Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
AL VIMINALE QUALCUNO PASSA DOCUMENTI FALSI ALLA STAMPA PER AIUTARE SALVINI, A QUESTO SIAMO ARRIVATI… FUNZIONARI DEL MINISTERO AVREBBERO SOSTENUTO CHE CI FOSSE IL RISCHIO DI TERRORISTI A BORDO DELLA DICIOTTI, MA GLI INTERROGATORI ATTESTANO IL CONTRARIO
Non era stato dato alcun allarme sulla possibile presenza di terroristi e criminali a bordo della nave Diciotti.
E nessuno, tra i funzionari del ministero dell’Interno, aveva dichiarato ai magistrati che tra i 177 migranti salvati dall’imbarcazione della Guardia costiera italiana avrebbero potuto esserci degli infiltrati.
Non c’è alcuna corrispondenza tra quanto fatto trapelare oggi, 29 gennaio, da ambienti del Viminale e gli atti del tribunale dei Ministri di Catania che chiede di procedere contro Matteo Salvini sul caso Diciotti.
Dichiarazioni inedite, diffuse all’improvviso, contro atti dei magistrati dunque.
Ma cosa è successo? Nel pomeriggio è stata diffusa un’indiscrezione da fonti del Viminale in cui veniva fatta trapelare una tesi mai esposta finora.
Si sosteneva il rischio che a bordo della nave – rimasta ancorata per giorni a fine agosto nel porto di Catania – ci fossero dei criminali.
L’asserzione, però, non ha nessun riscontro negli atti dei giudici. Tra le pagine 42 e 43 della richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini, inoltrata dal Tribunale dei ministri di Catania al Senato, si legge testualmente:
Nell’adempimento di un dovere il fatto lesivo è “imposto” perchè valutato come “necessario” per l’interesse generale. Tuttavia, nel caso di specie, va osservato come lo sbarco di 177 cittadini stranieri non regolari non potesse costituire un problema cogente di “ordine pubblico” per diverse ragioni, ed in particolare a) in concomitanza con il “caso Diciotti”, si era assistito ad altri numerosi sbarchi dove i migranti soccorsi non avevano ricevuto lo stesso trattamento; b) nessuno dei soggetti ascoltati da questo tribunale ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra i soggetti soccorsi, di “persone pericolose” per la sicurezza e per l’ordine pubblico nazionale.
La decisione di Salvini non era – stando ai documenti dei magistrati – dunque motivata da ragioni di ordine pubblico.
E le dichiarazioni rese note oggi da ambienti del ministero non hanno alcuni riscontro negli atti che ora sono al vaglio del Senato.
Dal canto suo il ministro dell’Interno – nella registrazione DiMartedì su La7 – continua a sostenere questa tesi. Riprende le indiscrezioni trapelate poche ore prima e, pur non facendo un riferimento preciso alla Diciotti dice: “Il Senato e gli italiani devono decidere se sto facendo qualcosa che è nell’interesse del popolo italiano o no. Ci sono segnalazioni precise che sui barconi si infiltrano spacciatori, delinquenti, terroristi”.
A quanto pare, però, il rischio di soggetti pericolosi a bordo della nave della Guardia Costiera Diciotti non esisteva.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
DI BATTISTA TIRA UN CALCIO A OGNI IPOTESI DI ACCORDO… PARLAMENTARI GRILLINI SPACCATI, LA MAGGIORANZA DEL GRUPPO VUOLE VOTARE SI’ : “NON POSSIAMO PERDERE LA FACCIA”
Cipro, interno giorno. Giuseppe Conte saluta tutti e se ne va. 
“Impegni di governo a Roma”, spiega agli omologhi riuniti a Nicosia per il vertice dei paesi mediterranei. Lascia una sedia vuota alla cena di lavoro in programma, e intorno alle 21.00 decolla, direzione vertice notturno di governo.
