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SUPERATI I CENTOMILA MORTI COVID: L’ITALIA E’ IL PRIMO PAESE UE A SUPERARE QUESTA CIFRA

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

SI SONO REGISTRATI 108.178 DECESSI IN PIU’ RISPETTO ALLA MEDIA DEGLI ANNI 2015-2019

L’Italia ha raggiunto l’ennesimo, triste record nel corso della pandemia di Coronavirus: oggi sono infatti stati raggiunti i 100mila morti Covid dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
È il primo Paese dell’Unione europea a far segnare questa cifra. Soltanto lo scorso 4 febbraio i decessi erano diventati 90mila.
Negli ultimi giorni, complice la circolazione massiccia delle varianti del virus, in primis quella inglese e poi anche quella brasiliana, sono aumentati anche i nuovi casi e i ricoveri in terapia intensiva, che hanno portato gran parte delle regioni di nuovo alle prese con misure restrittive.
Sono aumentati di conseguenza anche i decessi, che negli scorsi mesi non sono tuttavia mai scesi sotto i 200 giornalieri. La Regione che ha fatto registrare il maggior numero di vittime è ancora una volta la Lombardia, seguita da Emilia Romagna e Veneto.
Cosa succede a livello globale
A livello globale l’Italia è al terzo posto per tasso di letalità , cioè per rapporto percentuale tra decessi e contagi certificati, che è del 3,31% secondo i dati della Johns Hopkins University aggiornati a inizio mese, tra i più alti del mondo, inferiore solo a Messico (8,93%), Iran (3,66%) e Perù (3,50%).
In Europa peggio del Belpaese ha fatto solo il Regno Unito, che ha superato le 124.000 vittime ma che, negli ultimi due mesi ha abbattuto il tasso di mortalità  da 18 a 2,5 ogni milione di abitanti grazie alla sua politica di vaccinazione di massa.
In Italia mai cosi tanti morti dal secondo Dopoguerra
Tornando al nostro Paese, secondo dati Istat diffusi il 5 marzo 2021, tra marzo e dicembre 2020 si sono registrati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso).
Nel 2020 il totale dei decessi è stato il più alto mai registrato dal secondoDopoguerra:746.146 decessi, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019, secondo quanto emerso dal report intitolato “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità  totale della popolazione residente anno 2020”. Il bilancio della prima fase dell’epidemia è particolarmente pesante per la Lombardia, con una mortalità  cresciuta del 111,8%, mentre per tutte le altre Regioni del Nord l’incremento dei morti tra marzo e maggio si attesta tra il 42% e il 47%. Ma non è stata da meno la seconda ondata a livello di mortalità : considerando i decessi per il complesso delle cause, durante il periodo ottobre-dicembre 2020 si sono contati 213mila morti, 52mila in più rispetto alla media dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019.

(da Fanpage)

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SUI VACCINI ALLEANZA USA-INDIA.GIAPPONE-AUSTRALIA IN CHIAVE ANTI-CINESE

