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BERRETTINI: “NON MI FERMO QUI, PER DOMENICA COMPRATE UN BEL TELEVISORE…”

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

MATTEO DOPO L’IMPRESA A WIMBLEDON: “SO CHE POSSO FARCELA”

Subito dopo la partita è ancora stordito. Dalla fatica, dalla tensione, dall’adrenalina che non gli permette di mettere in ordine i pensieri.
Matteo Berrettini, appena vinta la semifinale contro Hubert Hurkacz fa fatica a parlare: “Mi ci vorranno almeno un paio d’ore per realizzare, adesso davvero non ho parole”.
Un giorno storico per il tennis italiano, il numero nove del mondo trionfa e conquista la finale sull’erba più ambita (e stasera sale al n°3)
Pian piano, poi, realizza l’importanza della sua impresa. La pagina di storia del tennis italiano appena scritta. È lui il primo italiano in assoluto a disputare una finale a Wimbledon: “È davvero stupendo, col pubblico, la mia famiglia che è arrivata qui, tutto il team. Sono felice perché questo era un sogno talmente grande non mi sono mai nemmeno permesso di sognarlo. Invece no, adesso sono qui”. È il frutto di tanto lavoro, anche mentale: “Nel terzo set non sono riuscito a chiudere, ma sapevo di meritare la vittoria. E così mi sono detto ‘Dai, devi farcela’. E così è andata”.
Divertirsi, qualunque cosa succeda, godere il momento: “La prima finale Slam, la prima finale a Wimbledon. Voglio davvero godermela, voglio vivere ogni secondo. Paradossalmente nella semifinale di due anni fa contro Federer, quando mi diede una bella lezione negli ottavi, mi sono divertito. Stavolta spero sia ancora meglio”. Domenica lui comincerà a Wimbledon, poi la Nazionale di calcio chiuderà una domenica straordinaria per l’Italia dello sport: “Consiglio a tutti di comprarsi un bel televisore, perché penso che sarà una giornata stupenda. Spero di avere la possibilità di godermela, di fare bene in campo e poi vedere la partita degli azzurri e tifare per loro”. Intanto fa il tifo per se stesso: “Conosco bene le mie armi, so che posso farcela, io non mi fermo qui”.
(da La Gazzetta dello Sport)

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MELONI COERENTE: DOPO AVER VOTATO PER RUBY NIPOTE DI MUBARAK AUSPICA BERLUSCONI AL QUIRINALE

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

“SE CI FOSSE LA POSSIBILITA’ AVREBBE IL MIO SOSTEGNO”

Dopo essersi dato continuamente malato, Silvio Berlusconi ha più volte saltato le ‘tappe’ del processo Ruby ma a quanto pare, per la sua candidatura al Quirinale, il Cavaliere è tornato pimpante ed in ottima salute.
La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha lanciato un assist per la candidatura di Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica. “Ho delle idee in testa – ha affermato in un’intervista a La Stampa -. E Berlusconi, se ci fosse la possibilità, avrebbe il mio sostegno”
Per quanto riguarda Draghi e la possibilità che possa essere un buon presidente, aggiunge: “non sono in grado di dirglielo adesso, non ho chiara la sua figura a 360 gradi. Sicuramente è una persona di estrema autorevolezza. Dalla sua parte c`è il fatto che, se lui va al Quirinale, ragionevolmente si andrebbe a votare e questo mi fa propendere per questa soluzione”.
(da agenzie)

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DALLA STRAGE DI VIAREGGIO A BOLZANETO: CON LA RIFORMA CARTABIA NESSUN COLPEVOLE E IMPUNITA’ PER TUTTI

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

ECCO QUALI SONO I FASCICOLI PIU’ CELEBRI CHE SI SAREBBERO ESTINTI CON L’IMPROCEDIBILITA’ SE FOSSE STATA IN VIGORE LA RIFORMA PENALE DELLA CARTABIA

