilasciata ad “Agrigento Oggi”, di neanche un mese fa.
La Gaipa vi appariva come l’imprenditore in camicia bianca tutto dedito a creare posti di lavoro «per il bene dei nostri figli»: «Assistiamo – diceva – a un gravissimo impoverimento sociale causato dalla fortissima emigrazione. Ormai praticamente ogni famiglia ha uno o più figli che sono dovuti andare a cercare una prospettiva migliore lontano da questa terra. Dobbiamo tornare a dare opportunità  ai nostri figli. Bisogna creare posti di lavoro ed oggi l’unica opportunità  è offerta dalle aziende, specie quelle piccole e medie che rappresentano la spina dorsale dell’economia dell’Isola».
La Procura ritiene però che i metodi da lui usati non fossero il massimo bene dei nostri figli.
La Gaipa si scagliava contro «decenni di malgoverno» che hanno costretto «tutta la Sicilia si trova a vivere una condizione di profonda crisi».
Arringava contro «il totale abbandono» della provincia agrigentina. Sosteneva che solo il programma M5S, e il suo in particolare, avrebbero potuto risollevarla: si rinasce solo «ridando dignità  ai cittadini dell’agrigentino attraverso il completamento delle opere pubbliche e il ritorno ad una cultura del bello. Solo in questa maniera si creeranno i presupposti per una rinascita sociale ed economica vera e duratura».
Ma è negli slogan finali, che La Gaipa si superava, mettendo da una parte gli onesti, lui e il M5S, dall’altra tutti gli altri: «Mi pare evidente che in queste elezioni si combatta una battaglia in cui da una parte ci sono i cittadini e dall’altra la vecchia politica che ci ha portato alla situazione insostenibile in cui siamo».
Concludeva che «l’unico alleato del Movimento 5 Stelle sono i cittadini onesti e liberi». Parole onestamente profetiche.

(da “La Stampa”)

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IL CUGINO DI ROBERTO SPADA, CONDANNATO A SETTE ANNI PER USURA: “LA MAFIA A OSTIA? NON ESISTE”

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

DIFENDE ROBERTO E CASAPOUND, NEGA IL CLAN E ANNUNCIA UNA SUA LISTA CIVICA: ORA SIAMO A POSTO

L’11 novembre scorso sull’arresto di Roberto Spada ha detto la sua il cugino pugile, Domenico – ex campione del mondo Silver Wbc – ai microfoni della trasmissione radiofonica La Zanzara: «Lui ha sbagliato a dare quella testata. Ma quel giornalista è un rompiscatole. L’arresto di Roberto però non esiste, è davvero uno schifo, uno scandalo». E ancora, prosegue Domenico Spada, condannato in primo grado a oltre sette anni per usura: «io ho votato per il Movimento Cinque Stelle, adesso però non li voto più».
Spada spiega, nel corso della trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani, di voler dare vita a un suo “partito”: «Adesso mi metto in proprio, voglio fare una mia lista. CasaPound? Ad Ostia loro hanno lavorato per il popolo, fanno un sacco di beneficenza, fanno i pacchi per le feste, fanno il bene».
Domenico, ribattezzato Vulcano, fornisce la sua versione anche sui gruppi criminali presenti nel X municipio.
E nonostante il tribunale di Roma ha inflitto, negli ultimi anni, diverse condanne con l’aggravante del metodo mafioso, Vulcano spiega che «la mafia (a Ostia, ndr) non esiste. Dove sta? Ve la state inventando. A Roma non esiste».
Anche il clan degli Spada sarebbe un’invenzione.
«Ma quale clan, noi siamo solo una grande famiglia. E in ogni famiglia – conclude il pugile – c’è il buono e il cattivo». Domenico Spada poi parla anche di Federica Angeli, cronista che vive sotto scorso: «Per me è una millantatrice, una grande buffona, basta!».