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

MODI VUOLE AVERE UN RUOLO DA PROTAGONISTA

È il momento del Quad. Di fronte alla diplomazia vaccinale sempre più aggressiva di Pechino e Mosca, i quattro paesi che compongono il Dialogo quadrilaterale di sicurezza — Stati Uniti, India, Giappone e Australia — sono pronti a serrare le file: manca ancora una data, ma un vertice virtuale tra i leader potrebbe svolgersi già  nel corso di questa settimana, secondo quanto riporta il Financial Times e come anticipato da fonti del governo giapponese.
La posta in gioco di questo dialogo si riverbera su più fronti: da quello squisitamente geopolitico, con l’intenzione manifesta di contrasto e contenimento dell’influenza di Pechino, a quello sanitario, visto che del Quad fanno parte due dei principali produttori di vaccini al mondo, Usa e India.
Per Washington e Nuova Delhi, l’alleanza vaccinale è l’ultimo capitolo di una partnership anti-cinese che è andata rafforzandosi di pari passo alla maggiore assertività  di Pechino. Dalla riunione tra Joe Biden, Narendra Modi, Yoshihide Suga e Scott Morrison è atteso un importante annuncio sulla distribuzione di vaccini anti-Covid nei paesi in via di sviluppo dell’Asia-Pacifico.
La “diplomazia dei vaccini” – scrive il Sydney Morning Herald – permetterà  agli Stati Uniti e ai loro alleati di contrastare gli enormi sforzi di vaccinazione della Cina, che ha promesso di fornire circa mezzo miliardo di dosi a oltre 45 paesi in difficoltà .
L’India, un gigante nella produzione di farmaci, ha esortato Stati Uniti, Giappone e Australia a investire nella sua capacità  produttiva, secondo quanto riferito a Reuters da fonti di Nuova Delhi.
Aziende indiane come il Serum Institute of India (SII), Bharat Biotech, Biological E e Cadila Healthcare hanno la capacità  combinata di produrre miliardi di dosi dei propri vaccini o di produrli a contratto per conto terzi.
Il SII, il più grande produttore singolo al mondo, sta già  producendo il vaccino dell’Università  di Oxford-AstraZeneca per molti paesi e presto inizierà  a produrre dosi Novavax in blocco.
Non solo: l’India sta anche cercando di vendere un vaccino creato da BharatBiotech e dall’Istituto statale Indian Council of Medical Research a 40 paesi tra cui Brasile, Filippine e Zimbabwe. Discussioni sono state intavolate per la produzione locale di vaccini Johnson & Johnson, Pfizer, Moderna, ma anche del russo Sputnik-V. Un punto, questo, che pur non piacendo agli americani è funzionale alla narrazione indiana del non allineamento.
“La mobilitazione nel campo dei vaccini è in linea con la vocazione originaria del Quad, che è quella di fornire aiuto in situazioni d’emergenza”, osserva Ugo Tramballi, consigliere scientifico Ispi ed editorialista del Sole24Ore.
Il Quadrilateral Security Dialogue, infatti, non nasce come un’alleanza militare, ma come un forum strategico informale nato nel 2007 dall’esperienza dello Tsunami Core Group, il gruppo costituito dai quattro Paesi alla fine del 2004 per coordinare i soccorsi post-tsunami nell’Oceano Indiano.
Nel tempo, però, il Quad ha cambiato natura, come dimostra l’intenzione di Biden di convocare il summit in chiave anti-cinese. “Il Quad — prosegue Tramballi – è una specie di anteprima dell’obiettivo principale della politica estera della nuova Amministrazione: l’organizzazione di un grande summit dei paesi democratici. Il progetto di un’alleanza delle democrazie pone però alcune domande scomode, a cominciare da quali paesi invitare, visto che molti sono borderline.
L’India di Modi, ad esempio, può essere considerata un paese democratico? Il Quad non pone questi problemi perchè la sua vocazione non è quella della democrazia: nel Quad potrebbero entrare tutti i paesi attorno alla Cina che sono chiaramente i più preoccupati del comportamento di Pechino”.
La collaborazione tra Washington e Nuova Delhi nella diplomazia dei vaccini diventa così l’ultima manifestazione — di certo la più attuale — di una partnership rafforzata dall’atteggiamento aggressivo della Cina. “Finora i paesi che aderivano al Quad avevano sempre manifestato la preoccupazione di non sembrare troppo anti-cinesi”, ricorda l’analista Ispi. “Adesso questa preoccupazione non esiste più perchè la Cina ha alzato il tono del confronto. L’aggressività  della presidenza di Xi Jinping, che l’anno prossimo per la prima volta dai tempi di Mao affermerà  un terzo mandato, è talmente sfacciata da aver spinto questi paesi, a cominciare dall’India, ad adottare una posizione molto più netta rispetto al passato”.
L’India storicamente è sempre stato un paese non allineato, attento a non aderire a nessuna alleanza globale o regionale. Persino ai tempi di Indira Gandhi, quando il rapporto con l’Unione sovietica era così stretto da permettere la costruzione del sistema industriale indiano, Nuova Delhi non aderì a nessuna alleanza asiatica.
Questa volta è diverso: aderendo sempre più al Quad, partecipando a un numero crescente di manovre militari nell’Oceano Indiano e altrove, Nuova Delhi sta venendo meno a questo principio per cui ha sempre avuto “nessun alleato, qualche nemico e tanti amici nel mondo”, argomenta Tramballi, secondo cui la svolta indiana è guidata da due spinte: da un lato le provocazioni cinesi sempre più sfacciate, come dimostra lo scontro armato della scorsa estate nel Ladakh; dall’altro il disegno di Modi di affermare l’India come protagonista sulla scena internazionale.
Ambizioni e strategie che in tempi di pandemia si sono riadattate a quello che è ormai uno strumento di soft power al pari di Radio Londra, Voice of America, La Voce della Russia. Il vaccino. Di fronte alla guerra propagandistica aperta da Pechino e Mosca, Washington è determinata a entrare con più decisione nel campo della diplomazia vaccinale, trovando in Nuova Delhi l’alleato più naturale.
Il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato con i suoi omologhi del Quad il 18 febbraio scorso, preparando il terreno per una cooperazione nella risposta a Covid-19. Sotto la spinta della geopolitica delle fiale, il Quad si afferma come gruppo di contrasto alla Cina su tutti i livelli: politico, geopolitico, militare, commerciale e ora anche sanitario. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, parlando in un briefing a Pechino, ha accusato gli Usa di “puntare il dito” e di “costruire piccoli circoli in nome del multilateralismo”. C’è da vedere quanto piccoli — o quanto grandi — diventeranno questi cerchi, e quanti paradossi e sfide incontreranno sulla via.

