Destra di Popolo.net

“NO ALLE POLITICHE DI MORTE DI SALVINI”: LA SINDACA DI BARCELLONA ACCOGLIE LA OPEN ARMS

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

ADA COLAU HA FATTO QUELLO CHE I VIGLIACCHI RAZZISTI IN ITALIA SI SONO RIFIUTATI DI FARE: SALVARE VITE UMANE

La Spagna ha autorizzato la nave della Ong Open Arms ad attraccare al porto di Barcellona, in seguito alla richiesta di sabato pomeriggio inoltrata attraverso il servizio di salvataggio marittimo spagnolo.
Dal salvataggio dei migranti a bordo, la nave era rimasta in attesa dell’autorizzazione per attraccare in un porto europeo e aveva incontrato il fermo rifiuto di Matteo Salvini, che aveva vietato non solo l’attracco e lo sbarco, ma anche la sosta per eventuali rifornimenti: decisione che ha   scatenato la reazione di Ada Colau, sindaca di Barcellona che ha twittato: “Chiediamo a Pedro Sanchez di permetterci di salvare vite umane, non vogliamo essere complici delle politiche di morte di Matteo Salvini”.
Un messaggio che è un’aperta sfida della sindaca al nostro ministro.
Sin dal 2009, Colau è in prima linea con la sua piattaforma Pah (Plataforma de afectados por la hipoteca) che stava al fianco di chi si batte per il diritto alla casa ed è stata promotrice di una legge d’iniziativa popolare per riformare la legge dei mutui in Spagna.
Non è stata una roba da poco: con la crisi, molti spagnoli si sono trovati nelle condizioni di non poter pagare i mutui ipotecari sulla casa e hanno rischiato di perdere la propria abitazione.
Barcellonese di nascita, la sindaca è laureata in filosofia, ha studiato in Italia (alla Bocconi di Milano) con il programma Erasmus e ha due figli.
Nel corso della sua campagna elettorale si è concentrata sulle tematiche di disoccupazione e disuguaglianza sociale, ha dichiarato guerra all’industria del turismo promettendo di impedire il rilascio di nuove licenze alberghiere e di multare le banche che tengono le proprietà  immobiliari sfitte e che contribuiscono a far salire i prezzi delle case in città .
Si è fatta molti nemici Ada Colau, per questo la sua vittoria nel 2015 è stata paragonata a quella di Davide contro Golia.
Sulle Ong, la sua posizione è sempre stata molto chiara: l’aiuto alle navi che salvano vite è essenziale e ha anche più volte riconosciuto che l’Italia è stata lasciata da sola nell’affrontare l’emergenza.
In un’intervista di marzo 2018, ha ribadito come la Spagna debba prendersi carico dei 17.000 migranti concordati e ha detto all’Italia: “potete considerare Barcellona vostra alleata”.
Poi è iniziato il governo del Cambiamento e questo ci porta ad oggi, con l’ultimo tweet rivolto a Matteo Salvini: “Chiediamo a Pedro Sanchez di permetterci di salvare vite, non vogliamo essere complici delle politiche di morte di Matteo Salvini”.

(da Globalist)

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FRATELLI D’ITALIA COME CAINO E ABELE: CONTESTATA LA LINEA DELLA MELONI

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

ESODO DI CONSIGLIERI E DIRIGENTI: IADICICCO VERSO LA LEGA, SANTONI VERSO ALTRI LIDI, POLITI E FIGLIOMENI VERSO IL GRUPPO MISTO, ALTRI 11 CONSIGLIERI MUNICIPALI LI SEGUONO

