AGLI ARRESTI DOMICILIARI PER ESTORSIONE, INVITA A VOTARE LEGA NORD: LA LEGA “SFONDA” IL MURO DEL CARCERE
AD ALBENGA UN ESPONENTE DELLA COMUNITA’ SICILIANA AI DOMICILIARI SCRIVE AGLI AMICI PER CONVINCERLI A VOTARE L’ASPIRANTE SINDACO LEGHISTA E UN CANDIDATO DEFINITO “UOMO DI PAROLA”…DA UN LATO GLI APPELLI ALLA LEGALITA’, DALL’ALTRO APPOGGI IMBARAZZANTI: I DUE CANDIDATI LIETI DELLA SORPRESA
In attesa dello “sfondamento” sotto la linea del Po, le truppe della padagna del magna magna sono almeno riusciti a “sfondare” il muro del carcere. Avviene in quel di Albenga, nel savonese, e ne dà notizia il “Secolo XIX”: la candidata leghista alle elezioni comunali di domenica e paladina della sicurezza, Rosalia Guarnieri, e uno dei suoi candidati, Silvio Cangelosi, entrambi siciliani, hanno incassato un sostegno “qualificato”, quello del noto esponente della comunità siciliana albenganese, Antonino Messina detto Nino, che ha voluto scrivere di suo pugno una lettera ad amici e conoscenti per perorare l’elezione dei due leghisti.
Definendo “carissima” Rosalia e “uomo di parola” il buon Silvio.
A buon intenditor, poche parole, insomma.
Peccato che il Messina non abbia potuto andare lui direttamente all’ufficio postale a imbucare le numerose lettere e non sia riuscito a fare anche qualche telefonata (“non posso rivolgermi a voi direttamente a voce”).
E’ impedito a uscire di casa: non da un attacco di gotta o non ha neanche un problema alle corde vocali.
Semplicemente perchè è agli arresti domiciliari per un tentativo di estorsione da 100.000 euro a danno di un imprenditore edile e quindi non può contattare nessuno.
Che la Rosalia, che ha fatto della sicurezza e della legalità il suo cavallo di battaglia all’esterno, ricevesse il sostegno di una persona accusata di un reato piuttosto grave, ha fatto storcere il naso a molti nella cittadina.
Anche perchè, avvicinata dai giornalisti per un commento, si limita a dire che “chiunque ha diritto di invitare i suoi amici a votare per qualcuno”.
Il Cangelosi, l’altro leghista “uomo di parola”, è quasi contento: “sapevo che voleva farmi una sopresa, è la libera iniziativa di un amico, non posso impedire a chi crede in me di dirlo”.
Insomma entrambi paiono per nulla imbarazzati dell’appoggio, anzi ben contenti di aver sfondato “il muro del carcere”.
Pazienza se “Roma è ladrona” e il Sud pieno di mafiosi, dimentichiamoci per una volta i clan e le cosche, gli “amici degli amici” e i “protettori”: i voti e le preferenze non hanno odore, l’immagine che si dà è secondaria, la coerenza legalitaria può andare in cantina.
D’altronde se Zaia non ha fatto una marchetta speciale per l’agricoltura della piana albenganese, avranno ben diritto i leghisti locali di cercare appoggi negli ambienti che contano.
In fondo è solo un esempio del futuro federalismo e del grido di dolore “padroni a casa nostra”.
Ora anche gli ingauni possono avere dei degni rappresentanti della padagna del magna magna.
E il segretario regionale Bruzzone che nel suo volantino di propaganda parla di “colpire la delinquenza e la mafia” e declama “chi viene a casa nostra deve rispettare le regole”, è troppo preso con le lettere di raccomandazione per respingere quella di un estorsore.
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