Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
DIETRO L’ACCELERAZIONE SUL VOTO SUBITO, L’ESIGENZA DI SCAVALLARE IL LIMITE… MA GRILLO NON VUOLE ELIMINARE LA REGOLA
C’è un motivo che esula dall’imbuto della formazione del governo e dalle facili ironie sull’approssimata conoscenza dei meccanismi istituzionali per il quale Luigi Di Maio lunedì ha chiesto che si vada al voto, e ha posto come deadline giugno.
Nella grammatica lessical-regolamentare del Movimento 5 stelle ha un nome chiaro: limite di due mandati.
Il capo politico è tornato oggi ad attaccare su Twitter Matteo Salvini e il suo indissolubile legame con Silvio Berlusconi. Concludendo così il suo messaggio: “Si torni subito al voto!”.
Spiegano fonti vicine al leader che la richiesta delle urne a ridosso dell’estate è un’uscita ad alzo zero per ottenere in realtà che le elezioni si ripetano a ottobre.
Non scavallando l’anno, senza trascinarsi fino a primavera inoltrata del 2019, magari in concomitanza con le europee.
C’è una questione di gestione della fase politica. I vertici 5 stelle contattati in mattinata la mettono giù chiaramente: “Niente governo di scopo per cambiare il Rosatellum, torniamo a votare con la legge elettorale che c’è, e sarà un ballottaggio di fatto tra noi e la Lega”.
Una mossa determinata da una convinzione: “Sappiamo che Salvini ha contattato Matteo Renzi, e gli ha assicurato che non si andrà al voto a breve”.
Il sospetto di grandi manovre per consegnare ancora una volta il Movimento all’irrilevanza chiassosa dell’opposizione.
Uno spauracchio per chi ha puntato tutte le sue carte su Palazzo Chigi. Ma soprattutto un’enorme preoccupazione: un governo si sa quando parte, ma non si sa mai quando giungerà alla fine.
Generando un problema non di poco conto per l’intero universo stellato. Una cosa appare chiara: se si votasse entro l’anno, si avrebbe gioco facile a considerare la legislatura come mai nata, e il mandato di fatto non espletato.
Di conseguenza la posizione di Di Maio come candidato premier sarebbe blindata. Con la sua, anche quella di tutta una classe dirigente intermedia che è maturata nel corso della XVII legislatura. Un patrimonio di reti e di competenze che sarebbe molto complicato rimpiazzare in blocco.
Per dare un’idea della portata del ricambio: cadrebbero le teste dei due capigruppo, Danilo Toninelli e Giulia Grillo; quelle delle vicepresidenti di Camera e Senato, Maria Edera Spadoni e Paola Taverna; quelle degli uomini più vicini al leader, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Stefano Buffagni.
Ma la lista potrebbe continuare a lungo. Una vera e propria discussione interna non è partita. Ieri, per primo, l’ex componente del Direttorio, Carlo Sibilia, si è detto certo che in caso di collasso del sistema a breve l’amico Luigi sarà ricandidato alla guida del Movimento.
Ma l’argomento scotta, e va trattato con estrema prudenza. Perchè fa parte di quel bagaglio d’eredità di Gianroberto Casaleggio che rischia di bruciare come un tizzone ardente le mani di chi lo maneggia.
L’inner circle di Di Maio guarda già in prospettiva. E sa che revocare la regola per una legislatura che durasse dodici o più mesi avrebbe un prezzo salatissimo. Sia dal punto di vista interno, sia da quello elettorale. Spiega chi ha accesso alle stanze dei bottoni che “in extrema ratio lo si potrebbe fare, ma rischieremo di pagare uno scotto salato alle urne, saremmo percepiti come tutti gli altri”.
Ciò nonostante non si esclude che la strada possa essere quella. Ma la si vuole evitare a tutti i costi.
Anche perchè gli umori del Movimento registrano la forte contrarietà di Beppe Grillo a intaccare il sistema regolamentare costruito negli anni e esibito senza sosta come medaglia al petto dei 5 stelle.
Un conto è avere l’ex leader silente, un altro — deflagrante — sarebbe vederlo apertamente criticare una scelta della nuova dirigenza. Con effetti che potrebbero essere sanguinosi.
Preoccupa il caso di Fabio Fucci. Eletto con il Movimento nel consiglio comunale di Pomezia, stette in carica poco più di un anno prima della caduta della giunta di centrodestra. Dopo aver vinto come sindaco le elezioni del 2013, gli è stato negato un secondo tentativo da primo cittadino. Pietra d’inciampo, proprio la famigerata regola. Finale della storia: Fucci è uscito e si è ricandidato con una lista civica, con la quale ha serie possibilità di essere confermato.
