Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
SIGFRIDO RANUCCI: “SI TRATTA DI MATERIALE SENSIBILE, IN CUI CI SONO LE INTERVISTE O COLLOQUI ANCHE CON FONTI ANONIME. L’ADOZIONE DI QUESTA CIRCOLARE, INSIEME ALLA NORMA DEL DECRETO SICUREZZA CHE IMPONE ALLA RAI DI CONSEGNARE IL MATERIALE AI SERVIZI SEGRETI, RAPPRESENTA UN ELEMENTO DI GRANDE ALLARME”
La Rai ha diramato una circolare che impone di conservare e rendere tracciabile tutto
il materiale girato dai filmaker. A denunciarlo è stato il conduttore di Report Sigfrido Ranucci nel corso dell’incontro ‘Informazione, emergenza democratica’ alla Stampa Estera.
Si tratta – ha spiegato il giornalista – di materiale sensibile, in cui ci sono le interviste o colloqui anche con fonti anonime. L’adozione di questa circolare, insieme alla norma del decreto sicurezza che impone alla Rai di consegnare il materiale ai servizi segreti, rappresenta – ha spiegato ancora – un elemento di grande allarme.
Nella circolare – secondo quanto si apprende – si chiede ai filmaker esterni di utilizzare esclusivamente la piattaforma tecnologica predisposta della Rai, per l’acquisizione e il trasferimento di materiale filmato. Nel documento si precisa che per esigenze di tutela e protezione del patrimonio informativo aziendale non possono essere utilizzati altri strumenti. La responsabilità di acquisizione e corretta archiviazione del materiale è in capo alla redazione del programma interessato.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
PER IL PRESIDENTE, PONE UNA “INACCETTABILE DISCRIMINAZIONE” PERCHÉ ESCLUDE DAI RISARCIMENTI I FIGLI DELLE COPPIE CONVIVENTI O DI UNIONI CIVILI, E ASSICURA GLI INDENNIZZI SOLO AI FIGLI DI COPPIE SPOSATE… IL COLLE HA INVIATO UNA LETTERA AI PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO, INVITANDO IL PARLAMENTO A MODIFICARE IL TESTO
La proposta di legge sul ristoro ai parenti delle vittime di crolli di strade e autostrade contiene una norma “discriminatoria” delle unioni civili rispetto
al matrimonio, nonché “una inaccettabile discriminazione tra i figli delle vittime sulla base dello stato civile dei genitori“. È quanto scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato invitando Parlamento a intervenire su questo punto come su altre riserve segnalate.
Il Capo dello Stato ha infatti promulgato la pdl – nata su impulso del crollo del Ponte Morandi e approvata in via definitiva dalla Camera all’unanimità lo scorso 20 marzo – ma ha accompagnato la firma con una lettera ai presidenti dei due rami del Parlamento e alla premier Giorgia Meloni nella quale segnala alcune riserve che, per Mattarella, devono essere sanate.
Le discriminazioni
La lettera del Presidente della Repubblica fa riferimento all’articolo 2 del provvedimento, che individua i criteri di priorità da seguire nella corresponsione dell’elargizione. In particolare viene stabilito che tale elargizione è corrisposta per ciascuna vittima ai membri della famiglia individuati secondo un ordine:
a) Il coniuge; b) i figli; c) la parte dell’unione civile; d) genitori; e) fratelli e sorelle conviventi. La collocazione della “persona stabilmente convivente o l’altra parte dell’unione civile al terzo posto, dopo aver menzionato, alla lettera a), il coniuge e, alla lettera b), i figli”, per il presidente della Repubblica, “appare discriminatoria”.
Mattarella cita la giurisprudenza costituzionale che “ha costantemente riconosciuto i diritti derivanti dalla convivenza stabile e dalle unioni civili, quali ‘rapporti ormai entrati nell’uso‘, ‘comunemente accettati accanto a quello fondato sul vincolo coniugale‘ e normativamente riconosciuti, affermando che ai conviventi di fatto e alle parti delle unioni civili – intese come tali ‘due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale’ – vanno riconosciute le stesse prerogative patrimoniali e partecipative del coniuge, pena l’illegittimità costituzionale, per violazione dell’articolo 3 della Costituzione, delle norme che differenzino i summenzionati rapporti senza adeguata, comprovata e ragionevole motivazione”.
