Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
UNA TANGENTE DI 170.000 EURO AL MESE AI POLITICI… “LUCIANO SI CANDIDA, SERVE UNA SPINTA”
Seimila tonnellate al mese. Smaltiti in cambio di 175 euro a tonnellata. Totale: un milione di euro ogni trenta giorni.
Ma solo in cambio di una maxi tangente ai politici.
Quanto? 170mila euro. In un anno sono più di due milioni di euro. In Campania l’immondizia vale oro.
E vale oro non solo per chi la smaltisce ma soprattutto per chi decide a quale ditta farla smaltire.
È quello che emerge nel primo dei sette video pubblicato da Fanpage.it.
Per cinque mesi il sito d’informazione ha infiltrato Nunzio Parrella nel sistema dello smaltimento rifiuti. Ex boss della Camorra, poi diventato collaboratore di giustizia, per anni Parrella ha gestito il traffico di rifiuti in tutta Italia.
Dopo 21 anni passati agli arresti domiciliari, è tornato ad essere un cittadino libero, e ha proposto allo Stato di infiltrarsi di nuovo nell’ambiente.
“Lo Stato ha rifiutato“, dice lui nella prima puntata dell’inchiesta giornalistica. Sì, perchè Parrella ha poi scelto Fanpage.it per mostrare come è composto il sistema delle tangenti ai politici per ottener gli appalti della gestione dell’immondizia.
Un’inchiesta che ha fatto da detonatore all’indagine della procura di Napoli. Nel registro degli indagati sono finite 17 persone: tra queste ci sono Luciano Passariello, consigliere regionale e candidato alla Camera per Fratelli d’Italia, e Roberto De Luca, assessore al comune di Salerno e secondogenito di Vicenzo, governatore della Regione Campania.
Entrambi sono stati perquisiti dall’ufficio inquirente guidato da Giovanni Melillo, che ha iscritto nel registro degli indagati anche il direttore e il giornalista di Fanpage.it per induzione alla corruzione.
Ma come fa Parrella a realizzare il suo servizio per fanpage.it?
L’ex camorrista fa girare la voce di essere tornato nel giro dello smaltimento rifiuti. È un ex trafficante ma il primo a contattarlo è un imprenditore che gli propone addirittura di lavorare per la Sma Campania, l’azienda della Regione che si occupa di immondizia.
In pratica lo Stato sia voleva affidare a un ex camorrista per smaltire i rifiuti.
E infatti Perrella incontra Agostino Chiatto, dipendente Sma ‘comandato’ in segreteria Passariello. E Lorenzo Di Domenico, amministratore delegato della Sma.
Con loro discute i dettagli dell’accordo: “Ci dobbiamo saziare tutti“, dice a un certo punto Di Domenico, contrattando i termini dell’affare.
La presunta società di Parrella smaltirà i rifuti della Sme Campania in cambio di 170 euro per ogni tonnellata di immondizia.
Di quei soldi vanno detratte le percentuali per pagare le tangenti ai politici e ai dirigenti dell’azienda regionale. “Luciano si candida il 4 marzo per questo a noi ci serve una spinta per dargli una mano“, spiega Chiatto alla fine del primo incontro con Parrella.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
IN QUESTO CASO NON VALE IL MOTTO “PRIMA GLI ITALIANI”?… FUORI LE FATTURE PER VERIFICARE SE VENGONO PAGATI IN NERO
“Ore 7.10 Milano. Qui si fa l’Italia. Ma i manifesti li facciamo attaccare agli extracomunitari che ci
costano meno”.
Un post su Facebook, subito diventato virale, mostra il “controsenso” tra idee e azione della Lega e degli altri partiti di centrodestra.
La “denuncia” arriva da Luca Paladini, portavoce de I Sentinelli di Milano che la scorsa settimana aveva denunciato il fotomontaggio con protagonista la presidente della Camera, Laura Boldrini.
Nelle immagini si vedono due lavoratori extracomnunitari intenti ad attaccare i manifesti elettorali della Lega, accanto ai quali compaiono anche quelli di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.
