Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
TAGLIATI INVESTIMENTI E FONDI ALLA SCUOLA
La pressione fiscale in Italia nel 2019 sarà in crescita dal 42% al 42,4%: a certificarlo ieri è stato l’Ufficio Parlamentare di Bilancio di Giuseppe Pisauro, ovvero l’ente che aveva contestato prospettive e previsioni di crescita della Manovra del Popolo quando ancora non era stata corretta dall’Europa, segnalando in particolare che le previsioni di crescita del PIL erano irrealistiche.
Ai rilievi dell’ufficio guidato da Giuseppe Pisauro il ministro dell’Economia Giovanni Tria aveva risposto confermando le prospettive di crescita e non ottenendo quindi l’ok dell’UPB alla Manovra.
Il resto è storia: il governo con il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha abbassato le stime di crescita del PIL dopo la trattativa con l’Unione Europea, autosmentendosi in un modo così rumoroso che un responsabile di via XX Settembre dotato di dignità si sarebbe a quel punto dimesso. Tria invece è rimasto al suo posto.
Il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro, ha affermato ieri in audizione alla Camera che dopo il maxi-emendamento «la portata» della legge di bilancio «viene ridimensionata» anche se le nuove previsioni di crescita all’1% sono ora accettabili. L’Upb vede «un crinale pericoloso», la manovra è «chiaramente recessiva nel 2020-21», anche perchè pesano le mega-clausole Iva.
E il rischio recessione c’è anche nel 2019. Resta poi un «rischio di deviazione» rispetto alle regole europee che ci porta «sempre su un crinale pericoloso». E rispetto al 2018, anno che sconta le misure del governo Gentiloni, la pressione fiscale salirà dal 42 al 42,4%, primo aumento da cinque anni.
L’UPB ha anche certificato i tagli agli investimenti e quelli alla scuola, pari a 4 miliardi di euro nel triennio.
Il Sud è la parte del paese maggiormente penalizzata: si è passati da un massimo di 21,6 miliardi di euro nel 2009 ad un minimo di 10,6 nel 2017.
In pratica si sono persi per strada 60 miliardi per opere pubbliche cruciali per collegare il Sud al resto del Paese e al mondo e aiutare le esportazioni meridionali che continuano a correre con 37 miliardi nei primi nove mesi del 2018 (+7%, più del doppio del Paese dove l’export cresce del 3,1%). E infatti gli investimenti pubblici verranno tagliati di un altro miliardo nella Manovra del Popolo.
Va male anche per la dotazione della scuola.
Che si riduce, a legislazione vigente, di 4 miliardi nel triennio, cioè di circa il 10%. Si passa da 48,3 a 44,4 miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi).
A determinare la flessione contribuisce in modo decisivo la riduzione dei fondi per gli insegnanti di sostegno, un miliardo nel ciclo primario, 300 milioni in quello secondario. In compenso si spenderà qualcosa in più per l’Istruzione universitaria (da 8,3 a 8,5 miliardi tra il ’19 e il `21).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
IL CAPO DELL’ANAC: “MAFIA CAPITALE FUNZIONAVA COSI’, LEGA E M5S HANNO ESCLUSO ANCHE IL CERTIFICATO ANTIMAFIA”
A Raffaele Cantone la modifica delle regole sull’affidamento degli appalti, prevista in manovra,
non piace.
Il presidente dell’Anac spiega il perchè in una lunga intervista al Fatto Quotidiano. Con la nuova normativa la Pubblica amministrazione potrà affidare lavori senza gara d’appalto nelle opere di importo compreso tra 40 mila e 150 mila euro.
Unico requisito richiesto: la consultazione di tre operatori economici scelti a discrezione dell’amministrazione.
Sul provvedimento Cantone ha le idee chiare: non garantirà all’amministrazione nè il raggiungimento del miglior prezzo possibile nè una migliore qualità dell’opera. Si legge sul Fatto Quotidiano:
Questa norma non aiuterà i funzionari morosi, mentre consentirà a quelli disonesti di fare il buono e il cattivo tempo. Basti ricordare che tutto il sistema di Mafia Capitale si reggeva sugli affidamenti diretti.
