Destra di Popolo.net

IL GRANDE EGO DEL GRANDE CENTRO

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

UN PICCOLO RING DOVE CALENDA E RENZI SE LE SUONANO DI SANTA RAGIONE

Ormai ribattezzato il Grande Ego, ancora prima di nascere il cosiddetto Grande Centro è diventato il piccolo ring dove Carlo Calenda e Matteo Renzi se le suonano di santa ragione.
È soprattutto Calenda a menare, con il mitico “chissenefrega della Leopolda” esploso da Myrta Merlino e subito divenuto virale.
Perché, bisogna ammetterlo, il terzo classificato nella corsa al Campidoglio è provvisto di una battuta che fa notizia là dove la logorroica maglia nera di tutti i sondaggi planetari sequestra i poveri leopoldini e parla, parla, parla per tre giorni ottenendo dai giornali, per sfinimento, soltanto qualche titolo moscio.
Simili per silhouette, entrambi brevilinei e afflitti da evidente eccesso di carboidrati che l’europariolino sembra accogliere con rassegnata gratitudine.
Là dove l’indomito senatore di Scandicci combatte corricchiando intorno al condominio, agghindato come per la maratona di New York anche se, purtroppo, senza risultati apprezzabili.
Quando fu distribuita l’arroganza a entrambi fu regalato un bonus che tuttavia Calenda espettora con malcelato disprezzo verso chiunque si scordi di lodarlo e che Renzi mastica scoprendo i canini nel conturbante sorrisetto.
Non deve dunque sorprendere se tra le tante affinità i due coltivino soprattutto la convinzione di essere predestinati al comando assoluto, esercizio per sua natura indivisibile e incontestabile.
Se si tiene conto che nell’ipotetico centro o centrino in gestazione, stando alle fantasie onanistiche dei giornaloni, accanto ai leader di Italia Viva e Azione dovrebbe anche fare parte quel monumento alla modestia di Giovanni Toti (alla testa di un altro microrganismo: Cambiamo!) ben si comprende come nel nuovo soggetto politico i polli estrogenati sarebbero più grossi del pollaio.
Senza contare che il favoleggiato centro esiste già ed è conservato in un’urna votiva nel mausoleo di Silvio Berlusconi ad Arcore.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL GRANDE DISCORSO DI MACRON: “SOVRANITA’ EUROPEA, MAI PIU’ RIGORE”

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

“EUROPA FORTE E SOVRANA, DIFESA COMUNE, INDIPENDENZA DAI BLOCCHI, PASSIONE EUROPEA”