(da “Huffingtonpost”)

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BRASILE, LA CORTE SUPREMA ANNULLA LE CONDANNE DI LULA: SI PUO’ RICANDIDARE NEL 2022

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

RIPRISTINATI I DIRITTI POLITICI… NEL 2018 ERA IN TESTA AI SONDAGGI E IL SUO GIUDICE E’ DIVENTATO POI MINISTRO CON BOLSONARO

Il giudice della Corte suprema, Edson Fachin, ha annullato tutte le condanne penali dell’ex presidente Lula da Silva, ripristinando i suoi diritti politici e rendendolo di nuovo idoneo a correre contro Jair Bolsonaro nel 2022.
“Con la decisione, sono state dichiarate nulle tutte le sentenze emesse dalle 13/a sezione federale di Curitiba e gli atti saranno trasmessi al tribunale del Distretto federale”, si legge in una nota della Corte suprema.
Lula era in testa a tutti i sondaggi quando venne condannato nel 2018, dalla giustizia federale del Paranà    per l’operazione Lava Jato
Fachin ha stabilito che la giustizia del Paranà  non aveva la competenza giuridica richiesta per analizzare le azioni criminali. Il giudice ha anche stabilito che i rispettivi casi vengano inoltrati alla giustizia del distretto federale.
I casi, ha stabilito Fachin, passano ora quindi alla Giustizia federale. La difesa di Lula sosteneva che i processi fossero segnati dalla parzialità  dell’accusa e dall’ex giudice Sergio Moro nella conduzione delle indagini.
Ci sono state varie denunce di irregolarità  nelle prove, che sarebbero in alcuni casi state fabbricate, accuse negate dai procuratori e da Moro. Lula, a causa di questo processo, era stato arrestato e aveva perso i diritti politici, non potendosi più candidare mentre mancavano pochi mesi alle elezioni, poi vinte dall’ex militare.
Lula, 75 anni, si è sempre dichiarato innocente e vittima di una persecuzione politica da parte del pool dell’inchiesta e dell’ex giudice Sergio Moro che, dopo averlo, è diventato ministro della Giustizia del governo di Bolsonaro.
Lo scorso 9 febbraio, la Corte suprema aveva concesso alla difesa di Lula di accedere ai messaggi intercorsi tra i pm di Curitiba e Moro. I messaggi sono emersi nel 2019 durante l’operazione Spoofing, l’inchiesta sull’hackeraggio dei telefoni e degli account di messaggeria Telegram dell’ex giudice Moro, del pm Deltan Dallagnol e di altri esponenti del pool della procura che indagavano su Lula.