La necessità di quella che in tutta evidenza è una drammatizzazione della situazione politica è quella di risolvere al più presto il caso Sea Watch.
Ma inevitabilmente le tensioni che aprono preoccupanti crepe nella maggioranza di governo riguardano anche la Diciotti, che della nave che batte bandiera olandese rischia di essere un pericoloso precedente.
Perchè sulla linea porti chiusi si è attestato compattamente tutto il governo. Ma su cosa fare della responsabilità penale che il tribunale di Catania imputa a Matteo Salvini proprio per quella posizione è ancora notte fonda.
La situazione è spinosissima. Il segretario della Lega ha scritto una lettera al Corriere della Sera, rivendicando una decisione politica, non una responsabilità personale, e che per questo motivo il Senato non debba dire sì all’autorizzazione a procedere richiesta dai pm.
Una svolta dopo giorni di indecisione e tentennamenti che manda gambe all’aria i piani di Luigi Di Maio. Che appena lunedì sera a Quarta Repubblica su Rete4 aveva tenuto la linea di corresponsabilità sul caso Diciotti come conseguenza del rifiuto dell’immunità : “Salvini ha sempre detto che vuole andare a processo, non lo impediremo, ma è una decisione che coinvolge tutto il governo, anche me e il premier”. La lettera del ministro dell’Interno è come un sasso lanciato nel vespaio del Transatlantico.
Il Movimento 5 stelle vacilla. Letteralmente non si sa che pesci pigliare. Per molti la linea di Salvini è ragionevole. “Non si tratta di uno che ha rubato o sparato a qualcuno — commenta un autorevole senatore — ma di un’inchiesta assurda su un atto di indirizzo politico del governo”. Non sono pochi quelli che si attestano su questa linea. Ma sono di più gli oltranzisti. “Va processato”, tuona Luigi Gallo, deputato molto vicino a Roberto Fico. Dando voce a quello che è il pensiero maggioritario nel governo. “Ha ragione Gallo — commenta un esponente di governo — non possiamo permetterci un voto contrario. Ma è proprio un bel casino”.
Già , un bel casino. In entrambi i casi i 5 stelle hanno da perderci.
Se votano no rischiano la rivolta della base, senza contare una tenuta del gruppo che diventerebbe assai incerta.
Se votano sì si compatterebbero, mettendo tuttavia a forte rischio il governo. Una loose-loose situation. Dal mattino nei corridoi di Palazzo gira una voce: Conte e Di Maio si autodenunceranno formalmente, per conclamare la responsabilità collegiale del vertice dell’esecutivo.
Un’assunzione di responsabilità che l’inquilino di Palazzo Chigi fa da Nicosia, ma al momento solo sul piano politico: “Non sarò certo io a suggerire ai senatori cosa votare, saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo”.
Una sponda fortemente richiesta dal capo politico M5s, con il quale i contatti sono stati costanti, che si spera disinneschi la furia di Salvini in caso di pollice verso alla sua immunità .
Alessandro Di Battista aveva stressato la linea del Movimento pre-lettera salviniana, declinandola post con toni assai più netti: “Credo proprio che voteremo l’autorizzazione a procedere: poi cercheremo una soluzione tutti assieme. Mancano due settimane, si mettano intorno a un tavolo Salvini, Di Maio, Conte e Toninelli per trovare una soluzione che rafforzi il governo. Consiglio al ministro dell’Interno di rinunciare all’immunità , allo stesso tempo credo che Conte debba assumersi anche formalmente questa responsabilità “.
Difficile capire se sarà sufficiente. Il vertice di governo notturno viene preceduto da due incontri.
Uno con Di Maio e i senatori 5 stelle che siedono in Giunta per le immunità . L’altro tra Salvini e i suoi a Palazzo Madama.
A notte fonda il primo di quella che sarà molto probabilmente una girandola ininterrotta di vertici di governo sull’argomento.