Il processo Cusani e quello sulla strage di Viareggio. Il maxi-processo a Cosa nostra, quello sulla Trattativa Stato-mafia, quelli sulle violenze alla Diaz e a Bolzaneto nei giorni del G8 di Genova.
Tutti questi procedimenti – e infiniti altri – si sarebbero conclusi con l’improcedibilità: processo chiuso, morto in via definitiva, se la riforma penale immaginata dalla ministra Marta Cartabia fosse stata già in vigore mentre si svolgevano.
Un rischio che nel caso del processo sulla Trattativa è ancora incombente. Per superare la blocca-prescrizione dell’ex ministro Alfonso Bonafede – che sospende del tutto il meccanismo estintivo dopo la sentenza di primo grado – la Guardasigilli scelta da Draghi ha in mente una soluzione priva di sfumature: due anni al massimo per concludere il giudizio d’Appello, uno per quello di Cassazione, esclusi i reati puniti con l’ergastolo. Un giorno in più e si butta tutto al macero.
In sostanza un’ecatombe generalizzata, anche perché secondo i dati del ministero relativi al 2019 un processo di Appello dura in media in Italia 759 giorni, 29 in più del limite dei due anni entro il quale Cartabia vorrebbe far morire i procedimenti.
Eppure, come ha ricordato anche l’Associazione nazionale magistrati, non tutti i processi sono uguali per importanza, numero di imputati, quantità di accuse e complessità del dibattimento.
Per questo motivo alla riforma, dopo una complessa mediazione con il Movimento 5 Stelle, sono stati posti dei paletti: i due anni in Appello possono diventare tre (e l’anno in Cassazione salire a 18 mesi) a discrezione del giudice, per i più gravi reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità) e per quelli di mafia e terrorismo, mentre questo meccanismo non si applica per reati puniti con l’ergastolo – e dunque imprescrittibili – come la strage e l’omicidio.
Anche così, però, basta guardare gli ultimi decenni per capire che la tagliola allo studio del governo rischierebbe di fare vittime più che illustri. Anche perché la scarsità di personale (magistrati, ma anche cancellieri e ausiliari) unita all’enorme quantità di fascicoli e all’inadeguatezza delle strutture, è una malattia atavica del sistema giudiziario del nostro Paese, ricordata nelle ultime ore anche dal Commissario Ue alla giustizia Didier Reynders.
Trattativa Stato-mafia: Appello in 3 anni (e ancora in corso) – Il procedimento aperto dai pubblici ministeri di Palermo sulle interlocuzioni illecite tra vertici istituzionali e mafiosi nella stagione delle stragi, ad esempio, sarebbe già stato cestinato. Le motivazioni della sentenza di primo grado – che condannò a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella e a 12 l’ex senatore Marcello dell’Utri e i vertici del Ros Mori e Subranni per violenza e minaccia a un corpo politico dello Stato – arrivarono il 19 luglio del 2018, precisamente 3 anni fa. Il processo d’Appello è ancora in corso, con l’accusa che ha appena esplicitato le proprie richieste: per arrivare alla sentenza passeranno altre settimane. Nel momento in cui la riforma entrasse in vigore, per il principio dell’applicazione della legge più favorevole al reo, il processo sulla trattativa sarebbe quindi dichiarato immediatamente improcedibile.
Processo Cusani: Appello in 3 anni – Non si sarebbe salvato nemmeno il più mediatico dei processi della stagione di Mani Pulite, quello a Sergio Cusani. L’intermediario della maxi-tangente Enimont fu condannato in primo grado (per falso in bilancio, finanziamento illecito e appropriazione indebita) a 8 anni di carcere il 28 aprile 1994: le motivazioni furono depositate il 1° giugno. La sentenza d’appello, però, arrivò oltre tre anni dopo, il 7 giugno 1997. Ben troppo in là, per i limiti che Cartabia ha intenzione di introdurre.
Strage di Viareggio: Appello in 2 anni e 3 mesi
Tra il deposito delle motivazioni di primo grado e la pronuncia d’appello, nel processo per disastro ferroviario, incendio e omicidio colposo plurimo sulla strage alla stazione di Viareggio – 32 morti e 17 feriti – sono trascorsi 2 anni e 3 mesi. Il primo dispositivo (che condannava, tra gli altri, a 7 anni di carcere l’ex ad di Fs Mauro Moretti) venne letto in aula il 31 gennaio 2017, le motivazioni arrivarono poco più di un mese dopo, l’8 marzo. La conferma in secondo grado, invece, arrivò soltanto il 20 giugno del 2019.
Abusi a Bolzaneto: Cassazione in 3 anni e 3 mesi
La sentenza di secondo grado che – ribaltando il verdetto – condannò 44 tra agenti della Polizia penitenziaria, della Polizia di stato, dei Carabinieri e personale medico dell’amministrazione penitenziaria per gli abusi nella caserma di Bolzaneto, a Genova, nei giorni del G8 2001 fu emessa il 5 marzo 2010, le motivazioni arrivarono il 15 aprile successivo. Per rendere le condanne definitive in Cassazione (al netto delle numerosissime prescrizioni), però, ci vollero addirittura 3 anni e 3 mesi: la decisione della suprema Corte arrivò soltanto il 14 giugno 2013. Anche le 7 condanne confermate, quindi, con la riforma Cartabia sarebbero state cancellate.
Pestaggio alla Diaz: Cassazione in 1 anno e 11 mesi
Stesso discorso vale per il pestaggio della scuola Diaz, per cui il processo d’appello si concluse il 18 maggio 2010 (motivazioni depositate il 5 agosto) e la sentenza di Cassazione arrivò un anno e 11 mesi dopo il deposito, il 5 luglio del 2012. Se fosse stata in vigore la riforma proposta dal Governo, i dirigenti di polizia condannati (4 anni a Francesco Gratteri e Giovanni Luperi, 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, 3 anni e 6 mesi a Vincenzo Canterini) avrebbero beneficiato dell’improcedibilità.
Crac Parmalat: Cassazione in 1 anno e 11 mesi
Il filone principale del processo per il più grande scandalo finanziario d’Europa si concluse in Appello il 23 aprile 2012, con il patron di Parmalat Calisto Tanzi condannato a 17 anni e 10 mesi di carcere per bancarotta fraudolenta. La sentenza che confermò – riducendola di pochi mesi – la condanna in Cassazione arrivò quasi due anni dopo, il 7 marzo 2014, ben oltre i 18 mesi che si vorrebbero stabilire come termine di durata massima del terzo grado di giudizio.
(da Il Fatto Quotidiano)

