Destra di Popolo.net

IL PD CHE CI STA A FARE AL GOVERNO? SU RIFORME, IUS SOLI E DECRETO SICUREZZA SOLO RINUNCE

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

ORA GLI BASTA UNA DICHIARAZIONE D’IMPEGNO SULLA LEGGE ELETTORALE PER GIUSTIFICARE IL DEMAGOGICO TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Dunque ci sarà  un documento, da qui a lunedì, il giorno del grande trionfo “anti-Casta” e del “taglio delle poltrone”. Ci sarà  scritto che la maggioranza tutta si impegna a varare una nuova legge elettorale, a mettere mano ai regolamenti e a inserire garanzie costituzionali, per correggere gli effetti distorsivi che il taglio dei parlamentari introduce.
In tempi ragionevoli, “contestualmente” all’entrata in vigore della nuova legge costituzionale tra qualche mese. Così viene deciso in un vertice sulle riforme con i capigruppo della maggioranza.
Un impegno, che non è neanche un articolato legislativo condiviso, insomma, ben al di sotto di un vincolo politico vero. Una nobile intenzione.
Tradotto: al Pd serviva un appiglio, per passare dal no, votato per ben tre volte, al sì, e per “coprire” il cedimento proprio di un partito che, finora, non ha avanzato una sua proposta di legge elettorale semplicemente perchè non ce l’ha, causa divisioni interne. E però è determinato a votare sì a una riforma finora invisa in nome della ragione di governo. Altrimenti, senza quell’appiglio, sarebbe stato assai complicata “reggerla” in termini di compattezza dei gruppi.
Diciamo le cose come stanno: è un via libera al “certo” in nome dell’“incerto”, con la rinuncia a un braccio di ferro politico, chiedendo, ad esempio, che le due cose venissero approvate davvero “contestualmente”.
Immaginiamo la scena, non ci vuole neanche tanta fantasia. Lunedì i Cinque stelle potranno sventolare la loro bandiera sul taglio delle “poltrone”, la fine dell’ingordigia dei forchettoni che occupano i Palazzi e i mitici “risparmi” per 65 milioni l’anno, spicci in un paese che, nell’ultimo anno, ha visto crescere di 61,5 milioni ogni sei ore il debito pubblico, lievitato di 34 miliardi in dodici mesi.
E il Pd, che finora si è opposto in nome del costo democratico del provvedimento, si accontenta di un “pagherò”, travolto dalla narrazione dei difensori dei cittadini contro i vecchi partiti che finora hanno difeso privilegi, posti e stipendi.
Ecco, la politica come costo. Questa non è una riforma perchè non tocca il tema del bicameralismo o dell’efficienza del meccanismo istituzionale, ma semplicemente uno “scalpo della Casta”.
Che, produce l’enorme distorsione democratica, di un parlamento meno rappresentativo. Tagliando i parlamentari ogni deputato rappresenterebbe oltre 400.000 abitanti e ogni senatore oltre 800.000. Sono numeri che allentano il rapporto eletti-elettori, che impattano sulla capacità  effettiva di presenza nel territorio, sull’esercizio della funzione rappresentativa, sulla possibilità  di fare campagne elettorali: i parlamentati come tanti carneadi, eletti grazie al messaggio politico nazionale dei leader, chiamati poi, una volta eletti, più che a rappresentare, semplicemente ad eseguire decisioni che vengono prese dai leader grazie ai quali sono stati eletti.
A legge elettorale vigente poi la “soglia implicita” che si viene a determinare produce una torsione maggioritaria enorme, per cui anche partiti del 20 per cento in alcune regioni rischiano di non essere rappresentati.
Dicevamo, la logica del “pagherò”, che sembra essere il fil rouge di questo avvio di Conte bis.
Col Pd che, almeno finora, ha indossato i panni del partito della stabilità  a prescindere, e rinuncia alle proprie ragioni quasi avesse delle colpe da espiare. Il punto non è il clima mutato in positivo: non c’è più un ministro dell’Interno che inietta odio nelle vene del paese, non c’è più una costante tensione con l’Europa, un certo stile più sobrio ha imposto a tutti di non affacciarsi dai balconi a dire castronerie.
Il punto è la direzione politica, l’anima di questo governo. L’egemonia, si sarebbe detto una volta.
Ecco, finora il Pd appare come il partito delle rinunce, nell’indirizzo e nella capacità  di costruire un racconto, taciturno anche di fronte alle botte prese da Fassina che difendeva dei lavoratori.
Circostanza che, con Salvini al Viminale, avrebbe prodotto ben altre reazioni sul clima che si respira nel paese, al netto della responsabilità  diretta del ministro dell’Interno che evidentemente non c’è.
La sensazione è che avanzi, in questo nuovo assetto, la logica di un doppio standard per cui sono diventati trattabili principi finora non negoziabili.
È quel che sta accadendo sui temi più divisivi dell’ultimo anno. E così, mentre si mena il can per l’aia sullo ius soli — si discute, si incardina in commissione, si rinvia per non fare “forzature” — sono scomparsi dall’agenda i decreti sicurezza che dovevano essere abrogati al primo cdm.
È chiaro il perchè: anche le modifiche chieste dal capo dello Stato dovrebbero essere recepite dal consiglio dei ministri e poi mandate in Parlamento, dunque impegnerebbero il governo (e il premier) sul tema della “discontinuità ” rispetto al precedente (e a se stesso).
Ed è proprio questo il tema. La rimozione della discontinuità  per non turbare il nuovo equilibrio. Anche con una certa determinazione nel rinunciare a una dialettica nella maggioranza, come sull’Iva che non si può più discutere perchè lo hanno stabilito Di Maio e Renzi, magari abbassandola sui pannolini e alzandola sul tartufo.