Sorride, mentre ascolta Emmanuel Macron. “C’è chi vorrebbe che tra noi le cose andassero male – scandisce il francese – E invece tra i due Paesi c’è un’amicizia fraterna”. Mario Draghi annuisce. Sa a chi pensa il Presidente. Pensa ai sovranisti. A Marine Le Pen. A Giorgia Meloni. A Matteo Salvini, anche se l’argomento è un po’ più scomodo per chi guida l’unità nazionale. A chi intravede colonialismo dove c’è integrazione.
Macron ricorda le “tempeste” del passato. Le tensioni e i gilet gialli, le destre antieuropeiste e autarchiche che sono l’altra faccia del continente. “Ma noi, oggi, con il trattato del Quirinale dotiamo l’Unione di strumenti che la rendono più forte. E cerchiamo una sovranità europea”.
Nove bandiere, tre per ciascun protagonista del giorno: Italia, Francia, Europa. A Villa Madama gli spazi sono contenuti e faticano a tenere assieme giornalisti, diplomatici, staff e tutta questa sintonia ostentata tra i due leader. Mostrata a tal punto da far sembrare un po’ artificiale un rapporto che, in realtà, funziona davvero e rappresenta la traccia politica da seguire nei prossimi mesi. “Vogliamo disegnare il nostro futuro – è il progetto politico di Draghi – e disegnarlo come vogliamo noi europei”.
La chiave è duplice, quantomeno: nuovo patto di Stabilità per abbandonare il rigore e i rigori del passato, difesa comune per garantire all’Unione la capacità di reagire con tempestività alle sfide: “Per essere sovrana – aggiunge il presidente del Consiglio – l’Europa deve essere capace di proteggersi e difendere i propri confini”.
Risuonano concetti un tempo banditi, da una parte e dall’altra delle Alpi. E’ il virus che minaccia tutti ad aver stravolto menti e piani politici. E ad aver strapazzato slogan antichi e tentennamenti, alimentando una passione europeista con un vigore almeno pari a quello con cui le destre sovraniste soffiano sul nazionalismo dei muri. E quindi, Macron indica chiaramente l’obiettivo della Presidenza che si apre a gennaio del 2022: riformare nel profondo l’Unione, dotarsi di capacità di agire come un corpo unico, “non dipendere più da altri attori” extracontinentali”. Di più: chiede “maggiore indipendenza”, ma per l’Europa. E gli interessi nazionali? Restano, altroché se restano e pesano, ma devono necessariamente coordinarsi – e forse a volte anche un po’ scansarsi – quando è in gioco l’agire europeo. Facile a dirsi, difficile a realizzarsi. “Serve una visione geopolitica comune”, sintetizza brutalmente il Presidente francese, e pensa alla Libia e al Sahel, al quadrante mediterraneo e all’energia che rischia di indebolire l’Europa quando marcia divisa e senza coordinamento.
Una volta archiviato il trattato, l’enfasi di queste ore andrà inevitabilmente scemando. C’è di mezzo ovviamente anche la campagna presidenziale per la rielezione. Ma Macron sembra comunque davvero proiettato verso una nuova fase. E lo stesso mostra di volere Draghi, sopra ogni cosa.
Anche il premier si gioca il futuro, che sia a Palazzo Chigi o al Colle si vedrà. I concetti e le speranze non cambiano, indipendentemente da quale Palazzo lo ospiterà dal febbraio del 2022: cambiare il Patto di stabilità è prioritario, vitale, ineludibile. “Le nuove regole – chiarisce l’ex banchiere centrale – devono riflettere sul passato da correggere e sul futuro che occorre disegnare. Se prima una revisione delle regole era necessaria, oggi è inevitabile. Tutto questo va fatto con l’Unione europea, insieme”.
Si procederà a Bruxelles per strappi e ricomposizioni. Peserà la variabile della pandemia, che proprio in queste ore torna a mordere come mai da parecchi mesi. E tanto dipenderà anche dal ruolo che riuscirà a giocare la Germania del dopo Merkel, senza la quale nulla è possibile costruire. Lo sostengono entrambi i leader, anche se Macron lo sostiene ovviamente di più. Di buon mattino sente e fa sapere di aver sentito la Cancelliera per discutere delle misure congiunte contro il Covid, ma è chiaro che intende anche chiarire al mondo che quell’asse vive e resiste a ogni cambio di governo tedesco. “In Francia – sorride il Presidente – si dice che quando le cose vanno male con la Germania, si guarda all’Italia. Ma non funziona così: l’Europa si costruisce a 27, non bisogna cercare nelle diverse alleanze i sostituti di uno o dell’altro”. Roma, insomma, non può e non riuscirebbe comunque a sostituire Berlino.
E però, la sfida del debito comune resta: andrà strutturato il meccanismo che è alla base della filosofia del Recovery, Liberali tedeschi permettendo. Andrà anche rafforzata una flessibilità nei conti che archivi per sempre ogni dannosa tentazione di austerità, incompatibile con la fase straordinaria in corso: “Senza il sostegno dello Stato – ricorda Draghi – non ce l’avremmo fatta a passare attraverso la pandemia. E questo va tenuto presente anche per il futuro”.
Le Frecce tricolori e la firma congiunta scorrono veloci. Che il trattato sia davvero “storico”, come assicura il premier italiano, sarà proprio la storia a confermarlo o negarlo. Di certo si fissano nel frattempo intese sempre più stringenti: una, proprio oggi, nel comparto aerospaziale, un terreno dove di norma i due Paesi combattono aspre battaglie commerciali. E però anche sui valori: quelli democratici, della lotta al terrorismo e della memoria delle vittime, del Bataclan come di Valeria Solesin, che in quel teatro fu uccisa assieme a molti francesi. Come pure nei gesti simbolici. Uno racchiude il senso della giornata: d’ora in avanti i due governi si “scambieranno” ospitalità e apriranno per quattro volte all’anno i rispettivi consigli dei ministri a un membro dell’esecutivo del Paese alleato.
“Davvero un grande discorso”, è il saluto che Draghi sussurra a Macron. Si rivedranno tra venti giorni al Consiglio europeo di Bruxelles. Lì tutto sembrerà più difficile, ma la sfida è proprio questa.
(da agenzie)

