A.A.A. VENDESI QUESTURA DI TORINO, CON ANNESSI POLIZIOTTI
ITALIA IN LIQUIDAZIONE: CONTI IN ROSSO E LA PROVINCIA METTE LO STABILE SUL MERCATO PER 17 MILIONI
«Alienazione dei complessi immobiliari di proprietà provinciale di corso Vinzaglio 10 e dell’Area Ponte Mosca. Appalto per l’acquisizione di servizi finalizzati alla sollecitazione del mercato immobiliare».
L’avviso, riportato sul sito della Provincia di Torino, in fase di traghettamento verso la Città Metropolitana, è passato inosservato ai più.
Nè è immediato il collegamento tra il primo indirizzo e la Questura di Torino, che nei prossimi mesi – questo è l’obiettivo della Provincia – potrebbe passare di mano.
Gara pubblica
«A.A.A. vendesi Questura di Torino». Il senso dell’operazione, che da settembre entrerà nel vivo con una gara ad evidenza pubblica, è questo.
Operazione piena di incognite, trattandosi di vendere l’immobile senza (poter) sfrattare gli attuali inquilini, per di più vincolata a tempi stretti: entro fine anno. Perchè sarà vero che la Provincia sta cambiando pelle, ma i vincoli restano (pena sanzioni da parte dello Stato): in primis, il rispetto del Patto di stabilità che da anni leva il sonno agli amministratori pubblici di tutta Italia.
Il piano vendite
Da qui la brusca accelerata su un’operazione di cui si parla da anni , cioè il via libera a un piano di dismissioni immobiliari per un importo di 28,8 milioni.
Altrettanti, nelle intenzioni, dovrebbero arrivare dalla vendita del pacchetto di azioni detenuto dall’ente (da Sitaf ad Ativa, per citare le più significative).
Nel primo elenco ecco comparire la Questura, che in base alla perizia vale 17 milioni, e l’area di Ponte Mosca (9 milioni). A seguire, 8 appartamenti a Torino e Moncalieri (1,3 milioni), 2 ex-case cantoniere (422 mila euro), due terreni a Ciriè e Orbassano (351 mila euro), una porzione dell’ex-convitto Gutterman (153 mila euro), una palazzina a Torino (463 mila euro), più una serie di altri edifici di rilievo minore.
Il pezzo forte
Va da sè che il pezzo da novanta è rappresentato dalla Questura, proprietà della Provincia insieme a Palazzo Cisterna, al palazzo della Prefettura e alla Caserma Bergia di Torino (gli ultimi due tutelati dalla Soprintendenza): immobili fonte di costi considerevoli per l’ente, con riferimento ai costi di adeguamento e manutenzione, a fronte di affitti pagati con cospicui ritardi da parte dei rispettivi inquilini.
Non a caso, Antonio Saitta, all’epoca in cui presiedeva la Provincia, aveva tentato di barattare la Prefettura e la Caserma Bergia cedendoli al demanio in cambio di beni di pari valore ma immediatamente vendibili per fare cassa: operazione mai andata in porto.
«Ora la volta della Questura, da piazzare con un gara a evidenza pubblica o, in caso di malaparata, con trattativa privata», spiega Giuseppe Formichella, segretario generale della Provincia.
Se è per questo, sono in corso contatti anche con la Cassa Depositi e Prestiti, che l’anno scorso ha già levato alla Provincia le castagne dal fuoco comprando per una trentina di milioni il complesso immobiliare su corso Giovanni Lanza, oggetto di due gare andate deserte.
Le incognite
Questo è il punto: chi può avere interesse a comprare il palazzo della Questura, con la Questura dentro? Difficile a dirsi.
Vorrà pur dire qualcosa se l’annuncio sul sito dell’ente è volto, in prima battuta, a trovar un advisor «per la sollecitazione del mercato immobiliare».
Anche così, spiegano da Palazzo Cisterna, il traguardo non è irraggiungibile: si tratta di un investimento che potrebbe fare gola a qualche fondo immobiliare, tanto più che la natura degli inquilini garantisce la riscossione dei canoni.
In altri termini, il Viminale paga: magari in ritardo, ma paga.
Alessandro Mondo
(da “La Stampa”)
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