(da “NextQuotidiano”)

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LASCIATI FUGGIRE I TERRORISTI DELL’ISIS: LO SPORCO SEGRETO DI RAQQA

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

L’INCHIESTA DELLA BBC SVELA I DETTAGLI DELL’ACCORDO CON GLI ISLAMISTI: SALVI ANCHE I FOREIGN FIGHTERS

L’accordo per l’evacuazione di centinaia di combattenti dello Stato islamico, con le loro famiglie, aveva gettato un’ombra sulla vittoria a Raqqa delle Forze democratiche siriane (Sdf), guidate dai guerriglieri curdi dello Ypg.
Ora un’inchiesta della Bbc rivela nuovi, inquietanti, dettagli sull’intesa che ha permesso di accelerare la caduta della capitale del Califfato in Siria, un mese fa, ma ha messo in salvo almeno 250 combattenti, comprese decine di stranieri, anche europei.
Terroristi che sono stati portati negli ultimi territori ancora in mano allo Stato islamico, nella provincia di Deir ez-Zour e da lì, perlomeno alcuni, hanno imboccato del vie dei trafficanti di esseri umani fra la Siria e la Turchia.
I CONDUCENTI NON PAGATI  
L’accordo, nei suoi dettagli, doveva rimanere segreto. Ma già  fra il 12 e il 14 ottobre, erano circolate immagini di pullman verdi (quelli che di solito vengono usati per l’evacuazione di combattenti islamisti in Siria) alla periferia di Raqqa.
Spezzoni di filmati da cellulari avevano anche mostrato parti del convoglio che usciva dalla città , con combattenti in piedi sui cassoni dei camion che li trasportavano, con le loro armi.
Alle trattative fra capi dell’Isis e le Sdf avevano assistito anche rappresentati della Coalizione a guida americana che ha addestrato e armato i guerriglieri curdi e i loro alleati, ma «senza partecipare».
I curdi, rivela ora la Bbc, avevano promesso «migliaia» di dollari ai conducenti dei pullman e dei camion perchè «mantenessero il segreto». Invece gli autisti non sono mai stati pagati e ora hanno raccontato tutto all’inviato dell’emittente britannica Quentin Sommerville.
UNA COLONNA LUNGA CHILOMETRI  
Il convoglio era composto da 45 camion, 13 pullman e un centinaio di veicoli dell’Isis. In tutto ha trasportato almeno 250 combattenti jihadisti, la maggior parte con le loro armi, persino cinture esplosive, e 3500 famigliari.
La colonna si snodava per sei chilometri e mezzo. Agli autisti non era stato anticipato nè le dimensioni dell’evacuazione («Ci avevano parlato di alcuni centinaia di persone», rivela uno dei conducenti Abu Fawzi, di Tabqa) nè il fatto che sarebbero dovuti entrare dentro la città  assediata da soli, senza scorta, dove si sono trovati davanti ai terroristi armati fino ai denti, con le cinture esplosive addosso, che hanno «minato con l’esplosivo tutti i mezzi» per farli saltare in aria nel caso l’accordo non fosse stato rispettato.
I FOREIGN FIGHTERS
Invece di un «lavoro di poche ore» gli autisti si sono imbarcati in una odissea di tre giorni, verso Sud e la zona di Al-Bukamal, al confine fra Siria e Iraq.
Gli aerei della coalizione a un certo punto hanno cominciare a «volare basso e sganciare bombe illuminanti», ma non hanno attaccato il convoglio.
A bordo dei mezzi c’erano anche molti combattenti stranieri, compresi francesi. Alcuni si sono mescolati al flusso di profughi che da Al-Bukamal e da tutta la provincia di Deir ez-Zour risale l’Eufrate fino alla zona di Raqqa per rifugiarsi nei campi e poi tentare di passare in Turchia con i trafficanti di uomini.
Come si temeva a metà  a ottobre, quando erano trapelati i primi dettagli dell’intesa, l’evacuazione ha permesso la conquista di Raqqa un mese prima del previsto, ma ha lasciato a piede libero centinaia di terroristi, decine europei.