Con tanto di slogan “Prima gli italiani”, mantra di Matteo Salvini, e “Qui si fa l’Italia”, uno dei capisaldi della campagna comunicativa di Giorgia Meloni.
In poche ore il post di Paladini ha generato quasi 2mila like e oltre 4.500 condivisioni.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
AVEVA ACCUSATO L’EX FIDANZATO DI AVER SOTTRATTO I SOLDI… LUI: “VEDRAI CHE FINE FA LA QUERELA, VADO IO DRITTO IN PROCURA”
Giulia Sarti per il momento non si autosospende dal Movimento 5 Stelle.
La deputata uscente M5S, coinvolta nella vicenda rimborsopoli, ma non inserita nella lista degli otto fatta da Luigi Di Maio, sarebbe in attesa di parlare con i vertici per prendere una decisione comune. Sarti ieri era andata in questura per denunciare l’ex fidanzato che avrebbe – questa è la sua tesi – truccato la contabilità sui rimborsi al fondo per le piccole e medie imprese.
Il suo ritorno in Parlamento è cosa certa, visto che Sarti è capolista nel listino proporzionale ma anche candidata nell’uninominale, nel collegio di Rimini.
Per Giulia Sarti si apre però una battaglia giudiziaria con l’ex, Bogdan Andrea Tibusche, accusato di aver sottratto alcune migliaia di euro.
Nella notte su Facebook, Andrea De Girolamo, nome con cui Bogdan si presenta come editor di Social Tv Network, ha scritto:
“Vedremo come va a finire perchè la verità è tutta un’altra. Usciranno diverse conversazioni e forse non vi conviene esporvi ora”.
“Vedrai che fine fa la querela. Vedrai i messaggi e le email”. “Io in pubblico non rilascio nulla ma dritto in procura”.
“Io ho un brutto vizio: registrare tutto e pure le telefonate”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
QUALCUNO DICE CHE SIA GIA’ FUORI AL 99%… LA STORIA DI UN ALIAS DEL FIDANZATO
Il mistero di Giulia Sarti s’infittisce. Ieri la deputata comparsa nelle liste delle Iene ma ufficialmente
“salvata” da Luigi Di Maio ha fatto sapere di aver denunciato l’ex fidanzato Bogdan Andrea Tibusche perchè sarebbe stato lui a non versare sul fondo per il microcredito i soldi che mancavano.
Il Fatto Quotidiano però scrive oggi che fonti del Movimento riferiscono chela posizione di Sarti è in bilico: “Al 99% è fuori”. E la deputata si sarebbe anche autosospesa, sempre secondo il quotidiano.
La storia è questa: i due sono stati insieme quattro anni, ma da un anno si erano lasciati. Però vivevano ancora insieme, anche se, ha spiegato Sarti, «io non lo vedo da dicembre».
A Bogdan, Sarti aveva dato in gestione la contabilità dei rimborsi: «Lui mi aveva detto che non tutti erano stati fatti in ordine, perchè mi aveva detto di doversi curare, ma poi io pensavo che avrebbe versato».
L’ammanco totale sarebbe di 23mila euro.
Silvia Bignami su Repubblica però racconta anche altro:
Un fidanzato su cui a sera si apre un piccolo giallo, perchè secondo alcuni la vera identità di Bogdan Andrea Tibusche sarebbe Andrea De Girolamo, il gestore della pagina Facebook SocialTv Network, di propaganda grillina.
In realtà quello è lo pseudonimo italiano utilizzato dal rumeno Tibusche per la sua attività sul web.
Il dominio di SocialTv Network, che non si intesta alcun tipo di “propaganda grillina” ma si presenta invece come rete indipendente, risulta anonimizzato mentre nella pagina del Chi Siamo tra i fondatori c’è un Andrea DG.