(da “Huffingtonpost”)

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LIBIA, HAFTAR BOMBARDA L’AEROPORTO DI MISURATA DOVE C’E’ IL CONTIGENTE ITALIANO DI 300 SOLDATI, DA DUE MESI A RISCHIO

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

I GOVERNI ITALIANI SONO SOLO CAPACI A FINANZIARE LE BANDE LIBICHE E A METTERE A RISCHIO I NOSTRI MILITARI…DA CONTE 1 A CONTE 2 LA MUSICA NON CAMBIA: SOLDI AI CRIMINALI PER FARE IL LAVORO SPORCO DI TRATTENIMENTO DEI DISPERATI NEI LAGER MENTRE 300 ITALIANI RISCHIANO LA PELLE

Un’altra notte nei rifugi per i soldati italiani in Libia, mentre a poche centinaia di metri sono piovuti i missili.
Anche ieri dopo il tramonto i droni del generale Haftar hanno attaccato l’aeroporto di Misurata, dove si trova l’ospedale delle missione Ippocrate con trecento nostri militari.
Le autorità  di Bengasi hanno dichiarato che il bersaglio erano due bunker, usati dai tecnici turchi che assistono il governo di Tripoli.
E questa mattina il portavoce dell’armata di Haftar, il generale Ahmed al-Mismari, ha annunciato che i bombardamenti saranno intensificati per “per colpire le infrastrutture turche che si trovano negli aeroporti di Misurata e Mitiga”.
È dal 26 luglio che la spedizione italiana in Libia si trova sotto tiro.
Da quel giorno la guerra civile si è allargata anche a Misurata, la città  delle milizie più addestrate schierate al fianco di Tripoli. Lì dove nel 2015 è stato allestito l’ospedale italiano: inizialmente ha curato i feriti della lotta contro lo Stato Islamico, adesso assiste soltanto la popolazione civile.
La nostra struttura è ospitata in una palazzina a 300 metri dall’Air College, diventato l’obiettivo dei raid che si ripetono quasi ogni settimana. In almeno un caso, le incursioni hanno distrutto aerei carichi di munizioni, provocando esplosioni devastanti. Ma finora non ci sono stati danni per il nostro personale.
Dopo una pausa a metà  settembre, i bombardamenti sono ripresi. Secondo alcuni osservatori libici, gli ultimi due attacchi delle forze di Haftar volevano lanciare anche un messaggio all’Italia: sono avvenuti mentre erano in visita a Roma il presidente del governo tripolino Fayez al-Serraj e il segretario di Stato americano Mike Pompeo.
Ma questa interpretazione viene respinta dai nostri comandi: i raid sarebbero dettati solo dalle dinamiche del conflitto civile, con i contendenti impegnati a distruggere reciprocamente le basi aeree e i droni da combattimento.
Di fatto, però, i trecento soldati italiani dell’aeroporto di Misurata – uomini e donne della Sanità  Militare con un contingente di parà  per la protezione diretta della struttura – si trovano da oltre due mesi in piena zona da guerra.
O si ritira il nostro contingente o si provvede a metterli in sicurezza.
Invece siamo impegnati a finanziare i criminali libici affinchè trattengano nei lager i migranti e a legittimare quella associazione a delinquere che è la guardia costiera libica.