Per il Capo dello Stato “non appare tenere conto della giurisprudenza costituzionale” neppure la disposizione che “equipara al coniuge il convivente stabile nel solo caso in cui vi siano figli minori nati dal rapporto di convivenza”. La giurisprudenza, infatti, “ne esige l’equiparazione anche in assenza di figli minori”. “Priva di ragionevolezza è inoltre la mancata equiparazione al coniuge anche della parte dell’unione civile al quale l’ordinamento riconosce, del resto, una maggiore tutela rispetto al convivente stabile”, continua il presidente nella lettera.Il presidente Mattarella solleva riserve anche nella limitazione dei benefici alle “vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale”. Per due aspetti: sia per “l’incertezza interpretativa della categoria di infrastruttura ‘di rilievo nazionale‘ che non risulta di agevole determinazione” ma anche per “l’esclusione di analoghi benefici nel caso di vittime di cedimenti di altre sedi stradali”, come infrastrutture comunali o provinciali, si legge nella lettera del capo dello Stato.
Inoltre Mattarella osserva che “appare quanto meno fortemente dubbia anche la conformità al principio di eguaglianza della decisione di limitare i benefici ai casi di cedimenti stradali“.
Infine un’altra riserva riguarda l’articolo 4 del provvedimento che demanda a norme secondarie il compito di individuare gli eventi dannosi – presenti e futuri – nonché i soggetti aventi diritto ai benefici economici previsti, attribuendo a tali fonti ampio margine di discrezionalità. “Tale previsione non appare in linea con il sistema costituzionale”, scrive il presidente della Repubblica.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
A CERTI SEDICENTI FASCISTI DA AVANSPETTACOLO STANNO SALTANDO I NERVI NELLA PROSPETTIVA CHE SILVIA SALIS POSSA DIVENTARE SINDACO DELLA CITTA’
Grave episodio di violenza nella mattinata di oggi, martedì 15 aprile, a Genova, nel
quartiere di Sestri Ponente: un segretario della Fillea Cgil è stato aggredito da due uomini in circostanze che portano l’episodio a essere definito come aggressione fascista.
La vittima dell’aggressione, F.M., questa mattina intorno alle 7.30 si trovava in zona Costa, sulle alture di Sestri Ponente, e stava scendendo da una macchina di servizio sulla quale erano stampati i loghi della campagna dei referendum sul lavoro.
I due uomini hanno iniziato a insultare il sindacalista urlando “comunista di merda”, poi gli hanno sputato addosso, facendo il saluto romano, e infine si sono avventati verso di lui che, pur riuscendo a difendersi e divincolarsi, essendo esperto di sport di contatto, è scappato in auto e ha dovuto fare ricorso alle cure del pronto soccorso.
Il sindacalista ha sporto denuncia contro ignoti subito dopo essere arrivato in pronto soccorso ma al momento nessuna traccia dei due aggressori che, secondo quanto raccontato, sarebbero sbucati fuori da un angolo come se attendessero l’arrivo dell’uomo.
“Un fatto che riteniamo di una gravità inaudita e che ci riporta ad un clima e a tempi che pensavamo ormai lontani – si legge in una nota della Camera del Lavoro di Genova e della Cgil Liguria – chiediamo alla prefettura di Genova di essere ascoltati e di convocare una riunione del comitato ordine sicurezza“.
“Vogliamo che nella nostra città, come nel Paese – dicono dal sindacato – violenze di ogni tipo non si ripetano più e che i principi democratici e costituzionali, figli della Liberazione, di cui quest’anno celebriamo gli 80 anni, continuino a garantire la sicurezza di chi rappresenta i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori come di tutti quelli che esprimono democraticamente le proprie rivendicazioni”.
La Cgil ha anche organizzato un presidio per oggi alle 17 in Piazza Baracca a Sestri Ponente: “Convocheremo un presidio democratico al quale invitiamo lavoratrici e lavoratori e tutta la cittadinanza”.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
“POTETE DISTOGLIERE LO SGUARDO E IGNORARE CIÒ CHE STA
SUCCEDENDO, MA LO FATE A VOSTRO RISCHIO. ABBIAMO BISOGNO CHE VI ALZIATE E LOTTIATE PER LA GIUSTIZIA ECONOMICA, RAZZIALE E SOCIALE”
Il senatore statunitense Bernie Sanders è diventata una delle apparizioni più sorprendenti del Coachella, attirando una folla enorme sabato con una tappa a sorpresa al celebre festival musicale.