(da “La Stampa”)

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L’ONU CONDANNA UE E ITALIA: “DISUMANO COLLABORARE CON LA LIBIA, E’ UN OLTRAGGIO ALLA COSCIENZA DELL’UMANITA'”

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

LE DURE PAROLE DELL’ALTO COMMISSARIO PER I DIRITTI UMANI CERTIFICANO LA POLITICA CRIMINALE DI ROMA E BRUXELLES

Un duro attacco alla politica europea e soprattutto italiana sui migranti arriva oggi dall’Onu. L’Alto commissario per i diritti umani, il principe giordano Zeid Raad al-Hussein ha definito “disumana” la collaborazione tra Unione europea e la Libia per la gestione dei flussi migratori dall’Africa.
“La politica dell’Unione Europea di assistere la guardia costiera libica nell’intercettare e respingere i migranti nel mediterraneo è disumana” sono le parole usate dal funzionario dell’Onu.
“La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità “, ha continuato il principe in una nota.
Non è la prima volta che l’Onu si pronuncia sul modo in cui la Libia tratta le persone che cercano di imbarcarsi verso l’Europa, denunciando soprattutto le situazioni inaccettabili in cui i migranti vengono trattenuti nel Paese nordafricano.
E l’Italia paga anche i criminali libici per fare il lavoro sporco, roba da processo di fronte alla Corte di Giustizia europea .

(da agenzie)

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SALVINI GLI TAGLIA LO STAFF E BOSSI NON PUO’ ANDARE A MONTECITORIO, SALTA IL RITORNO IN TV

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

PRIMA DUE DIPENDENTI LO PORTAVANO A TURNO A ROMA… L’EX SENATORE LEONI: “SALVINI SI VERGOGNI, GLI UOMINI NON VANNO UMILIATI CON MESCHINI DISPETTI”

«Io sono il fratello minore dell’Umberto, capito? Siamo stati io, lui e pochi altri a fondare la Lega Lombarda nell’84, va bene? E allora a questo punto, no, non ci si doveva arrivare…».
L’ex senatore del Carroccio, Giuseppe Leoni, 70 anni da Mornago, Varese, è furibondo.
Ha appena saputo che a Umberto Bossi, dal 3 novembre scorso, i dirigenti di via Bellerio hanno tagliato lo staff: i due dipendenti che a turno, ogni settimana, accompagnavano a Roma il Senatùr per aiutarlo – dopo l’ictus del 2004 – a prendere parte ai lavori parlamentari sono stati sospesi.
Il volo delle 19 da Linate, ieri sera, è partito senza di lui.
Oggi, dunque, Umberto Bossi non sarà  in Aula a Montecitorio a discutere del disegno di legge sulla modifica territoriale che prevede il passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Friuli. Discussione a cui sembra tenesse parecchio.
E neppure sarà  ospite di Bianca Berlinguer stasera a Cartabianca su RaiTre: il suo tanto atteso ritorno televisivo dopo lunghi anni di assenza.
D’accordo la Lega in bolletta, la riorganizzazione, i conti bloccati dalla magistratura per l’inchiesta di Genova, gli impiegati in cigs fino all’anno prossimo, il taglio dei costi e tutto il resto, ma l’amico fraterno Giuseppe Leoni proprio non ci sta: «Al segretario Matteo Salvini e al suo vice Giancarlo Giorgetti – sbotta l’ex senatore leghista – dico di prendere esempio dalla Chiesa. Benedetto XVI vive ancora in Vaticano, mica sotto i ponti del Tevere! Anche adesso che è anziano, malato e non è più il papa titolare… Si ricordino, Giorgetti e Salvini: gli uomini non vanno mai umiliati».
«Troppo orgoglioso per lamentarsi»
Leoni racconta di essere stato a casa di Bossi pochi giorni fa («abito a 5 chilometri») e di non averlo trovato certo raggiante per questa situazione: «Ma lui è troppo orgoglioso per lamentarsi, al massimo dà  un tiro in più al suo toscano, guarda in aria e sospirando dice: Va così… Ma così, dico io, non deve andare».
Quando è scattata la sospensione improvvisa dei due accompagnatori del Senatùr, il 3 novembre, ci ha pensato un volontario, tal Franco Aresi, pensionato di Bergamo, a sobbarcarsi il viaggio per non far perdere a Umberto Bossi le sedute della Camera della scorsa settimana.
Ieri, però, il signor Aresi era impegnato con dei lavori a casa e non è potuto partire. Bossi, perciò, è rimasto a Gemonio. Il suo handicap fisico, causato dalla malattia, non gli consente purtroppo di spostarsi autonomamente. Aveva pronta un’interrogazione parlamentare, il Senatùr: non se ne farà  più niente.
«Dispetto dei vertici»
Oggi, di sicuro, la sua assenza sui banchi di Montecitorio si noterà : perchè lui c’è sempre stato, anche in mezzo alla tempesta giudiziaria per lo scandalo dei rimborsi elettorali (il 10 luglio di quest’anno il tribunale di Milano lo ha condannato in primo grado a due anni e tre mesi per truffa allo Stato) Bossi non è mai voluto mancare agli appuntamenti dell’Aula.
«Questo è un altro dispetto nei suoi riguardi da parte dei vertici del partito», chiosa Giuseppe Leoni, che non ha dimenticato quando a settembre scorso per la prima volta, sul prato di Pontida, Bossi è rimasto giù dal palco e nessuno gli ha dato la parola. «Però attenzione – conclude l’ex senatore amico – perchè una buona fetta di militanti, ancora legati all’Umberto, potrebbero arrabbiarsi e decidere di scappare dalla Lega, andarsene coi nuovi movimenti autonomisti. Per esempio, il Grande Nord”