Il presidente dell’anticorruzione non ha dimenticato le proteste dei 5 Stelle quando il governo Renzi approntò misure per semplificare le procedure di gara: “Si appellarono a me e all’Anac”, ricorda. Quanto al provvedimento previsto in manovra dice:
Sotto 150.000 euro non è prevista neanche la certificazione antimafia e la gara non sarà pubblica da ora in poi. C’è il rischio che la criminalità organizzata, al Nord come al Sud, ne approfitti”
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
LA SENATRICE: “SE SI CONTINUERA’ CON DECRETI E FIDUCIE, NON MI RITROVEREI PIU’ NEL MOVIMENTO”
Il Corriere della Sera intervista la senatrice “dissidente” dei pentastellati Paola Nugnes la quale afferma comunque di non essere arrivata al punto di non ritorno con il Movimento in quanto “a gennaio è stato detto che le cose cambieranno. Vediamo. Anche se non mi sembra che si stia andando nella giusta direzione”.
La Nugnes ad esempio non ha mai digerito il decreto sicurezza: “Con quello si è aperto il mar Rosso tra me e la Lega. Questo decreto avrà conseguenze nefaste e gli italiani se ne accorgeranno”.
Anche la manovra non le è andata giù: “Ci sono tante cose che non mi piacciono. La proroga di 15 anni per le spiagge, la soglia degli affidamenti alzata e molto altro. Era necessario votare questa manovra, ma il prezzo da pagare è stato alto”.
In ogni caso, “si vedrà a gennaio se cambierà la direzione. Non solo nel merito ma anche nel metodo. Se il Parlamento continuerà a essere soggetto all’esecutivo, se si continuerà con i decreti, le fiducie, i tempi stretti. Beh, in quel caso non mi ci ritroverei più in questo Movimento. Vediamo se cambia. Ma i primi segnali sono negativi”.
Secondo la senatrice la riforma delle autonomie “Sarà il momento della verità “.
“Giorgetti ha detto che se non passa questa norma entro il 15 febbraio, cade il governo. Bene, io dico che se passa la riforma delle autonomie, cade l’Italia”.
“E quindi credo che sia meglio che cada il governo, piuttosto che l’Italia”.
“Siamo in molti nei 5 Stelle a pensarla così”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
“DA UN PARTE RIDUZIONE DI 47 MILIONI L’ANNO, DALL’ALTRA NUOVI FONDI PER 500 MILIONI”
La riduzione delle spese militari sbandierata dal governo non c’è, anzi. 
È la denuncia dei Verdi secondo cui nell’ultima legge di Bilancio le risorse sarebbero persino aumentate. “Abbiamo scoperto il bluff di Di Maio: non c’è alcuna riduzione di spese militari nella manovra economica approvata. Abbiamo scovato nella legge di bilancio approvata il 23 dicembre scorso, due commi che invece le spese militari le aumenta”, attacca Angelo Bonelli.
“Si tratta del comma 163 sexies e del 223 novies: il primo prevede assunzioni per i programmi di produzione militare il secondo prevede che una parte del ricavato, 10%, delle dismissioni immobiliari dei beni della Difesa siano destinati a spese di investimento militari. Una partita di giro di gattopardesca memoria per dire che tutto cambia per non cambiare nulla.”
“Da una parte -continua l’esponente dei Verdi – si riducono le spese militari per 570 milioni di euro spalmati in 12 anni, praticamente 47 milioni di euro l’anno, mentre dall’altra invece si fanno entrare risorse per spese militari dalla vendita degli immobili del ministero della Difesa, sono oltre 1000 gli immobili da mettere in vendita, e con assunzione di nuovo personale finalizzati proprio al sostegno alla produzione militare, il tutto per oltre 500 milioni di euro.”
