CONTE, IL PIANO PER LA SEGRETERIA
SENZA I SOLITI BIG
L’avvocato che si è fatto rifondatore vuole e deve riscrivere regole e struttura dei Cinque Stelle. E visto che c’è, intende anche rinfrescare le gerarchie.
Perchè Giuseppe Conte ha quell’idea, una segreteria di sua fiducia con volti (sostanzialmente) nuovi, insomma non inzeppata dei soliti big. E a suggerirgliela, dicono, è stato Beppe Grillo.
D’altronde proprio con il Garante, come rivelato dal Fatto, domenica scorsa Conte ha discusso del futuro prossimo del Movimento, facendogli visita nella sua villa a Marina di Bibbona in Toscana.
In riva al mare, hanno fatto il punto. E l’avvocato se lo è sentito ripetere dal Garante: “Giuseppe, dobbiamo puntare su facce nuove”. Un concetto che Grillo ha ripetuto anche ia diversi 5Stelle. Vuole una segreteria o direzione con 5Stelle finora non in primo piano, il fondatore, anche per tranquilizzare il corpaccione parlamentare.
Ieri l’Adnkronos ha scritto che Conte valuterebbe di coinvolgere anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ma per ora non ci sono conferme. Di sicuro però Raggi è popolarissima nella base, e di questi tempi è merce rara per il M5S. Ma ha anche molti avversari di vecchia data tra i big.
Prima che Conte arrivasse a caricarsi il Movimento in crisi di identità , la sindaca era pronta a candidarsi per l’organo collegiale, anche per blindare la sua ricandidatura. Ma ora tutto il Movimento, a partire da Grillo, ha confermato che a correre per il Campidoglio sarà ancora lei. E allora in questi giorni la sindaca starà a osservare i passi dell’ex premier. Pronta anche a prendere in esame la proposta di un ruolo, sostengono fonti del M5S.
Nell’attesa, Conte e Grillo hanno altri problemi da affrontare. E il primo è sempre lui, Davide Casaleggio, che domani presenterà il suo manifesto, “Controvento”. con “i principi e i valori del modello Rousseau”.
Un testo per sottolineare l’importanza e il ruolo della piattaforma web, “di cui è necessario definire, pubblicamente e definitivamente, lo spazio di azione” come scrive l’associazione Rousseau, ossia Casaleggio. Che in particolare sostiene: “Rousseau non è uno strumento o un media da utilizzare per il voto, ma rappresenta una architettura digitale della partecipazione, che conferisce il potere decisionale ai cittadini permettendo loro un attivo esercizio dei diritti di cittadinanza digitale”.
Tradotto, come spiega un parlamentare in buoni rapporti con la casa madre di Milano, “Davide si lamenta perchè la piattaforma viene usata solo per qualche voto di ratifica, mentre dovrebbe essere il luogo delle assemblee e del confronto interno”.
Ma il manifesto a tanti grillini è suonato come una prova tecnica di scissione. E non è piaciuto nè a Conte nè a Grillo. Tanto che il Garante, a un parlamentare che gli aveva inoltrato il post di presentazione, ha risposto con una battuta delle sue: “Non pisciare controvento”. Ma al di là del sarcasmo Grillo e l’ex premier cercano ancora una mediazione con Casaleggio. E nel caso del Garante c’entra moltissimo il suo rapporto con il padre del manager, Gianroberto.
Ma a pesare è anche una ragione molto più prosaica. Perchè giuridicamente separarsi in modo totale e definitivo da Rousseau, come pure chiedono molti parlamentari, appare rischioso. “L’attuale Statuto conferisce alla piattaforma un ruolo centrale, e poi Casaleggio detiene i dati degli iscritti” ricorda una fonte di peso. Certo, Conte sta lavorando a una nuova normativa, e si sta ragionando su un ritorno all’associazione del 2012, quella fondata a Genova da Grillo con suo nipote Enrico e il suo commercialista, Enrico Maria Nadasi.
Ma strappare con Milano, senza almeno arrivare a un contratto di servizio che renda Casaleggio un fornitore esterno, porterebbe a una guerra in tribunale dai confini e dagli esiti incerti. Così si cerca ancora un punto di caduta. Perchè di guai il M5S ne ha già abbastanza.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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