(da agenzie)

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LA LAMORGESE RENDE NOTI I DATI VERI SU RIMPATRI E RICOLLOCAMENTI: SALVINI NON HA FATTO NULLA DI PIU’ DEI GOVERNI RENZI E GENTILONI

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

RIMPATRI SONO SEMPRE GLI STESSI DA TRE ANNI …DEI 42 MILIONI ANNUNCIATI DA SALVINI NE SONO STATI STANZIATI SOLO 3… DI 855 MIGRANTI DA RIDISTRIBUIRE IN EUROPA, NONOSTANTE LA DISPONIBILITA’ DEI PAESI EUROPEI AD ACCOGLIERNE 673, SALVINI NE HA CONSEGNATI SOLO 243

Oggi in in vista della riunione del Consiglio dell’Unione europea che si terrà  martedì e mercoledì prossimo il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha riferito a Palazzo Madama davanti alle commissioni riunite Affari Costituzionali e Politiche dell’Unione Europea di Camera e Senato.
Si è parlato ovviamente di immigrazione, redistribuzione e ricollocamento dei migranti e di rimpatri.
È emerso così che un’altra delle grandi promesse di Salvini, quella di rimandare tutti quelli che non potevano stare in Italia al loro paese, è stata disattesa.
Secondo il ministro «i rimpatri effettuati dal nostro Paese nel 2017 sono stati 6.514 quelli forzati e 869 quelli volontari e assistiti, per un totale di 7.383. Nel 2018, i rimpatri forzati sono stati 6.820 e quelli volontari 1.161 per un numero complessivo di 7.981 mentre nel 2019, al 22 settembre, abbiamo rimpatriato forzatamente 5.044 immigrati e disposto 200 rimpatri volontari e assistiti per un totale di 5.244 persone». Questo ultimo dato darebbe una proiezione di 6.800 rimpatri entro fine anno.
Insomma i numeri sono rimasti costanti sia quando al governo c’erano Renzi e Gentiloni che quando c’era Salvini.
I 600mila rimpatri che aveva promesso in campagna elettorale (nel contratto di governo si parlava di almeno 500mila irregolari) erano impossibili da realizzare nell’arco di una legislatura e i leghisti lo sapevano bene. Ma ai tassi attuali pure di un’intera vita visto che per rimpatriare tutti gli irregolari potrebbe servire almeno un secolo, come aveva dichiarato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo.
Eppure c’è stato un tempo in cui Salvini si vantava del fatto che i rimpatri erano più degli sbarchi, anche questo però non era vero.
E anche i numeri dei rimpatri,   presi così da soli non riflettono la realtà  del fenomeno visto che nel 2018 gli stranieri formalmente espulsi sono stati 36mila.
Le ragioni sono le più diverse, secondo il ministro Lamorgese «occorre far funzionare i rimpatri a livello europeo: una politica migratoria e di asilo efficace e credibile richiede un rapido rimpatrio di coloro che non hanno diritto a rimanere in Italia e in Europa, nel rispetto dei diritti umani e del principio di non respingimento».
Ma la verità  è che mancano gli accordi di riammissione con i paesi d’origine e i soldi per i rimpatri.
Anche qui Salvini aveva promesso che avrebbe stanziato 42 milioni di euro per i rimpatri, nel decreto Sicurezza però ne sono stati stanziati appena 3 milioni.