Nessun collegamento con altri alias e con Bogdan Andrea Tibusche. Anche Lorenzo Andraghetti su Lettera43, ex collaboratore parlamentare proprio di Giulia Sarti, conferma che Tibusche è De Girolamo:
Queste sono informazioni che ho perchè Tibusche l’ho conosciuto personalmente, all’epoca in cui facevo il collaboratore per Giulia Sarti, dall’aprile al giugno del 2013. La mia collaborazione si interruppe proprio perchè la deputata preferì il neo fidanzato al sottoscritto per quanto riguardava la gestione della sua comunicazione, ad esempio sui social network.
Tibusche fu presentato a Sarti dall’onorevole pentastellato Angelo Tofalo, nel momento in cui furono hackerate le mail della deputata riminese nell’aprile del 2013. Venne presentato come un hacker informatico che l’avrebbe aiutata a capire chi le avesse rubato le mail.
Nella denuncia, racconta oggi Il Messaggero, Sarti spiega che Bogdan, consulente informatico, si «occupava, con il mio consenso della gestione della contabilità », incluse le restituzioni al fondo del microcredito.
E se ne è accorta solo martedì sera. Così ha bonificato i 23 mila euro mancanti. «Voglio precisare — dice Sarti nella denuncia che Bogdan mi aveva avvisato che non avrebbe fatto i versamenti in maniera puntuale perchè quelle somme di denaro gli servivano urgentemente per curarsi, ma ero convinta che avrebbe fatto i versamenti in un secondo momento».
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
ERA PREVISTO MARTEDI PROSSIMO DA VESPA: “E’ LA QUINTA VOLTA CHE DICE SI’ E POI ANNULLA”… NON SAPEVANO CHE E’ ABITUATO A SCAPPARE
Non ci sarà faccia a faccia tra Matteo Renzi e Matteo Salvini martedì prossimo a Porta a Porta. L’aveva annunciato lo stesso segretario del Pd in tv due giorni fa.
Ma il confronto – che sarebbe stato uno dei rarissimi confronti diretti di questa campagna elettorale – non ci sarà . Perchè, a quanto si apprende anche dalla segreteria di Salvini, il leader leghista ha altri impegni e non può essere negli studi di Bruno Vespa con Renzi.
Ma al Nazareno questo ritiro all’ultimo momento puzza di bruciato: “Sono 5 volte che fissiamo con Salvini, prima dice di sì e poi si tira indietro all’ultimo momento: ‘casualmente’ non può”.
Dal Pd raccontano che da prima di Capodanno hanno cominciato a lavorare ad un confronto tv tra Renzi e Salvini.
La prima ipotesi era negli studi di Giovanni Floris su La7. Ma anche lì è sempre saltato per sopraggiunti impegni di Salvini. Si sarebbe dovuto tenere prima della fine dell’anno, poi nella prima settimana di gennaio, poi il 20 gennaio. Poi Salvini è stato ospite di Floris ma senza Renzi.
Anche l’opzione Bruno Vespa non ha portato fortuna. Due giorni fa Renzi l’aveva annunciato a ‘L’aria che tira’ su La7, certo degli impegni presi: “Io e Salvini il confronto lo abbiamo già fissato la settimana prossima da Vespa”.
Ma nel pomeriggio di quella stessa giornata, Salvini ha disdetto per altri impegni improrogabili.
A questo punto è altamente probabile che l’unica sfida tv tra opposti schieramenti prima del voto rimanga quella tra Salvini e Laura Boldrini martedì scorso a ‘Otto e mezzo’ su La7.
Con buona pace della trasparenza del dibattito politico tra leader in campagna elettorale.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
QUALCUNO AVVISI IL VIMINALE CHE ESISTONO ANCHE GLI IDRANTI, SONO UTILIZZATI NEI PAESI CIVILI (DOVE CHI ISTIGA ALL’ODIO RAZZIALE FINISCE IN GALERA)
La tensione accumulata in mattinata esplode alle 14.05: scontri in piazza Galvani fra polizia e
manifestanti.
Gli agenti in tenuta antisommossa hanno spinto gli attivisti dei centri sociali fuori dalla piazza con cariche emanganellate. Sei i giovani feriti.
