IL PADRE DONO’ 2.100 LIRE A TOGLIATTI NEL ’46, ORA RIVUOLE 25.000 EURO DAL PD
MARIA BELLONI, VEDOVA DEL “COMUNISTA DI FERRO” VALENTINO REPETTI E LA RICEVUTA DEL PRESTITO AL PCI
Preferì donare 2.100 lire al suo Pci, piuttosto che comprare l’anello di fidanzamento alla sua amata.
A settant’anni di distanza, la vedova del “comunista di ferro”, chiede ora il rimborso di quella cifra che il compianto marito avrebbe “sottratto” al loro futuro.
La storia arriva da Santo Stefano Magra. «Ero rimasta a bocca aperta 10 anni fa, quando rimettendo a posto un vecchio armadio mi ero ritrovata per le mani quei documenti – dice Maria Belloni, forte delle sue 88 primavere — Mio marito Valentino Repetti aveva aderito alla sottoscrizione dell’obbligazione del 1946 a favore di Palmiro Togliatti per 600 lire. E poi negli anni successivi ha versato ulteriori tranche fino ad arrivare a 2.100 lire, che all’epoca erano un’enormità ».
Le fa eco la figlia Giovanna, che è stata un’apprezzata insegnante nelle scuole di queste parti: «Tutti sapevano che mio padre mangiava nei coperchi e non aveva le stoviglie in casa – spiega — Ma non avremmo mai pensato che fosse stato capace di arrivare a tanto per il “partito”, pur essendo un comunista di ferro. Pensi che quando si fidanzò con mia madre non le regalò neanche l’anello».
Per forza, i soldi andarono al Pci.
E Valentino aveva nascosto in una valigia tutta l’incartamento. Forse anche perchè Repetti, classe 1923, dipendente dell’Arsenale militare della Spezia destinato al lavoro alla caserma di Marimuni ad Aulla, non ha avuto il tempo di raccontare.
Magari lo avrebbe fatto in vecchiaia, ma se ne andò per sempre nel 1974, a 51 anni. Madre e figlia non sono arrabbiate, è passato molto tempo.
«Certo lui avrebbe potuto chiedere il rimborso per la sottoscrizione delle 600 lire entro il 31 dicembre del 1949 — affermano — cosa che non fece per il grande attaccamento al Pci e noi avremmo sicuramente vissuto meglio, perchè la nostra non è stata certo un’esistenza agiata».
Ora però rivogliono i soldi: «Ho saputo di un signore di Viareggio (Giovanni Baldi, ndr) che ha avuto una storia analoga — risponde Giovanna — i suoi nipoti, per 100 lire che prestò, hanno chiesto 4.300 euro al Pd che in base allo statuto è responsabile di crediti e debiti del vecchio Pci-Pds-Ds. Mio padre versò una cifra sei volte superiore e mi riferisco alle 600 lire soltanto (quasi 25 mila euro al “cambio”), perchè con le altre 1.500 lire ci hanno costruito la casa del popolo di Santo Stefano e poi si sono mangiati tutto. Una vergogna, come dire, inesigibile».
La richiesta ufficiale di restituzione è partita. Il commissario dell’Unione comunale Pd di Santo Stefano e consigliere regionale Juri Michelucci ha trasmesso gli atti alla segretaria provinciale Federica Pecunia, la quale annuncia: «La nostra Fondazione romana si farà carico eventualmente di restituire la somma».
E se quella somma arrivasse davvero? «Non ci conto molto — risponde Giovanna — Ma in caso positivo, comprerò a mia madre quel famoso anello di fidanzamento mai arrivato».
(da “il Secolo XIX”)
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