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GRILLO HA CHIAMATO I MINISTRI MS5 DOPO UNA TELEFONATA CON DRAGHI: COSI’ E’ NATO IL TRADIMENTO SULLA GIUSTIZIA

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

LO RIVELA “IL FATTO”: LA PRESSIONE DI DRAGHI E L’ORDINE DEL GARANTE DI VOTARE SI’ ALL’ORIGINE DEL VOLTAFACCIA

Ancora il Garante, a fare muro per Mario Draghi. Ancora Beppe Grillo, come nume tutelare del presidente del Consiglio.
Secondo fonti di primo piano del Movimento 5 Stelle, ieri sera Grillo sarebbe intervenuto sui quattro ministri del Movimento per spingerli a votare sì alla riforma della Giustizia della ministra Marta Cartabia, quella che di fatto stravolge la riforma della prescrizione dell’ex Guardasigilli, il 5Stelle Alfonso Bonafede.
Fino a poco prima del Consiglio dei ministri delle 17, il Movimento era orientato ad astenersi. Questa era stata l’indicazione dei Direttivi delle due Camere, e questa era anche la linea portata avanti dal capodelegazione, il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, convinto della necessità di dare un segnale politico su un totem del M5S. Poi è cambiato qualcosa, con una nuova trattativa sul testo tra i quattro ministri, Draghi e Cartabia, che ha fatto slittare il Cdm di quasi due ore. Ma secondo quanto risulta al Fatto, a pesare sarebbe stato l’intervento di Grillo. Mosso dallo stesso Draghi, che lo aveva contattato in giornata.
Non certo una novità, visto che mesi fa fu proprio una lunga telefonata tra il Garante e l’ex presidente della Bce, rivelata dal Fatto, a convincere Grillo che il M5S doveva sostenere il suo governo. I due hanno continuato a sentirsi, sporadicamente.
E di fronte a un nuovo tornante del suo governo, il premier avrebbe rigiocato la carta del Garante. Pronto ad adoperare ancora la sua influenza per spingere i ministri dei 5Stelle a dire sì. Una scelta che ha lacerato un Movimento già spaccato. Ma Grillo era e rimane della linea che il M5S debba restare in questo esecutivo. A qualunque costo.
(da Il Fatto Quotidiano)

