A PROPOSITO DI SICUREZZA… ORA ANCHE LE GUARDIE MEDICHE CHIEDONO LA SCORTA
IL 90% DEGLI ADDETTI ALLA GUARDIA MEDICA HA SUBITO AGGRESSIONI DURANTE IL LAVORO… LE MINACCE VERBALI SONO IL 60%, LE PERCOSSE IL 18%, GLI ATTI DI VANDALISMO IL 12%, LE INTIMIDAZIONI A MANO ARMATA IL 10%… PARENTI E FAMILIARI ACCOMPAGNANO I MEDICI AL LAVORO, ALCUNE REGIONI COSTRETTE A PAGARE LA SCORTA DI VIGILANTES
Altro che medici in prima linea, ormai la realtà supera la fantasia dei serial televisivi. Mentre abbiamo i soldati che di notte presidiano il bidone di benzina per la goduria maroniana e larussiana, neo “celoduristi”, qualcuno si chiede se non fosse stato il caso, quei militari, di assegnarli di scorta alle guardie mediche che vengono chiamate di notte a un doppio difficile lavoro: curare i pazienti e evitare di essere aggrediti.
Ormai infatti, nell’Italia dove tutto è sotto controllo, dove la sicurezza è garantita nelle strade, si assiste a violenze verbali e fisiche, aggressioni e pallottole sparate contro le porte degli ambulatori. La circostanziata denuncia viene dal Fimmg Continuità assistenziale e dal Sindacato Italiano Medici: il 90% dei medici subisce aggressioni.
Siamo arrivati al punto che qualche Regione, come la Sardegna e il Veneto, ha deciso di assoldare vigilantes per le proprie sedi di Guardia, mentre molte donne medico chiedono al marito o al padre di accompagnarle al lavoro.
Un medico di guardia lavora dalle 20 alle 8 del mattino e durante i fine settimana e i festivi.
L’80% lavora da solo, in sedi spesso fatiscenti e decentrate rispetto ai Comuni. Nei Paesi sotto i 15.000 abitanti vi è un solo medico a turno, spesso vittima di aggressioni verbali e fisiche.
Il caso più grave avvenne anni fa quando una dottoressa sarda fu assassinata in ambulatorio da un paziente durante il turno di lavoro.
L’ultimo sondaggio Smi, presentato qualche giorno fa, parla di un medico di guardia che subisce un’aggressione almeno una volta nella vita. Le minacce verbali rappresentano il 60% dei casi, seguite dalle percosse ( 18%), atti di vandalismo ( 12%), intimidazioni a mano armata ( 10%).
Solo un medico su tre sporge denuncia.
A detta degli operatori dei settori dopo una audizione tre anni in Parlamento e tante promesse nulla è stato fatto.
In Sardegna sono stati assunti vigilanti armati, ma nelle zone di microcriminalità si rischia di aumentare la tensione e la loro presenza può essere il pretesto per reperire facilmente armi. Bisognerebbe contare sulle forze dell’ordine che ovviamente non ci sono, causa esiguità degli organici.
La maggiore pericolosità è nelle sedi, in zone con problemi di disagio e tossicodipendenza.
Ormai una visita in piena notte in un quartiere delle periferie degradate o nelle campagne desolate può riservare brutte sorprese.
Spesso si debbono prestare i soccorsi a immigrati coinvolti in risse e che poi continuano a darsele anche in queste sedi isolate di Guardia medica, in assenza delle forze dell’ordine.
Il sindacato lamenta la mancanza di sicurezza: questi sono medici in trincea, spesso chiamati a casa di tossicodipendenti, persone agli arresti domiciliari, piccoli criminali nel giro prostituzione.
C’e’ chi accompagna la moglie o la figlia ormai, chi si procura sistemi di video sorveglianza, chi vuole una guardia giurata di scorta.
Sono uomini da tutelare con provvedimenti seri: se in Italia non ci fosse la criminalità che continua a impazzare come prima, la Guardia medica potrebbe assolvere in serenità al proprio imprescindibile ruolo.
Ma pare di chiedere troppo…
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