I fan hanno iniziato a correre urlando, smartphone alla mano, per immortalare il discorso inaspettato del politico, subito dopo l’esibizione esplosiva della popstar Charli XCX su un palco adiacente.
«Non parlerò a lungo, ma questo Paese sta affrontando sfide molto difficili, e il futuro dell’America dipende dalla vostra generazione», ha dichiarato Sanders tra fragorosi applausi, durante quello che è considerato il doppio weekend nel deserto californiano che dà il via non ufficiale alla stagione dei festival musicali. «Potete distogliere lo sguardo e ignorare ciò che sta succedendo, ma lo fate a vostro rischio. Abbiamo bisogno che vi alziate e lottiate per la giustizia: per la giustizia economica, razziale e sociale».
Poco prima, Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez avevano tenuto un comizio che, secondo gli organizzatori, ha attirato 36.000 persone: una tappa del loro tour “Fighting Oligarchy” (Combattere l’oligarchia), che ha visto la partecipazione di musicisti come Neil Young, Maggie Rogers e Joan Baez.
Parlando sotto una luna piena al Coachella, Sanders ha esortato il pubblico a opporsi ai miliardari, alle compagnie assicurative sanitarie e all’amministrazione del presidente Donald Trump.
«Ora abbiamo un presidente degli Stati Uniti», ha iniziato Sanders, prima che i fischi del pubblico coprissero rapidamente il nome di Trump. «Sono d’accordo», ha proseguito Sanders. «Lui pensa che il cambiamento climatico sia una bufala. Si sbaglia pericolosamente, e voi e io dobbiamo opporci all’industria dei combustibili fossili e dirle di smetterla di distruggere questo pianeta».
Sanders ha poi introdotto sul palco la cantante pop Clairo, ringraziandola per aver usato la propria visibilità a sostegno di cause legate alla giustizia sociale
«Sono qui perché Clairo ha usato la sua notorietà per difendere i diritti delle donne, per cercare di porre fine alla terribile e brutale guerra a Gaza, dove migliaia di donne e bambini vengono uccisi», ha detto. «Quindi voglio ringraziare Clairo non solo per far parte di una grande band, ma anche per il grande lavoro che sta facendo.»
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
ALL’EX CENTROCAMPISTA DEL MILAN VENNE PROPOSTO DI UTILIZZARE SCHEDE INTESTATE A SOGGETTI STRANIERI… LE GIOCATE DI BELLANOVA SUL TENNIS DOPPIE RISPETTO AI LIMITI, L’ALLORA ARBITRO MARINONI CHE PRIMA DI UNA PARTITA CHIEDE LE QUOTE DELLE SCOMMESSE
Le scommesse viaggiavano come se in ballo ci fossero soldi del monopoli,
su qualsiasi sfida, dal basket al tennis; tant’è che, a un certo punto, Tommaso De Giacomo, uno degli indagati, si lamenta con Fagioli delle puntate di Bellanova: «Nico, c’è Raoul che rompe… io non è che voglio fare il pignolo però… non ho voglia di fare discussioni, ma una sola gliene posso pagare».
Il talento dell’Atalanta e della Nazionale — si legge nell’annotazione della Guardia di finanza — «aveva giocato 20 mila euro sulla vittoria della tennista Martina Trevisan», all’Open di Miami, nel marzo 2023, «mentre De Giacomo aveva impostato come importo massimo di giocata 10 mila». Per dire, viene citato un messaggio audio di un altro collettore di puntate: «Come non ho un euro… ho 70 bonifici che mi hai fatto, più i 7 mila e i 5 che hai dato a Pietro, di quelli che devi… a voglia a pagare la cena». E, va da sé, crescono i debiti, anche quelli dei tavoli virtuali di poker, che vengono pagati, al banco e tra giocatori: «Tommy (De Giacomo, ndr ), togli il 10 per cento e ti faccio bonifico a te e il resto lo do a Fagio», scrive in un messaggio il portiere della Juve Mattia Perin. «Oppure li vieni a prendere cash», ribatte al fatto che uno degli organizzatori «non può ricevere bonifici». Morale di un altro: «Tanto abitiamo tutti vicini.