Tra i vertici c’è anche chi la mette giù così: “Casaleggio aveva la grande capacità di sperimentare e innovare. E una profonda intelligenza politica. Se vedeva che una cosa non andava bene, la si cambiava con grande maturità e visione delle cose”.
Altri rispondono che la forza del Movimento sta proprio lì, nel non creare politici di professione ma garantire un ricambio continuo.
L’inesperienza come elemento qualificante di normalità , che scatena un processo di identificazione e non subalternità tra votante e votato. La discussione si muove carsica, ma uscirà presto a galla.
Gira da un po’ una proposta di mediazione. Quella che prevedrebbe di separare il cumulo di mandati delle amministrazioni locali con quelli dei parlamenti, nazionale ed europeo. Una soluzione che tuttavia non salverebbe nessuno dei vertici, a partire dallo stesso Di Maio.
Il leader sa che rimanere impelagati, anche da opposizione, in un governo appena più che balneare rischia di minare la sua leadership ancor più che il dissolversi del progetto di Palazzo Chigi.
Considerazioni che necessariamente si affiancano a quelle politiche, che cercano di capitalizzare il consenso di marzo con un altro giro a breve, cercando di evitare la prospettiva di una conventio ad excludendum.
Magari avendo portato a casa qualche risultato sui vitalizi, mostrina utile sulle spalle di chi gira in campagna elettorale e parziale antidoto propagandistico alla caduta del limite dei due mandati.
Meglio a ottobre, al più tardi. Alla soglia del 2019 si addenserebbero nuvoloni minacciosi.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
LA LISTA SUL SITO SENZADIME.IT… “NO AL BOLLINO DI INFAMI”… E I NOMI VENGONO POI RIMOSSI
Una “gogna”, un “bollino di infamia” o “liste di proscrizione”. A poche ore dalla Direzione del
Partito Democratico che avrebbe dovuto decidere l’eventuale apertura a una trattativa di governo con M5S, poi morta sul nascere dopo il “diktat” di Matteo Renzi ospite da Fabio Fazio, le polemiche non si smorzano, anzi aumentano.
Non solo tra i dirigenti del Pd, impegnati sulla conta interna, ma anche tra militanti che da settimane rilanciano l’hashtag #senzadime per dire No a qualsiasi dialogo con i 5S.
Ora l’hashtag è diventato un sito web creato da un militante di fede renziana, Alberico De Luca, dove vengono riportate le posizioni dei singoli componenti della Direzione sull’apertura di un confronto con M5S.
Più che altro un modo per mostrare chi si è dichiaratamente espresso a favore: una sorta di “lista di proscrizione”, secondo molti militanti ed esponenti dem che ben fotografano il livello del dibattito, a tratti lotta fratricida, dentro il Partito.
Tant’è che è arrivata anche una dura reazione di Dario Franceschini: “Quando in una comunità politica alla vigilia di una discussione seria che riguarda il partito e il Paese si arriva a questo, c’è qualcosa di profondo che non va”, ha commentato rinviando al sito incriminato.
Per tutta l’area “governista” del Pd, quella che gravita intorno ai ministri del governo Gentiloni, la misura è colma: “Si tratta di liste di proscrizione, per fare violenza psicologica sul dibattito che dovrebbe svolgersi democraticamente in Direzione. Il limite è stato ampiamente superato”, fanno trapelare. Insomma, la classica goccia di troppo. E lo si capisce dalle dichiarazioni di altri esponenti che fin da subito si sono dichiarati contrari a intese con M5S ma che non hanno condiviso quest’ultima iniziativa di chiaro stampo renziano.
Il segretario reggente Martina chiede la chiusura immediata del sito: “Leggo di un sito che classifica i componenti della nostra direzione PD sulle base delle opinioni espresse a proposito del confronto con il Movimento Cinque Stelle. Siamo arrivati a questo? Voglio credere per tutti di no e mi aspetto che venga chiuso. C’è un limite che non andrebbe mai valicato”.
Per Lia Quartapelle il sito ha il sapore della gogna: “Sono contraria a un governo con il M5S. Ma trovo aberrante il sito www.senzadime.it, nel quale si dà il bollino di infamia a compagni di partito che hanno espresso un’idea diversa. Ci chiamiamo Partito DEMOCRATICO e la demonizzazione delle idee è la cosa più contraria a ciò che siamo. Il sito andrebbe chiuso”. Stesso discorso per Ivan Scalfarotto che si dice “contrario a un accordo con il #M5S” ma trova “assolutamente inappropriato un sito che mappa le posizioni all’interno della #direzionePD. Al di là delle intenzioni fa molto lista di proscrizione: uno strumento estraneo alla nostra cultura. Andrebbe chiuso”.