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TROPPI DELEGATI SENZA VACCINO, LA LEGA RINVIA IL CONGRESSO

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

IL PRIMO CHE NON AVREBBE POTUTO ENTRARE E’ L’ORGANIZZATORE SIRI CHE NON E’ VACCINATO… A RISCHIO ANCHE I CONGRESSI TERRITORIALI

La Lega deve rinunciare al Congresso dell’11 e 12 dicembre. Per un motivo molto curioso: troppi delegati sarebbero senza Green pass. A dirlo è stata ieri una nota ufficiale del partito di via Bellerio: l’assemblea programmatica «è rinviata per garantire a tutte le persone invitate la possibilità di partecipare».
Per il Carroccio si tratta di «una scelta di rispetto, in particolare per militanti e amministratori locali, alla luce delle decisioni del governo».
Ma la traduzione della nota dal politichese all’italiano è una sola: il decreto approvato dal governo anche con il voto del Carroccio obbliga ad avere il certificato e non basta il tampone. Per questo motivo molti eletti sarebbero rimasti fuori in quanto non immunizzati.
Il Fatto Quotidiano oggi spiega che la decisione serve a togliere dall’imbarazzo parlamentari, sindaci e amministratori locali. Che avrebbero potuto viaggiare fino a Roma, visto che per salire su un treno o su un aereo basta il Green pass “base”, ma non entrare al Palasport dell’Eur dove era in programma la kermesse.
L’organizzatore dell’assemblea, che doveva anche toccare il nodo del doppio binario di lotta e di governo nel Carroccio, era il senatore Armando Siri.
Che non ha fatto mistero di non essersi immunizzato contro il Coronavirus «perché il vaccino è sperimentale», anche se ha detto di avere con sé «un test negativo in tasca», perché «è quello che conta». Siri sarebbe stato il primo a non poter entrare al Congresso. Per questo è stato lui a dare mercoledì l’annuncio del rinvio.
Ora, aggiunge Repubblica, sono a rischio anche gli annunciati congressi territoriali, che avrebbero dovuto essere convocati dal primo dicembre al 15 gennaio. E che rappresentavano una richiesta esplicita della base.
Mentre i vertici hanno anche altre grane a cui pensare. La delegazione del Carroccio al governo infatti non ha opposto una grande resistenza all’estensione del lasciapassare con il divieto di frequentare bar, ristoranti, cinema e teatri imposto ai No vax. Così come non ha detto nulla sull’estensione dell’obbligo vaccinale a professori e forze dell’ordine. Forse per questo, fa sapere il quotidiano, la pagina Facebook di Matteo Salvini si è riempita di No Green pass infuriati con il leader del Carroccio per il voltafaccia sul lasciapassare.
Di certo i leghisti che hanno contestato il Green pass sono molti. Il Fatto fa i nomi di Claudio Borghi, Simone Pillon, Alberto Bagnai al Senato e di Alex Bazzaro e Guido De Martini alla Camera. Alcuni di loro sono scesi in piazza a luglio contro il certificato. Ma nella lista ci sono anche sindaci e amministratori.
Come il capogruppo del Carroccio a Ravenna Gianfilippo Nicola Rolando, che a settembre si è presentato in un asilo per chiedere, con cinque famiglie al seguito, che i genitori entrassero senza pass (sono dovuti intervenire i carabinieri) e poi è sceso in piazza con i portuali. Oggi segue i consigli comunali in streaming.
Senza contare la new entry degli ultimi giorni, ovvero quel Fabio Meroni capogruppo della Lega a Lissone che ha avuto la bella idea di contestare Liliana Segre per il pass, salvo poi dover cancellare tutto e scusarsi. E non è l’unico.
L’ironia della sorte è che dal 6 al 12 dicembre invece è in programma invece Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia. La festa del partito di Giorgia Meloni, maggior competitor elettorale del Carroccio, si terrà perché è stata organizzata all’aperto. Un altro smacco per il Capitano.
(da agenzie)

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IL NO VAX CHE IN OSPEDALE CON L’OSSIGENO CONTINUA A NEGARE L’EFFICACIA DEI VACCINI

