AFFARI, CULTURA DELL’EFFIMERO E SFRENATA AMBIZIONE: IL NON DETTO DELLO SCANDALO CORRUZIONE IN LIGURIA
IL NOSTRO COMMENTO: A GENOVA TUTTI SAPEVANO DEI POTERI LOCALI IN PELLEGRINAGGIO DAL “PRINCIPE” E DELLA SUA CORTE DI MIRACOLATI
Da genovesi attenti anche alle vicende locali, abbiamo atteso i dettagli in mano agli inquirenti per commentare l’inchiesta giudiziaria che vede accusato di corruzione il governatore Toti e la sua corte, con la partecipazione straordinaria dell’imprenditore Spinelli e dell’ex presidente dell’autorità portuale Signorini.
Vediamo di sintetizzare il nostro pensiero:
1) Chi governa da due mandati Genova e la Liguria sono due personaggi imposti dall’esterno: Bucci è stato indicato da Rixi (Lega), Toti è il prodotto del compromesso Forza Italia-Lega. Il primo è un normale manager che ha lavorato negli Stati Uniti per tutta la vita, il secondo è un giornalista Mediaset che pensava che Novi Ligure fosse in Liguria. In pratica catapultati in una realtà che non conoscevano più o che non hanno mai conosciuto. Ne deriva che hanno dovuto crearsi una “rete di amicizie che contano” fin dall’inizio del loro mandato.
2) Non esiste genovese sano di mente che sia rimasto “stupito” dallo scambio di favori tra Spinelli e chi governa la Regione. Sarebbe bastato il ricevimento con cena di finanziamento da 450 euro a testa a Villa Lo Zerbino, con 600 soggetti che hanno in mano il potere economico della città per comprendere chi siano stati negli anni i referenti del governatore.
3) La strategia di Toti era evidente: con la sua Fondazione raccogliere contributi per finanziare la campagna elettorale propria e dei suoi associati. Un fiume di denaro che faceva sì, ad es., che per la campagna elettorale per il sindaco di Genova, il centrodestra abbia potuto spendere una cifra 40 volte superiore al candidato del centrosinistra. Percentuali mai registrate in altre parti d’Italia.
Non solo: monopolizzare i media locali attraverso contributi pubblicitari alle testate, fino a far acquistare il Secolo XIX dall’amico Aponte (proprietario di Msc). Così il cerchio si chiude con il completo controllo dell’informazione.
4) La cura dell’immagine e le brioches al popolino. Onnipresente a ogni taglio di nastro, Palazzo della Regione con effetti di luce tridimensionale, capodanni e festività particolari in piazza sotto il Palazzo del Principe che, invece che affacciarsi dal balcone, si limitava a porgere il solito impacciato saluto dal palco delle celebrazioni, concedendosi al popolo osannante, tv locali dove le percentuali delle sue apparizioni superavano la pubblicità giornaliera dei materassi in offerta e che farebbero impallidire persino le presenze della Meloni nei Tg nazionali.
5) Si legge che la Fondazione di Toti avrebbe raccolto circa 2 milioni di euro da destinare alla propaganda. E parliamo allora delle cosidette “erogazioni liberali” versati alla Fondazione dai maggiori imprenditori locali. Secondo i giornali sovranisti sarebbe tutto in regola in quanto si tratta di versamenti “alla luce del sole”, quindi legittimi. Peccato che non sia così, perchè un conto è che l’industria X versi la cifra Y a un partito o fondazione senza aver rapporti di utilità o di lavoro con quel partito, altra cosa è se uno versa una cifra dopo aver ricevuto (o in cambio di) un appalto o un lavoro. Questo si chiama corruzione, lo dice il codice penale. E i giudici genovesi operano in base al codice penale, non sono ancora al servizio di un Orban italico.
6) Lo yacht di Spinelli centro di trattative di lavoro. Ma è normale secondo voi che un governatore, se deve trattare concessioni e appalti, si rechi a bordo dello yacht di un imprenditore? O sarebbe normale che se un imprenditore deve sottoporre progetti a un presidente di Regione, quest’ultimo non gli dica “ti ricevo volentieri nella sede istituzionale della Regione”? Dov’è il senso delle Istituzioni quando si lascia lo smartphone fuori dall yacht di Spinelli nel timore di essere intercettati? E’ normale che un presidente dell’Autorità portuale accetti soggiorni, viaggi, escort, fiches del Casino, carta di credito fino a 500.000 dollari a Las Vegas pagati da un imprenditore a cui poi rilascia concessioni dei moli portuali? E’ normale che il capo di gabinetto di Toti cerchi di raccattare preferenze per una candidata vicina a Toti in ambienti controllati da clan mafiosi? E’ normale che un sindaco partecipi a cene con costoro per poi dire oggi che “non si ricorda” di esserci stato?
E ci fermiamo qua per carità di patria…
La giustizia farà il suo corso e a questo punto ci interessa relativamente conoscerne l’esito.
Il punto è la dignità politica, i valori che sono stati calpestati da parte di chi dovrebbe rappresentare i cittadini onesti che con i 450 euro della cena a villa Lo Zerbino ci vivono un mese, tra mille rinunce.
Noi lo denunciamo da anni, oggi forse qualcuno in più l’ha capito.
Game over.
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