(da agenzie)

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OTTO MARZO DI LOTTA IN BIELORUSSIA: LE PATRIOTE CORAGGIOSE RINCHIUSE IN CELLA

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

L’APPELLO DELLA BELARUS WOMEN’S FOUNDATION

Buon 8 marzo, Minsk, che hai rinchiuso nelle celle anguste le tue ragazze più coraggiose.
Sono Sofia Malashevich, condannata a due anni di colonia penale, arrestata durante le proteste il 30 novembre 2020. Poi c’è Hanna Vishniak. E Tatjana Lasiza, volontaria dell’ong Vesna. Segue Aleksandra Potrjasaeva, solo 21 anni.
Tra di loro c’è la giornalista Ksenia Luzkina e la filologa Irina Zlobina, addirittura accusata di aver finanziato le manifestazioni contro le autorità .
Miccia delle prime marce, le ragazze bielorusse sono state anche il materiale esplosivo delle manifestazioni che si sono susseguite per mesi ininterrotte nelle strade di tutto il Paese contro il regime di Lukashenko.
Attualmente dei 269 prigionieri politici bielorussi 39 sono donne, secondo l’ultimo report di Viasna, l’ong che si occupa di difendere gli arrestati ed è ora a sua volta sotto indagine delle autorità .
Sono a Minsk, Brest, Gomel. Multate o arrestate. Ai domiciliari, in cella o in attesa di giudizio.
Condannate per “hooliganstvo”, atti vandalici, offesa al presidente della Repubblica bielorussa, istigazioni al disordine e distruzione di beni collettivi, per l’organizzazione di marce o averne preso parte attivamente.
“Combatteremo finchè nel nostro Paese non rimarrà  nemmeno più una politzakljucennaya, una prigioniera politica”. Lo chiosa via whatsapp Veronika Tsepkalo, una delle “tre fidanzate di Minsk” ed alleata della leader in esilio, l’auto-dichiaratasi presidente Sviatlana Tsikhanouskaya.
Nel lungo video della Belarus Women’s Foundation pubblicato oggi sono voci di donne quelle che si ascoltano levarsi contro le divise in balaklava, i passamontagna neri delle forze dell’ordine di Lukashenko, al potere dal 1994.
“Raccontiamo la storia di ognuna di loro perchè il numero di arrestate cresce ogni giorno e perchè sono detenute per ragioni false o sbagliate” dice la Tsepkalo. Nel video realizzato dalla dissidente ogni prigioniera politica elenca in ordine: data d’arresto, luogo di detenzione, sentenza. Sono i dati della loro nuova identità : ieri erano studentesse, professoresse, mogli, casalinghe, semplici cittadine. Sono oggi combattenti, a volte per missione scelta, altre per conseguenza involontaria della decisione di cambiare il loro destino e quello del Paese.
Nella rosa delle detenute i volti più noti sono quelli più giovani: Katsiaryna Andreyeva, 27 anni, e Darya Chultsova, 23, – giornaliste che hanno seguito e riportato dalle proteste della Capitale -, sono state arrestate il 15 novembre scorso dopo l’accusa kafkiana contenuta nella sentenza del procuratore statale: “il loro crimine è stato commesso con l’aiuto di telefoni cellulari, videocamere, un treppiedi e un giubbotto con sopra la scritta press”, stampa.
Qualche giorno dopo di loro è stata ammanettata Katsyaryna Barysevich, reporter fermata per aver scritto, contraddicendo la versione ufficiale delle divise, un articolo su Raman Bandarenka, morto in seguito alle percosse ricevute dalle forze dell’ordine.
Adesso c’è silenzio per le strade bielorusse, ma è solo battaglia con un altro volto, guerra con un altro nome: sono migliaia gli arrestati che rimangono chiusi in galera insieme a volontarie dei diritti umani e attiviste.
Delle donne ribelli una sola ha varcato la soglia d’uscita del carcere, Julia Mickiewicz, del Consiglio di coordinamento dell’opposizione, e ha detto: “le condizioni delle prigioni bielorusse non sono molto diverse da quelle dell’era sovietica, il sistema è basato su tortura e violenza, fisica e psicologica”.
Tacciate di non essere brave madri o mogli, hanno deciso di opporsi al regime perchè dall’estate scorsa ogni giorno è l′8 marzo per le ragazze di Minsk: “combattere Lukashenko vuol dire anche combattere il sistema del patriarcato”.