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

E’ EVIDENTE CHE CI SONO CASI PSICHIATRICI TRA I NO VAX

Neanche la morte spaventa i no vax. Lo testimonia bene Alessio Lasta, giornalista di La7 che nel suo servizio andato in onda ieri sera a Piazzapulita ha intervistato un uomo positivo al Covid in un letto di ospedale a Bolzano che si ostina a negare l’efficacia del vaccino, a negare che sia uno strumento capace di aiutare a ridurre il rischio di contrarre la malattia, di incappare nella malattia grave e, addirittura, di morire.
“Inizialmente mi curavo con l’omeopatia. Sappiamo tutti che questo è un vaccino sperimentale. La cosa non mi convince anche perché lo Stato non c’è, ti fanno firmare la liberatoria. A Roma si dice che fanno il fr..o col c..o degli altri. Ho tre figli, non posso permettermi il lusso, con un mutuo sulle spalle, di prendermi un colpo da vaccino collaterale. La morte non mi dà assolutamente nessuna paura. Non è che voglio morire, ma non ho un rapporto di paura”, dice l’uomo, disteso a pancia in giù e con gli occhi chiusi mentre gli viene somministrato ossigeno.
Parole che destano stupore, e che hanno generato la reazione di Selvaggia Lucarelli, che in un post pubblicato sul suo profilo Twitter ha commentato: “Se si muore di Covid invece il mutuo lo paga lo stato, certo”
Stando a un rapporto mostrato dal conduttore del programma, Corrado Formigli, i no vax “oltranzisti” come quello mostrato nel reportage sono in netta minoranza all’interno della galassia dei non vaccinati, dove quasi 2 milioni di persone sono indecise, bloccate dalla paura, quindi convincibili con una accurata campagna promozionale.
Le telecamere del programma si sono spinte poi fino a Ortisei per documentare le scuole parentali, sempre più numerose in Alto Adige, dove ci sono circa 600 bambini che non frequentano le scuole pubbliche perché figli di genitori no vax che non riconoscono le regole attualmente in vigore, nemmeno le mascherine.
(da NextQuotidiano)

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DENUNCIATO PER VIOLENZA PRIVATA IL NO VAX CHE A MILANO AGGREDI’ LA TROUPE DI LA7

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

PERQUISIZIONE E DENUNCIA PER UN 60ENNE

Perquisito e denunciato il manifestante “no green pass” che a Milano lo scorso 13 novembre prevaricò un giornalista di La7 e il suo cameraman tanto da impedire a entrambi l’esercizio del diritto-dovere di cronaca.
I carabinieri del Nucleo Informativo del Comando Provinciale di Milano hanno eseguito all’alba un decreto di perquisizione, emesso dalla sezione distrettuale antiterrorismo della procura di Milano, coordinata da Alberto Nobili.
Il 60enne, residente in provincia di Milano e con alcuni precedenti, è stato anche denunciato per resistenza a pubblico ufficiale durante l’ultimo corteo contro il certificato verde partito da piazza Fontana il 20 novembre scorso.
All’indagato viene contestato adesso anche il reato di violenza privata pluriaggravata, “poiché commessa da persona travisata nel corso di manifestazioni in luogo pubblico”.
Si tratta della stessa accusa contestata due settimane fa ad altri quattro manifestanti violenti, ritenuti autori di aggressioni nei confronti di altri giornalisti avvenute durante i cortei del 16, 23 e 30 ottobre e del 6 novembre, sempre a Milano.
Segnali che il Pool antiterrorismo della Procura di Milano si è attivato fattivamente per contrastare le frange violente dei “no pass”, come rilevante è stata la perquisizione ordinata nei giorni scorsi nei confronti di Gabriele Molgora, che su Telegram si fa chiamare “Zeno” ed è considerato la “mente” dietro le proteste degli scettici del certificato verde nel capoluogo lombardo. In quell’occasione gli agenti gli sequestrarono un’accetta e un coltello, oltre a diverse armi da sparo regolarmente detenute con un una licenza sportiva.
La perquisizione di oggi arriva alla vigilia di quello che si preannuncia come l’ennesimo sabato di proteste contro il Green pass a Milano. Anche per domani, infatti, su diverse chat è stato organizzato infatti un raduno alle 17 in piazza Duomo. Molti promettono di essere ancora più agguerriti dopo i provvedimenti presi nei confronti del “guru” Molgora, considerato dai più estremisti un “prigioniero politico”.
(da NextQuotidiano)