(da “Il Corriere della Sera”)

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IL PADRE DONO’ 2.100 LIRE A TOGLIATTI NEL ’46, ORA RIVUOLE 25.000 EURO DAL PD

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

MARIA BELLONI, VEDOVA DEL “COMUNISTA DI FERRO” VALENTINO REPETTI E LA RICEVUTA DEL PRESTITO AL PCI

Preferì donare 2.100 lire al suo Pci, piuttosto che comprare l’anello di fidanzamento alla sua amata.
A settant’anni di distanza, la vedova del “comunista di ferro”, chiede ora il rimborso di quella cifra che il compianto marito avrebbe “sottratto” al loro futuro.
La storia arriva da Santo Stefano Magra. «Ero rimasta a bocca aperta 10 anni fa, quando rimettendo a posto un vecchio armadio mi ero ritrovata per le mani quei documenti – dice Maria Belloni, forte delle sue 88 primavere — Mio marito Valentino Repetti aveva aderito alla sottoscrizione dell’obbligazione del 1946 a favore di Palmiro Togliatti per 600 lire. E poi negli anni successivi ha versato ulteriori tranche fino ad arrivare a 2.100 lire, che all’epoca erano un’enormità ».
Le fa eco la figlia Giovanna, che è stata un’apprezzata insegnante nelle scuole di queste parti: «Tutti sapevano che mio padre mangiava nei coperchi e non aveva le stoviglie in casa – spiega — Ma non avremmo mai pensato che fosse stato capace di arrivare a tanto per il “partito”, pur essendo un comunista di ferro. Pensi che quando si fidanzò con mia madre non le regalò neanche l’anello».
Per forza, i soldi andarono al Pci.
E Valentino aveva nascosto in una valigia tutta l’incartamento. Forse anche perchè Repetti, classe 1923, dipendente dell’Arsenale militare della Spezia destinato al lavoro alla caserma di Marimuni ad Aulla, non ha avuto il tempo di raccontare.
Magari lo avrebbe fatto in vecchiaia, ma se ne andò per sempre nel 1974, a 51 anni. Madre e figlia non sono arrabbiate, è passato molto tempo.
«Certo lui avrebbe potuto chiedere il rimborso per la sottoscrizione delle 600 lire entro il 31 dicembre del 1949 — affermano — cosa che non fece per il grande attaccamento al Pci e noi avremmo sicuramente vissuto meglio, perchè la nostra non è stata certo un’esistenza agiata».
Ora però rivogliono i soldi: «Ho saputo di un signore di Viareggio (Giovanni Baldi, ndr) che ha avuto una storia analoga — risponde Giovanna — i suoi nipoti, per 100 lire che prestò, hanno chiesto 4.300 euro al Pd che in base allo statuto è responsabile di crediti e debiti del vecchio Pci-Pds-Ds. Mio padre versò una cifra sei volte superiore e mi riferisco alle 600 lire soltanto (quasi 25 mila euro al “cambio”), perchè con le altre 1.500 lire ci hanno costruito la casa del popolo di Santo Stefano e poi si sono mangiati tutto. Una vergogna, come dire, inesigibile».
La richiesta ufficiale di restituzione è partita. Il commissario dell’Unione comunale Pd di Santo Stefano e consigliere regionale Juri Michelucci ha trasmesso gli atti alla segretaria provinciale Federica Pecunia, la quale annuncia: «La nostra Fondazione romana si farà  carico eventualmente di restituire la somma».
E se quella somma arrivasse davvero? «Non ci conto molto — risponde Giovanna — Ma in caso positivo, comprerò a mia madre quel famoso anello di fidanzamento mai arrivato».