“Il governo inoltre conferma- dichiara l’ecologista – il dispendioso programma di acquisto dei caccia F35 e il ministro Trenta annuncia che l’Italia raggiungerà il 2% del Pil destinato alle spese militari entro il 2024 passando da una spesa da 64 milioni a 100 milioni di euro al giorno.”
(da agenzie)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
MALUMORE TRA GLI USCENTI CHE RISCHIANO DI VEDERSI SORPASSARE DA CHI ATTIRA PREFERENZE… TRA I PAPABILI ANCHE PECORARO SCANIO
Luigi Di Maio vuole scegliere personalmente i capilista regionali per le elezioni europee del MoVimento 5 Stelle.
E questa intenzione sta facendo innervosire gli attivisti M5S che avranno un posto bruciato e gli attuali parlamentari europei grillini che ambivano a quei posti dopo cinque anni di lavoro tra Strasburgo e Bruxelles.
La storia la racconta Luca De Carolis su Repubblica:
Esponenti della società civile, professori e professionisti da mescolare a nomi più noti. Figure “che ci potrebbero far prendere più voti, anche fuori del nostro bacino abituale”, come ha sostenuto Di Maio nella riunione con gli 11 eurodeputati (12, con l’autosospeso Marco Valli).
Preoccupati , anche perchè gli esterni sarebbero sottratti alle parlamentarie, cioè alla selezione sul web, venendo inseriti d’ufficio nelle liste.
Ossia, non dovrebbero neanche sudarsi la posizione di capolista: preziosa anche in elezioni come quelle Europee, basate sulle preferenze.
E questo non può che irritare gli uscenti rimasti (il gruppo originario, prima di espulsioni e addii, era di 17 eletti). Decisi tutti a ricandidarsi, quindi già al lavoro da settimane per organizzare la campagna elettorale.
“Noi siamo il Movimento, lavoriamo da anni con gli attivisti e le associazioni, e ora dall’alto ci calano chissà chi”, è la lamentela che rimbalza da Bruxelles.
Ci sono novità anche tra le candidature:
Però anche tra gli eurodeputati sono circolate voci su una candidatura dell’ex leader dei Verdi e ministro, Alfonso Pecoraro Scanio. In ottimi rapporti con tanti maggiorenti del Movimento, tra cui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora, vicinissimo a Di Maio. Ma dal M5S finora hanno sempre smentito di voler presentare Pecoraro Scanio. Anche perchè sarebbe un ulteriore strappo con le regole originarie, vista la sua storia in altri partiti (ma per qualche uninominale è già stato chiuso un occhio).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
PD E FORZA ITALIA PROTESTANO: “ALLA FACCIA DELLA TRASPARENZA”
In quello che sembra un paradossale rovesciamento dei ruoli, il Pd e Forza Italia hanno chiesto la
diretta web dei lavori della commissione Bilancio della Camera, dove è arrivato il testo della manovra per l’esame prima del voto finale in Aula previsto per sabato.
Ma tutti i membri del M5s hanno votato contro. E secondo il regolamento, se c’è anche un solo voto contrario la diretta non si può fare.
La scelta di evitare lo streaming ha fatto infuriare le opposizioni.
Per prima l’ex ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ha twittato: “M5S nega la pubblicità dei lavori in commissione Bilancio attraverso il web. Non erano quelli della trasparenza? Si vergognano? Che fine ha fatto lo streaming?”.
Anche i deputati di Forza Italia in una nota congiunta accusano i cinquestelle di scarsa trasparenza: “Abbiamo chiesto per massima trasparenza che i lavori della Commissione, dove si sta discutendo la legge più importante dello Stato, fossero trasmessi sulla web Tv della Camera, affinchè tutti possano assistere e conoscere quanto sta accadendo. La nostra richiesta è stata sposata da tutti i gruppi parlamentari, tranne il M5S che, evidentemente ha molto da nascondere. Alla faccia della trasparenza, alla faccia di chi voleva che il Parlamento fosse una casa di vetro”.
E Renato Brunetta, autore della richiesta staordinaria di streaming, rincara la dose: “Vergogna”.
(da agenzie)
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