FINI: “INVECE DI CONCEDERE INCENTIVI A CHI COMPRA UN MOTORINO, DIAMOLI A CHI ASSUME I GIOVANI”
LE MISURE DEL GOVERNO SUGLI INCENTIVI HANNO DELUSO TUTTI: SINDACATI, CONFINDUSTRIA E CONSUMATORI….POCHI SOLDI E MECCANISMO FARRAGINOSO: E’ PREVALSA SOTTO ELEZIONI LA VECCHIA LOGICA DA PRIMA REPUBBLICA
Neanche è entrato in vigore (la data fissata è il 6 aprile) e il pacchetto del governo con gli incentivi per i settori in crisi è già al centro delle polemiche. Secondo Bonanni (Cisl) “i soldi sono pochi”, per Epifani (Cgil) “non si fa politica industriale con 300 milioni di euro”, storce il naso la Confindustria, deluse sono anche le associazioni dei consumatori.
A sorpresa il presidente della Camera, Gianfranco Fini, solleva non tanto una questione di entità della somma, ma di logica ispiratrice e di strategia del governo, cogliendo nel segno: “Invece di utilizzare la vecchia logica e concedere gli incentivi a chi compra un motorino o una lavastoviglie, perchè non pensiamo a un incentivo per le imprese che assumono i giovani usciti dall’Università ?”.
Non crediamo che il premier abbia apprezzato le parole di Fini, anche se ormai è evidente che qualsiasi cosa dica il co-fondatore del Pdl, risulti indigesto a chi se ne ritiene il monarca assoluto.
La verità è che la differenza tra i due, fermo restando che si può essere o meno d’accordo su quanto affermano di volta in volta, è che Fini almeno parla di politica, Berlusconi parla principalmente dei problemi suoi.
Sugli incentivi il fine è chiaro: erano settimane che il premier pressava Tremonti perchè scucisse qualche euro da potersi spendere in campagna elettorale.
E’ quanto si è verificato in queste settimane in molte Regioni, sia governate dalla sinistra che dalla destra: improvvisamente, a fine mandato, sono state deliberate milionate di stanziamenti clienterali per potersi assicurarsi i voti.
Nulla di nuovo sotto il sole, tipica mentalità italica, da nord a sud.
Ma il governo ha interesse a seguire questa prassi?
Nella fattispecie, il rischio è che un provvedimento inadeguato si trasformi in un boomerang, soprattutto se le risorse finiranno per esaurirsi in poche settimane. Qua si tratta di “incentivi ad esaurimento”: in teoria valgono dal 6 aprile al 31 dicembre 2010, con un meccanismo farraginoso di controllo, voluto da Tremonti sulla falsariga di quello sperimentato per le biciclette.
Chi vuole ottenere uno sconto su cucine componibili, motorini ed elettrodomestici dovrà sbrigarsi, andare da un commerciante per fare la prenotazione, sperando che l’incentivo risulti ancora disponibile.
Il commerciante dovrà a sua volta chiedere il via libera all’acquisto scontato presso un “Centro di prenotazione” del ministero, in collaborazione con le Poste. Il negoziante potrà poi recuperare la somma anticipata al Cliente andando a riscuotere l’equivalente agli sportelli della Posta.
Vista l’esperienza con la social card, prima che il meccanismo vada a regime, armatevi quindi di pazienza e di tranquillanti.
Si prevede che le risorse si esauriranno in breve, tanto che la Federconsumatori ha calcolato che solo l’ 1% delle famiglie riuscirà a beneficiare degli aiuti spalmati su 20 settori produttivi.
Se tutto va bene, il decreto del governo riuscirà a spostare appena 1 miliardo di consumi aggiuntivi su una spesa complessiva delle famiglie italiane pari a 800 miliardi di euro e in cui la crisi nel 2009 ha bruciato 18 miliardi di spesa.
Una manovretta elettorale che inciderà poco nell’economia della famiglia italiana. Fini si chiede in sostanza se non sia il caso di ragionare in termini diversi: dando un taglio ai provvedimenti tampone, alla politica degli incentivi di cui hanno usufruito in passato grandi aziende che socializzavano le perdite e privatizzavano gli utili, per dare invece un respiro strategico agli interventi statali. Finalizzandoli ad esempio all’aiuto ai giovani in cerca di occupazione.
Non dimentichiamo che questo governo ha tagliato 160.000 posti nella scuola nel triennio 2010-2013, ha dato uno stop al precariato, salvo concedere una elemosina (il 10%, poi portato al 20% dello stipendio annuo percepito, e solo per alcune categorie di precari), ha promesso case per le giovani coppie che non si sono neanche viste in lontananza.
L’edilizia popolare è ferma più che sotto Prodi, si è pensato solo a fare una legge (ferma peraltro da un anno) per permettere a chi ha già una casa, di ampliarla del 30%, coi rischi connessi di abusi.
Se all’Aquila avessero usufruito di tale norma in tempo passati, immaginate che tragedie ulteriori si sarebbero avute, con abitazioni instabili aumentate pure del 30% di volume?
Ecco perchè Fini pone un quesito essenziale: il centrodestra ha una visione strategica delle cose da fare e delle priorità del popolo italiano o cerca solo di gestire (spesso pure male) il quotidiano?
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