Federico Iadicicco, storico esponente della destra giovanile di Alleanza Nazionale e figura di punta dell’ambiente pro-life in Fratelli d’Italia, sarebbe in procinto di lasciare il partito di Giorgia Meloni per dirigersi verso la Lega.
La notizia, anticipata dal Tempo qualche giorno fa, sarebbe già  conosciuta dall’ex ministro della Gioventù che avrebbe tentato invano di fargli cambiare idea. E non è l’unico.
Anche Fabrizio Santori, che ha criticato apertamente la linea del partito negli scorsi mesi e d’altro canto proprio sul giornale romano si firma come portavoce del movimento Difendiamo l’Italia, sarebbe in partenza insieme ad altri consiglieri nei territori, anche se l’approdo non dovrebbe essere il Carroccio.
Sotto accusa c’è la gestione del partito da parte di Giorgia Meloni, che avrebbe una linea troppo simile a quella della vecchia AN.
Di certo nelle decisioni dei due hanno anche influito i risultati elettorali: Iadicicco, candidato all’uninominale, ha perso a Roma contro Emma Bonino mentre Santori non è riuscito a farsi eleggere in Regione Lazio.
Stamattina proprio il Tempo scrive che due consiglieri comunali, Maurizio Politi e Francesco Figliomeni, dovrebbero uscire dal gruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio per approdare al misto, insieme ad undici consiglieri municipali: sei del gruppo Santori (Emiliano Corsi, Giusy Guadagno, Giovanni Picone, Marco Giudici, Francesca Grosseto e Daniele Catalano) e cinque del gruppo Iadicicco (Flavia Cerquoni, Fulvio Accorinti, Giuseppe Scicchitano, Sandra Bertucci e Antonio Villino).
Ma se davvero fossero queste le dimensioni dell’esodo, questo assumerebbe la forma di un’ecatombe vera e propria per un partito che soltanto nel 2016 sfiorava il ballottaggio per il sindaco.
D’altro canto è sempre più difficile per FdI differenziarsi dalla Lega al governo, che però è in crescita ed è in grado di fare molto di più da quegli scranni.
L’esodo è naturale, come a Ferragosto.

(da “NextQuotidiano”)

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SALVINI NON VUOLE CHE I PROFUGHI SI INTEGRINO E INTENDE TAGLIARE 15 DEI 35 EURO DESTINATI ALL’ACCOGLIENZA

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

COSI’ VIENE ALLO SCOPERTO IL FINE RAZZISTA: TAGLI AI CORSI DI LINGUA ITALIANA, EDUCAZIONE CIVICA E CORSI PROFESSIONALI— PER POI DIRE CHE NON SI VOGLIONO INTEGRARE

Il Messaggero racconta oggi che il ministro dell’Interno Matteo Salvini lavora al taglio delle spese per i richiedenti asilo, con l’obiettivo dichiarato di portare da 35 a 20 euro il conto quotidiano per ciascun migrante, destinato a società  e coop che gestiscono i centri di accoglienza.
Le società  che hanno in appalto la gestione dell’accoglienza, con cifre che oscillano tra i 34 e i 36 euro al giorno per migrante, offrono vitto e alloggio ma anche lezioni di lingua, educazione civica e corsi professionali.
Proprio a questo taglio sta pensando il Viminale: quello dei servizi accessori.
Il progetto potrebbe diventare operativo nel 2020 visto che fino al 2019 ci sono gli esiti delle gare riconosciuti e sarebbe complicato per il governo tornare indietro rispetto ai contratti firmati senza pagare penali.
La parte curiosa della vicenda è che il taglio riguarda quindi i progetti di integrazione che permettono ai richiedenti asilo di comprendere la società  italiana per poterci vivere in maniera più corretta: chissà  qual è il partito che si lamenta spesso della mancata integrazione dei migranti, eh?
In più c’è un’interessante scelta economica che va segnalata: il ministro vuole tagliare costi che sono stipendi di persone che lavorano nelle cooperative (in gran parte italiani) e, in definitiva, sta rinunciando a una parte di spesa pubblica.
Proprio quello che gli chiede di fare Bruxelles.
Ma non erano contro?

(da “NextQuotidiano”)

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IL GENERALE HAFTAR NON VUOLE PRESENZE MILITARI ITALIANE NEL SUD DELLA LIBIA CON IL PRETESTO DELLA LOTTA ALL’IMMIGRAZIONE

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

L’ULTIMA CAZZATA DI SALVINI FA RISCHIARE UN CONFLITTO: “PRENDEREMO TUTTE LE MISURE NECESSARIE CONTRO CHI OPERA INGERENZE COLONIANI”… E SI RITORNA AL MONITO: “AFFONDEREMO NAVI MILITARI STRANIERE SE ENTRANO NELLA ACQUE LIBICHE”