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CONTE: “MI SPIACE MA SULLA GIUSTIZIA NON CANTEREI VITTORIA, SE UN PROCESSO SVANISCE NEL NULLA NON E’ CERTO UNA VITTORIA DELLO STATO DI DIRITTO”

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

BONAFEDE: “M5S ORMAI COME GLI ALTRI, NON E’ LA NOSTRA RIFORMA”

“Non canterei vittoria, non sono sorridente sulla prescrizione, siamo tornati all’anomalia italiana. Chi canta vittoria su questa soluzione non trova il mio consenso. Se un processo svanisce per nulla per una durata così breve non può essere una vittoria per lo stato di diritto”. Lo ha detto l’ex premier Giuseppe Conte intervenendo nel corso del convegno nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria.
Ex premier? Prossimo leader di un partito? “Un semplice cittadino”, risponde Giuseppe Conte, al convegno dei Giovani di Confindustria.
Ma leadership del M5s? “Ci stiamo lavorando”, sul “quadro dei principi che consentirà alla comunità dei S5stelle di riprendere la sua forza propulsiva”, serve “un quadro di principi molto chiaro”, dice l’ex premier: è la “premessa per tutto quello che verrà fatto dopo, una premessa indispensabile, definire bene i contorni, i ruoli”. E sottolinea. Se “saranno pienamente condivise io ci sono, altrimenti no”.
Alfonso Bonafede: “M5S ormai come gli altri, non è la nostra riforma”
“Ho sinceramente apprezzato i tentativi della ministra Cartabia di trovare una sintesi oggettivamente difficile: tuttavia, è evidente (e legittimo) che sulla prescrizione la pensiamo in maniera diversa. La norma votata ieri rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che allungherà i tempi dei processi” e concedere “un pò di tempo in più per i reati di corruzione” è “veramente troppo poco perché troppo lontano da quello che abbiamo realizzato”.
Lo scrive su Fb l’ex ministro Alfonso Bonafede. “Ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche”, ha “annacquato la battaglia”.
(da agenzie)

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IL FOCOLAIO TRA I GIOVANI DOPO LA VACANZA IN PUGLIA, 40 CONTAGIATI IN ISOLAMENTO