(da “il Secolo XIX”)

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MONACO, DUE ITALIANI DANNO FUOCO A UN SENZATETTO E SI SCATTANO UN SELFIE: “LO ABBIAMO FATTO PER GIOCO”

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

RIPRESI DALLE TELECAMERE E ARRESTATI, HANNO 25 E 29 ANNI… AVRANNO FATTO PROPRIO LO SLOGAN “AIUTIAMOLI A BRUCIARE A CASA LORO”

Prima hanno scattato qualche selfie per schernirlo, poi hanno incendiato un sacchetto di plastica ai suoi piedi e se ne sono andati.
Due italiani sono stati arrestati a Monaco di Baviera per aver tentato di dare fuoco a un senzatetto che stava dormendo su una panchina della stazione centrale della città  tedesca. “Lo abbiamo fatto per gioco”, hanno confessato agli agenti bavaresi, come ha riferito Castro Tellez, portavoce della polizia.
Per i due, un 25enne senza fissa dimora e un cuoco di 29 anni, l’accusa è di tentata lesione aggravata.
Secondo quanto ricostruito dalle autorità , il senzatetto, 51 anni, ha rischiato di morire. Addormentato, non si era accorto delle fiamme che avrebbero potuto raggiungere i suoi pantaloni. A salvarlo sono stati dei passanti, intervenuti appena hanno compreso il pericolo e visto il fuoco.
Nel frattempo i due ragazzi erano già  scappati prendendo il primo treno disponibile. Era la notte del 2 novembre e da quel momento sono cominciate le ricerche della polizia tedesca.
I due giovani sono stati infatti ripresi dalle telecamere di sorveglianza della stazione. Su una banchina della parte sotterranea, quella in cui arrivano i treni che collegano il centro di Monaco alla periferia, si vede uno di loro sedersi accanto al senzatetto e farsi fare una foto dall’amico. Scattano immagini e selfie.
Poi gettano un mozzicone di sigaretta nel sacchetto che conteneva alcuni oggetti del 51enne. Infine decidono di dare fuoco alla busta di plastica e salire sul treno in arrivo al binario, sempre ripresi dalle telecamere.
Poco dopo alcuni passanti, attirati dalle fiamme, riescono a gettare via dalla banchina gli oggetti incendiati e svegliare il senzatetto.
Analizzando i filmati di sorveglianza, gli agenti sono riusciti dopo qualche giorno a risalire agli identikit dei due italiani.
Uno di loro, il 25enne, ha deciso di costituirsi alla stazione di polizia di Starnberg, città  della Baviera a circa 25 chilometri da Monaco. Ha poi fatto il nome del suo amico cuoco, fermato nella notte di sabato 11 novembre.
Due giorni dopo i due hanno confessato. “Hanno detto di averlo fatto per scherzo. Come fosse un gioco”, ha riferito il portavoce della polizia. Precisando però che le indagini sono ancora in corso.
Per i due italiani, i cui nomi non sono stati resi noti, il giudice competente ha emesso un mandato d’arresto. Al momento rimangono in custodia cautelare.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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