Ma per Salvini, che qualche giorno fa si vantava di essere stato lui a contattare i capi di Stato europei per gli accordi di redistribuzione dei migranti sbarcati dalle navi delle ONG, arriva un’altra doccia fredda a base di numeri: «su un totale di 855 migranti da redistribuire, abbiamo registato offerte di accoglienza per 673 persone ma di queste solo 241 sono state effettivamente trasferite», ha detto la titolare del Viminale.
Ancora una volta la matematica non viene in aiuto della propaganda della Lega.
Insomma le ricette sulll’immigrazione di Salvini si sono rivelate in larga parte inefficaci. Anche perchè se il capo del Carroccio era riuscito a diminuire gli sbarchi dalla Libia non era riuscito a fare quasi nulla per le partenze dalla Tunisia: in quel caso i migranti arrivano direttamente sulle nostre coste, anche perchè non possono essere intercettati dalla guardia costiera libica.
Infine un ultimo appunto a chi in questi giorni va dicendo che “il trend” migratorio si è invertito perchè il nuovo governo ha aperto i porti.
I porti non sono mai stati chiusi se non — per giorni o settimane — alle navi delle ONG. Fino ad oggi il governo ha “riaperto” i porti alle navi delle ONG anche grazie al famoso accordo di Malta ma non ha cambiato nulla della politica di Salvini sugli altri sbarchi: quelli che arrivano in maniera autonoma e sono quasi sempre riusciti a sbarcare.
Persone che sarebbero sbarcare in ogni caso, ma delle quali Salvini non avrebbe mai dato notizia. Perchè anche lui sapeva quello che sanno tutti: una volta “elusa” la sorveglianza della guardia costiera libica non c’è niente che ferma i migranti.
Oltre a questo c’è da sottolineare che un mese di aumento degli sbarchi (è vero, sono aumentati) non è un “trend”.
Come spiega su Twitter il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa bisogna tenere in considerazione anche dei punti di partenza dei migranti. Quali sono le rotte che Salvini poteva dire “di controllare”?
L’unica rotta è quella dei migranti che salpano dalla Libia e in quel caso, sottolinea Villa, le partenze seguono il trend stagionale degli ultimi anni.
Sono invece raddoppiati gli sbarchi dei migranti partiti dalla Tunisia, sui quali anche il governo precedente non ha potuto fare nulla così come degli arrivi da Grecia e Turchia (sì, i migranti arrivano anche da lì, via mare) che non sono minimamente controllabili.
Non solo è ancora presto per poter parlare di un aumento stabile degli sbarchi (ma anche se così fosse non siamo di certo di fronte ad un’invasione) ma non è nemmeno possibile ascrivere al governo attuale o alle ONG l’aumento degli sbarchi.
Non c’è nessuna legge che viene “disapplicata” come dice Salvini. Perchè l’unica legge emanata dal precedente governo consentiva unicamente di bloccare le navi delle ONG e nulla era in grado di fare nei confronti delle imbarcazioni degli scafisti.