Io sono attaccato a Tona (Tonali, ndr ) e a 1.30 dai gobbacci». Di mazzette di banconote parla lo stesso Tonali, nel verbale reso davanti al pubblico ministero di Torino Manuela Pedrotta e ai poliziotti della Squadra mobile e della Sisco: «Per saldare il mio debito potevo versare contanti a un tale Tommy, che incontravo all’interno di un bar che si trova a Milano, in zona San Siro. Mi sono recato lì 5/6 volte: versavo circa 20.000/25.000 euro».
Tra una puntata e l’altra, ci si poneva pure il problema della sicurezza, per questo venne proposto all’ex centrocampista del Milan di «utilizzare schede intestate a soggetti stranieri: «Niente, Tommy ti vuole dare una scheda ciucca intestata a qualche n…o, perché così sei sereno…Come ha fatto con me». Risposta di Tonali: «Ok sì top, compro telefono nuovo». E se mai sono emersi elementi per ipotizzare combine di risultati, dagli atti saltano comunque fuori passi inquietanti.
Come quando si parla dell’allora arbitro Marinoni, destinato, in quei giorni, «ad arbitrare la partita tra Aurora Pro Patria e Sassari Torres e chiede le quote delle scommesse che ancora sul sito non erano uscite». Sul
punto, Fagioli replica: «Sta’ buono e arbitra bene va», mentre un altro scrive nella chat, «over cartellini». Con messaggi pieni di faccine che ridono. Osservano però le Fiamme gialle: «Si rappresenta che la citata partita non è stata disputata in quanto la Torres nella medesima data del 3 agosto 2022 è stata ripescata in serie C».
L’altra faccia delle scommesse illegali sono i cazzotti che si rischiano, come capita al titolare di un’agenzia scommesse friulana, che prendeva alcune puntate (illecite) di giocatori. Un giorno, viene aggredito dai creditori: «Ho un dente a metà e un taglio dentro la guancia: non so con che anello mi ha afferrato la faccia».
(da Open)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
IL TITOLARE DELL’AZIENDA: “MI DEVE ANCORA 150.000 EURO, UNA FACCIA TOSTA INCREDIBILE, NON GLIENE FREGA NIENTE DI NESSUNO”
Daniela Santanchè voleva far pagare a Visibilia i tre quarti dei lavori nella villa a Marina di Pietrasanta del figlio Lorenzo Mazzaro. Lo scrive Il Fatto Quotidiano, precisando che servivano 145 mila euro oltre ai 55 mila versati dal figlio. Ma poi l’azienda è finita in liquidazione giudiziale. A provarlo c’è la mail di una ditta di costruzione con il preventivo per la dimora di Forte dei Marmi. E il titolare Michele Mascio dice anche che la ministra del Turismo del governo Meloni gli deve ancora 150 mila euro: «Una faccia tosta mai vista».
La villa e i lavori
Il Fatto racconta che una email del 5 vembre 2014 da parte di Square Garden, ditta di costruzione di Cassano Magnago, rendicontava i lavori a Visibilia. «Allego distinta contabile dei conti relativi al lavoro eseguito per Forte dei Marmi. La dott.ssa Santanchè e il sig. Mascio hanno preso precisi
accordi per lo scambio merce del valore delle fatture Visibilia emesse in capo alla Square Garden», è il testo. Gli accordi di pagamento risalgono invece al 30 novembre: preventivo di 150mila euro, poi pedana e gradoni esterni, pensiline, tende, tre portoni, vitto e alloggio degli operai. Con l’Iva, totale di 199.872 euro. Due gli acconti pagati a Square Garden, uno di 55mila euro da Lorenzo Mazzaro, l’altro di 21.360 euro. Gli altri 123mila 500 euro a carico di Visibilia Srl.