In Libia gira la voce di una missione di funzionari del governo italiano a Ghat, una cittadina del Sud della Libia.
Da giorni si era sparsa voce di questa missione, legata ai piani anti-immigrazione che l’Italia sostiene in Libia. Prima hanno litigato fra loro le tribù del Sud, divise fra chi vede la presenza italiana come un «aiuto» e chi invece la classifica come «ingerenza coloniale».
Poi dalla Cirenaica è arrivato un comunicato della Libyan National Army, la potente milizia del generale Khalifa Haftar, che è appena riuscito a sconfiggere le ultime resistenze di alcune milizie filo-islamiste a Derna.
L’altro ieri l’ufficio stampa di Haftar aveva scritto di aver ricevuto «informazioni sulla speranza di qualche controparte internazionale di creare una presenza militare nel sud libico col pretesto della lotta contro l’immigrazione clandestina».
Il riferimento è chiaramente all’Italia, con cui Haftar è in polemica da quando il governo di Roma prima ha appoggiato il governo di Fajez Serraj a Tripoli, poi ha riaperto l’ambasciata, ha aperto un ospedale militare a Misurata e infine ha ormeggiato una nave-officina militare a Tripoli.
Al tempo ufficiali di Haftar lanciarono avvertimenti, minacciando di «affondare le navi straniere che entreranno senza autorizzazione nelle acque territoriali libiche». Adesso i nuovi avvertimenti contro la possibile base militare nel Sud: questa rappresenterebbe «un aperto attacco contro lo Stato libico, la LNA prenderà  tutte le misure necessarie per la protezione dello Stato libico».

(da agenzie)

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LA GUARDIA COSTIERA LIBICA SPUTTANA SALVINI: “CI VUOLE REGALARE 12 GOMMONI, ALTRO CHE MOTOVEDETTE, SE LI TENGA”

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

“SALVINI FA SOLO PROPAGANDA, QUEI GOMMONI SONO PIU’ PICCOLI DELLE IMBARCAZIONI CHE USANO I TRAFFICANTI, NON SERVONO A NULLA, L’ITALIA VUOLE SOLO SFRUTTARE IL POPOLO LIBICO”

No grazie, è tutta propaganda.
La Libia respinge l’offerta dell’Italia pronta a donare 12 motovedette per i salvataggi in mare e attacca la mossa del governo italiano che nasconderebbe finalità  poco chiare.
Il portavoce della Guardia costiera di Tripoli, l’ammiraglio Ayoub Qassem, contattato dall’Agi, ha bollato come “propaganda politica” l’invio delle motovedette annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Matteo Salvini all’indomani del fragile accordo raggiunto dai paesi europeo basato appunto sulla capacità  di soccorso in mare della Libia.
“Si tratta di gommoni che non ci serviranno a nulla e che non useremo: li respingiamo e chiediamo all’Italia di chiarire le sue posizioni e che intenzioni abbia perchè ancora non lo abbiamo capito”, ha dichiarato Qassem.
“Vogliamo sapere quali aiuti darà  il governo italiano alla Libia e si tratterà  di aiuti concreti o solo di pura propaganda, visto che i gommoni annunciati sono più piccoli delle imbarcazioni che usano i trafficanti”.
L’ammiraglio è convinto che “l’Italia voglia fare i propri interessi sfruttando la Libia e il popolo libico”.
Dei mezzi e della formazione agli equipaggi aveva parlato appunto Salvini pochi giorni fa, subito dopo aver chiuso i porti alle navi delle Ong. E mentre i leader europei cercavano definizioni di ruoli e competenze, e Italia e Malta litigavano su chi dovesse farsi carico degli interventi, è arrivato il naufragio che è costato la vita a 100 migranti tra cui tre bambini. Pesanti le accuse della Ong spagnola Open Arms: “I 100 morti colpa della Guardia costiera italiana e libica”.
Nei fatti, mentre le navi umanitarie sono state fatte fuori dal Mediterraneo – ma, vedi ieri, hanno continuato a soccorrere le persone in difficoltà  (59 ora sono dirette a Barcellona) – la Guardia costiera italiana ha ceduto il coordinamento dei soccorsi a Tripoli.
La “flotta” della Guardia costiera libica è però ancora quella: quattro motovedette, classe Bigliani, dismesse dalla Guardia di finanza, donate da Berlusconi a Gheddafi nel 2011, danneggiate durante la guerra, riportate in Italia per riparazioni e ridonate l’anno scorso, prima due e poi altre due, dal governo Gentiloni.
Mezzi vecchi, con pochissime dotazioni di bordo e un numero limitato di personale all’altezza formato nei mesi scorsi in Italia. Nulla a che fare con gli assetti della Guardia costiera italiana che nel pattugliamento nel Mediterraneo ha fin qui schierato due navi, la Diciotti e la Dattilo e sei motovedette d’altura.