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

CONTAGI DIFFUSI IN ALTRE REGIONI

Dieci giorni in Puglia con ragazzi dai 16 ai 19 anni provenienti da tutta Italia.
L’offerta di viaggio di ScuolaZoo a cui hanno partecipato più di 400 giovani si è trasformata in uno dei più importanti cluster di contagi da Covid-19 degli ultimi mesi: 34 giovani positivi provenienti da tutto il Paese e 47 contatti stretti attualmente messi in quarantena.
Numeri al ribasso considerando l’attività di contact tracing a cui il ministero della Salute sta tuttora lavorando, con 400 tamponi già effettuati.
Le Regioni che risultano più interessate dalla diffusione dei contagi risultano Puglia, Lombardia e Campania.
Dalle prime segnalazioni arrivate dalle Asl di Roma e di Rieti, sembra che il focolaio si sia sviluppato nel campeggio African Beach di Ippocampo a Manfredonia, dove tra feste e giochi di gruppo, ci si è presto dimenticati di mascherine e distanziamento. Tra i positivi accertati 7 sono stati registrati a Brescia, 8 ad Avellino e provincia. I ragazzi campani facevano parte di una comitiva composta da 24 adolescenti, 17 dei quali sono stati sottoposti ad isolamento. Un dettaglio importante in comune: nessuno di loro si era vaccinato contro il virus.
La struttura «Era tutto sanificato. Nessuna segnalazione di casi»
«Durante la permanenza nella nostra struttura non abbiamo avuto alcun tipo di segnalazione di casi», ha detto l’amministratore del villaggio African Beach Vincenzo Picardi, «siamo stati contattati dall’Asl di Rieti e da quella di Roma 4 che ci segnalavano la presenza di alcuni ragazzi positivi. A quel punto abbiamo informato l’Asl di Foggia. Sono scattati immediatamente i protocolli del caso».
Secondo quanto riportato da Picardi, tutto il personale è «stato debitamente sottoposto a tampone risultando negativo al test per il Covid-19». La struttura inoltre assicura su una messa in sicurezza preventiva del campeggio, aperto ai giovani turisti dal 24 giugno scorso: «Abbiamo provveduto a sanificare tutti gli ambienti, dai bungalow alle camere ospiti e agli ambienti esterni in comune come lettini, sdraio e attrezzature della piscina. Un protocollo che eseguiamo tutti i giorni a prescindere dall’accaduto», ha continuato a spiegare Picardi.
Il punto però sono gli assembramenti avvenuti. «Abbiamo cercato di far rispettare il distanziamento sociale», dice l’amministratore, «i ragazzi sono sempre stati in luoghi aperti e abbiamo messo in atto tutte le norme che il caso impone».
Non è ancora chiaro se le positività registrate siano associabili alla variante Delta, in ogni caso sarà fondamentale garantire un rapidissimo tracciamento dei casi per evitare che la diffusione dei contagi a macchia d’olio in tutto il Paese.
(da agenzie)

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IL BUCO NERO DEGLI OVER 60: SONO BEN 6 MILIONI I NON VACCINATI

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

IL FLOP DELLA CAMPAGNA SUGLI ANZIANI AUMENTA IL RISCHIO DELLA VARIANTE DELTA.. UN ERRORE GRAVE DI FIGLIUOLO: NON AVER COINVOLTO I MEDICI DI FAMIGLIA