Visibilia e la villa di Lorenzo Mazzaro
Gli accordi tra Santanchè e Mascio prevedevano che 100 mila euro finisssero nei conti di Visiblia: 70 mila come cambio merce sotto forma di pubblicità per Square Garden sul mensile Ville e Giardini. 30 mila da pagare in contanti. Mascio dice di non aver mai visto nulla. Dall’addebito di spese familiari che nulla c’entravano con l’oggetto sociale della sua Srl potrebbero scattare diverse ipotesi di illecità. In ambito civilistico, potrebbero emergere abuso di potere, conflitto di interessi, violazione dei doveri degli amministratori, distrazione di fondi sociali. Nel penale bisogna calcolare anche l’effetto della prescrizione sulle eventuali accuse. Il debito verso Square Garden appariva nella contabilità sino al 2022. Poi più nulla.
Michele Mascio
Proprio Mascio parla con il Fatto della ministra. L’ha incrociata l’ultima volta in via della Spiga a Milano. E sulla villa dice: «Non ho più visto un soldo, lei è sparita». Racconta che Santanchè gli chiese «di ristrutturare completamente la villa, dentro e fuori, un lavoro enorme. La casa era piccola, insignificante, ma in una posizione pazzesca nel Parco. L’abbiamo trasformata noi: veranda, portici, serramenti, pavimenti… tutto. Il suo valore è schizzato dopo quegli interventi». Ma, dice, «non siamo stati pagati. I lavori superavano i 250mila euro. Avevamo un accordo per cui una parte era “cambio merce”: Visibilia ci doveva fare pubblicità su Ville e Giardini, ma una parte era da pagare. La signora invece è sparita: “Arrivederci”».
Sallusti e Santanchè
Mascio dice che con Alessandro Sallusti «le cose si accomodavano, era un po’ il pompiere degli incendi che innescava lei con i suoi modi di fare, lui
ispirava fiducia. Quando è arrivato il nuovo compagno, lo pseudo principe, volevano allargare ulteriormente gli spazi esterni. Incurante dei mancati pagamenti, lei mi chiamò ancora per sistemare la veranda a Milano».
E aggiunge di aver provato ad affidare la causa a un legale, per poi rinunciarvi: «Chi fa causa a un ministro?». E sostiene: «Credo sia un modus operandi. Più che la questione professionale e lavorativa mi ha colpito quella personale. Per sette-otto anni ho lavorato a casa sua, per poi scoprire che a lei non gliene frega di niente e di nessuno, passa sopra a chiunque».
L’ultima volta
L’ultima volta l’ha sentita nel 2022: «Sollecitavo il pagamento del gazebo. Ha risposto così: “No guarda gli accordi erano diversi, si ricorda anche Dimitri. Comunque quando vuoi passa a trovarmi che dobbiamo mettere a posto la copertura della veranda a Milano”». A quel punto «ovviamente non l’ho mai più chiamata. Una faccia tosta così non l’avevo mai incontrata.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
GIUSEPPE BUSIA: “E’ VERO CHE BISOGNA ACCELERARE I PROCEDIMENTI, MA VA FATTO CON LA DIGITALIZZAZIONE E LA SANA CONCORRENZA, NON ELIMINANDO LE GARANZIE”
Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità anticorruzione, non è affatto convinto che la
riforma della Corte dei Conti aiuterà a contrastare meglio il malaffare in Italia e neppure a superare la famigerata paura della firma. «Si rischia di squilibrare il sistema per occuparsi di un solo aspetto, la responsabilità di chi segue i procedimenti amministrativi, che però influisce solo in parte».
La riforma Foti sta sconvolgendo assetti consolidati. È preoccupato?
«Guardi, alcuni problemi sono reali. Anche la Corte costituzionale ci ha detto che è ragionevole un ripensamento della responsabilità erariale. Il problema è che questa riforma si concentra esclusivamente sulla responsabilità, senza occuparsi ad esempio dell’organizzazione e delle risorse. E se è vero che abbiamo la necessità di procedimenti rapidi, ciò vfatto lavorando su digitalizzazione e sana concorrenza, non eliminando le garanzie».
La paura della firma c’è o no?
«Esiste, ma solo in minima parte è dovuta al timore di sanzioni. Ci sono numerosi studi scientifici in proposito. Il primo problema sono le norme poco chiare, spesso sovrapposte fra loro. Il secondo problema è l’assenza di mezzi. Quindi, se vogliamo davvero superare la paura della firma, dobbiamo lavorare sulla chiarezza normativa e insieme garantire risorse e competenze. Laddove un’amministrazione singola non ha le competenze, le dobbiamo mettere in rete. È quello che noi dell’Anac facciamo già, con la qualificazione delle stazioni appaltanti: se uno non sa gestire un appalto, si può appoggiare a chi lo sa fare. Così si crea efficienza e si avvia un circolo virtuoso».