(da “Huffingtonpost”)

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QUERELE DI RENZI AI GIORNALI, MENTANA: “PRIMA LE SPIEGAZIONI, POI LE LAMENTELE”

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

IL POST DEL DIRETTORE DEL TG LA7

Il viaggio del leader di Italia Viva a Dubai non è passato inosservato.
La notizia è stata anticipata domenica mattina dal quotidiano La Stampa e da quel momento, a breve giro di posta, è arrivato un messaggio Whatsapp di Renzi al direttore Massimo Giannini: l’annuncio di una querela nei confronti del suo quotidiano.
Dopo il polverone per la sua conferenza con il principe saudita Mohammed bin Salman, dunque, tornano le polemiche. Ed Enrico Mentana trolla Renzi, in inglese, sui social: explain first, then complain
Poche parole: “Prima le spiegazioni, poi le lamentele”. Game, set, match.
Il direttore del Tg La7, con questo intervento social che lui palesa come “Consiglio non richiesto a Renzi”, mette in evidenza la poca trasparenza dimostrata dal leader di Italia Viva nelle “spiegazioni” dei suoi viaggi in Medio Oriente.
Non tanto per questioni di opportunità  politica, ma per quelle sue dichiarazioni in cui parlò di Arabia Saudita come culla del nuovo Rinascimento (ma anche il discorso d’apprezzamento sul costo del lavoro).
Spiegazioni mai arrivate, se non con una sorta di iniziativa “Marzullesca” seguendo il “si faccia una domande e si dia una risposta”. Ma le domande erano fin troppo superficiali e, di conseguenza, anche le repliche a se stesso non potevano essere incisive. Ed è per questo che Mentana trolla Renzi.   Il leader di Italia Viva, come confermato anche al telefono con Massimo Giannini, si trovava veramente a Dubai durante il weekend appena concluso.
Insomma, la notizia riportata dal giornalista de La Stampa non era affatto campata per aria. Ed è per questo che Enrico Mentana decide di entrare i tackle — per rimanere nella sfera anglosassone — sottolineando il vero vulnus della questione.

(da agenzie)

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QUERELE DI RENZI AI GIORNALI, INTERVISTA A FRATOIANNI: “MOLTO GRAVE CHE INVECE DI RISPONDERE E CHIARIRE UN POLITICO QUERELI”

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

“ORA UNA PROPOSTA DI LEGGE CHE VIETI A POLITICI IN ATTIVITA’ DI AVERE RAPPORTI ECONOMICI CON PAESI STRANIERI”

