‘’SIAMO STRUZZI CON LA TESTA CONFICCATA NELLA MELMA DELL’INDIFFERENZA…’’: MA PERCHÉ BUTTAFUOCO E GIULI PARLANO IN MODO COSÌ ASTRUSO, FORBITO E ANTIQUATO?
BUTTAFUOCO HA COSÌ PRESENTATO LA BIENNALE CINEMA: “DIVENTARE FORNACE DI COSCIENZA PER OCCUPARCI DELLA CONOSCENZA. TENERE SALDAMENTE I PIEDI SULLE NUVOLE’’… LA PROSOPOPEA MISTICA DI CHI VUOE ACCREDITARSI COME INTELLETTUALE
Non riesco proprio a capire perché Pietrangelo Buttafuoco, e con lui il ministro Alessandro Giuli, suo amico, collega e sodale politico sin dai tempi del Msi, debbano parlare in modo così astruso, forbito e antiquato quando intervengono in qualche situazione pubblica nei ruoli di spicco ricevuti dal governo Meloni.
La prima risposta che mi viene è la seguente: entrambi sono giornalisti, come del resto l’ex ministro Gennaro Sangiuliano, e quindi probabilmente scatta una specie di riflesso condizionato, per la serie: «Adesso ti faccio vedere che non sono solo un “gazzettiere”, ma un intellettuale a tutto campo, che teorizza, riflette e sa indicare una linea culturale».
Ascoltare per credere quanto ha detto oggi il presidente della Biennale prima che prendesse la parola il direttore della Mostra.
Ricordo, tra parentesi, che Buttafuoco, convertitosi all’Islam nel 2015, si fa chiamare anche Giafar al-Siqilli, in onore del generale/emiro che governò la Sicilia nel primo Novecento dopo Cristo.
In ogni caso, religione a parte, c’è qualcosa di esibito e vanitoso nella cura compiaciuta con la quale Buttafuoco, al quale non sembra vero di aver ricevuto quell’incarico di prestigio proprio
da Sangiuliano prima dei noti fatti, esprime i suoi concetti, con l’idea di apparire originale, di spiazzare l’uditorio, di mettere d’accordo destra e sinistra, di risultare a suo modo visionario e fantasioso.
A un certo punto ha detto: «Questa fede temeraria trasfusa nell’arte è quella che porta acqua a chi ha sete. L’arte restituisce coscienza a tutti noi, che siamo struzzi con la testa conficcata nella melma dell’indifferenza» (parla per te, mi verrebbe da dire), dopo aver elogiato «il maestro Franco Maresco» e «il Poeta», s’intende Franco Battiato, naturalmente entrambi siciliani come lui. Tenere saldamente i piedi sulle nuvole, altra immagine poetizzante usata dal giornalista catanese, non è compito da presidente della Biennale, ma ormai tutto si confonde nella prosopopea artistoide e para-mistica (Giuli cita spesso il dio Pan) del centrodestra di governo. Ah come rimpiango lo stile sobrio, istituzionale e vagamente noioso dell’ex presidente Paolo Baratta.
Michele Anselmi
critico cinematografico
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