(da “NextQuotidiano”)

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ALTRA GAFFE DI DI MAIO: CHIAMA POMPEO “SEGRETARIO ROSS”

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

DOPO IL PRESIDENTE CINESE DIVENTATO PING, DURANTE LA CONFERENZA STAMPA DI MAIO CAMBIA NOME ANCHE AL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO

In principio fu il «presidente Ping», nel corso della visita di Luigi Di Maio in Cina. Adesso, con l’arrivo del segretario di Stato americano Mike Pompeo alla Farnesina, si mette a referto un’altra gaffe Di Maio.
Il ministro degli Esteri, infatti, nella conferenza stampa alla presenza dei giornalisti è scivolato sulle generalità  del Segretario di Stato. Prima lo ha introdotto correttamente, al termine del suo intervento, però, Mike Pompeo diventa misteriosamente il «segretario Ross».
Ma da cosa ha origine l’errore del ministro degli Esteri? Come ha fatto a confondere il nome di Pompeo con quello di un ‘Ross’? Non c’è assonanza tra i due cognomi. Eppure, forse, un motivo c’è.
Luigi Di Maio, fino ad agosto, è stato ministro dello Sviluppo Economico. Possibile che, nei rapporti con gli Stati Uniti, abbia fatto spesso il nome di Wilbur Ross che fa parte dell’amministrazione di Donald Trump come segretario al Commercio.
Da qui lo slittamento di concetto: davanti ai fotografi e ai giornalisti, Luigi Di Maio ha tradito l’emozione di quella che è una delle sue prime uscite ufficiali con il nuovo ruolo. E ha sbagliato nome.
Si è riaffacciato, dunque, lo spettro della gaffe con il presidente della Repubblica Popolare Cinese: il 6 novembre 2018 (quasi un anno fa) Luigi Di Maio, in visita in Cina, avrebbe voluto rivolgere un saluto al presidente Xi Jinping. Diventato, nell’occasione, il presidente Ping.

(da agenzie)

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UNA PERSONA NORMALE HA UNA CHAT CRIPTATA A LIVELLO “MILITARE” E NON FORNISCE AI GIUDICI LA PASSWORD PER VERIFICARNE IL CONTENUTO?

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

LE VERITA’ NASCOSTE NEL CELLULARE DI SAVOINI LA DICONO LUNGA SUL PERSONAGGIO

La procura ha scoperto che c’è una seconda chat segreta nel telefonino dello sherpa dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini in Russia, su un’applicazione blindata: Wickr.
Come racconta Monica Serra su La Stampa: è protetta da un sistema di crittografia sicuro: i messaggi si autodistruggono nel giro di pochi secondi, al massimo in sei giorni, e il livello di cifratura delle comunicazioni è, a detta degli esperti, «militare». Non solo.
Nata a San Francisco per garantire la privacy nelle comunicazioni tra uomini d’affari, salvo poi essere usata anche da tanti narcotrafficanti nel mondo, Wickr è una app di messaggistica istantanea molto diffusa in Russia.
Impossibile accedere anche per i consulenti degli inquirenti, a meno che non sia l’indagato a fornire le password.
I pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta le hanno chieste a Savoini, ma la risposta del presidente dell’associazione Lombardia Russia è stata: «No».
Così il giallo del telefonino ancora sotto sequestro s’infittisce. Perchè quella chat potrebbe nascondere i contatti che il “regista” Savoini ha tenuto coi suoi interlocutori russi prima e dopo l’incontro del 18 ottobre scorso al Metropol di Mosca, in cui si discusse la vendita di un’ingente fornitura di petrolio russo all’Eni per far confluire almeno 65 milioni di dollari nelle casse della Lega.
All’appello mancavano due chat: Wickr e Signal. Per accedere alla seconda una settimana fa si è tenuto un incontro alla presenza di un consulente della difesa di Savoini. E ora quei messaggi, a quanto sembra non così rilevanti, sono sulla scrivania dei magistrati che con l’aggiunto Fabio De Pasquale coordinano l’inchiesta per corruzione internazionale.
La stessa cosa non si può dire per le chat che Savoini ha scambiato su Wickr, che al momento rimangono un mistero.
Nel frattempo le indagini procedono sul fronte degli accertamenti bancari sui conti correnti direttamente e indirettamente collegati ai tre indagati italiani: oltre a Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci. E sul fronte della difficile rogatoria in Russia.
Anche perchè secondo i finanzieri, diretti dal comandante Vito Giordano, quello del 18 ottobre scorso a Mosca potrebbe non essere stato l’unico incontro, o l’unico tentativo di accordo che Savoini ha predisposto con la Russia.
A quel tavolo Savoini era seduto come «uomo della Lega». Ma gli investigatori vogliono capire per conto o su mandato di chi abbia agito.