L’autorevole fondazione Gimbe nel suo report settimanale riporta dati alquanto preoccupanti sulla pandemia.
Intanto risalgono i contagi settimanali del 5% dopo ben 15 settimane consecutive di discesa – e qui ci possiamo pure stare visto il clima di “liberi tutti” che il governo ha di fatto decretato – ma il fatto è che lo studio rileva una “esitazione vaccinale” per cui in tre settimane si sono dimezzate le prime somministrazioni e, nel contempo, la variante delta dilaga ponendosi al 22,7% in media nazionale, mettendo ad alto rischio 5,75 milioni di over 60.
Ma siamo sicuri che il super piano vaccinale del duo Draghi-Figliuolo sia quella marcia trionfale che ci viene propinata giornalmente dall’entusiasta militare pennuto?
Cioè, per essere più precisi, come mai ci sono quasi sei milioni di over 60 a serio rischio perché non vaccinati?
E questo proprio in concomitanza con lo scatenarsi della temuta variante Delta o indiana che dir si voglia?
La ministra Gelmini ci bacchetta e ammonisce che ci sono appunto queste quantità di persone che non si sono vaccinate e si vuole vendere una vaccinazione “porta a porta” che non significa nulla se non si traduce in un piano fattuale, concreto e operativo.
E cioè il governo Draghi, il ministro Speranza e il generale Figiuolo devono produrre un dettagliato piano vaccinale di recupero di chi per ora è sfuggito alla vaccinazione e non stiamo parlando di chi non vuole farla, ma di chi per vari motivi non è stato raggiunto.
Un esercito di vaccinandi che potrebbe dare un grande contributo al fondamentale raggiungimento della quota minima per la cosiddetta immunità di gregge che comunque, è bene ricordarlo, vale fino ad un certo punto per un Paese non isolato come l’Italia.
Cioè l’immunità si raggiunge teoricamente (dipende dal tipo di virus) intorno al 75% di immunizzati in un sistema chiuso, cioè senza flusso di persone dall’esterno, cosa che ovviamente non è, e questo alza ancor di più l’asticella.
Un discorso a parte andrebbe poi fatto per chi pervicacemente non si vuole vaccinare ricordando che fino a qualche tempo fa le vaccinazioni erano obbligatorie per altre malattie che grazie a questa politica furono finalmente sconfitte.
Ma torniamo al governo dei migliori. Serve un piano operativo dettagliato, un cronoprogramma delle vaccinazioni. Senza di esso i proclami di Figliuolo-Gelmini sono qualcosa di simile alle inutili “grida” manzoniane reiterate periodicamente senza risolvere alcun problema. Draghi, che è un uomo del fare sa benissimo che senza piano operativo siamo alla presa in giro. Non si capisce poi perché i medici di famiglia siano stati completamente o quasi messi da parte nel piano vaccinale non inviandogli dosi e tenendoli bene alla larga.
Se adesso occorre recuperare questi cittadini non vaccinati è assolutamente fondamentale che siano attivati massicciamente proprio i medici di famiglia, gli unici capaci di raggiungere tutti velocemente ed anche di convincere chi ha dubbi.
Quindi se si vuole fare un piano operativo lo si faccia veramente coinvolgendo chi può portare a compimento la difficile missione senza perdere tempo in inutili chiacchiere politiche ed elettorali mentre le varianti mettono di nuovo a rischio la salute pubblica ed una ripresa che cominciava a delinearsi.
(da agenzie)

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LA PROCURA DI AGRIGENTO CHIEDE DI INDAGARE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA PER AVER APERTO IL FUOCO CONTRO I MIGRANTI

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

IL VIDEO E’ UNA PROVA INCONFUTABILE, L’ACCUSA DI “TENTATO NAUFRAGIO”… FINALMENTE UNA PROCURA CHE NON HA TIMORE AD APPLICARE LA LEGGE: ORA VEDIAMO SE IL GOVERNO FARA’ ALTRETTANTO AUTORIZZANDO LA PROCURA A PROCEDERE

La procura di Agrigento ha chiesto di indagare gli uomini della Guardia costiera libica dopo che la scorsa settimana hanno aperto il fuoco contro un’imbarcazione che trasportava 62 migranti a bordo, come denunciato in un video ripreso dalla ong Sea-Watch.
Il procuratore Luigi Patronaggio ha scritto alla ministra di Grazia e giustizia Marta Cartabia chiedendo per la prima volta l’autorizzazione a procedere contro uomini della Guardia costiera libica, secondo quanto riportato da La Repubblica, dopo aver acquisito il filmato ripreso dal’aereo “Seabird” della ong, che mostra l’equipaggio della motovedetta libica sparare colpi di arma da fuoco e lanciare oggetti contro i migranti. L’ipotesi di reato è quella di tentato naufragio.
Un attacco “brutale” lo ha definito Sea-Watch, che ha presentato un esposto presso la procura di Agrigento in cui ha indicato i piloti di Seabird come testimoni dei fatti, avvenuti il 30 giugno scorso.
“Nel nostro video si vede chiaramente la cosiddetta Guardia costiera libica che spara due colpi in direzione della barca di legno”, ha dichiarato Sea-Watch, aggiungendo che sull’imbarcazione erano presenti diversi bambini. “Più volte l’equipaggio della [motovedetta] Ras Jadir ha lanciato oggetti contro le persone a bordo e cercato di speronare la barca di legno e di ‘prenderla’ con una fune”, ha detto l’ong, sostenendo di aver avvertito le autorità maltesi della presenza dell’imbarcazione nella zona Sar di Malta. ”Ci hanno detto che per il momento non sarebbero venuti in aiuto dei rifugiati ma avrebbero ‘indagato’. Alla fine, hanno riattaccato quando li abbiamo informati che un possibile respingimento in Libia da parte della vicina nave Ras Jadir sarebbe stato illegale”.
Dopo la diffusione delle immagini, la Marina libica ha dichiarato per la prima volta di aver avviato un’indagine interna, affermando che sono state messe in pericolo le vite dei migranti e dei membri dell’equipaggio della motovedetta stessa “in quanto non sono state seguite le misure di sicurezza e sono stati utilizzati anche dei colpi di avvertimento”
L’imbarcazione è poi riuscita ad arrivare qualche ora dopo a Lampedusa, da dove i migranti sono stati trasferiti su alcune navi a largo di Agrigento per completare il periodo di quarantena. Sea-Watch .
La nave della Guarda costiera libica ripresa dal video è una delle motovedette donate dall’Italia al governo libico nel 2017.
(da agenzie)

