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BANDIERE A MEZZ’ASTA PER NATALIA, LA BADANTE BULGARA CHE HA SALVATO DUE ANZIANI DALL’INCENDIO ED E’ MORTA TRA LE FIAMME

Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile

LUTTO CITTADINO, IL SINDACO: “GESTO EROICO CHE SIA DI ESEMPIO”

Bandiere a mezz’asta nel comune di Cicerale, in provincia di Salerno, per la morte di Natalia Beilovya, la donna di 57 anni morta tra le fiamme dopo aver messo in salvo due anziani durante un incendio scoppiato nella loro abitazione di Battipaglia.
La dinamica è ancora in fase d’accertamento: ma pare che a far scoppiare l’incendio sia stata una stufa a gas.
Fiamme che poi hanno avvolto l’abitazione dove viveva la coppia di anziani di 88 ed 85 anni presso la quale Natalia lavorava come badante.
La donna è riuscita a metterli entrambi in salvo, ma con l’incendio che aveva ormai avvolto l’intera abitazione, è stata con ogni probabilità  sopraffatta dal fumo nero che aveva già  saturato l’aria dell’abitazione, restando così bloccata e non riuscendo più ad uscire, morendo nell’incendio.
Lutto cittadino a Cicerale, il paese del Cilento dove la donna viveva, e bandiere comunali a mezz’asta. “Una festa della donna triste per il comune di Cicerale”, ha scritto il sindaco Gerardo Antelmo, “la nostra concittadina Natalia Beilovya, integrata perfettamente in paese e ben voluta da tutti, ha perso la vita per un gesto eroico. È morta per salvare la vita alle persone per le quali lavorava a Battipaglia: un gesto di grande umanità “, ha aggiunto il sindaco Antelmo, che ha poi annunciato: “Bandiere a mezz’asta oggi in Municipio, in segno di lutto dell’intera comunità  che la aveva accolta, come una persona di famiglia, molti anni fa. L’esempio di Natalia deve essere il nostro esempio di oggi”.

(da Fanpage)

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VACCINI, 60 MILIONI DI SOMMINISTRAZIONI ENTRO GIUGNO? IL NODO SONO I GRANDI HUB E MANCANO ANCORA LE LINEE GUIDA

Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile

BISOGNEREBBE FARE 700.000 SOMMINISTRAZIONI AL GIORNO, OGGI SIAMO A 80.000 CON ENORMI DIFFERENZE TRA REGIONI

Il piano vaccinale del governo Draghi inizia a delinearsi, con vertici e ritocchi che si susseguono di settimana in settimana.
Le modifiche di Mario Draghi hanno ora un solo obiettivo, quello di arrivare a 60 milioni di somministrazioni entro giugno: 15 milioni di persone totalmente vaccinate contro il Covid-19 e 30 milioni parzialmente protette da una dose sola.
Se il vecchio piano vaccinale di Domenico Arcuri ci aveva lasciati con un doppio binario da seguire tenendo in parallelo fase 1 (operatori sanitari, Rsa, over 80 e persone fragili) e fase 3 (personale scolastico e forze dell’ordine), quest’ultima anticipata per via delle limitazioni d’età  del vaccino Astrazeneca, il piano Draghi-Figliuolo non abbandona la logica della doppia strada pur impartendo nuove tempistiche.
Da un lato i vaccini Pfizer e Moderna che saranno esclusivamente utilizzati per le categorie più a rischio come quella degli over 80 e per le categorie fragili (malati oncologici, immunodepressi, disabili, obesi ecc..), dall’altro AstraZeneca che ha ottenuto dal Ministero della Salute il via libera per la somministrazione anche agli over 65 e che insieme a Johnson & Johnson, in approvazione dall’Ema forse per questa stessa settimana, potrebbe andare ai lavoratori delle categorie a rischio e agli anziani fino ai 79 anni d’età .
Priorità  a persone fragili e categorie a rischio
La prima cosa che il generale Paolo Figliuolo è intenzionato a mettere a posto è la discrepanza nell’avanzamento delle campagne vaccinali nelle varie regioni. La priorità  è innanzitutto quella di portare tutti i territori a immunizzare gli over 80, una delle categorie che ha subìto più intoppi e difficoltà  a partire. Poi si potrà  procedere con la fascia dei settantenni. E infine con il via alla vera e propria vaccinazione di massa.
Il piano su cui si ragiona verrà  presentato venerdì nelle sue linee guida dettagliate, nel frattempo bisognerà  essere sicuri di procurarsi gli strumenti necessari all’attuazione. Tra le ipotesi che più mirano al livellamento tra Regioni c’è proprio quella di un protocollo unico a cui tutti i territori dovranno attenersi.
I luoghi per la vaccinazione di massa
Si cercherà  di procedere a passi veloci per classi d’età  assicurandosi l’immunizzazione degli over 80 e di tutte le categorie a rischio. Un’azione che potrà  andare avanti fino a circa metà  aprile, quando il governo sarà  chiamato ad avere già  tutti gli strumenti necessari per rispondere alla vaccinazione di massa. A questo proposito quello degli hub vaccinali sarà  il primo punto da risolvere. Il commissario per l’emergenza dovrà  lavorare insieme alla Protezione Civile e a 150 collaboratori della Difesa per garantire centri di somministrazione su tutto il territorio nazionale.
Sono 1.636 i punti attualmente attivati in Italia, sul tavolo di Figliuolo ora tutti gli altri potenziali centri tra palestre, caserme, parcheggi, fiere e padiglioni. L’idea è anche quella di potenziare gli hub mobili per i Comuni più piccoli e isolati e quindi di far arrivare a 200 gli attuali 142. Anche le aziende potranno vaccinare sul posto di lavoro.
Il ritmo di somministrazione per rispettare i tempi
La rete delle vaccinazioni potrà  anche avvalersi di farmacie e medici di famiglia, ma per garantire un ritmo sostenuto di somministrazioni giornaliere saranno fondamentali i grandi hub. Lì non potranno esserci eccezioni o intoppi: vaccinazioni h24 a partire più o meno da Pasqua con un andamento di circa 2 mila iniezioni al giorno per ciascuno. Il ritmo necessario per raggiungere l’obiettivo promesso è di circa 700 mila somministrazioni al giorno, un balzo non indifferente considerate le sole 80 mila iniezioni di media che il paese riesce fare attualmente in 24 ore.
Medici di base, volontari, protezione civile, farmacisti, specializzandi. L’esercito dei vaccinatori dovrà  essere pronto. Dopo l’accordo del governo con gli specializzandi, ora l’ipotesi del sottosegretario alla Difesa Mulè di prendere in considerazione anche l’offerta arrivata dai Lions e Rotary per utilizzare gli oltre 2 mila club con più di 90 mila soci tra cui molti medici in pensione che potrebbero dare quindi un grosso aiuto.
Poste al centro della strategia di prenotazione
Nella logica del protocollo unico per tutte le Regioni, il governo sta pensando di risolvere i numerosi intoppi verificatisi nei sistemi di prenotazione territoriali con un’unica piattaforma, uguale per tutti. A questo proposito c’è quella di Poste Italiane, già  utilizzata da 6 Regioni, che potrà  essere il riferimento principale per le prenotazioni al vaccino su tutto il territorio.
Nessuna iscrizione per categoria nè elenchi diversificati a cui fare attenzione: si procederà  solo con il criterio anagrafico delle liste fornite dalle Asl. A quel punto l’appuntamento per l’iniezione potrà  arrivare tramite sms, mail o telefonata.
Farsi trovare pronti sì, ma le dosi non saranno un optional
Imputare gli attuali problemi della campagna vaccinale solo ed esclusivamente al mancato arrivo o al ritardo di forniture dei vaccini anti Covid acquistati e promessi non ha finora aiutato il governo nella valutazione delle azioni da compiere.
Hub, personale medico, tempi di somministrazioni, strategia di priorità  per la popolazione, sono il fulcro di un piano interno che dovrà  avere basi più che solide e il cui funzionamento dipenderà  dalla collaborazione efficace di tutte la parti coinvolte. La macchina di Draghi dovrà  funzionare alla perfezione. Anche se il nodo delle forniture rimane un punto importante soprattutto dal punto di vista delle tempistiche. L’accelerazione prevista da aprile in poi dipenderà  anche dall’arrivo delle dosi promesse.