Eppure lei conferma che qualcosa andava fatto.
«Qualche intervento era necessario, ma se non si mantiene l’equilibrio, rischiamo di snaturare la funzione della Corte e di perdere denaro pubblico».
In che modo si finirà per spendere di più?
«Paradossalmente la legge dice che la Corte dei conti avrà molti più compiti di prima, dovendo dare pareri su innumerevoli atti, ma non le si danno nuovi mezzi. L’effetto più probabile sarà che la Corte non avrà la possibilità di fare le verifiche e si formerà una sorta di silenzio-assenso, che fa venire meno ogni responsabilità, anche se si sono buttati via i soldi pubblici. Noto una certa ipocrisia sul punto».
Ricordiamo che se un parere non arriverà entro 30 giorni, chi lo aveva richiesto sarà indenne dal rischio di danno erariale.
«Oltre alla deresponsabilizzazione del singolo, l’effetto finale sarà una perdita di efficienza generale nell’amministrazione, con il rischio di perdere la fiducia dei cittadini. Rischiamo inoltre di pagare con minori opportunità di crescita, perché gli investitori si ritraggono nel momento in cui c’è un’amministrazione che sciupa risorse e agisce in modo poco trasparente».
La riforma Foti ridimensiona molto il rischio per i dirigenti di pagare di tasca propria
«E qui occorre l’equilibrio di cui dicevo. Io credo che alcuni istituti della riforma, presi singolarmente, siano anche giusti. Non è realistico chiedere a un funzionario di pagare per danno erariale cifre che lui non riesce a guadagnare neanche in 20 di carriera. . All’opposto, però, bisogna evitare di dire: vai tranquillo e firma comunque, perché tanto non paga nessuno. In realtà il conto lo pagano i cittadini».
La convincono i tetti massimi per il dirigente, e cioè non più del 30% del danno erariale e non più di due volte la retribuzione annuale?
«Può essere ragionevole, ma occorre fissare anche un tetto minimo, una sorta di franchigia, che si paga comunque. Ed è sbagliato deresponsabilizzare completamente gli eletti, solo perché hanno ottenuto il visto del funzionario di turno. Tanto più che sono proprio i politici a nominare i vertici amministrativi e quindi deciderne la carriera».
La Cassazione intanto ha portato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio davanti alla Corte costituzionale.
«Sì. E quando ha sollevato la questione di costituzionalità, ha fatto un discorso molto importante: può essere che con un singolo atto non ci sia violazione diretta della Convenzione di Merida contro la corruzione, ma se gli interventi comportano un abbassamento complessivo del livello di tutela, la violazione è indiretta».
E lei, presidente, vede un abbassamento complessivo nella lotta alla corruzione?
«È ciò a cui stiamo assistendo. Ricordo il conflitto di interessi come disciplinato nel nuovo codice dei contratti pubblici, che prevede un’inversione dell’onere della prova. La minore trasparenza negli affidamenti, con tanti affidamenti diretti fino a 140.000 euro per le consulenze o per gli acquisti. Il tetto fino a 5 milioni di euro per i lavori senza obbligo di pubblicare un avviso per gli appalti. Anche se la singola disposizione può essere condivisibile, messe tutte insieme e senza contrappesi adeguati, possono porre un problema di assetto complessivo».
Donald Trump, tra le altre cose, ha cancellato le sanzioni per le società americane che pagassero tangenti all’estero. È un tana-libera-tutti?
«È un grave vulnus. Il quadro internazionale si indebolisce. L’Europa può però conquistare un ruolo significativo con la proposta di direttiva sull’anticorruzione, che favorisce il rispetto delle regole e la correttezza nelle relazioni commerciali. Abbiamo l’occasione di essere più attrattivi per gli investimenti proprio perché teniamo fermi tali principi».
E se qualcuno volesse imitare Washington?