Discorso che invece non vale per alcuni renziani ortodossi come Luciano Nobili ed Emanuele Lodolini.
I due non hanno bollato negativamente l’iniziativa partita dal militante di additare pubblicamente i contrari ma anzi si sono premurati di “autosegnalarsi” tra i contrari all’intesa con M5S: “Mi pare che la mia posizione sia pubblica e chiarissima da settimane :-)”, ha scritto su twitter Nobili dopo aver appurato che il nome mancava dalla sezione “Contrari”.
“Beh mi pare che mi sia espresso eccome qua su Twitter e non solo”, ci ha tenuto a far sapere Lodolini, salvo poi aggiungere – ma solo dopo che la polemica era scoppiata – di non credere “che queste iniziative facciano bene al #Pd. Chi ha fatto questo sito è pregato di rimuovere liste di qualunque tipo”.
I nomi dei favorevoli e contrari sono stati successivamente rimossi e sostituiti da “omissis”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
PARTITO SPACCATO, IL DOCUMENTO DEI RENZIANI SCATENA UN’ALTRA POLEMICA
Niente “conte interne” alla direzione di domani: lo “stallo” politico è “frutto dell’irresponsabilità ” di M5s e centrodestra; sì al confronto ma niente fiducia “a un governo guidato da Salvini o Di Maio”.
Sono questi i tre punti di un breve documento predisposto dai renziani sui quali da ieri è partita una raccolta di firme tra i parlamentari e i membri della Direzione del Pd.
Al momento sarebbero state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52. Tra i firmatari anche i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci.
Finora il manifesto dei “cento parlamentari” per il no ai cinquestelle – scritto da Lorenzo Guerini – era solo un avvertimento, un fuoco di sbarramento preliminare a cui lo stesso Matteo Renzi aveva alluso per evitare la conta domani in direzione.
Matteo Orfini da un lato, e il “giglio magico” renziano dall’altro – ovvero Luca Lotti, Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Dario Parrini, Andrea Marcucci – ne sarebbero i promotori.
Ma solo come extrema ratio. E invece il documento ha preso corpo, cominciando a circolare negli ambienti parlamentari, probabilmente perchè nel frattempo gli equilibri interni sono apparsi più instabili del previsto. Come testimonia anche il deputato dem Roberto Giachetti, che questa mattina ad Agorà ha detto: “Il Partito democratico non è monolitico, può essere che Renzi non abbia la maggioranza in direzione”.
“Abbiamo numeri importanti, altro che direzione sul filo”, rispondono però fonti renziane precisando che sul documento sono state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e di 39 senatori su 52. In totale, 120 firmatari su 209 componenti della direzione nazionale.
Ma i sostenitori di Martina insistono: “I numeri sono altri”. E infatti domani sono orientati a chiedere un voto sul mandato del reggente Maurizio Martina fino all’Assemblea nazionale.
E Orlando commenta su Facebook, riferendosi al documento di Guerini: “La conta promossa dai capigruppo per non fare la conta ancora non si era mai vista”.
Delrio ribatte: “Nessuna conta interna, ma un appello all’unità “. E Dario Franceschini, nel commentare il sito senzadime.it, che raccoglie le liste di componenti della direzione favorevoli e contrari alla trattativa sul governo con il M5s, afferma su Twitter: “Quando in una comunità politica alla vigilia di una discussione seria che riguarda il partito e il Paese si arriva a questo, c’è qualcosa di profondo che non va”.
Anche Martina critica l’iniziativa di matrice renziana: “Leggo di un sito che classifica i componenti della nostra direzione Pd sulla base delle opinioni espresse a proposito del confronto con il Movimento Cinque stelle. Siamo arrivati a questo? Voglio credere per tutti di no e mi aspetto che venga chiuso. C’è un limite che non andrebbe mai valicato”.
All’organo dirigente del Pd – convocato domani a 50 giorni dall’ultima riunione, che sancì le dimissioni di Renzi da segretario e l’affermazione della linea dell’opposizione – spetta l’ultima parola sull’apertura o meno del dialogo con il Movimento 5 stelle, dopo la netta chiusura di Renzi.
Un Pd che arriva all’appuntamento quanto mai diviso, nonostante il lavorio dei pontieri delle varie anime per ricucire gli strappi. Sulla carta i renziani godono di una maggioranza schiacciante che metterebbe al sicuro il loro ‘niet’ ad ogni ipotesi di trattativa. Ma la stessa area che fa riferimento all’ex segretario è percorsa da sentimenti diversi su questo tema, talvolta opposti. Per questa ragione il risultato non può considerarsi scontato.