A poco più di un mese dalla contestata missione a Riad, Matteo Renzi torna dagli sceicchi: questa volta a Dubai, negli Emirati Arabi. Abbiamo chiesto un commento al leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che sui conflitti d’interesse del Senatore fiorentino ha anche presentato un’interrogazione parlamentare.
Siamo appena stati querelati insieme a La Stampa per aver riportato un fatto e cioè che Renzi si trova a Dubai (notizia mai smentita finora). Cosa ne pensa del nuovo viaggio del Senatore?
“Non sappiamo ancora il vero motivo del suo viaggio a Dubai. Quel che colpisce e che è gravissimo è la reazione fondata sulla querela, prima ancora di rispondere alle domande che la stampa legittimamente pone. Renzi farebbe meglio a chiarire, visto che è una personalità  pubblica. Voi giornalisti cercate di informare, di fare domande, come è giusto che sia. Domande a cui Renzi non risponde alle domande, salvo poi farsele da solo in un monologo. Non è un fulgido esempio di trasparenza”.
I rapporti opachi con altri Stati sono dunque un tema?
“C’è un problema che riguarda Matteo Renzi, ma non solo. Ed ha a che fare con il rapporto tra la politica, i prestiti privati e i finanziamenti vari. In un Paese in cui, dopo la fine del finanziamento pubblico ai partiti, c’è stata un’esplosione di intrecci e rapporti non regolamentati. Ora è troppo faticoso decifrare la mescolanza tra interessi particolari e interessi pubblici e questo non deve succedere. Presenterò anche una proposta di legge su questo”.
Chiedendo cosa, nello specifico?
“Chiederemo una cosa molto semplice: esplicitare il divieto per personalità  politiche e fondazioni legate alla politica (sempre più presenti!) di ricevere finanziamenti da aziende private e privati che abbiamo legami con la pubblica amministrazione. Ma anche, e a questo punto si tratta di un’integrazione fondamentale, di ricevere finanziamenti da enti, fondazioni o Paesi stranieri. Io credo che sia arrivato il momento di affrontare politicamente questa vicenda. Servono norme che dicano chiaramente ciò che si può fare ciò che non si può fare”.
La partecipazione alla conferenza di Riad per la Davos del deserto era già  abbastanza ambigua. Ma recentemente l’intelligence americana ha ritenuto Bin Salman il mandante dell’omicidio Khashoggi. Cosa dovrebbe fare secondo lei Renzi a questo punto?
“Intanto avrebbe dovuto evitare di partecipare in quel modo e indicando l’Arabia come ‘Nuovo rinascimento’. Lui ha ricordato di aver condannato l’omicidio Khashoggi, ma questo nessuno lo mette in dubbio”
Quello che Renzi risponde sempre è che non ha fatto nulla di illegale…
“Nessuno ha mai alluso che ci siano elementi di illegalità . Lui sostiene che paga le tasse in Italia…E ci mancherebbe! Il problema è l’opportunità  politica delle scelte che si fanno quando si rivestono alcuni ruoli. E nel caso di Matteo Renzi sono di ex premier, di senatore della Repubblica, e di personaggio politico che è stato al centro della caduta del governo Conte. Come si vede è in piena attività , dunque non può avere rapporti economici con altri Stati. Per questo sono intenzionato a proporre una legge: vediamo cosa faranno le altre forze politiche. Da che parte staranno. Questa è un’occasione per mettere i puntini sulle i sui conflitti di interesse”.

(da TPI)

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A ERBIL PAPA FRANCESCO HA INCONTRATO IL PAPA’ DI ALAN KURDI, IL BIMBO MIGRANTE AFFOGATO

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

L’ABBRACCIO TRA IL PONTEFICE E IL PADRE DEL BIMBO SIRIANO DI ORIGINE CURDA AL TERMINE DELLA MESSA ALLO STADIO

Nel viaggio in Iraq Papa Francesco ha incontrato a Erbil, città  del Kurdistan iracheno, il papà  di Alan Kurdi, il bimbo siriano di etnia curda morto in un naufragio al largo della costa turca nel settembre 2015, la cui foto scosse le coscenze in Europa fino a quel momento rimasta inerte nell’affrontare la questione dell’immigrazione.
Secondo quanto riferito da Vatican News, l’incontro con Abdullah Kurdi è avvenuto nello stadio “Franso Hariri” luogo nel quale proprio oggi il Pontefice ha celebrato la messa.
Il comunicato stampa recita:”Il Papa si è intrattenuto a lungo con lui e con l`aiuto dell`interprete ha potuto ascoltare il dolore del padre per la perdita della famiglia ed esprimere la profonda partecipazione sua e del Signore alla sofferenza dell’uomo. Il signor Abdullah ha manifestato gratitudine al Papa per le parole di vicinanza alla sua tragedia e a quella di tutti quei migranti che cercano comprensione, pace e sicurezza lasciando il proprio paese a rischio della vita”, conclude la nota.