I collettivi sono stati respinti fino a piazza Cavour e lungo via Farini il traffico è bloccato. Una giornata di alta tensione quella di Bologna, perchè alle 19.30 in quella stessa piazza si terrà la manifestazione elettorale di Forza Nuova, mentre nelle vicine piazza Maggiore e piazza Nettuno ci saranno, dal tardo pomeriggio, presidi antifascisti.
In mattinata alcuni attivisti del collettivo Hobo hanno interrotto il consiglio comunale, esponendo uno striscione con scritto “Consiglio comunale complice dei fascisti” che è stato immediatamente sequestrato dai vigili urbani.
Poi la scena si è spostata in piazza Galvani, con un presidio del colettivo Là bas, di studenti e di altre sigle del mondo antagonista bolognese.
L’obiettivo dei manifestanti era quello di presidiare la piazza per impedire l’iniziativa. “Occupiamo la piazza e non ce ne andiamo”.
Da un lato un centinaio di manifestanti (che hanno srotolato lo striscione “Bologna antifascista” urlando slogan contro Forza nuova), dall’altro agenti in tenuta antisommossa. Il centro di Bologna militarizzato, una ventina i mezzi blindati e poi anche gli idranti.
“Oggi è la nostra Resistenza”, gridavano i manifestanti prima delle cariche.
Per Crash “la provocazione di Fiore è gravissima, noi diciamo no alla violenza fascista”. “Non è vero che tutti devono parlare”, dice Christopher, a nome di Là bas e Tpo, replicando al prefetto.
Matteo del Nodo sociale antifascista ringrazia “chi ha risposto al nostro appello”. Alessandro di Vag61 ricorda “che questi personaggi sono gli stessi che hanno intonato ‘Boia chi molla sulla Porrettana” e che hanno rivendicato l’attentato di Traini a Macerata”.
Per Andrea di Xm24 “stiamo perdendo la memoria storica. Adesso viene pure Fiore a fare una campagna elettorale di violenza”. E infine Angelo del Cua: “Ci sono anche gli universitari, impediamo il comizio di Fiore”.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
PESANO ASTENUTI E INDECISI, DIFFICILE CHE SI RAGGIUNGA UNA MAGGIORANZA… DECISIVI 70 COLLEGI DEL SUD ANCORA INCERTI
Sondaggi diversi, un’unica indicazione verso il 4 marzo: al momento non c’è un vincitore delle Politiche.
Cominciamo dal Corriere della Sera che pubblica un sondaggio Ispos che indica il centrodestra a 283 seggi, 152 per il M5S, il centrosinistra a 158 seggi.
Una condizione che mostra il Pd in calo.
“Di fronte a questo panorama il dato di incertezza e astensione rimane elevato, attestandosi ancora al 34% nonostante al voto manchino oramai poco più di due settimane” scrive Nando Paglioncelli che ricorda lo spettro di una bassissima affluenza e l’alto numero di indecisi.
“Nelle ultime stime cambia quindi la graduatoria: il Movimento 5 Stelle sembra un po’ in affanno al Sud dove dopo la presentazione delle candidature, parte dei collegi uninominali si sono spostati verso il centrodestra”.
Sul sud punta anche il Messaggero che pubblicando un sondaggio Swg racconta la stessa Italia verso il voto: “Non c’è maggioranza, decide il Sud: a Montecitorio incerti 70-75 seggi” titola il giornale romano.
Per Repubblica, che mostra un sondaggio Demos, nessuna maggioranza possibile ma centrodestra in vantaggio con M5s che regge e Pd in calo.
Nello specifico alla Camera secondo l’ultima rivelazione M5s è al 27,8%, Pd al 21,9, FI al 16,3, Lega al 13,2 con Fdi al 4,8.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
MENTRE MINNITI ASPETTAVA CHE IL BOCCAGLIO DA SUB EMERGESSE DAI RIVI DELLA PADAGNA, IL CRIMINALE RICERCATO DA MILLE UOMINI GIRAVA IN BICI… MINNITI EPICO, PARTECIPI AL GIRO D’ITALIA COME GREGARIO, E’ PIU’ CREDIBILE
“Sono arrivato in Spagna il 21 settembre, in bicicletta”. Parola di ‘Igor’, il serbo accusato di tre
omicidi nel Paese iberico e di almeno altri due in Italia, commessi ad aprile 2017 tra le province di Bologna e Ferrara.