La direzione replica i rapporti di forza usciti dall’ultima assemblea, tenutasi nel febbraio 2017. In quell’occasione, Renzi diede una forte impronta personale all’esecutivo Pd, ma lo fece presentandosi in tandem con Maurizio Martina e l’area che all’allora ministro dell’Agricoltura faceva capo, “Sinistra è Cambiamento”.
Martina, tuttavia, nel frattempo, è divenuto reggente del partito lasciando la maggioranza renziana e opponendosi alla linea aventiniana dell’ex segretario.
Oggi, su 214 componenti, sono 103 i renziani duri e puri. Di questi, 18 sono i millennials – ragazzi nati a cavallo del secolo e quindi giovanissimi – nominati direttamente dal segretario e che a lui fanno capo.
La maggioranza renziana può contare inoltre su 13 componenti vicini al presidente dell’assemblea, Matteo Orfini.
Gli esponenti della direzione che fanno capo a Maurizio Martina sono 19, gli orlandiani 23, altrettanti i franceschiniani, mentre i membri della direzione vicini a Michele Emiliano sono 13.
Il ‘partito dei governisti’, favorevoli a un dialogo con M5s, conta quindi 78 componenti della direzione. A questi, tuttavia, vanno aggiunti quelli del cosiddetto ‘partito dei ministri’, formato da esponenti del governo Gentiloni determinati a dare “un contributo al Presidente della Repubblica”, come si legge nella relazione votata il 12 marzo all’ultima riunione del parlamentino dem.
I ministri presenti in direzione e favorevoli a percorrere la strada indicata da Mattarella e sedersi al tavolo con il Movimento 5 stelle sono almeno 5, ai quali si potrebbe aggiungere Delrio, computato fra i renziani.
Va, infatti, sottolineato che l’appartenenza a questa o a quell’area non determina necessariamente il voto su un tema che coinvolge le sensibilità individuali, prima ancora che l’obbedienza al capo corrente.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
UN CASO DI EVACUAZIONE DA MANUALE
Salvini stamane ha fatto visita ad Euroflora con il solito codazzo di governatore, sindaco e
neoparlamentare leghista sotto processo per peculato.
Un selfie, una passeggiata sotto la pioggia con i giornalisti in cerca della bufala del giorno, uno spottone che mette insieme due flop.
Parole in libertà , come si conviene agli imbonitori, tanto costano poco.
Poi scatta l’allarme.
Non quello del Paese, dei giovani che non trovano lavoro, della sanità regalata ai privati, di aziende che in Liguria continuano a chiudere, di zone periferiche lasciate nel degrado da una amministrazione leghista che multa i poveri che cercano cibo nei cassonetti.
No, un allarme vero, di quelli che piacciono a Minniti, alter ego di Salvini.
Vigili del fuoco, polizia, carabinieri, nucleo artificieri, scattano all’unisono per uno zainetto abbandonato, trovato in un bidone dell’immondizia vicino a uno degli ingressi di Euroflora.
Si procede così alla “evacuazione” della zona attorno allo “zaino sospetto”, per poter intervenire.
Salvo scoprire che lo zainetto conteneva una bottiglietta d’acqua e una buccia di banana.
Che sia stata opera del promesso sposo tradito Di Maio come ripicca per essere fuggito il giorno prima delle nozze?
Quale significato simbolico attribuire poi alla presenza di una buccia di banana?
Forse quella su cui sono scivolate le ambizioni dei due fuoricorso italici?
Poi un sospiro di sollievo: Euroflora è stata “evacuata” dalla presenza di Salvini, si torna a respirare.
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
LA SPOSA ABBANDONATA ALLA VIGILIA DELLE NOZZE NE HA ANCHE PER IL CAVALIERE CHE VOLEVA FARE IL TESTIMONE DI NOZZE
“Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!”.
Così su Twitter Luigi Di Maio che posta una schermata di un post Facebook di Matteo Salvini risalente al 16 luglio 2012, in cui il leader del Carroccio scriveva: “Nessun leghista è disposto a puntare ancora su un’alleanza con Berlusconi. No a possibili assi tra Carroccio e Cavaliere”.
In un post pubblicato sul blog delle Stelle, Di Maio ha rincarato la dose contro Salvini e la Lega: “Non resta che tornare subito al voto. Noi non abbiamo alcun problema nel farlo perchè ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri invece si oppongono perchè, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l’Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito. Al voto”.
