STASERA A REPORT: INFERNO PRONTO SOCCORSO, LA RICETTA DI MELONI E’ FALLITA
MALATI LEGATI AI LETTI, IN ATTESA DI CURE E ACQUA
Grazie a una telecamera nascosta, Report stasera ci regala un inquietante affresco dell’inferno dei Pronto soccorso, che tutti sperimentiamo da anni se ci rompiamo un braccio o abbiamo un familiare che sta male. Pazienti sulle barelle anche nei corridoi, ammassati uno accanto all’altro per giorni e giorni, perlopiù anziani,
donne e uomini mischiati, costretti a cambiarsi e a spogliarsi nella totale promiscuità, tutti soli perché se entrano pure i parenti non si lavora più, spesso anche senza mascherine e dunque alla mercé di batteri e virus.
C’è pure chi “dorme”, si fa per dire, su una sedia. Scene da incubo al Policlinico di Tor Vergata, legato alla seconda università pubblica della Capitale, l’ateneo di cui il ministro della Salute Orazio Schillaci era rettore, dove un’anziana chiede di essere slegata perché di notte l’hanno legata alla barella, un’altra implora “un goccetto d’acqua, è da stanotte che la sto a chiede’, non mi pensano per niente! Ho la bocca secca. Lo vede?”, dice la signora al giornalista. Poi, finalmente, l’acqua arriva.
Magari a Tor Vergata cade qualche testa visto che il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che pure qualche soldo sui Ps l’ha messo, è costretto a balbettare: “Mi sento male… Abbiamo mandato due ispezioni… Mi vergogno”.
Ma ce n’è anche per il più centrale Policlinico Umberto I e per il privato (con soldi pubblici) Casilino. E per il virtuoso Veneto, che ha il record (55%) di codici bianchi (non urgenti) al Pronto soccorso e per il Friuli-Venezia Giulia che passa per essere largheggiante nell’impiego di medici “gettonisti” non troppo qualificati. E per le cliniche di Roma e del Lazio a cui Rocca – già consigliere della Fondazione San Raffaele di Antonio Angelucci, parlamentare assenteista e re delle cliniche e dei giornali di destra – ha dato 23 milioni per ricoverare pazienti dai Pronto soccorso pubblici: 10 vanno alle strutture di Angelucci. Alcune, non si sa quali, incassavano i rimborsi regionali e poi trovavano le più varie motivazioni per rimandare i malati indietro, addirittura nel 10 o nel 15% dei casi, con punte del 20%: si sono magicamente ridotti al 2 o al 3% quando la giunta è intervenuta. “Allora era una truffa?”,
chiede Report. Chi lo sa… Intanto la Regione promette 170 posti letti pubblici entro il 2026.
La questione è nota, la racconta da anni il Simeu, la Società italiana di emergenza-urgenza: il Ps si affolla anche di codici verdi e bianchi (68% nel 2023) per via della crisi della sanità territoriale (medici di famiglia, liste d’attesa ambulatoriali…) e i pazienti che non possono essere dimessi riempiono le aree cosiddette boarding perché mancano i letti nei reparti, sfasciati da anni di tagli anche del centrosinistra, sempre a vantaggio dei privati e dell’ala più forte della corporazione medica. Intanto medici e infermieri scappano dall’emergenza-urgenza, che li massacra in cambio di magri stipendi, e così a volte c’è un solo operatore per 30 pazienti, se non uno per 40 o 50, quando dovrebbero essere 1 per 6 o 1 per 9. In nessun caso possono seguirli tutti. “Se arrivi a fine turno alla mattina e nessuno è morto, nessuno è peggiorato drasticamente, è già un risultato”, dice a Report un medico gettonista, uno che guadagnava “35 euro l’ora contando gli straordinari” e dopo aver lasciato il Servizio sanitario nazionale ne porta a casa 80/90 l’ora, cioè anche più di mille per un turno di dodici ore. I 70 mila lordi annui sono diventati 150 mila, racconta un altro, “e io sono uno che guadagna poco, c’è chi arriva a 200 mila”.
Il 14 maggio Giorgia Meloni ha proclamato in Parlamento: “Siamo stati noi a fermare il fenomeno dei medici a gettone. Fenomeno odioso”. Si riferiva al decreto del marzo 2023, che ha messo paletti in parte aggirabili, ma i proclami non bastano, la bacchetta non era magica, solo per i decreti attuativi e le linee guida è passato un anno e mezzo e i gettonisti sono ancora lì. “Adesso verificherò. Sono convinto che la percentuale è diminuita”, assicura il ministro Orazio Schillaci, ex rettore di Tor Vergata. Possibile non abbia i dati aggiornati del fenomeno a cui la sua capa dice di aver “messo fine”
Il Piemonte nel 2024 ha speso 115 milioni di euro per le prestazioni esterne, la Lombardia poco meno, 105. Cifre in aumento a livello nazionale dai 200 milioni del 2023 ai 500 del 2024. Per il 2025 aspettiamo con fiducia…
Che il fenomeno persiste lo certifica a Report il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, che l’aveva denunciato con forza nel 2022: soldi buttati, regalati alle cooperative e ai privati invece di assumere i medici, ovviamente adeguando gli stipendi al mercato. Non si capisce perché un giovane professionista dovrebbe studiare 11 anni per ammazzarsi al Pronto soccorso quando un cardiologo o un dermatologo appena decenti guadagnano il doppio, a volte solo con l’intramoenia. Ormai dai Ps scappano pure i gettonisti, racconta Report. Se mancassero sarebbe un altro guaio, chiuderebbero le strutture, altro che “fine del fenomeno”. Infatti le cooperative li “reclutano” anche senza esperienza specifica: si è fatto ammettere perfino il giornalista di Report, inviando un falso curriculum da specialista in igiene e medicina preventiva che aveva lavorato nelle residenze per anziani. Uno può andare al Ps e ritrovarsi davanti un medico igienista. E checché ne dica il decreto di Meloni e Schillaci, “nessuno controlla”, confida un medico, che il dottor Tizio non faccia la notte all’ospedale X e il turno del giorno seguente all’ospedale Y, senza le undici ore di riposo prescritte. È tutto affidato alle autocertificazioni, dunque alla “responsabilità” e alla “coscienza” dei medici, allarga le braccia il manager di una cooperativa. Del resto chi dovrebbe controllare? I carabinieri del Nas Schillaci li ha mandati a inizio mandato, poi i risultati sono questi…
Se negli ultimi anni aumentano, dal 2003 al 2023 in Italia gli accessi ai Pronto soccorso sono nel complesso diminuiti, da 22,7 a 18,4 milioni. Ma siccome nel frattempo le strutture sono state tagliate – di un terzo, da 659 a 433 – la media nei Ps “superstiti” è passata da 34
a 42 mila accessi annui. Report farà un’altra puntata domenica 15 sulla sanità territoriale, lo scontro Schillaci-Regioni sulle liste d’attesa e il rischio di fallimento delle Case e degli Ospedali di Comunità, costruiti – almeno in parte – coi fondi del Pnrr ma col punto interrogativo della carenza di personale. Cambierà qualcosa solo quando la politica avrà il coraggio di impegnarsi per ridurre la spesa sanitaria privata, almeno quella vera, al netto del consumismo, mettendo un freno a uno dei pochi settori certamente in crescita della boccheggiante economia nazionale. Non accadrà, ma forse è anche meglio eliminarli un po’ di anziani, con quello che costano di pensioni… E chi può pagare le cure, le paghi.
(da Il fatto Quotidiano)
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