(da Open)

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CONTE, IL PIANO PER LA SEGRETERIA

Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile

SENZA I SOLITI BIG

L’avvocato che si è fatto rifondatore vuole e deve riscrivere regole e struttura dei Cinque Stelle. E visto che c’è, intende anche rinfrescare le gerarchie.
Perchè Giuseppe Conte ha quell’idea, una segreteria di sua fiducia con volti (sostanzialmente) nuovi, insomma non inzeppata dei soliti big. E a suggerirgliela, dicono, è stato Beppe Grillo.
D’altronde proprio con il Garante, come rivelato dal Fatto, domenica scorsa Conte ha discusso del futuro prossimo del Movimento, facendogli visita nella sua villa a Marina di Bibbona in Toscana.
In riva al mare, hanno fatto il punto. E l’avvocato se lo è sentito ripetere dal Garante: “Giuseppe, dobbiamo puntare su facce nuove”. Un concetto che Grillo ha ripetuto anche ia diversi 5Stelle. Vuole una segreteria o direzione con 5Stelle finora non in primo piano, il fondatore, anche per tranquilizzare il corpaccione parlamentare.
Ieri l’Adnkronos ha scritto che Conte valuterebbe di coinvolgere anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ma per ora non ci sono conferme. Di sicuro però Raggi è popolarissima nella base, e di questi tempi è merce rara per il M5S. Ma ha anche molti avversari di vecchia data tra i big.
Prima che Conte arrivasse a caricarsi il Movimento in crisi di identità , la sindaca era pronta a candidarsi per l’organo collegiale, anche per blindare la sua ricandidatura. Ma ora tutto il Movimento, a partire da Grillo, ha confermato che a correre per il Campidoglio sarà  ancora lei. E allora in questi giorni la sindaca starà  a osservare i passi dell’ex premier. Pronta anche a prendere in esame la proposta di un ruolo, sostengono fonti del M5S.
Nell’attesa, Conte e Grillo hanno altri problemi da affrontare. E il primo è sempre lui, Davide Casaleggio, che domani presenterà  il suo manifesto, “Controvento”. con “i principi e i valori del modello Rousseau”.
Un testo per sottolineare l’importanza e il ruolo della piattaforma web, “di cui è necessario definire, pubblicamente e definitivamente, lo spazio di azione” come scrive l’associazione Rousseau, ossia Casaleggio. Che in particolare sostiene: “Rousseau non è uno strumento o un media da utilizzare per il voto, ma rappresenta una architettura digitale della partecipazione, che conferisce il potere decisionale ai cittadini permettendo loro un attivo esercizio dei diritti di cittadinanza digitale”.
Tradotto, come spiega un parlamentare in buoni rapporti con la casa madre di Milano, “Davide si lamenta perchè la piattaforma viene usata solo per qualche voto di ratifica, mentre dovrebbe essere il luogo delle assemblee e del confronto interno”.
Ma il manifesto a tanti grillini è suonato come una prova tecnica di scissione. E non è piaciuto nè a Conte nè a Grillo. Tanto che il Garante, a un parlamentare che gli aveva inoltrato il post di presentazione, ha risposto con una battuta delle sue: “Non pisciare controvento”. Ma al di là  del sarcasmo Grillo e l’ex premier cercano ancora una mediazione con Casaleggio. E nel caso del Garante c’entra moltissimo il suo rapporto con il padre del manager, Gianroberto.
Ma a pesare è anche una ragione molto più prosaica. Perchè giuridicamente separarsi in modo totale e definitivo da Rousseau, come pure chiedono molti parlamentari, appare rischioso. “L’attuale Statuto conferisce alla piattaforma un ruolo centrale, e poi Casaleggio detiene i dati degli iscritti” ricorda una fonte di peso. Certo, Conte sta lavorando a una nuova normativa, e si sta ragionando su un ritorno all’associazione del 2012, quella fondata a Genova da Grillo con suo nipote Enrico e il suo commercialista, Enrico Maria Nadasi.
Ma strappare con Milano, senza almeno arrivare a un contratto di servizio che renda Casaleggio un fornitore esterno, porterebbe a una guerra in tribunale dai confini e dagli esiti incerti. Così si cerca ancora un punto di caduta. Perchè di guai il M5S ne ha già  abbastanza.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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COSA C’E’ DIETRO IL VIAGGIO DI RENZI E CARRAI A DUBAI?

Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile

“HO UNA BUONA RAGIONE E MI SONO PAGATO TUTTO DA SOLO” FA SAPERE RENZI… I LEGAMI CON TOSCANA AEROPORTI SOTTO LA LENTE

Un nuovo viaggio di Matteo Renzi a Dubai dopo il caso Khashoggi scoppia in questi giorni: il senatore di Scandicci è atterrato il 6 marzo e ha alloggiato nel Burj Al Arab Jumeirah, un hotel a forma di vela gigante situato su un’isola privata: solo suites da 1500 euro a notte.
Il viaggio non è stato nè annunciato nè pubblicizzato ma a parlarne è stato Niccolò Carratelli su La Stampa: dopo la pubblicazione della notizia Renzi ha minacciato di querelare il direttore del quotidiano Massimo Giannini ma senza spiegare per cosa ha ritenuto diffamatorio l’articolo.
Oggi però qualche spiegazione è arrivata insieme a un’altra notizia: con il leader di Italia Viva, scrive sempre La Stampa, c’era anche Marco Carrai, suo finanziatore, testimone di nozze e amico strettissimo.
E qui c’è un possibile legame illustrato dal quotidiano: Toscana Aeroporti, la società  di cui Carrai è presidente, ha come azionista di maggioranza la Corporacion America Italia dal 2017 (che è stata anche donatrice della fondazione Open per un totale di 75mila euro).
Il 25% delle quote di CAI è stato rilevato dalla Mataar Holdings, indirettamente controllata dal principale fondo degli Emirati Arabi, ovvero la Investment Corporation of Dubai. Ma cosa è andato a fare Renzi a Dubai?
Oggi Repubblica spiega che Renzi non si è mosso per andare in vacanza nè per un lavoro retribuito, ma non ha intenzione di dare spiegazioni sui motivi del viaggio. Ma ha avuto “una buona ragione” per volare negli Emirati Arabi, dove “si è pagato tutto da sè: sia il biglietto di andata e ritorno su un volo di linea, sia la suite. E chi sostiene il contrario verrà  querelato”.
C’è però da notare che la normativa anti-Covid in materia di spostamenti vieta i viaggi di piacere e di vacanza: è consentito spostarsi a Dubai solo per motivi di lavoro, studio, salute o assoluta necessità  e urgenza.
Stavolta la ragione della missione resta avvolta dal mistero: escluso un ingaggio professionale o il viaggio di piacere, tra i fedelissimi si avanza l’ipotesi che l’ex premier abbia discusso di futuri incarichi di lavoro o abbia trattato questioni politico-diplomatiche, sebbene a titolo personale, come dimostra il pagamento delle spese di viaggio.
Ma il ritorno di Renzi tra gli sceicchi ha già  minacciato querele e azioni risarcitorie in sede civile (queste ultime sono le più insidiose per i giornalisti).
A difenderlo ieri è scesa in campo ancora una volta la ministra per le Pari opportunità  e la Famiglia Elena Bonetti, esponente di Italia Viva, a Radio Capital: “Renzi a Dubai? Si sta facendo di questo un dibattito surreale. Nell’ambito del suo lavoro e delle sue attività  il senatore Renzi ha delle relazioni internazionale. Dove si trova non è così importante. Immagino sia lì per lavoro. Se prende un compenso? Non lo so, ma se anche fosse e quando è stato, è sempre stato nella piena trasparenza e legalità . è tutto dichiarato da un punto di vista fiscale”.
Il senatore di Scandicci ci era già  stato: nel marzo del 2019 per partecipare al   Global Education and skills Forum, organizzato dalla Fondazione Varkey, legata al governo degli Emirati.
Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana è tornato all’attacco: “Già  nel 2015 il nostro partito fece una battaglia per impedire che le imprese private con interessi in bandi e società  gestrici di servizi pubblici potesse finanziare partiti e fondazioni. Dal Pd e pure dai 5 stelle solitamente così attenti a questi temi allora ricevemmo assoluto silenzio e indifferenza”. “Oggi do un’ulteriore notizia – conclude Fratoianni – quel testo di legge lo stiamo rivedendo, per specificare che vale anche per fondazioni e imprese estere e che debbono essere vietati anche i compensi ai singoli senatori e parlamentari, nonchè ai componenti gli organismi dirigenti di partiti e fondazioni politiche”.
Di certo è la seconda volta che Renzi finisce sui giornali per i suoi rapporti con la penisola araba: a fine gennaio, in piena crisi di governo, ha dialogato in un video sul Rinascimento arabo con il principe ereditario Mohammed bin Salman accettando 80mila euro da un paese che viola i diritti umani.
Le critiche sono aumentate quando la Cia ha rivelato che bin Salman sarebbe coinvolto nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. A scoprire l’impegno (pubblico) di Renzi e a parlarne per primo era stato Emiliano Fittipaldi su Domani, mentre già  il giorno dopo il video in cui il senatore di Scandicci, a colloquio con Bin Salman, diceva che l’Arabia Saudita poteva essere il posto giusto per un “Nuovo Rinascimento” e di invidiare “il costo del lavoro” nel paese era già  diventato un must sui media italiani e su Twitter. Una situazione abbastanza prevedibile visto che nel frattempo Renzi aveva fatto cadere il Conte-Bis, stava per far crollare l’ipotesi di Conte-Ter dopo l’esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico e per questo si trovava nell’occhio del ciclone della politica, attaccato dagli ex alleati del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Liberi e Uguali. Proprio quel giorno il governo dimissionario di Conte revocava la concessione delle licenze per l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, con un tempismo che sapeva proprio di battaglia politica.
Nei giorni scorsi Renzi ha annunciato una querela al Fatto Quotidiano e a Marco Travaglio per il titolo in prima pagina in cui si scriveva che “si tiene i soldi insanguinati” mentre persino uno come Giuliano Ferrara sul Foglio scriveva che “con Bin Salman ha fatto qualcosa di più e di peggio di una gaffe, un errore politico. Non avrebbe dovuto fare quell’intervista sul Rinascimento saudita con Lucrezio Bin Borja, assassino di un giornalista d’opposizione con sega elettrica incorporata. Non in quel modo, non con quelle parole, non con quella faccia tra l’impudente e l’imbarazzato, non in quel momento. Sarà  rimproverato finchè campa per un gesto troppo disinvolto e immoralistico, se lo dico io credetemi, difficile scampare a un errore politico in un ambiente di finti moralisti”.
Oggi tra i renziani c’è molto imbarazzo a parlare di una vicenda che è esplosa in tutta la sua virulenza dopo l’episodio del proiettile inviato a mezzo posta. Tra di loro in molti nemmeno conoscono i motivi del viaggio a Dubai, così come non sapevano nulla del duetto con Khashoggi programmato in Arabia Saudita. E chi lo sapeva si interroga su come sia finita sulla stampa la storia, visto che in altre occasioni i viaggi di Renzi non erano stati accompagnati dai riflettori. C’è chi si spinge a portare avanti anche ipotesi di complotto che toccano le forze dell’ordine italiane. Ma intanto sulla graticola c’è ancora lui.