(da agenzie)

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RAZZISTI SUL WEB METTONO IN DUBBIO LA MORTE DEI BAMBINI ANNEGATI IN LIBIA

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

NON MERITANO COMMENTI, SOLO PORTARLI IN ALTO MARE E AFFONDARE IL GOMMONE, COSI’ VERIFICANO COME AVVIENE L’AFFOGAMENTO

Mentre nella maggioranza Lega-M5S c’è ancora chi ha il barbaro coraggio di nascondersi dietro una foglia di Fico, in rete un discreto numero di sveglioni che sostiene che le fotografie che ritraggono i tre bambini morti nel naufragio di cento persone al largo della Libia sia “un bambolotto, si nota dal pugno chiuso, gambe rigide e capelli finti!!!” e invita a “prendere dei buoni registi ed attori”, la stessa lamentela di chi pretendeva che fossero falsi anche gli attentati di Parigi.
Ovviamente c’è da segnalare che si tratta di utenti dell’internet, mentre la stampa italiana dimostra di avere tutt’altra serietà .
Ecco la prima pagina del Tempo, per farvi capire, ed ecco l’articolo di Pietro Di Leo che accompagna le foto:
“Serviva un morto, al generone progressista. Serviva un morto, magari un altro piccolo Aylan, il bimbo siriano annegato a largo di Bodrum nel 2015. La foto del suo corpo riverso sulla spiaggia fece il giro del mondo e divenne aspersorio della colpa dell’Occidente, di Visegrad, delle “destre”. Serviva una roba così, al Partito della Bontà  in overdose di nuova ideologia dell’immigrazione e in ebbrezza da apnea.
Anche perchè sempre il Tempo in un altro articolo a firma di Tommaso Carta si scrive anche altro:
Fonti dell’intelligence contattate da Il Tempo confermano i timori per il comportamento degli scafisti che potebbero essere interessati a far naufragare di proposito battelli di immigrati per fare pressioni sull’opinione pubblica e soprattutto sul governo italiano così da costringerlo ad allentare la stretta sulle ong. Un’ipotesi già  paventata da esponenti della maggioranza di governo anche se al momento riscontri diretti non ve ne sono.
Insomma, c’è un’ipotesi che fanno misteriose fonti dell’intelligenze e politici che però non ha nessun riscontro ma intanto si butta lì, ‘chè male non fa.
Nel caso dei bambolotti è utile segnalare che nemmeno la normale ragionevolezza sembra riuscire a fare breccia nei cervelli degli ossessionati del complotto del bambolotto
In questo caso poco importa che sia stata la Guardia Costiera libica — quella che è tornata amica dell’Italia di recente — a dare la notizia della morte dei tre bambini.
Poco importa che sia stato l’UNHCR a confermarla. Poco importa che ci siano le foto. Poco importa che ci sia un video che mostra il recupero dei cadaveri. Poco importa un po’ tutto a chi ha il coraggio di definire per ideologia “bambolotti” dei bambini morti.
L’odio razzista non si ferma davanti a nulla.