A sera, davanti la buvette di Palazzo Madama passa Maurizio Gasparri, che della Giunta è presidente. Inizia a spiegare come funzionerà la sua relazione introduttiva, i tempi e i modi, i come e i perchè. “Voi giornalisti non capite nulla — dice sornione — ho letto un sacco di fesserie. Sono anche io iscritto all’ordine…”.
“Come Di Maio”, scherza un malcapitato cronista. Il senatore si infuria e se ne va: “Ma come si permette, mi chieda scusa”, tuona allontanandosi, visibilmente irato. Così termina la vigilia del primo giorno dell’ennesima serie di giornate decisive per il governo gialloverde. Restate sintonizzati.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
SE IL M5S MANTIENE LA PAROLA SARA’ INUTILE IL SOCCORSO DI FORZA ITALIA … ALTRIMENTI I GRILLINI SALVANO SALVINI E LA POLTRONA E SCENDONO SOTTO IL 20%
Il voto del Movimento 5 Stelle sul destino giudiziario di Matteo Salvini è decisivo già nella Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato.
Alle 11 del 30 gennaio l’organo di Palazzo Madama è chiamato a istruire il “caso Diciotti” che nasce dalla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di processare il ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale per aver impedito ad agosto lo sbarco di 177 migranti per cinque giorni.
Dopo un iter che assicurano fonti della maggioranza non si prolungherà più di 15 giorni, la Giunta approverà una relazione da inviare all’Aula, poi chiamata a decidere se autorizzare o meno il procedimento a carico del leader della Lega.
Una situazione a dir poco scomoda per il Movimento 5 Stelle, caduto in una situazione lose-lose: costretto al rispetto del principio legalitario secondo cui i politici devono sempre sottoporsi ai processi come i comuni cittadini, ma pure consapevole del significato di un voto contro l’alleato di Governo, esponendolo a una ipotetica pena massima di 15 anni di reclusione.
Anche perchè, pur trattandosi di una decisione politica del ministro titolare della sicurezza, la linea politica è sempre stata di totale condivisione delle scelte in tema di chiusura dei porti.
Già dalla proposta che la Giunta dovrà avanzare all’aula del Senato i Cinque Stelle sono più che mai decisivi.
Nell’organo di Palazzo Madama i grillini contano sette membri, la Lega quattro così come Forza Italia e Partito Democratico.
Le autonomie ne hanno uno (in linea con il Carroccio), Fratelli d’Italia sempre uno mentre il Gruppo Misto due: Pietro Grasso di LeU e l’ex M5S poi espulso Gregorio De Falco che ha già intendere il suo voto favorevole alla richiesta dei magistrati.
Questa la composizione della giunta. Presidente: Gasparri Maurizio (FI). Vicepresidenti: D’Angelo Grazia (M5S), Cucca Giuseppe(Pd). Segretari: Augussori Luigi (Lega), Grasso Pietro (Misto, Liberi e Uguali). Membri: Balboni Alberto (FdI), Bonifazi Francesco (Pd), Crucioli Mattia (M5S), De Falco Gregorio (Misto), Durnwalder Meinhard (Autonomie), Evangelista Elvira Lucia (M5S), Gallicchio Agnese (M5S), Giarrusso Mario Michele (M5S), Ginetti Nadia (Pd), Malan Lucio (Fi), Modena Fiammetta (FI), Paroli Adriano (FI), Pellegrini Emanuele (Lega), Pillon Simone (Lega), Riccardi Alessandra (M5s), Rossomando Anna (PD), Tesei Donatella (Lega), Urraro Francesco (M5s).
I grillini devono quindi decidere alla svelta quale linea assumere.
Alessandro Di Battista, ospite a Porta a Porta, ha dato la linea: “Vorrei far notare che qualora fosse successo a Luigi, lui avrebbe rinunciato all’immunità . Va riconosciuto che Salvini, che aveva detto ‘processatemi’ ha cambiato versione”.