Lo avrebbe detto lo stesso Norbert Feher nell’interrogatorio davanti ai magistrati di Alcaniz, quando fu interrogato dopo il suo arresto, a metà dicembre.
Secondo quanto riportano i media spagnoli, il killer ha detto anche di aver usato 23 identità diverse nella sua latitanza e che dopo il suo arrivo in Spagna a settembre, avrebbe lavorato per un periodo nella raccolta della frutta a Lerida e che ha vissuto nei comuni di Xirivella e Catarroja, nei pressi di Valencia, prima di trasferirsi a Teruel dove sarebbe stato da fine novembre o inizio dicembre, e dove poi ha ucciso due agenti della Guardia Civil e due allevatori.
Dopo, sempre secondo il suo racconto, sarebbe voluto tornare nella zona di Valencia, dove aveva alcune conoscenze.
Sempre secondo media iberici, la polizia locale aveva sospetti su un’ipotetica presenza nel Paese da luglio e questo anche perchè il 4 luglio a Manises, nella regione di Valencia, fu identificato un italiano, un vecchio compagno di cella del serbo.
Durante il controllo di routine, l’uomo disse che era in vacanza, ma da verifiche più approfondite, attraverso il sistema ‘Sirene’, regolato dagli accordi di Shengen, emerse un collegamento passato tra l’italiano e ‘Igor’.
Fu a causa di questo presunto legame che si iniziò a ragionare sulla possibilità che il killer fosse in Spagna e la polizia di Manises avrebbe appeso una foto del latitante nella propria bacheca.
Il luogo in cui Feher uccise e fu poi arrestato è però a centinaia di chilometri di distanza, un’area poco abitata nell’Aragona.
Le dichiarazioni dell’arrestato sui suoi contatti spagnoli dovranno essere confrontate con quanto emergerà dall’analisi dei dispositivi elettronici che gli sono stati sequestrati al momento dell’arresto, per ricostruire la presunta rete di fiancheggiatori o complici della latitanza.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
LA PROSSIMA VOLTA I SOVRANISTI GIUSTIZIERI DELLA NOTTE INVECE CHE STRANIERI A PIEDI ANDRANNO A CERCARE ITALIANI IN AMBULANZA?
Un vero e proprio sistema di malaffare consolidato.
Usavano ambulanze del Policlinico Umberto I di Roma per scopi privati, tra cui spicca lo spaccio di droga, e avrebbero inoltre pilotato assunzioni in cooperative che si erano aggiudicate bandi dell’ospedale.
Per questo, con le accuse di truffa e peculato, il gup di Roma, Flavia Costantini, ha mandato a processo 13 persone tra cui autisti e dipendenti del parco macchine che all’epoca dei fatti erano in servizio al Policlinico (che si è costituito parte civile nel processo).
L’inchiesta era nata a seguito di un esposto anonimo inviato al commissariato di San Lorenzo.
Da lì sono partite le indagini dei poliziotti, coordinati dalla procura di Roma, che grazie a una serie di servizi di appostamento, ad intercettazioni telefoniche, e a servizi di pedinamento nei pressi del Policlinico e in altre zone della Capitale hanno portato alla luce il «sistema criminale».
L’indagine coordinata dal pm di Roma, Erminio Amelio, ha scoperchiato un «sistema truffaldino» che ha fatto emergere particolari incredibili.
Come l’attività di spaccio contestata ad uno degli indagati. In particolare le indagini hanno dimostrato come l’uomo usasse ambulanze e auto mediche per spacciare la cocaina al dettaglio.
Un reato filmato dagli agenti di polizia che hanno immortalato lo spacciatore-autista mentre si recava a San Basilio per vendere la «merce» dopo aver ricevuto l’ordine per telefono.
(da “La Stampa”)
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