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MELONI E SALVINI, I BONNIE E CLYDE DELLA POLITICA

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

PICCOLI CAPOPOPOLO ALLA CACCIA DI QUOTIDIANE OCCASIONI PER INCASSARE SPICCI DI CONSENSI DI SFIGATI

Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Tanto fumo e niente arrosto, molta mitologia e pochissima verità.
Eh sì, anche l’Italia ha i suoi Bonnie e Clyde, quella coppia di normalissimi e sfigatissimi delinquentelli di periferia passati però alle cronache dell’America della grande depressione come nemici pubblici numero uno.
Ecco, a ben vedere Giorgia e Matteo stanno alla politica proprio come Bonnie e Clyde stavano alla criminalità: li raccontano come grandi leader ma in realtà sono solo piccoli capopopolo alla caccia quotidiana di qualche buona occasione per incassare spicci di consenso. Nessun progetto strategico, nessun afflato storico, solo la perenne ricerca del “colpo” giusto al momento giusto, sfruttando le debolezze di un sistema sempre più in crisi.
Questione di percezione: le cronache nere degli Anni ’30, alla disperata ricerca di eroi negativi, raccontavano Bonnie e Clyde come pericolosissimi rapinatori di banche, quando in realtà preferivano di gran lunga prendersela con piccoli negozi e pompe di rifornimento.
Le cronache politiche di oggi, alla forsennata ricerca di eroi positivi, raccontano Giorgia e Matteo come i grandi costruttori della politica italiana. Ma la verità, nel caso come nell’altro, va cercata molto, molto più in basso. Nessuna grandezza, moltissima pochezza. Nessuna decisione, solo propaganda.
Il povero Matteo, ormai da anni non ne azzecca una. Si sogna e lo sognano come capitano ma si ritrova ogni giorno a smentire sé stesso di fronte alla ineluttabilità delle scelte politiche, quelle vere, quelle difficili.
Si spaccia per possibile premier ma è costretto a prendere botte a destra e a manca. Anche e sopratutto dai suoi, da Giorgetti, da Fedriga… Per non parlare di quelle che gli assesta Mario Draghi, specialista nel farlo smettere di frignare e fare i capricci di fronte alla necessità di governare un paese in difficoltà. Salvini in fondo, dal Papeete in poi, è un uomo in fuga. Proprio come Clyde.
E Giorgia? Fa la dura come Bonnie che si faceva fotografare con il sigaro in bocca anche se non ne aveva mai fumato uno.
Spamma dal palco il mantra del “iosonoGiorgia” ma sotto le urla il niente. Come Bonnie sì ritroverà in un vicolo cieco. Si butta nella mischia da eterna bastian contraria: no alle chiusure, no ai vaccini, no al green pass. No a qualsiasi cosa. No anche al trattato con la Francia. Così, a prescindere.
Diciamola tutta: se avesse governato lei adesso l’Italia sarebbe una terapia intensiva a cielo aperto. E sarebbe ai margine dell’Europa. Giorgia, come Bonnie, è una finta vincente che continua a perdere. E che farebbe perdere l’Italia intera.
Come sono finiti i due criminali? Male, molto male. Da quegli sfigati che erano. Piccolissime vittorie seguite da una grandissima sconfitta.
Come finiranno Giorgia e Matteo? Beh, questo solo la storia potrà dircelo. Ma gli indizi non fanno ben sperare (per loro).
Vedete alla voce Bonnie e Clyde.
(da Huffingtonpost)

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LA FIRMA SUL TRATTATO DEL QUIRINALE

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

DRAGHI: “UNITI DA VALORI, DIRITTI, EUROPEISMO”… MACRON: “SANCIAMO UN’AMICIZIA PROFONDA”