E ora che fare: “Credo proprio che voteremo di sì all’autorizzazione a procedere, poi troveremo una soluzione tutti insieme. E’ molto complicato per la storia del Movimento 5 Stelle non firmare un’autorizzazione a procedere. Ma quella decisione va presa in comune”.
In Giunta, quindi, i membri favorevoli al procedimento per Salvini sarebbero quindi trecidi: i sette M5s, i quattro del Pd, uno di LeU e il probabile voto di Gregorio De Falco.
Contrari resterebbero i quattro leghisti e i quattro forzisti con il voto anche del presidente Maurizio Gasparri, il componente delle autonomie e quello di Fratelli d’Italia. Si fermerebbero a dieci.
Risolto il nodo aritmetico, resta però quello politico tra i due alleati del Governo. E quello non sarà di facile nè immediata soluzione.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
IL SOLITO BLUFF MEDIATICO: ESISTE UNA RESPONSABALITA’ POLITICA, MA LA GIUSTIZIA GUARDA GLI ATTI CONCRETI SULLO SBARCO E NON INQUISISCE I MITOMANI
«Ci sarà un colpo di scena, in cui il governo, che ha deciso all’unanimità quell’intervento sulla nave
Diciotti, prenderà le responsabilità in maniera unitaria»: il viceministro Fioramonti ad Agorà comincia a spoilerare il finale della Grande Strategia Mediatica che il MoVimento 5 Stelle e la Lega vogliono mettere in atto per salvare Salvini dal processo, come ai bei tempi di Berlusconi.
Fioramonti rincara la dose: «I processi esistono perchè qualcuno si difenda. Ovviamente diventa complicato se per ogni movimento di questo governo scatta un processo». Bisogna tranquillizzare il sottosegretario: non scatta un processo ogni volta che il governo fa qualcosa, ma scatta — per fortuna — quando il governo fa qualcosa che somiglia a un sequestro di persona aggravato.
Intanto però l’ideona di autodenunciarsi per salvare Salvini non sembra proprio il massimo.
Il governo che dice di essere responsabile in toto nella vicenda ha forse votato un atto in consiglio dei ministri sulla Diciotti tra quelli contestati dalla magistratura? La risposta è no.
Certo, che tutto il governo sia moralmente, eticamente e politicamente responsabile del sequestro di persona esattamente come Salvini è cosa sulla quale è d’accordo il 100% dell’elettorato, ma questo non rileva.
Tuttavia, anche se il governo si autodenunciasse questo non vorrebbe dire che i magistrati porterebbero tutta la banda dell’eventuale associazione a delinquere finalizzata al sequestro di persona: contano gli atti concreti sullo sbarco della nave, anche se i giudici sanno che ci sono anche i mitomani in cerca di attenzione che a volte si autoaccusano.
Chi andrà a processo lo decideranno i giudici, non il M5S
Però una cosa si potrebbe fare.
Se (è difficile…) Salvini andrà davvero a processo e se verrà condannato si potrebbe venire incontro ai desiderata dei 5 Stelle: a scontare la pena potrebbero andare tutti insieme in un posto adatto.
Magari in un carcere di massima sicurezza. Così almeno eviterebbero di dire altre sciocchezze.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI FERRARA:”NE ABBIAMO ACCOLTI DUE, SALVINI LI HA MANDATI SENZA NEANCHE AVVISARCI, DA PARTE DEL GOVERNO NON C’E’ ALCUNA LOGICA”
Sono le prime immagini inviate da alcuni dei 400 rifugiati del Cara di Castelnuovo di Porto trasferiti giorni fa in diverse strutture individuate dal ministero dell’Interno.
Jennifer Osayande, 27 anni, piange e dice che sta malissimo e che vuole tornare a casa… ha inviato il messaggio disperato a padre Giuseppe: “È una ragazza semplice. Stava facendo molte attività con noi. Mi ha mandato questi videomessaggi dicendo che lì è un inferno e vuole tornare da noi a Castelnuovo di porto. Ora sta a Ferno, vicino a Varese, dice”.
