A FARE I SOVRANISTI, TROVI SEMPRE QUALCUNO PIÙ SOVRANISTA DI TE: LO SCHIAFFONE DELLA SVEZIA ALLA MELONI SUI MIGRANTI
DIETRO ALLA LINEA DURA DEL GOVERNO DI STOCCOLMA CI SONO LE PRESSIONI DI JIMMIE AKESSON, L’ESTREMISTA DI DESTRA CHE DÀ L’APPOGGIO ESTERNO ALL’ESECUTIVO E FA PARTE DEI CONSERVATORI E RIFORMISTI DI “DONNA GIORGIA” IN UE
«Non ci sarà alcun patto sull’immigrazione almeno fino alla primavera del 2024», dice al Financial Times Lars Danielsson, ambasciatore a Bruxelles della Svezia che ha appena assunto la guida del Consiglio Ue per il primo semestre dell’anno. Parole che gelano l’ambizione italiana di imporre ai 27 Paesi Ue l’urgenza di un accordo per la gestione dei flussi migratori, dagli sbarchi alla redistribuzione dei richiedenti asilo, dai movimenti secondari ai rimpatri.
Uno schiaffo inatteso per il governo Meloni che arriva proprio da un esecutivo espressione di uno schieramento di estrema destra a conferma che sarà proprio dagli “amici” sovranisti che verranno le maggiori resistenze alla riforma del regolamento di Dublino e al varo del nuovo patto migrazione e asilo in stallo da due anni.
«A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista, che difende solo gli interessi del proprio Paese. La destra europea, i migliori amici del governo Meloni», commenta il deputato dem, Enzo Amendola. Il ministro per gli affari Europei Raffaele Fitto, però, prova a gettare acqua sul fuoco: «Le parole dell’ambasciatore svedese non sono contro l’Italia e non possono essere strumentalizzate politicamente».
Settima nella classifica europea tra i Paesi che nel 2021 hanno accolto più richiedenti asilo in rapporto alla popolazione (l’Italia è solo quindicesima), la presidenza svedese non ha comunque alcuna intenzione di spingere sull’acceleratore del nuovo patto sui migranti.
Nelle more di trovare un accordo sul nuovo patto migrazione e asilo, la commissione, per venire incontro alle pressanti richieste dell’Italia, nelle scorse settimane ha presentato un Action plan per la rotta del Mediterraneo prima e per la rotta balcanica dopo, che ha trovato ampio favore politico ma senza approdare a nessun fatto.
Tanto che, sfumato presto l’entusiasmo per le grandi dichiarazioni di intenti al G7 dei ministri dell’Interno a Wiesbaden e per le due successive riunioni del Consiglio Ue dell’Interno, alla fine l’Italia ha deciso di non aspettare e di adottare i primi provvedimenti conseguenziali alle politiche migratorie del nuovo governo, con il decreto antiOng.
Ad allontanare di fatto la soluzione europea a quella che l’Italia rivendica come emergenza sbarchi per gli oltre 100.000 arrivi del 2022, ci sono i numeri (assai diversi) delle richieste d’asilo nella Ue che vedono l’Italia solo quinta nell’ultimo anno tra i grandi paesi europei e addirittura quindicesima nel rapporto tra richieste d’asilo e popolazione residente in cui, ad esempio, proprio la Svezia nel decennio tra il 2012 e il 2021 è al primo posto.
Nel mirino dei Paesi del centro nord Europa, poi, ci sono i cosiddetti movimenti secondari, cioè quelli dei migranti che, sbarcati in Italia o in altri paesi costieri, non rispettano l’obbligo di chiedere asilo dove approdano e si spostano in altri Stati, Germania e Francia su tutti, che non a caso svettano nella lista dei paesi che continuano ad accogliere di più.
L’Italia, per altro, è anche accusata di non adempiere all’obbligo di identificare e registrare tutti le persone che sbarcano e di lasciarne andare via quote importanti proprio per non doversi accollare l’onere dell’accoglienza e dei rimpatri pressocché impossibili dei migranti economici.
(da La Repubblica)
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