BERLUSCONI SI E’ ROVINATO LA DIGESTIONE AL PRANZO CON FINI
DURO FACCIA A FACCIA TRA I DUE LEADER DEL PDL… FINI: “SONO IN PARLAMENTO MOLTO PRIMA DI TE E CI RIMARRO’ ANCHE DOPO, NON SONO IL TUO SERVO, NON TI PERMETTERE PIU’ DI PRESENTARMI A SCATOLA CHIUSA DEI PROVVEDIMENTI”… E ANCORA: “TREMONTI E’ DELLA LEGA, NON CI RAPPRESENTA”….E A SILVIO VA DI TRAVERSO L’UOVO STRAPAZZATO
Berlusconi è uscito al colloquio con il presidente della Camera scuro in volto e ha commentato “ogni volta che vado da quello lì, devo rovinarmi la digestione”.
L’ennesimo “incontro chiarificatore” è andato malissimo, il premier è tornato a Palazzo Grazioli e si è sfogato: “Fini ha solo dieci deputati e vuole dettare l’agenda a me che sono presidente del Consiglio e minaccia ritorsioni sulla giustizia”.
Ma Silvio sa bene che Fini di deputati al seguito ne ha molti di più e quindi non può permettersi di rischiare sul tema giustizia.
Fini è stato chiaro: “Il partito lo convochi a cose fatte, al governo decidi da solo o insieme alla Lega, e così su tutto. Basta con questa grandinata di provvedimenti di Ghedini, tuto deve essere concordato insieme. Non ti permettere più di presentarmi a scatola chiusa i provvedimenti, altrimenti ti faccio saltare sia il legittimo impedimento che il processo breve. E poi siamo certi che il processo breve sia costituzionale? Basta con gli annunci che si riducono le imposte, salvo smentirsi due giorni dopo: così si arreca un grave danno all’immagine del governo”.
Fini sembra un fiume in piena e continua: “Se credi che io nel partito sia marginale e controlli solo dieci deputati, ne prendo atto”.
Silvio allora nega di averlo mai sostenuto, ma Fini rincara: “Il lavoro con te, non per te.Ti devo lealtà , non riconoscenza. Sono in Parlamento molto prima di te e ci rimarrò anche dopo. Se vuoi che io giochi da solo, lo farò anche da subito. Devi capire che non sono un tuo servo, non sono come quelli che ti stanno sempre attorno per dirti di sì”.
Berlusconi abbozza attonito, ma Fini ne ha per tutti: “Tremonti è della Lega, non ci sentiamo rappresentati da lui. Se hai un debito di riconoscenza verso la Santanchè falla pure sottosegretaria, ma è una tua responsabilità , anche quello che dice sarà una tua responsabilità , sappilo bene”.
Il premier annuisce “Ho capito Gianfranco, non ti sta bene nulla, vedrò quello che posso fare”.
Una volta terminato l’incontro Berlusconi dirà che “ci vuole la pazienza di Giobbe, è la solita politica politicante”, ma sembra una pentola a pressione. Contesta a Fini gli accordi con l’Udc, ma dimentica che senza quegli accordi, in Lazio e Campania, il Pdl rieschia la sconfitta.
Ormai si tratta di due modi di intendere le cose troppo diversi tra loro: Fini vorrebbe collegialità , Berlusconi vuole decidere tutto lui e dice quello che gli viene in mente sul momento, inanellando spesso altrettanto rapide retromarcia.
Sull’immigrazione Fini ha le sue idee, il premier non ne ha, si affida a quelle della Lega.
E le distanze esistono anche su altri argomenti all’ordine del giorno, giustizia compresa.
Fini difende le istituzioni, il premier mal le sopporta, convinto di avere una sorta di legittimazione popolar-divina.
Ora si riparla di “concertazione” tra i due, ma la tregua rimarrà una tregua armata.
Dopo le elezioni regionali non mancheranno le sorprese, questa è la sensazione che si respira.
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