E un secondo video arriva da Rivalta di Torino. “Buongiorno padre… da ieri fino ad ora non abbiamo mangiato e non abbiamo visto nessuno ora beviamo acqua da toilette… non c’è acqua calda per il bagno – spiega la voce di uno degli ex ospiti del Cara rivolgendosi a sacerdote. E lui, padre Giuseppe, non sa cosa fare: “Mi scrivono ma io non so come fare ad aiutarli. Anche se lo vorrei eccome”.
E intanto continuano i trasferimenti dei migranti dal Cara di Castelnuovo di Porto, che chiuderà definitivamente entro dopodomani.
Dopo il trasferimento di 305 persone la scorsa settimana, i restanti 222 ospiti nelle prossime ore verranno portati – secondo le disposizioni della Prefettura – in vari centri e Sprar del Lazio.
Di questi, un centinaio saranno ospitati in diversi centri di accoglienza a Roma e il restante in vari Comuni della provincia di Roma e di tutta la regione, compreso il Centro Mondo Migliore a Rocca di Papa, lo stesso che ospitò per alcune settimane i migranti soccorsi dalla nave Diciotti. In quest’ultimo ne saranno trasferiti sessantuno.
E dal sindaco di Ferrara arrivano le prime proteste sul metodo utilizzato. Arrivano a Ferrara due immigrati, provenienti dal centro laziale di Castelnuovo di Porto, chiuso nei giorni scorsi. Arrivano senza nessun preavviso, “inviati dal ministro Matteo Salvini senza avvisare i sindaci”, denuncia il sindaco Tiziano Tagliani che si chiede “quale sia la logica di questo governo giallo-verde di fuori, ma nero dentro”.
Il sindaco in una nota ripercorre la tempistica: l’arrivo a Ferrara sabato scorso e spiega che “diversamente dal passato questa volta la Lega delle barricate (a Gorino e in città , contro i migranti in arrivo, ndr) non si è vista incatenarsi nè sbandierare”.
Certo, sottolinea il sindaco, “non saranno certo due persone già integrate a Roma a creare problemi alla nostra comunità che, come sempre, si dimostrerà disponibile”. Ma il dubbio del sindaco punta sulla “logica di questo governo giallo-verde di fuori, ma nero dentro”.
Un governo che – elenca il sindaco stesso – “demolisce esperienze positive d’integrazione; ci incolla da giorni alla tv per vedere quanto dureranno in mare quaranta migranti a cinque gradi (esperimento disumano); tace sulle problematiche legate alla rimodulazione degli Spar (oggi Siproimi) smantellando una delle cose che meglio hanno funzionato, cioè il sistema di accoglienza diffusa, aprendo la strada a grandi concentrazioni di migranti: conseguenza che non migliorerà i livelli di sicurezza, ma rischia di diventare una nuova emergenza”.
In crescendo, la denuncia politica di Tagliani, sulla situazione “destinata ulteriormente ed aggravata da un Decreto Sicurezza che non prevede per i richiedenti asilo la possibilità di ottenere l’iscrizione all’anagrafe come residenti, con la conseguenza di non poter ottenere documenti idonei al lavoro e l’apertura di conti correnti – oggi obbligatori – per le retribuzioni, cristallizzando la ‘panchina’ per centinaia d’immigrati ed un futuro nelle città italiane”. E chiudendo rammenta “tutto ciò con buona pace delle promesse elettorali, ma soprattutto con buona pace dei principi di umanità della nostra Costituzione, della coerenza con le nostre leggi, del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e della sicurezza effettiva delle nostre comunità “.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
PER ACCEDERE SERVE LA RESIDENZA DA DIECI ANNI, MA SOLO 200 COMUNI SU 8.000 HANNO INDIRIZZI AD HOC DOVE REGISTRARSI… E IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO HA PURE RADDOPPIATO LE PENE PER CHI DORME IN UN CASOLARE ABBANDONATO, MA QUANTO SONO UMANI…
“Abbiamo sconfitto la povertà ” dichiarò Luigi Di Maio facendo riferimento al primo passaggio che
doveva approvare il reddito di cittadinanza.