(da “NextQuotidiano
“)

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LA FOGLIA DI FICO SUI MORTI IN MARE E I LORO ASSASSINI

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

BASTA CON IL GIOCO DELLE PARTI PER TENERSI BUONO L’ELETTORATO: CHI NON E’ D’ACCORDO CON CHI VUOLE AFFOGARE ESSERI UMANI VOTI CONTRO IL GOVERNO RAZZISTA

Luigi Di Maio è intervenuto per dire che quelle del presidente della Camera sui porti e le ONG sono dichiarazioni a titolo personale: la sensazione diffusa è   che Roberto Fico e il leader del MoVimento 5 Stelle stiano all’interno di un gioco delle parti e che le parole dello stesso Fico servissero semplicemente a fornire un’alternativa di propaganda a un partito in difficoltà  nei sondaggi a causa dell’attivismo leghista.
Fico infatti ieri ha mostrato la faccia “buona” del MoVimento 5 Stelle a Pozzallo, dove il governo è tornato a dare un orrido spettacolo di sè negando per quattro giorni alla nave Alexander Maersk l’approdo in porto dopo che la Guardia Costiera italiana l’aveva mandata a salvare naufraghi in mare: «Io i porti non li chiuderei, bisogna essere solidali con chi emigra», dichiara ai microfoni dei giornalisti, «dell’immigrazione si deve parlare con intelligenza e cuore» e, ancora, le Ong «fanno un lavoro straordinario».
Nella risposta al presidente della Camera infatti il M5S ha dimostrato la disponibilità  più totale a coglionare anche l’istituzione, sostenendo di non aver mai chiuso i porti ma di aver soltanto vietato alle ONG di entrarci.
Il che, lo capisce anche un deficiente, è la stessa cosa ma è anche quanto sostenuto dal ministro M5S Danilo Toninelli alla Camera, mentre Fico presiedeva senza però dire nulla al compagno di partito.
La sensazione, per una volta, è infatti che nel M5S ci sia davvero una minoranza di contrari all’atteggiamento del governo Conte nei confronti delle ONG e che Fico sia il loro portasilenzi.
Già , portasilenzi e non portavoce perchè quello che concretamente fanno quelli della corrente Fico è scrivere status pieni di allusioni o passivo-aggressivi su Facebook minacciando chissà  quali cataclismi salvo poi mettersi a cuccia e buoni quando la Voce del Padrone si fa sentire sul serio.
Certo, c’è da capirli: se davvero dicessero quello che pensano rischiano di essere cacciati dal Partito delle Libertà  a cui sono iscritti.
E il coraggio, diceva Don Abbondio, uno non se lo può mica dare.
Ma proprio perchè di sceneggiata si tratta, sarebbe bello che questi signori almeno se la risparmiassero, giusto per non fornire all’opinione pubblica la sensazione di volerla fregare con le loro lacrime appena accennate che escono da un occhio, mentre con l’altro controllano che il Padrone non li guardi.

(da “NextQuotidiano”)

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MENTANA: “BASTA DEMONIZZARE LE ONG, NON SI PUO’ FARE CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE”

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

“CHIUDERE I PORTI? SOLO UNO SPOT, POI VOGLIO VEDERE COSA SUCCEDE”

“Sarò minoritario, mi accuseranno di essere del Pd, ma non me ne frega niente. Ma io non ci sto alla demonizzazione delle ong”.
In un intervento nel corso della trasmissione Tagadà , Enrico Mentana ha detto la sua sulla questione migranti.
“A questo punto, allora, dobbiamo essere coerenti: la Caritas non dovrebbe entrare nei porti e papa Francesco sbagliò ad andare a Lampedusa”, ha continuato il direttore del Tg La 7, “È ovvio che l’Italia non possa sostenere da sola l’accoglienza dei migranti, ma non è pensabile che si debba fare campagna elettorale permanente in modo ribaldo contro chi vive quasi esclusivamente dell’aiuto delle sottoscrizioni di persone comuni e non di Soros e delle grandi multinazionali. Ci sono persone che per spirito caritatevole e di solidarietà  danno dei soldi alle ong”.
Mentana ha poi espresso un pensiero sul governo e i suoi protagonisti: “Di Maio è un mezzofondista. La scelta dei suoi dicasteri è tale per cui non può avere risultati immediati, ma deve lavorare su un progetto profondo e su tempi più lunghi, ben sapendo di avere un suffragio più ampio di quello di Salvini. La base di consenso del M5s, stando al 4 marzo, è il doppio di quello della Lega. Conte, invece, tecnicamente non si è comportato male: non perde l’aplomb, nè il senso delle cose. Poi magari paga la sua inesperienza politica, ma non mi pare, come è stato detto ingenerosamente, che sia stato messo lì nella vigna a far da palo, come diceva la poesia del Giusti. È ovvio che dei tre il cannibale, il mattatore è Salvini, perchè ha scelto il dicastero che gli consente di applicare subito le sue parole d’ordine, come la chiusura dei porti, anche se poi voglio vedere cosa succede”.