Di Maio ha rivendicato il lavoro fatto dai 5 Stelle dal voto a oggi (“Per oltre 50 giorni abbiamo provato a dare a questo paese un governo del cambiamento e lo abbiamo fatto coerentemente con quanto sostenuto durante tutta la campagna elettorale) e ha attaccato ancora Salvini: “Ga avuto l’occasione di mettersi al lavoro per i cittadini e realizzare finalmente delle soluzioni per i problemi che tutti gli italiani attendono da anni, ma ha preferito Silvio Berlusconi al bene del paese. Ed è incredibile, considerata l’umiliazione che gli ha inflitto al Quirinale quando Salvini ha fatto il microfono per la ‘voce del padrone'”.
Ancora Di Maio: Salvini “ha scelto di rimanere con l’alleato che fino a poco tempo fa rinnegava, con quello che definiva un ‘condannato’ che stava al governo con il Pd. Salvini ha cambiato idea per prendersi le poltrone e ora è lui a volere a tutti i costi il governo con Berlusconi, uno di quelli che ci ha regalato la legge Fornero. Alla faccia della coerenza”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
CARLO VITIELLO, ESPULSO DAI GRILLINI, SIEDE NEL GRUPPO MISTO: “NELLA POLITICA SONO ALTRI I NUMERI DA RIDURRE”
In tutto, tra stipendio da parlamentare e indennità varie, guadagna “13mila euro al mese”. Una
cifra “non male” che, secondo lui, non va ridotta perchè “è giusto che il cittadino mantenga il parlamentare per il lavoro che fa nel suo mandato”.
La pensa così Catello Vitiello, l’avvocato espulso dal Movimento Cinque Stelle perchè massone, oggi deputato nel Gruppo Misto.
Intervistato dal Corriere della Sera, Vitiello afferma:
“Fortunatamente non sono un politico di professione, faccio il pendolare di lusso tra Roma e Napoli dove ho il mio studio e quella è la poltrona a cui tengo di più […].Diciamo che il mio lavoro mi gratifica, ma anche quello da parlamentare è un signor stipendio e chi dice il contrario è in malafede”.
Quei 13mila euro al mese, secondo l’ex M5S, sono giusti e non vanno toccati.
Per lui, “quel che va ridotto sono altri numeri della politica […]: il numero di deputati e senatori. È veramente eccessivo per un Paese come l’Italia”.
“Il cittadino deve mantenere il parlamentare per il lavoro che fa nel suo mandato”, afferma il deputato. “Il problema è quando si esagera. Il teatro, il cinema e lo stadio adesso ce li dobbiamo pagare”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
SEMPRE PIU’ PARTITO E MENO MOVIMENTO: LA VOLONTA’ DI DEROGARE ALLA REGOLA DEI DUE MANDATI ELETTIVI PER DI MAIO
Ieri in un’intervista al Messaggero il deputato Carlo Sibilia ha aperto alla possibilità di derogare alla regola dei due mandati per Di Maio (e di conseguenza per i parlamentari della XVIII Legislatura).
Sibilia ha detto che Di Maio sarà certamente candidato premier anche nel caso si andasse ad elezioni anticipate.
§In base al nuovo statuto del M5S infatti il il candidato premier è il Capo Politico del partito e al punto b dell’Articolo 7 dello statuto prevede che il Capo Politico resti in carica per 5 anni (e può svolgere non più di due mandati consecutivi). Il problema è che Luigi Di Maio, in quanto portavoce, ha già svolto un mandato parlamentare e quindi gliene resterebbe solo uno.
Certo, in teoria il Garante (ovvero Beppe Grillo) può proporre all’Assemblea degli iscritti di votare la sfiducia al Capo Politico e così Grillo ha in mano una carta da giocare per rimuovere Di Maio.
Ma si tratta per il momento di fantascienza, dello stesso genere dell’articolo che prevede che sia l’Assemblea ad eleggere il Garante.
Il punto cruciale, non proprio una novità , è il fatto che Di Maio non andrà a casa dopo due mandati perchè questo secondo mandato non sembra sarà un “mandato pieno”. Eppure la regola del M5S parla chiaro: ogni portavoce, a qualsiasi livello, deve attenersi al limite dei due mandati elettivi.
La regola però lascia ampio spazio alle interpretazioni.
Alessandro Di Battista alla Festa del Fatto qualche tempo fa disse che “noi abbiamo sempre interpretato la regola dei due mandati come massimo dieci anni nelle istituzioni”.
Non si spiega quindi come mai al sindaco di Pomezia Fabio Fucci sia stato impedito di correre per un terzo mandato. Fucci è stato consigliere d’opposizione per un anno e mezzo dal 2011 al 2013 fino allo scioglimento del consiglio e poi è stato eletto sindaco.