Eppure, a guardare bene, sono proprio i più poveri i primi esclusi dalla possibilità di avere un reddito minimo.
Parliamo, infatti, dei clochard, dei senzatetto, di coloro che vivono per strada nelle grandi città vivendo di elemosina.
L’ultima versione del decreto sul reddito di cittadinanza, infatti, prevede che anche i clochard possano richiedere l’obolo di Stato, ma a leggere bene la documentazione richiesta per averlo sono proprio i senzatetto i primi esclusi.
Per avere il RdC, infatti, i cittadini devono presentare sia la carta d’identità sia dare la propria residenza. E qui casca l’asino, perchè i clochard non hanno nulla di tutto ciò.
Come ha spiegato Antonio Mumolo, un avvocato giuslavorista, “è assolutamente possibile per i senzatetto richiedere il reddito di cittadinanza, con un enorme scoglio: da un lato potrebbero richiederlo perchè non hanno reddito, ma se finiscono in strada perdono la residenza e la carta d’identità quindi non possono richiederlo. Bisogna quindi risolvere prima il problema della residenza per richiedere il sussidio. Il problema è già risolvibile perchè la normativa sulla residenza c’è, ma c’è una forte resistenza da parte dei sindaci e c’è anche un rapporto con al povertà che non è univoco”.
Non solo, perchè se da un lato i senzatetto fattivamente non potranno accedere al reddito di cittadinanza, dall’altra parte le ultime norme del decreto sicurezza prevedono per i clochard che occupano strutture abbandonate per proteggersi dal freddo pene raddoppiate, e oggi si rischia da 2 a 4 anni di galera.
Poi c’è il reato di accattonaggio per chi chiede l’elemosina, “di cui non se ne sentiva il bisogno perchè già erano previste dalla legge pene per l’accattonaggio molesto e per lo sfruttamento di minori per l’accattonaggio. Queste norme sembrano quasi voler acuire questi problemi di povertà ” come spiega sempre Antonio Mumolo.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
UN RAPPORTO DELLA FONDAZIONE MORESSA DIMOSTRA L’IGNORANZA DI DI MAIO IN MATERIA
Perchè centinaia di migliaia di africani lasciano casa, attraversano chilometri di deserto, si imbarcano e rischiano la vita cercando di raggiungere l’Europa? È davvero anche colpa della Francia e del suo “franco coloniale”?
In verità le cose, come al solito, sono molto più complesse.
Basta vedere i Paesi d’origine dei migranti, il boom demografico in corso in Africa e scoprire come gran parte dei flussi migratori restano tutti interni al continente nero.
Il “franco coloniale” e i migranti.
A fotografare i complessi movimenti di profughi in Africa è uno studio della Fondazione Leone Moressa.
I risultati: le rotte migratorie sono fortemente mutabili.
Nel 2015 la rotta più praticata era quella del Mediterraneo orientale (Turchia-Grecia), di fatto bloccata dopo l’accordo Ue-Turchia del marzo 2016. Da quel momento la rotta più praticata è stata quella del Mediterraneo centrale (verso l’Italia), drasticamente ridotta con gli accordi Italia-Libia del luglio 2017.
Nel 2018, la via più frequentata è quella del Mediterraneo occidentale (Spagna). Non solo. I Paesi d’origine di quanti sono sbarcati nel 2018 in Europa cambiano in base alle tre rotte. I migranti giunti in Spagna sono prevalentemente dell’Africa occidentale e settentrionale: Marocco, Guinea, Mali e Algeria. Tra gli sbarcati in Grecia, i primi cinque Paesi d’origine sono tutti in Asia (Siria, Afghanistan, in testa).