“Il trattato di cooperazione rafforzata firmata stamattina segna un momento storico delle relazioni” tra Italia e Francia: “Da oggi siamo ancora più vicini”. Il premier Mario Draghi ha commentato così la firma del “Trattato del Quirinale” durante la conferenza stampa con il presidente francese Emmanuel Macron.
I presidenti di Italia e Francia infatti hanno siglato un accordo, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con l’obiettivo di rafforzare il legame tra i due paesi, e renderlo più strutturato, contribuendo inoltre ad ampliare le relazioni decisive all’interno dell’Europa. Come ha detto Mattarella l’ambizione cui aspira il Trattato del Quirinale, è sancire una nuova “cooperazione bilaterale rafforzata” e “un futuro comune” tra i due Paesi.
“Noi, Italia e Francia, condividiamo molto più dei confini, la nostra storia, la nostra arte, le nostre economie e società si intrecciano da tempo”, ha continuato Draghi durante la conferenza stampa, e “vogliamo favorire e accelerare il processo di integrazione europea”. Le stesse parole le ha dette Macron, sottolineando che il Trattato “sancisce l’amicizia profonda” che unisce i due paesi.
La sede e il nome scelti per finalizzare il nuovo accordo intendono riflettere l’eccezionalità delle relazioni tra Roma e Parigi, che soprattutto negli ultimi anni non sono state sempre facili. Un’eccezionalità che, come ha notato anche il giornale francese Le Monde, ricorda quel Trattato dell’Eliseo che nel 1963 riavvicinò Francia e Germania, firmato appunto nella sede della presidenza francese.
Gli “obiettivi” di Italia e Francia “sono quelli dell’Ue, la lotta al cambiamento climatico, la transizione ecologica fatta con giudizio e rapidità, la transizione digitale, la ricerca di una sovranità europea. Quello che questo trattato permette a noi di fare è dotare l’Ue di strumenti che la rendano più forte”. Così Draghi ha riassunto i contenuti del Trattato nella conferenza stampa.
Subito dopo la firma del Trattato del Quirinale nel cielo di Roma sono sfrecciate le Frecce Tricolori in doppia formazione, una con i colori della bandiera italiana e un’altra con quelli francesi.
Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, su Twitter ha commentato la firma del Trattato del Quirinale, scrivendo come tra i due paesi oggi le relazioni “possono essere più unite e forti”.
(da agenzie)

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LA NUONA VARIANTE SUDAFRICANA ARRIVA IN ISRAELE E LE BORSE CROLLANO

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

VIETATO L’INGRESSO DA 10 PAESI.. L’ORDINANZA DI SPERANZA IN ITALIA

Lo stato di Israele ha rilevato il primo caso della nuova variante sudafricana B.1.1.529 all’interno del proprio territorio. Ad annunciarlo è stato il ministero della sanità: il caso si riferisce ad un cittadino israeliano di ritorno dal Malawi. Sempre secondo il ministero ci sono altre 2 persone sospettate di essere state infettate con la nuova variante ma si stanno aspettando i test finali. Tutti e 3 i coinvolti risultano essere vaccinati.
Le autorità israeliane a partire da oggi hanno vietato l’ingresso ai viaggiatori provenienti da Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia ed Eswatini.
La decisione è stata assunta dal premier Naftali Bennett in accordo con gli esperti sanitari. Anche l’Italia ha vietato gli ingressi dal Sudafrica. «Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini.
I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante B.1.1.529. Nel frattempo seguiamo la strada della massima precauzione», fa sapere il ministro della Salute Roberto Speranza.
Secondo un alto funzionario della sanità britannica la nuova variante è la più significativa scoperta finora. Gli scienziati temono che la B.1.1.529 possa essere più trasmissibile e più in grado di eludere i vaccini.
«Questa è la variante più significativa che abbiamo incontrato fino ad oggi e sono in corso ricerche urgenti per saperne di più sulla sua trasmissibilità, gravità e suscettibilità ai vaccini», ha detto Jenny Harries, amministratore delegato dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa) alla Bbc secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa. Gli scienziati stanno esaminando «quali azioni di salute pubblica possono limitare l’impatto di B.1.1.529».
Intanto le Borse europee aprono in profondo rosso: in avvio di seduta Francoforte cede il 3,36%, Parigi il 3,69%, Londra il 2,1%. Oggi sulla variante sudafricana è in programma un vertice all’Oms. La nuova variante sarà contrassegnata con la lettera greca Epsilon. La Germania permetterà di entrare dal paese soltanto ai cittadini tedeschi.
(da agenzie)

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PIU’ CONTAGIOSA E CON 32 MUTAZIONI: LA NUOVA VARIANTE SUDAFRICANA FA PAURA