Tecnicamente quindi non ha fatto “dieci anni nelle istituzioni” nè due mandati pieni. La deroga alla regola aprirebbe la possibilità per Virginia Raggi e diversi consiglieri comunali e municipali a 5 Stelle di Roma di potersi ricandidare nuovamente, dal momento che la caduta di Marino è avvenuta prima la fine del termine della consiliatura.
Nell’agosto del 2017, durante un comizio per la campagna elettorale di Giancarlo Cancelleri in Sicilia Di Maio invece ribadiva l’importanza della regola dei due mandati rimarcando la differenza del M5S dalle altre forze politiche: «Da noi non puoi entrare nelle istituzioni e farti la tua carriera per vent’anni. Dai noi puoi essere eletto due volte. Dopo di che torni alla tua vita, se c’avevi un lavoro torni a quello di prima. Altrimenti è meglio che lavori bene quando vieni eletto perchè anche tu devi trovarti un lavoro. E questo vale anche per me».
Tra gli applausi il Capo Politico prometteva che come «oggi, nel MoVimento 5 stelle se qualcuno si mette in testa di fare anche un terzo mandato, è fuori» questo limite di mandati sarebbe diventato una legge dello Stato anche per tutti gli altri partiti (unitamente all’introduzione del vincolo di mandato, che qualche anno fa invece Grillo difendeva).
Qualche mese prima però Massimo Bugani (uno dei soci fondatori dell’Associazione Rousseau) spiegava che la regola dei due mandati impediva il radicamento sul territorio.
Nel 2015 Gianroberto Casaleggio ribadiva l’importanza delle regole del M5S spiegando che «ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli». Ora le cose sono cambiate.
Rocco Casalino al New York Times aveva aperto alla possibilità di derogare alla regola dei due mandati, confermando le voci riferite da un eletto pentastellato all’Adnkronos secondo le quali era stato proprio Luigi Di Maio a fornire rassicurazioni in tal senso.
Se, a seguito di uno stallo protratto e infruttuoso per la nascita del nuovo esecutivo, si dovesse tornare a votare entro sei mesi, è stata la promessa del leader, “tutti gli eletti saranno confermati in lista“, ‘sterilizzando’ nel contempo la XVIII legislatura ai fini del divieto M5S di esercitare più di due mandati elettivi.
Resta da capire come si salveranno le apparenze, cosa succederà allo scadere dei “dieci anni nelle istituzioni”?
I portavoce si dovranno dimettere oppure potranno terminare il mandato? E se a “sforare” sarà un sindaco o un Presidente del Consiglio si tornerà alle urne senza alcuna ragione se non quella di rispettare una regola di un’associazione privata?
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
UNA CITTA’ CHE NON HA BISOGNO DI VINCERE UN TRICOLORE PER SCOPRIRSI GRANDE, MA DI NORMALITA’ DI GESTI E COMPORTAMENTI… GUARDANDO SEMPRE IN ALTO CON PASSIONE
Erano anni che non seguivo più il calcio. Da ragazzo, per la verità , la “facevo nera”… Con gli amici
dell’adolescenza, era una “partita di calcio” continua..
Il quartiere nel quale vivevamo era – come, purtroppo, ancora è! – una delle zone più povere della città . Le estati passavano lente, ma “piene”. Non si andava in villeggiatura, non si poteva. Si poteva giocare a pallone, però: sotto casa, nella piazzetta di fronte alla Parrocchia (proprio in Piazza Miracoli, insomma) ovvero, ancora, al Bosco di Capodimonte
Ricordo ancora gli “inseguimenti” dei guardiani del Bosco che ci volevano impedire di giocare sulle lunghe distese di verde che circondavano la Reggia.
Ricordo noi che “fuggivamo”; che facevamo il giro della Reggia (era – anzi, per meglio dire, è! – enorme il Palazzo del Museo di Capodimonte) per riportarci proprio nel punto dal quale ci avevano cacciato, per riprendere la partita, e proprio dal “minuto” in cui “ci avevano costretto” ad interromperla.
Benchè fossi nu “tappariello”, un puffetto, va (del resto sarò cresciuto giusto qualche millimetro rispetto a quei tempi), io giocavo in porta. Provavo ad emulare i grandi Castellini e Dino Zoff..