Verso l’Italia c’è invece più frammentazione: in testa i tunisini, seguiti dai migranti provenienti da Eritrea, Iraq, Sudan, Pakistan, Nigeria, Algeria, Costa d’Avorio, Mali, Guinea.
Ebbene quanti di questi Paesi adottano il franco Cfa (valuta di 14 Paesi africani, che stando al vicepremier Luigi Di Maio sarebbe una delle cause di partenza dei migranti)? Solo due, l’ottavo e il nono: Costa d’Avorio e Mali per un totale di soli 1.940 arrivi in Italia nel 2018.
Un continente pronto ad “esplodere”.
Lo studio sottolinea come il problema delle migrazioni africane sia molto più complesso. A partire dai numeri.
La popolazione africana ha superato il miliardo già nel 2010, e nel 2015 si attesta vicino a 1,2 miliardi, più del doppio rispetto a quella dell’Ue. Tra poco più di 10 anni (2030), secondo le previsioni delle Nazioni Unite, sarà già oltre quota 1,7 miliardi. Nel 2050, addirittura, sarà più che raddoppiata rispetto al 2015, superando i 2,5 miliardi
Questa tendenza diventa ancora più significativa se confrontata con l’inverno demografico europeo: circa 500 milioni di cittadini nell’Ue, destinati a diminuire progressivamente. «E’ evidente — scrivono i ricercatori — che questo trend avrà ripercussioni sui fenomeni migratori. La Nigeria, ad esempio, supererà i 400 milioni di abitanti nel 2050. Altri 5 paesi supereranno quota 100 milioni».
Le migrazioni interne all’Africa.
Su 55 Paesi africani, l’80% ha registrato negli ultimi 5 anni un saldo migratorio negativo, ovvero più partenze che arrivi. In particolare, la mappa evidenzia come le aree a maggior intensità migratoria siano la fascia Mediterranea (colpita prima dalle primavere arabe e poi dai flussi di profughi), quella Sub-sahariana (Nigeria, Mali, Senegal) e quella orientale (Somalia ed Eritrea, ma anche Tanzania e Uganda).
Per ogni area territoriale emergono però anche dei Paesi con saldo migratorio positivo, che quindi fanno da polo attrattivo per le aree di crisi limitrofe.
Questa dinamica è particolarmente evidente in Sudan, che registra il saldo migratorio in assoluto più negativo (-589 mila persone), mentre Ciad e Sud Sudan hanno registrato saldi positivi nello stesso periodo (rispettivamente 100 mila e 425 mila). Lo stesso si può dire per Gibuti, Costa d’Avorio e Mauritania, che attraggono parte dei cittadini provenienti dalle aree di crisi vicine.
Nell’Africa meridionale, il Paese maggiormente recettivo è il Sudafrica (+807 mila), ovvero la prima economia del continente. Anche Angola, Botswana e Repubblica Democratica del Congo registrano saldi positivi, compensando le migrazioni dei Paesi dell’area orientale.
Gli slogan semplicistici.
«Il rapporto tra sviluppo e migrazioni torna periodicamente nel dibattito politico, spesso però con toni superficiali o slogan semplicistici (come “aiutiamoli a casa loro”, “è colpa della Francia”).
In realtà — scrivono i ricercatori della Moressa — la situazione è molto complessa: negli ultimi decenni, ad esempio, agli interessi delle tradizionali potenze occidentali si sono aggiunti nuovi attori come Cina e Russia e interessi privati (imprese multinazionali, che spesso hanno fatturati superiori al Pil di interi Paesi). Non solo.
Le migrazioni verso l’Europa sono solo una piccola parte dei flussi dall’Africa, che sono prevalentemente interni. I Paesi africani che attraggono immigrati non sono solo quelli più ricchi (come il Sudafrica): in molti casi i Paesi “riceventi” sono essi stessi poveri, ma vicini ad aree di crisi (Sud Sudan)».