(da agenzie)

argomento: Giustizia | Commenta »

QUELLA SEDICENTE DESTRA DELLA LEGALITA’ CHE DIFENDE SEMPRE GLI EVASORI FISCALI

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

MISURE CONTRO I COMMERCIALISTI INFEDELI, PER LIMITARE IL CONTANTE CON CUI SI PAGA IL LAVORO NERO, RIFORMA DEL CATASTO: I SOVRANISTI ALZANO LE BARRICATE… A QUALCUNO PIACCIONO I DISONESTI?

Fratelli d’Italia e anche la Lega si scagliano con violenza contro la proposta di Daspo per i commercialisti infedeli, ossia chi dichiara cifre non veritiere, come misura per la lotta all’evasione fiscale.
Il blocco frontale dei sovranisti contro il Daspo per commercialisti è l’ennesima barricata alzata contro qualsiasi proposta per combattere efficacemente l’evasione fiscale.
Si parte con Salvini che difende l’uso del contante a spron battuto, quando è chiaramente il modo in cui maggiormente vengono pagati i lavori in nero; poi c’è la riforma del catasto, che propone di rivedere quei pagamenti catastali di chi possiede delle proprietà  che hanno un valore molto più elevato rispetto a quanto pagato al fisco.
Insomma, ancora una volta non più meno tasse per tutti, ma solo per chi fino a questo momento ha fatto il furbo. –
Qualcuno, infine, dovrebbe informare Giorgia Meloni che i commercialisti non sono obbligati per legge a dichiarare cifre false per i loro clienti.
Quindi, un commercialista infedele sta violando la legge: se per una percentuale è dovuto a un ‘errore’ in buona fede, esistono tanti altri casi in cui parliamo di complicità  nel reato di evasione.

(da Globalist)

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EMERGENZA RIFIUTI A ROMA, L’ALLARME DEI PRESIDI: “SE IL COMUNE NON LO AFFRONTA, CHIUDIAMO LE SCUOLE”

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

PARTONO I PRIMI ESPOSTI ALLE ASL PER I CONTROLLI DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI

«L’emergenza rifiuti a Roma è ormai al limite, ed è tanto più grave davanti alle scuole, dove i nostri bambini e ragazzi si trovano cumuli di spazzatura che sono potenziale veicolo di infezioni. Siamo pronti a chiamare le Asl per verificare le condizioni igieniche delle scuole, anche per arrivare alla chiusura degli istituti».
Le parole sono quelle di Mario Rusconi, presidente dell’associazione presidi del Lazio (Anp) che in un’intervista all’Agi lancia l’allarme rifiuti cui farebbe seguito un’emergenza sanitaria nella Capitale.
E aggiunge: «Noi non possiamo chiudere le scuole autonomamente — spiega Rusconi — ma possiamo chiamare gli ispettori della Asl, e credo che in molti casi ci siano i presupposti per la chiusura cautelativa. Stiamo già  chiedendo ai colleghi di tutta Roma di segnalarci la loro situazione e le condizioni di emergenza che riscontrano».
Il presidente fa poi riferimento a una riunione in corso proprio sul tema dei rifiuti al termine della quale partiranno i primi esposti alle Asl.
E spiega che se il Comune non si attiverà  nel breve tempo, sarà  il caso di chiudere temporaneamente le scuole, perchè i bambini sono i soggetti più deboli e quindi quelli più a rischio epidemie.