Ricordo che gli amici mi prendevano in giro, perchè – per usare una loro espressione – io ero “professionistico” (che bello essere ragazzini ed inventarsele, addirittura, le parole). Che ci mettevo impegno, quasi come se si trattasse di una questione di “professionalità ” e di onore
Un po lo era, una questione d’onore, per la verità : in ogni cosa che facevo, dalla più banale a quella più complessa, volevo eccellere. Volevo essere il primo: chi avevo di fronte, se la doveva sudare.
E fu così, per esempio, che, mentre cercavo di fermare un attaccante lanciato a rete, presi un calcio trememdo in pieno viso. “Mamma mia”, che botta! Lui non segnò, comunque: nel “prendere” il mio viso in pieno, si perse la palla che sfilò, così, a fondo campo. Piccole soddisfazioni capaci di lenire il dolore fisico, e fino al punto da farti diventare il piccolissimo “eroe” della giornata
Ricordo le risate. Gli sfottò. Quel senso di fraterna amicizia – di amicizia spensierata e piena – che riempiva i racconti, le emozioni ed anche tutte le marachelle che facevamo.
Marachelle “tranquille”, comunque: noi altri, al di la dell’atteggimanetro perennemmente “bellicoso”, eravamo degli “scuginizzi perbene”. Eravamo dei “romantici”, e manco lo sapevamo..
Le nostre, erano famiglie semplici. Non erano ricche dal punto di vista economico. Però, ci seguivano. Ci davano tutto quello che potevano. Soprattutto, ci davano amore (misto a cazziate, cazziatelle e cazziatone di vario genere). Del resto, si sa: “mazze e pagelle fanno ‘e figli belli!
Anni davvero belli, quelli. Ci si divertiva con poco e si aveva rispetto per gli altri, anche quando il naturale istinto di sana ribellione ci spingeva a pronunciare un no irriverente e vibrante
Crescendo, il calcio, pur conservandosi nel profondo del cuore, come passione, avevo smesso di seguirlo.
A 12, 13 anni, avevo (già ) capito che il mio futuro, che la mia crescita, sia umana che professionale, sarebbe passata esclusivamente per lo studio. Che le energie dovevano essere convogliate nel provare ad allargare la mente. Nel farla lavorare. Non mi sentivo predestinato a fare il garzone. Volevo conoscere e sapere le cose. Ero curioso. Soprattutto ero attratto dalla bellezza, innazitutto dei “suoni”. Di tutti i suoni…
Ogni persona che conoscevo mi appariva (sempre) come una sorta di figura musicale. Qualcuno era come una “semibreve”, in quanto tale, lunga e vibrante. Qualcun altro, invece, mi sembrava una “semicroma”: veloce e sfuggente.
Ognuna di esse vibrava, però. Lasciava un segno. Ti comunicava qualcosa.
Non so perchè la mia mente mi spingesse a consumare quella specifica associazione di idee. So soltanto che continuo ancora a farlo: se qualcuno “vibra male” o, addirittura, non vibra proprio, beh, allora vuol dire che è una “nota stonata” e che posso anche “cancellarla” dal pentagramma..
E che cosa affascinante, poi, quando alle superiori, iniziai a studiare filosofia. Sembrava quasi che fosse scritto da qualche parte che dovessi affacciarmi ad un mondo così “meravigliosamente meraviglioso”. Un viaggio, profondo e perenne, nei pensieri; anzi, nel pensiero… Io, già rompicoglioni di mio, quasi per vocazione innata, lo diventavo sempre di più, e soprattutto con (e verso) me stesso
Lentamente, però, quella passione per il calcio è riesplosa. Lentamente, insomma, ho ripreso a seguire il Napoli, gioiendo e/o soffrendo per le sue vicende
Ho anche preso a fare cose che da ragazzo non mi potevo permettere: comprare una maglietta del Napoli, indossarla e semtirmi quasi un “Re”.
Lo so, vi farò sorridere. Ma quando vieni dai “sottoscala”, ogni cosa sembra avere un sapore diverso. Ogni cosa sembra avere una magia unica ed irripetibile, soprattutto quando quel “poco” te lo sei comprato con le tue forze; quando (quel poco che hai), è frutto del tuo lavoro o, perchè no, magari anche di qualche piccolo risparmio.
Ma non è questo il tema vero di queste riflessioni. Il Campionato di Serie A volge al termine. E’ stata una stagione per lunghi tratti vibrante ed appassionante. Il Napoli è almeno 4 volte tanto inferiore alla Juventus, eppure, i nostri scugnizzi, hanno quasi fatto l’impresa lo stesso. Diciamoci la verità , ci hanno regalato momenti davvero emozionanti e tante, tantissime lagrime di gioia, irrazionale, calda ed avvolgente..
Ieri, al 99%, il discorso scudetto si è chiuso definitivamente.
