UNA FOTO DENUNCIA: DOVE SONO I CONTROLLI CIRCA LA SICUREZZA SUL LAVORO?
LA FOTO CHE PUBBLICHIAMO E’ STATA SCATTATA IL GIORNO IN CUI A GENOVA SI E’ SCATENATO UN VIOLENTO NUBIFRAGIO, CON RAFFICHE DI VENTO A 80 KM L’ORA… A POCHE CENTINAIA DI METRI DAL PUNTO IN CUI IL TRAGHETTO FANTASTIC HA RISCHIATO DI ROVESCIARSI, UN PONTEGGIATORE, SENZA ALCUNA PROTEZIONE, CERCA DI ANCORARE UN PONTEGGIO OSCILLANTE ALLA FACCIATA DI UNA CASA…POTEVA ESSERE UNA TRAGEDIA…E NESSUNO CONTROLLA MAI UNA MAZZA.
Questa volta non c’e’ molto da commentare. Proprio nei giorni in cui si arriva a contare anche dieci morti bianche in Italia, proprio mentre il nostro Paese piange una vittima sul lavoro all’ora ed a nulla servono gli appelli che persino il presidente della Repubblica ha sentito il dovere di indirizzare agli organi preposti ai controlli sulla sicurezza di tanti cantieri, emerge sempre più evidente lo sfascio in cui questi organismi versano e la cronica incapacità dello Stato a garantire condizioni di lavoro degne di un Paese occidentale ( vicenda Tyssen docet).
Se è vero che talvolta la responsabilità di alcuni incidenti è sicuramente da addebitarsi alla superficialità , alla leggerezza o all’errore di qualche lavoratore, è altrettanto vero che sia nella realizzazione delle infrastrutture viarie che nell’edilizia, le condizioni di sicurezza ormai sono troppo spesso un optional, un lusso che i tempi incalzanti di lavoro e i costi sempre più competitivi fanno diventare secondarie.
E troppe famiglie sono a piangere il proprio congiunto, spesso unica fonte di reddito, vittima di incidenti assurdi ed evitabili, se solo fossero state applicate, da parte dei datori di lavoro, le minime condizioni di sicurezza, previste dalla legge.
Ma se ci scandalizziamo di fronte alla vittima della microcriminalità che impazza nelle nostre città , non abbiamo forse uguale sensibilità verso chi muore semplicemente lavorando, per un salario spesso ridotto, per portare a casa il minimo per sopravvivere alla propria famiglia.
Queste morti bianche ci indignano perchè si lucra sulla pelle dei più poveri, di coloro che non sono spesso in grado neanche di tutelare i propri diritti, vittime di quel marasma ultraliberista dove conta solo il denaro e non la vita di un uomo.
Poi assistiamo alla disperazione durante ai funerali, alle lacrime di bambini piccoli, alle parole vuote e retoriche di una classe politica abituata ad equilibrismi tra correnti, partiti, giochi di potere, saltellanti da un’auto blu a un’inaugurazione, dal taglio di un nastro a una mazzetta… mentre altri lavoratori sono impegnati ad equilibrismi sui ponteggi di un cantiere edile, senza una corda di sicurezza, senza un casco, senza calzature idonee, magari in subappalto per neanche 1.000 euro al mese.
E allora non riconosciamo diritti a quella classe politica omertosa, ritenendoli mandanti morali di quegli omicidi bianchi perchè se qualcuno si può permettere di far lavorare degli esseri umani in quelle condizioni di pericolo è perchè qualcuno in alto o ha interesse a che ciò avvenga o è un incapace a governare.
Siamo lo Stato dove pattugliamo con le forze armate la notte le strade di alcune metropoli per “dare la percezione di una maggiore sicurezza”, ma non sappiamo controllare di giorno qualche centinaio di cantieri in una grande città , per verificare se le condizioni di sicurezza siano rispettate o meno. Non abbiamo uomini a sufficienza, dice qualcuno: basta aumentarli, recuperandoli da altri settori dove servono a nulla.
Basta farli girare e guardare, fotografare, verificare. Basta una legge che preveda l’arresto immediato e 5 anni di galera, tutti da fare in cella, per chi fa lavorare i dipendenti in condizioni di pericolo, per negligenza e dolo. E il lavoratore deve osservare le norme a sua volta.
Anche qua solo chiacchiere, quando basterebbe far scattare un centinaio di manette lo stesso giorno in tutta Italia e il giorno dopo, come per miracolo, tutti i cantieri sarebbero in regola, volete scommettere?
E invece dobbiamo assistere, nel giorno in cui a Genova si è scatenato un nubifragio, a poche centinaia di metri dal luogo dove il traghetto Fantastic della Grimaldi ha rischiato di rovesciarsi sotto raffiche di vento a 80 km l’ora, a scene come quelle che ha colto Giulio, un nostro collaboratore attento.
Si vede un incosciente ponteggiatore, privo di qualsiasi protezione, volteggiare tra i tubi, per cercare di ancorare il ponteggio alla facciata del palazzo, dato che il ponteggio stava ondeggiando pericolosamente a causa delle raffiche di vento a 80 km l’ora.
Sarebbe bastato un piede mal messo e sarebbe stata una tragedia.
Ma le autorità di controllo erano al caldo, a riposare le chiappe su una comoda sedia, pronti a piangere sulle “vittime del lavoro”. Una bella corona e la loro sporca coscienza è a posto. Le regole devono invece valere per tutti, per i lavoratori che spesso sottovalutano i rischi, rinunciando alle protezioni, ai datori di lavoro che non fanno osservare le norme, alle autorità che non controllano i cantieri a sufficienza.
No, la politica è un’altra cosa che scendere da un’auto blu con autista e con portaborsette sculettante al seguito: è vivere, operare, soffrire, impegnarsi, non dormire la notte per garantire la vita e un futuro migliore ai figli del nostro popolo. Ricordatevelo.
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