(da agenzie)

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IL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO: “NIENTE FONDI UE AI PAESI CHE NON RICOLLOCANO I MIGRANTI”

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

“TANTI PAESI SI FANNO BELLI CON I SOLDI DEI CITTADINI EUROPEI, A VARSAVIA E BUDAPEST FANNO LE OPERE PUBBLICHE CON I NOSTRI FONDI”… BRAVO, NOI LO DICIAMO DA ANNI, BENVENUTO NELLA REALTA’

Un’idea più che condivisibile. O sei è solidali o se ne pagano le conseguenze.
Il bilancio pluriennale dell’Unione è “la cosa più importante per i prossimi cinque anni” e “il Parlamento è molto ben disposto a fare in modo che il bilancio sia forte ma con condizionalità ”
Lo ha detto, intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
“Prendi i soldi della coesione ma partecipi a riforme ad esempio sulla politica dell’immigrazione. Tanti paesi si fanno belli con i soldi dei cittadini europei, a Varsavia o a Budapest ci sono tantissime opere pubbliche fatte con i soldi dei cittadini europei. Allora mettiamoci una condizionalità . Se un paese non ricolloca, non prende fondi”.
“Facciamo questa battaglia. È bello farsi le metropolitane con i soldi dei cittadini europei, ma deve essere anche bello dare solidarietà  ai paesi che ne hanno bisogno o fare politiche per la lotta ai cambiamenti climatici o rispettare lo Stato di diritto”.
Per il presidente dell’Europarlamento “l’accordo di Malta è un primo passo. Ha dei limiti evidenti, come il criterio della volontarietà , ma già  il fatto che alcuni paesi abbiamo deciso che sia conveniente affrontare questo tema è obiettivamente interessante. Bisogna continuare e fare in modo che sia conveniente anche per altri entrare in questo meccanismo”.

(da agenzie)

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GRILLO DICE UNA COSA SENSATA SUL FINE VITA: “NON SIATE BACCHETTONI, LASCIATE SCEGLIERE”

Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

“O FATE QUALCOSA OPPURE FATEVI GLI AFFARI VOSTRI E LASCIATE DECIDERE GLI INTERESSATI”

Beppe Grillo interviene sul fine vita. E lo fa invitando a non essere “bacchettoni” e a lasciare la libertà  di scelta.
Il fondatore del Movimento 5 stelle, in un post dal titolo “Fate ridere”, scrive: “Non capisco e non capirò mai come possa venire in mente di metterci a dettar legge al mistero triste e fabbricare impicci e cavilli vari per ostacolare quelle pochissime scelte che restano alla fine. Non ficcate il naso nelle cose degli altri sino a questo punto, non siate estremi anche nella bacchettoneria”.
E ancora: “Non andate a confrontarvi i vestiti buoni per partecipare a tiritere sull’etica e discussioni profonde sullo strazio”.
Grillo racconta un’esperienza personale: “Qualche giorno fa ero in ospedale per una visita di routine. Mi sono fatto rapire da una scena che accade di continuo: un uomo di circa 70 anni con le tipiche caratteristiche desolanti del “paziente che non ne esce più”. Era in barella, al suo seguito una specie di tata svogliata, nessun altro. Mi ha colpito ed affondato la sua espressione: “Ci siamo”. Sembrava una versione lenta dell’arrivo alla cima dell′8 volante che sta per andare giù. ma per sempre. Un riassunto agghiacciante, i suoi occhi erano tanto increduli quanto spaventati e soli”.
Poi l’invito: “Lasciate perdere comitati di discussione, so che è difficile, ma basta lasciare che ve ne freghiate come ve ne freghereste di quell’uomo. Proviamo a chiamarlo di nuovo “Signore” e lasciamogli scegliere quello che ritiene il meglio per sè”.
Il messaggio finale del fondatore del Movimento è: “O fate qualcosa oppure fatevi soltanto gli affari vostri!”.

(da agenzie)

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