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CE LO CHIEDE L’EUROPA: LA SCUSA PER IL COLPO DI MANO SULLA GIUSTIZIA

Luglio 9th, 2021 Riccardo Fucile

MA BRUXELLES CI HA SOLO CHIESTO DI SVELTIRE I PROCESSI NON HA MAI MESSO BOCCA SUL COME FARLO

Far passare il colpo di spugna sulla riforma Bonafede, che blocca la prescrizione del reato dopo il primo grado di giudizio, nascondendosi dietro l’Europa.
Il tentativo maldestro del governo è stato sostenere che la riforma della giustizia, secondo la Guardasigilli Cartabia, risponda a quanto ci chiede l’Ue. “Sulla durata dei processi il governo si gioca tutto il Recovery. Non solo i 2,7 miliardi del Pnrr destinati alla giustizia, ma i 191 miliardi destinati a tutta la rinascita economica e sociale italiana”. Per questo “chi si sottrae al cambiamento si dovrà assumere la responsabilità di mancare una occasione così decisiva per tutti”.
Questo è quanto il 10 maggio dichiarava la ministra, ma il faro acceso da Bruxelles ha sempre riguardato i tempi della giustizia senza entrare nel merito, in soldoni ha indicato la malattia ma non la cura. Il rapporto annuale della Commissione Ue, diffuso ieri, ha confermato la lentezza del sistema italiano: i dati, riferiti al 2019, evidenziano scarsi progressi rispetto al passato, con tempi di attesa che restano tra i più lunghi d’Europa, l’Italia figura tra i fanalini di coda e si stima siano necessari 400 giorni per la soluzione di cause civili, commerciali, amministrative e di altro tipo, in primo grado.
E il dato puro sulle controversie civili e commerciali in primo grado ci vede penultimi con oltre 500 giorni per la prima sentenza, e ultimi in Ue per le decisioni di terzo grado, con oltre 1300 giorni.
La riforma Cartabia, che reintroduce la prescrizione è sì destinata ad accorciare i tempi, ma a che prezzo?
E ancora, sulla lotta alla corruzione l’Europa non ha affatto bocciato la Bonafede. Tutt’altro: nel 2017 Bruxelles ha sostenuto che il termine della prescrizione ostacola la lotta contro la corruzione perché “incentiva tattiche dilatorie da parte degli avvocati” e il risultato è che “un’alta percentuale di cause cade in prescrizione dopo la condanna di primo grado“.
E quindi se “la questione non sarà affrontata, la fiducia dei cittadini e degli investitori nello Stato di diritto potrebbe diminuire”.
Tre anni dopo, nel febbraio del 2020, la Commissione Ue diede addirittura la sua benedizione alla riforma Bonafede. “Una riforma benvenuta che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, cosa che è in linea con una raccomandazione specifica per il Paese formulata da tempo, è entrata in vigore nel gennaio 2020″, aveva messo nero su bianco Bruxelles.
(da La Notizia)

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