(da “Huffingtonpost”)

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STRAGE DI VIA D’AMELIO “UNO DEI PIU’ GRAVI DEPISTAGGI DELLA STORIA GIUDIZIARIA ITALIANA”

Luglio 1st, 2018 Riccardo Fucile

LE MOTIVAZIONI DELL’ULTIMO PROCESSO SULL’ATTENTATO IN CUI MORIRONO PAOLO BORSELLINO E I CINQUE AGENTI DI SCORTA

“Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana” con protagonisti uomini dello istituzioni.La corte d’assise di Caltanissetta che 14 mesi fa concluse l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio non fa sconti.
E in una motivazione lunga 1865 pagine, depositata nel tardo pomeriggio di sabato, punta il dito contro i servitori infedeli dello Stato che imbeccarono piccoli criminali, assurti a gole profonde di Cosa nostra, costruendo una falsa verità  sugli autori dell’attentato al giudice Borsellino.
Che sarebbe stata una sentenza importante lo si era compreso dalla complessità  del dispositivo che, il 20 aprile del 2017, condannò all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni per calunnia Francesco Andriotta e Calogero Pulci, finti collaboratori di giustizia usati per mettere su una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata l’ergastolo a sette innocenti.
Per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di rocambolesche ritrattazioni nel corso di vent’anni di processi, i giudici dichiararono la prescrizione concedendogli l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri.
Ed è a questi “altri” che la corte si riferisce nelle motivazioni della sentenza.
A quegli investigatori mossi da “un proposito criminoso”, a chi “esercitò in modo distorto i poteri”.
La corte d’assise di Caltanissetta, dunque, usa parole durissime verso chi condusse le indagini: il riferimento è al gruppo che indagava sulle stragi del ’92 guidato da Arnaldo la Barbera, funzionario di polizia poi morto.
Sarebbero stati loro a indirizzare l’inchiesta e a costringere Scarantino a raccontare una falsa versione della fase esecutiva dell’attentato.
Sarebbero stati loro a compiere “una serie di forzature, tradottesi anche in indebite suggestioni e nell’agevolazione di una impropria circolarità  tra i diversi contributi dichiarativi, tutti radicalmente difformi dalla realtà  se non per la esposizione di un nucleo comune di informazioni del quale è rimasta occulta la vera fonte”.
Ma quali erano le finalità  di uno dei più clamoroso depistaggi della storia giudiziaria del Paese? si chiedono i giudici.
La corte tenta di avanzare delle ipotesi: come la copertura della presenza di fonti rimaste occulte, “che viene evidenziata – scrivono i magistrati – dalla trasmissione ai finti collaboratori di giustizia di informazioni estranee al loro patrimonio conoscitivo ed in seguito rivelatesi oggettivamente rispondenti alla realtà “, e, sospetto ancor più inquietante, “l’occultamento della responsabilità  di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa Nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato”.
I magistrati dedicano, poi, parte della motivazione all’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, il diario che il il magistrato custodiva nella borsa, sparito dal luogo dell’attentato.
La Barbera, secondo la corte, ebbe un “ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, come è evidenziato dalla sua reazione, connotata da una inaudita aggressività , nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità  sulla morte del padre”.
La Barbera è morto, l’inchiesta sulla scomparsa dell’agenda rossa è stata archiviata, ma a Caltanissetta, forze a maggior ragione dopo questa sentenza, si continuerà  a indagare.
Non si sono accontentati delle verità  ormai passate in giudicato i pm della Procura Stefano Luciani e Gabriele Paci che, anche grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, hanno riaperto le indagini sulla strage scoprendo il depistaggio. E una nuova inchiesta è già  in fase avanzata e riguarda i poliziotti che facevano parte del pool di La Barbera.

(da agenzie)

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