(da Globalist)

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UN ITALIANO DI 59 ANNI TENTA DI AFFOGARE IL SUO CANE IN MARE CON UNA PIETRA AL COLLO: SALVATO DA UN PESCATORE

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

PENA RIDICOLA DI 4 MESI: QUESTE LEGGI GRIDANO VERGOGNA MA NESSUNO PENSA A MODIFICARLE

Vincenzo Dalla Bella ha 59 anni, è residente a San Stino di Livenza, nella città  metropolitana di Venezia, ed è stato condannato a 4 anni di reclusione per avere tentato di affogare il suo cane in mare.
L’uomo aveva adottato il quattro zampe in un canile del Friuli-Venezia Giulia, ma a un certo punto aveva deciso di sbarazzarsi di lui in maniera terribile: aveva legato al collo dell’animale un masso, per poi gettare il quattro zampe in mare. Il cane si chiama Max, ha tre anni ed è un Border Collie.
Per fortuna poco dopo un pescatore ha visto il cane in difficoltà , e con non poca fatica è riuscito a trarre in salvo l’animale, portandolo a bordo della sua imbarcazione. Lo ha tirato su con la corda e il masso appeso al collo, riconducendolo poi a riva. Il pescatore Martin Azzini poco prima del salvataggio aveva visto un uomo che fissava l’acqua e il cane, e quando gli aveva chiesto spiegazioni lui aveva risposto che il cane non era suo.
Peccato che i vigili di Caorle, vicino Venezia, abbiano fatto una ricerca sul microchip scoprendo che il cagnolino era intestato proprio a quell’uomo sul pontile. Il proprietario è stato indagato per tentata uccisione del suo cane, e nella sentenza di primo grado il pm ha contestato all’imputato di aver compiuto con crudeltà  atti idonei a cagionare la morte del proprio cane. La sentenza è stata emessa a fine febbraio, e il tentato annegamento risale alla fine del 2020.
Il giudice ha condannato l’imputato a quattro mesi di reclusione, ha disposto la confisca del cagnolino e ne ha autorizzato l’immediato affido. Max è stato portato al canile Enpa di Ponzano Veneto, e adesso è alla ricerca di una famiglia per sempre. «È ancora spaventato, ma sta bene e gli educatori Enpa lo seguiranno nell’affidamento alla sua futura famiglia – dice Giusy D’Angelo di Enpa -: il quattro zampe è pronto per essere adottato e cambiare finalmente la sua vita».

(da agenzie)

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BADANTE MUORE IN UN INCENDIO DOPO AVER MESSO IN SALVO DUE ANZIANI

Marzo 8th, 2021 Riccardo Fucile

LA DONNA, UNA BULGARA DI 57 ANNI, HA ANTEPOSTO LA VITA DEI CONIUGI 80ENNI CUI BADAVA ALLA SUA ED E’ RIMASTA VITTIMA DELLE FIAMME… UN ESEMPIO DI CORAGGIO E ALTRUISMO CUI L’ITALIA RENDA ONORE

È deceduta dopo aver messo in salvo due anziani dopo l’incendio che si è sviluppato all’alba di questa mattina in una abitazione a Battipaglia.
Si tratta di una badante bulgara di 57 anni che dopo aver aiutato la coppia di anziani, lui 88enne e lei 85enne, con cui viveva in una villetta di via Padova a Battipaglia è stata travolta dal fumo e dalle fiamme perdendo così la vita.
Inutili i soccorsi per la donna mentre i due anziani sono stati trasportati e ora ricoverati presso l’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Salerno.
A provocare l’incendio, secondo una prima ricostruzione, il malfunzionamento di una stufa dotata di bombola gpl che si trovava all’interno della camera da letto della coppia di anziani. Probabilmente una scintilla avrebbe scatenato le fiamme e poi l’incendio che ha completamente distrutto l’abitazione di via Padova.
La badante, accortasi dell’incendio, ha cercato di mettere in salvo i due rientrando nell’abitazione dove fiamme e fumo non le hanno dato scampo. La salma ora è stata affidata al medico legale per un primo esame esterno mentre proseguono gli accertamenti dei carabinieri e dei vigili del fuoco.

(da agenzie)

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