«Sarebbe una scelta miope. Anche a non considerare l’aspetto etico, sul breve periodo chi è più scaltro può avere qualche vantaggio, ma a pagare sono tutti gli altri. Sul lungo periodo, anche chi ha approfittato della corsia preferenziale, finisce per perdere in termini di competitività. Non ci conviene proprio un sistema dove vince non il migliore, ma l’amico del decisore politico».
(da lastampa.it)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
UNA VOLTA LE PAROLE AVEVANO UN PESO E UNA DURATA
Impressiona lo schiacciamento progressivo del discorso politico (ma forse: di tutti i discorsi) dentro lo schema binario, puerile, istantaneo dei social. Se uno parla di Gaza, subito qualcuno gli strilla: perché non parli dell’Ucraina!? Se uno parla dell’Ucraina, subito qualcuno gli strilla: perché non parli di Gaza!? Una caricatura della dialettica e una caricatura della politica.
Un tempo si aspettavano le prese di posizione dei partiti con una certa solennità. Erano quasi sempre pompose e incravattate, spesso non dicevano niente che già non si sapesse, ma davano l’idea che qualcuno avesse impiegato almeno un’oretta del suo tempo, magari in apposite riunioni, per buttare giù quella mezza paginetta.
Questa ufficialità, anche quando era solo forma, rassicurava, dava l’idea
che le parole avessero un peso e una durata. La forma a questo serve: a credere, e far credere, che qualcosa abbia un senso e un peso. Se un medico che deve farti una visita importante per la tua salute ti riceve in bermuda e ciabatte, un poco ci resti male.
Ora le parole scoppiano come piccoli petardi (detti anche miniciccioli, raudi, sfreghini, snappers, cobra), con un fracasso permanente e volatile, tre secondi per dire “Gaza” e sentirsi rispondere “Ucraina”, tre secondi per dire “Ucraina” e sentirsi rispondere “Gaza”.
Il primo che appenderà davanti alla sua porta il cartello “oggi non ho niente da dire, forse domani o la settimana prossima”, avrà gettato le basi della rivoluzione.
(da La Repubblica)
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Aprile 15th, 2025 Riccardo Fucile
L’EMENDAMENTO ALLA COSTITUZIONE E’ STATO VOLUTO DA ORBAN PER VIETARE LE MANIFESTAZIONI PER I DIRITTI DELLE PERSONE LGBTQ+… SOLO I NAZISTI POSSONO SFILARE LIBERAMENTE IN UNGHERIA
Viktor Orbán vuole scolpire nella Costituzione il bando dei Pride, il divieto di
manifestare per i diritti delle persone Lgbtq+. E intende cancellare i diritti delle persone non binarie e transgender, riconoscendo solo due generi: maschio e femmina. L’Ungheria scende così un altro gradino verso l’inferno delle autocrazie repressive.
L’emendamento alla Costituzione è stato approvato dal Parlamento magiaro e aprirà la strada a un’ulteriore repressione della comunità Lgbtq+. Il governo intende usare persino il riconoscimento facciale per punire chi scende in piazza per difendere i propri diritti.
Infine, l’emendamento minaccia di sospendere la cittadinanza agli ungheresi che hanno doppio passaporto, se “attentano alla sicurezza”. Un modo per reprimere ulteriormente qualsiasi forma di dissenso.
Il Comitato di Helsinki ungherese, una ong che difende i diritti umani, sostiene che la legge “rappresenta una escalation significativa negli sforzi
del governo di sopprimere il dissenso, di indebolire i diritti umani e di rafforzare il suo potere”. Insieme ad Amnesty International e ad altre ong, il Comitato di Helsinki ha lanciato un appello alla Commissione Ue perché apra una procedura contro Budapest.
Il partito di opposizione Momentum ha lanciato un appello sui social media invitando a manifestare davanti al Parlamento per bloccare il voto. “Proviamo a fare in modo che non ci mettano sulla strada di Putin”, si legge nell’appello.
Nelle scorse settimane il partito di Orbán, Fidesz, aveva già approvato un decreto per proibire le manifestazioni per i diritti delle persone Lgbtq+ come il Pride. E migliaia di ungheresi erano scesi in piazza per protestare contro l’ennesimo giro di vite. Adesso Orbán vuole che il divieto di dichiararsi non binario o transgender sia iscritto nelle tavole della legge, insieme al bando delle proteste.
(da agenzie)
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