SCIOPERO DEGLI STRANIERI IL 1 MARZO: PER UN GIORNO I PADANI DOVRANNO PULIRE IL CULO AI LORO VECCHI DISABILI
UN GIORNO DI ASTENSIONE DAL LAVORO PER FAR CAPIRE CHE ANCHE LORO SONO ESSERI UMANI, CON DOVERI, MA ANCHE DIRITTI…. OLTRE 4 MILIONI DI IMMIGRATI REGOLARI CHE FINANZIANO LO STATO ITALIANO, PAGANDO LE TASSE E SVOLGENDO I LAVORI PIU’ UMILI…. LA DESTRA SI SVEGLI E ADERISCA ALL’INIZIATIVA: LA DESTRA E’ SOLIDARIETA’ E CIVILTA’, NON BECERUME DA OSTERIA
Fate un piccolo sforzo di immaginazione: provate a visualizzare nella vostra mente una giornata senza badanti, senza inservienti nelle case di riposo, infermiere negli ospedali, camerieri nelle pizzerie, operai nelle fabbriche, muratori nelle case, ponteggiatori sulle pareti degli immobili da ristrutturare, medici e collaboratrici domestiche, magari calciatori e attrici.
Una giornata dove milioni di persone non consumano, non fanno acquisti, non comprano il biglietto del bus perchè non vi salgono nemmeno, non telefonano al loro Paese, non spediscono denaro.
Ora avete ben chiaro cosa potrebbe significare lo sciopero degli stranieri in Italia, indetto per il 1 marzo, sulla scia di una analoga iniziativa che paralizzerà la Francia.
Braccia incrociate per 4,5 milioni di lavoratori stranieri regolari in Italia e per tutti gli italiani che vorranno solidarizzare con loro.
Una miriade di iniziative locali, sparse in tutta la penisola, per affermare il “diritto ad esistere”, ad avere riconosciuta una dignità , ad essere trattati da essere umani.
Perchè stiamo parlando di soggetti che assolvono ai doveri della nostra comunità civile, ma a cui spesso vengono ancora negati diritti elementari.
Per uno straniero in Italia è tutto sempre più complicato, rispetto ad un italiano, anche un semplice certificato o il diritto alla salute, figuriamoci quello alla cittadinanza o a votare alle amministrative.
Per una esigua minoranza politica di beceri padani, l’immigrato è accettato solo dalle 8 alle 18, quando si spacca la schiena per far ricco il datore di lavoro, poi non deve esistere, deve scomparire e restare chiuso in casa, perchè la sua presenza è fastidiosa, come il colore della sua pelle.
A noi sinceramente dà più fastidio il lezzo che emana un razzista padano, con quel lurido fazzoletto verde impregnato di sudiciume che porta al collo nelle carnevalate pontidiane e con la sua filosofia del denaro da accumulare, il Mercedes da ostentare e la villetta abusiva al Sud da celare.
Ecco perchè, a differenza di una destra di “vecchi dentro ed egoisti fuori”, riteniamo che a tutti quelli che si comportano onestamente debbano essere garantiti diritti, indipendentemente da credi religiosi, colore della pelle ed estrazione sociale.
Una integrazione vera, dove chi delinque va espulso in 24 ore ma chi lavora va rispettato, insieme al suo diritto di pregare chi gli pare, di votare chi vuole, di fare strada nella nostra società , se ne ha le qualità .
L’iniziativa del 1° marzo è nato su iniziativa di quattro donne: due italiane, una cubana e una senegalese.
Hanno creato il sito “primomarzo2010.blogspot.com”, scelto come colore di riferimento il giallo, in quanto “colore del cambiamento e per la sua neutralità politica”, hanno fondato un gruppo su Facebook che in un mese ha raccolto diecimila adesioni.
I fatti di Rosarno hanno dato un ulteriore impulso alla loro iniziativa, a dimostrazione di quanto “sia necessaria una manifestazione pacifica” che coinvolga tutti senza distinzione di parte, cittadini, enti religiosi, partiti, sindacati, come si addice a un movimento apartitico.
Una iniziativa che si sta propagando a macchia d’olio e che andrà oltre l’astensione dal lavoro per un giorno, anche perchè non tutti gli immigrati hanno un contratto regolare e si potranno permettere di scioperare, ma si esprimerà in tante altre forme di aggregazione e solidarietà .
Il 17 gennaio ci sarà la presentazione ufficiale a Milano e per il nostro Paese sarà un fatto positivo perchè responsabilizzerà ancora di più la comunità di immigrati in Italia, favorendo rapporti diretti con le istituzioni rappresentative. Di fronte a questa iniziativa, occorre che la destra italiana si svegli e riscopra il senso della solidarietà e della civiltà , della partecipazione e del confronto. Che riscopra le proprie radici che non sono quelle del becerume da osteria, ma del sindacalismo nazionale, dell’accoglienza e della integrazione nell’ordine, della garanzia di uguali possibilità per tutti coloro che vogliono contribuire a far crescere il nostro Paese su basi valoriali e di merito, non di razza o credo religioso.
La destra o è sociale o non è, è comunitaria o non è.
La destra deve saper far sognare una vita migliore anche agli immigrati, ai loro figli, ai ceti più deboli.
La sfida del futuro non si vince discriminando o sparando ai diversi, ma valorizzando le differenze nel supremo interesse della nazione e della nostra comunità tutta.
Guardate negli occhi un bimbo sudamericano: porta lo stesso desiderio di amore dei vostri figli.
Che la destra sappia anche amare, non solo alzare steccati e da quel mondo variegato nel tempo avrà consensi e stima.
E’ cosi’ difficile da capire?
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