Novembre 26th, 2021 Riccardo Fucile

“E’ LA PIU’ PREOCCUPANTE EMERSA FINORA”… “POTREBBE CONFONDERE I VACCINI”… BLOCCATI I VOLI DAL SUDAFRICA E DA ALTRI SEI PAESI

«Appena osservato: un cluster piccolo di variante dal Sudafrica con un profilo di mutazioni veramente orribile». È il tweet con cui Thomas Peacock, virologo dell’Imperial College di Londra, ha rotto la calma ieri fra i suoi colleghi.
La nuova variante è stata trovata al momento in Sudafrica, in Botswana e in un caso a Hong Kong: un passeggero da Johannesburg. Al nuovo ceppo è stato assegnato il nome in codice B.1.1.529. L’Organizzazione mondiale della sanità ha subito convocato una riunione per venerdì. Valuterà la situazione e assegnerà probabilmente una lettera greca alla nuova variante.
Israele giovedì sera ha immediatamente cancellato i voli da e per il Sudafrica. La Gran Bretagna ha interrotto i collegamenti con sei paesi. Oltre al Sudafrica, Namibia, Lesotho, Eswatini, Zimbabwe e Botswana. L’Agenzia britannica per la sicurezza sanitaria, la Uk Health Security Agency, ha dichiarato la nuova variante “la più pericolosa emersa finora”. Il ministro della Salute Sajid Javid ha spiegato che con B.1.1.529 «i vaccini potrebbero essere meno efficaci».
«È abbastanza preoccupante» conferma Alessandro Carabelli, ricercatore italiano, direttore di uno dei gruppi di ricerca del consorzio inglese Cog-Uk che monitora le varianti. «Ha 32 mutazioni sulla proteina spike, che sono un numero molto grande e si sono accumulate in un tempo rapidissimo».
Il numero di variazioni sulla proteina spike – la punta della corona del coronavirus, la proteina che usa per agganciare le nostre cellule ed entrare al loro interno – è circa doppio rispetto alla variante Delta e triplo rispetto alla Alfa.
«Ha sia le mutazioni che rendono il virus più contagioso, sia quelle che potrebbero confondere gli anticorpi» spiega Carabelli. «Sappiamo che i punti che i nostri anticorpi usano per riconoscere la spike sono localizzati in 4 regioni. B.1.1.529 ha mutazioni in tutte e quattro queste regioni». Il timore — per ora teorico, nessun esperimento lo ha confermato — è che gli anticorpi dei guariti e dei vaccinati fatichino a riconoscere il nuovo ceppo, e quindi ci proteggano meno.
La variante è stata identificata nel Gauteng. La provincia più ricca del Sudafrica, che comprende Johannesburg e Pretoria, ha trascorso gli ultimi mesi in relativa tranquillità. Poi in alcune zone il tasso di positività è schizzato, passando nelle ultime tre settimane da meno dell’1% al 30%. Una riunione in streaming organizzata ieri dal ministero della Salute del Sudafrica per i colleghi virologi stranieri ha confermato i sospetti. Fra i positivi del Gauteng, soprattutto giovani, molti hanno la nuova variante.
«Se guardiamo ai virus che sono stati sequenziati per intero, abbiamo in tutto 80-100 campioni di B.1.1.529» spiega Carabelli. «Ma anche senza leggere l’intero genoma, riusciamo a individuare la nuova variante da una caratteristica che emerge durante l’analisi molecolare del tampone. Con questo metodo osserviamo che la variante, in alcune zone del Gauteng, è ormai al 90%. Vuol dire che ha soppiantato la Delta in tempi rapidissimi».
In Europa non sono ancora stati trovati casi di B.1.1.529. Se oggi l’Oms dovesse dichiarare il nuovo ceppo “variante sotto investigazione” o “variante preoccupante”, il monitoraggio verrebbe subito rinforzato. «La rotta aerea Johannesburg-Londra è molto battuta» fa notare Carabelli. «È possibile che qualche caso si ritrovi anche qui».
Il Sudafrica ha un tasso di vaccinazione basso: il 24% della popolazione totale. Si ipotizza che tante mutazioni si siano accumulate in un contagiato immunodepresso (forse con Hiv), che ha lottato con il coronavirus per settimane o mesi, permettendo che nel suo genoma, dopo tante replicazioni, si accumulasse un gran numero di errori.
(da agenzie)

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