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
E GIU’ INSULTI SULLA PAGINA FB DEL POVERO LUIGI GALLO
Luigi Gallo, deputato del MoVimento 5 Stelle eletto a Torre del Greco e vicino al presidente della
Camera Roberto Fico, ha scritto uno status su Facebook in cui dice che Salvini deve essere processato “perchè la legge è uguale per tutti”.
«Siamo stati e saremo sempre contro i privilegi della Casta, anche quando, e a maggior ragione, quei privilegi possono essere usati dai membri del nostro stesso governo».
Nei commenti al post ovviamente il deputato grillino viene massacrato (e c’è qualcuno che gli scrive “Ma cosa cazzo dici mongolo”). Ma a Gallo non si può certo rimproverare la coerenza visto che lui era anche contrario all’alleanza con la Lega:
E in un commento profeticamente segnalava anche che l’alleanza sarebbe stata un suicidio elettorale: “Perderemo una valanga di voti a vantaggio di Salvini e la Lega che governerà lo scenario nella prossima legislatura. Ci sta utilizzando per acquisire credibilità e voti in tutto il paese”.
Le senatrici Elena Fattori e Paola Nugnes hanno invece rilasciato interviste al Corriere della Sera e al Messaggero per dichiarare di essere favorevoli all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini: “Se vogliamo essere coerenti con i nostri principi, non possiamo che votare a favore dell’ autorizzazione come abbiamo sempre fatto in passato. Poi come vada come vada”, ha detto la Fattori al quotidiano romano due giorni fa mentre la Nugnes ha annunciato che voterà sì a prescindere.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 29th, 2019 Riccardo Fucile
“MISURA TEMPORANEA CHE NON PREGIUDICA L’AMMISSIBILITA’ DEL RICORSO E DECISIONI NEL MERITO”… LA CORTE HA INTIMATO ALL’ITALIA DI DARE ASSISTENZA LEGALE AI MINORI E HA PRESO TEMPO SULL’ORDINE DI SBARCO (SPERANDO CHE GLI STATI TROVINO UN ACCORDO)
Sì all’assistenza a bordo, no allo sbarco. Almeno per ora.
È questa la posizione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul caso della nave Sea Watch 3, con la Cedu che ha chiesto al governo italiano di “adottare tutte le misure necessarie, il prima possibile, per fornire” ai migranti a bordo della Sea Watch 3 “adeguate cure mediche, cibo, acqua e generi di prima necessità ”, ma “non” accoglie per ora “la richiesta dei ricorrenti di essere sbarcati“.
La presa di posizione proviene da una sezione della Corte, che ha deciso — a maggioranza — di concedere la misura provvisoria richiesta riguardante la nave Sea Watch 3, attualmente ancora al largo di Siracusa.
La nave, continua la Corte, “non è stata autorizzata ad entrare nel porto e i ricorrenti lamentano di essere detenuti a bordo senza base giuridica, di soffrire di trattamenti inumani e degradanti, con il rischio di essere rimandati in Libia senza che sia stata valutata individualmente la loro situazione“.
“Per quanto riguarda i 15 minori non accompagnati, si richiede al governo di fornire adeguata assistenza legale“, continuano i giudici di Strasburgo.
La Corte chiede anche di essere regolarmente informata “della situazione dei richiedenti. La misura è in vigore sino a nuovo ordine”.
Le richieste alla Corte di Strasburgo sono arrivate tra il 25 gennaio (dal capitano della nave ed altri) e ieri (dai 15 minori non accompagnati); misure di questo genere, “che non pregiudicano decisioni sull’ammissibilità del ricorso o eventuali decisioni nel merito”, vengono concesse dalla Corte quando, in assenza di esse, “i richiedenti rischiano di subire danni cui non sarebbe possibile riparare.”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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