(da Today)

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MATTARELLA FA IL VACCINO COVID E C’E’ CHI INSINUA CHE ABBIA SALTATO IL TURNO, MA NON E’ COSI’

Marzo 9th, 2021 Riccardo Fucile

COMPIE 80 ANNI A LUGLIO MA NESSUN PRIVILEGIO, LA REGIONE LAZIO E’ PIU’ AVANTI DI ALTRE E VACCINA GIA’ LA FASCIA 78 E 79 ANNI

Oggi Sergio Mattarella verrà  sottoposto alla vaccinazione anti COVID. Il presidente della Repubblica ha 79 anni, ne compirà  80 a luglio, e c’è qualcuno che dice che non avrebbe diritto. Ma le cose stanno diversamente.
Sergio Mattarella si vaccinerà  oggi all’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma. Il Capo dello Stato è atteso a mezzogiorno nella struttura ospedaliera del quartiere Monteverde. La notizia è trapelata: secondo le intenzioni del Capo dello Stato sarebbe dovuta essere resa nota solo a vaccinazione avvenuta.
“Vaccinarsi -aveva affermato Mattarella nel messaggio di fine anno- è una scelta di responsabilità , un dovere. Tanto più per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili. Di fronte a una malattia così fortemente contagiosa, che provoca tante morti, è necessario tutelare la propria salute ed è doveroso proteggere quella degli altri, familiari, amici, colleghi. Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza”. Qualcuno però insinua che non sia così.
Altri su Facebook commentano: “Mia nonna, 84 anni, è ancora in attesa di essere chiamata. Da 3 settimane. Quindi sapere che Mattarella oggi si fa il vaccino cosa ci dà  alla nostra vita?”, oppure “Ma ha ancora 79 anni, come mai lo vaccinano? Compirà  80 anni il 23 Luglio”.
Ma Mattarella non ha “saltato la fila”.
Nel Lazio le prenotazioni per gli over 78 sono attive già  dal 5 marzo: in quella data chi appartiene alle classi d’età  di 79 e 78 anni (le persone nate nel 1942 e 1943), ha potuto effettuare la prenotazione. E da domani partono quelle per le altre fasce di età  oltre i 70 anni, come recita il calendario della regione:
77 — 76 anni (anni di nascita 1944 e 1945): dalle ore 00:00 del 10 marzo in poi
75 — 74 anni (anni di nascita 1946 e 1947): dalle ore 00:00 del 12 marzo in poi
73 — 72 anni (anni di nascita 1948 e 1949): dalle ore 00:00 del 15 marzo in poi
Insomma Mattarella ha seguito le regole, la regione Lazio ha dimostrato di essere un passo avanti con le vaccinazioni e non c’è nessun complotto o privilegio.

(da NextQuotidiano”)

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