La cosa fa male. Ci avevo creduto. Soprattutto speravo che, in modo particolare nelle ultime 4 giornate di questa stagione, si potesse vivere il tutto in un clima privo di dietrologie e sospetti. Che gli arbitri non diventassero i protagonisti indegni delle sorti degli sfrorzi degli atleti in campo e delle aspettative delle rispettive tifoserie.
Ma il “gioco” è quello. Funziona così. Nonostante la VAR, gli episodi capaci di avvelenare il contesto, ci sono stati. E la cosa fa parecchia tristezza, perchè il gioco del calcio, soprattutto per “quell’incedere collettivistico” che gli appartiene, è fenomeno di massa: accende le folle!
Ieri a Firenze, per esempio, “ci stava pure” perdere. Ma una cosa è perdere per manifesta superiorità dell’avversario. Ben altra questione è perdere (la bussola) perchè te la dovrai giocare per oltre 80 minuti in 10 contro 11 (peraltro già sapendo che un pari equivarrebbe ad una sconfitta!). Ma tant’è e non possiamo fare nulla per modificare l’esito degli eventi. Possiamo farne tesoro, però. Una lezione utile ben oltre lo specifico contesto
Diciamoci la verità : i nostri ragazzi ci hanno provato. Sono caduti ma sono stati capaci di rialzarsi.
Quando tutto sembrava già perso, hanno finanche compiuto l’impresa di vincere a Torino.
Immagino che non sia semplice sentire il peso di “quel che potrebbe essere” sulle proprie spalle e scendere in campo col massimo della serenità .
Napoli, del resto, è proprio questo: passione dirompente. Piccoli gesti eroici. “Esagerazioni esagerate”.
Forse anche noi tifosi e cittadini, con le nostre aspettative, abbiamo sovraccaricato i nostri ragazzi. Forse spetterebbe proprio a noi altri, maturare, e non soltanto nel calcio.
Da queste parti, le cose belle vengono vissute sempre come eventi. E, forse, anzi ne sono addirittura certo, dovremmo riuscire a crescere proprio in questo fino al punto da realizzare tantissime cose belle, facendole diventare normalità
Normalità , non di un territorio unico al mondo, ma delle gesta, dei comportamenti e dei risultati concludenti.
Normalità nella sana tensione emotivamente orientata. “Grande normalità ” di una terra baciata dal sole…
Se “questa terra” riuscisse ad essere così vibrante non soltanto nel calcio, ma anche in tutte le altre cose che le appartengono, altro che Nord: potremmo essere ammirati dal mondo molto più di quanto già non accada ora.
Napoli non ha bisogno di un tricolore per riscoprirsi grande. Sono altre le cose da fare. Piangiamo pure, se proprio dobbiamo. Il sole, però, segue – e seguirà ! – sempre la notte. Il sole, sorgerà tutte le mattine.
Basterà “semplicemente” guardare in alto…
Salvatore Castello
Right Blu – La Destra Liberale
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Maggio 2nd, 2018 Riccardo Fucile
AUMENTANO LE DENUNCE E LE SEGNALAZIONI DI DEGRADO NELLA CAPITALE
In questi giorni nei gruppi e nelle pagine che descrivono il degrado dei servizi nella Città Eterna si moltiplicano le segnalazioni di cassonetti che strabordano e dei monumenti pieni di monnezza e cartacce
Come ogni anno, l’immondizia a Roma aumenta esponenzialmente durante i ponti del 25 aprile e del primo maggio.
E così in questi giorni nei gruppi e nelle pagine che descrivono il degrado dei servizi nella Città Eterna si moltiplicano le segnalazioni di cassonetti che strabordano e dei monumenti pieni di monnezza e cartacce. Queste sono le condizioni della fontana di piazza della Madonna dei Monti:
La pagina Riprendiamoci Roma mostra invece le condizioni dei cassonetti in alcune zone strategiche della città , in particolar modo dell’Ostiense
Sul gruppo Facebook Roma Pulita un utente racconta le condizioni dei cassonetti nel IX Municipi
In via Gregorio VII, a due passi da San Pietro, la situazione non è migliore
In particolare tra Valle Aurelia e la Valle dell’Inferno ci sono segnalazioni di cassonetti strabordanti, immondizia per terra e mezzi AMA ancora non visti.
Su Facebook l’assessore capitolino ai rifiuti, Pinuccia Montanari, ha fatto sapere nei giorni scorsi che l’AMA sta pulendo gli spazi nei dintorni delle fermate della Metropolitana:
Ma non sembra che siano molto d’accordo anche in centro.
(da “NextQuotidiano”)
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