ALLA LARGA DALLA PIAZZA DI CONTE
SE FOSSERO IN BUONA FEDE DOVEVANO ANDARE SOTTO L’AMBASCIATA RUSSA A RECLAMARE LA PACE, SONO GLI AGGRESSORI CHE VANNO FERMATI, NON GLI AGGREDITI… CON CHI SOSTENEVA CHE LA STRAGE DEL TEATRO DI MARIUPOL ERA UN’INVENZIONE DEI MEDIA NON ABBIAMO NULLA DA SPARTIRE
Dice: ma che non vai a una manifestazione per la pace? Chi a parte un fanatico delle armi, un generale in crisi di astinenza, un necrofilo, un seguace di Pino Chet (cit.) non manifesterebbe per la pace?
A Roma ce n’è stata una organizzata dal Movimento 5 Stelle, il partito che mandò il futuro sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano in missione ufficiale al congresso Dice: eh, ma qui ci appigliamo a facili obiettivi per denigrare una piazza che si dice per la pace, non va bene. Giusto.
Allora parliamo dei pezzi grossi. È una piazza per la pace quella dove uno degli ideologi è Marco Travaglio, cavalcatore di tutti i cavalli di battaglia del Cremlino, capace di scrivere che l’invasione russa era una fake news degli americani – lo diceva in quelle ore anche Peskov, portavoce di Putin – dodici ore prima che i carri armati entrassero in Ucraina?
È una piazza per la pace quella dove parlano quelli che ci hanno detto che la guerra l’ha voluta Biden, l’ha armata la Nato e la vuole proseguire la Ue?
È una piazza per la pace quella dove si dispiega la scienza del professor Orsini, filologicamente fondata sulle mail che le mamme di Mariupol gli scrivevano per scongiurare la fine del conflitto ovvero l’immediata resa dell’Ucraina?
Personalmente, mi troverei molto a disagio fianco a fianco con manifestanti convinti, come chi li ha radunati, che l’Unione europea porti la responsabilità dell’incancrenirsi del conflitto, che Ursula von der Leyen sia una guerrafondaia, che la Germania rappresenti una minaccia più pericolosa della Russia.
Proverei fastidio fisico a sentirmi ripetere per l’ennesima volta la falsità del piano di pace fatto e finito nel 2022 ma stoppato da Boris Johnson o le ricostruzioni del “golpe americano a Kiev” come presupposto del conflitto.
Proverei ribrezzo a trovarmi nei pressi di qualcuno che considerava i morti di Bucha una messinscena ucraina o la strage al teatro di Mariupol un’invenzione dei media occidentali.
Farei fatica a non chiedere a molti di quei “pacifisti”, scusate se non è possibile triplicare le virgolette: ma non ci avete detto fino alla nausea che la guerra sarebbe finita in un clic se solo ci fosse stata un’anima pia pronta a imboccare la via della soluzione diplomatica?
Non era quella in Ucraina una guerra per procura, con gli ucraini che si facevano scannare solo per conto degli interessi americani? E come mai va avanti anche ora che Trump si danna per chiuderla, ora che gli Usa stanno staccando la spina degli aiuti?
La risposta è presumibile: direbbero che è colpa della testardaggine di Zelensky. In quel mondo piacciono le semplificazioni, anche per andare incontro alle capacità dell’audience di riferimento.
La guerra non finisce perché c’è Zelensky. Quello che nelle vignette dei bollettini è rappresentato con il naso adunco. Quello su cui gli account social di area insufflano da sempre la tesi che sia cocainomane o corrotto o satanista o pedofilo o massone o tutto insieme.
Naturalmente è solo una coincidenza che anche in questo caso sia lampante la sintonia con le ultime veline dal Cremlino: con Zelensky non si può trattare, toglietelo di mezzo e la pace arriverà in un lampo.
Come si fa a manifestare in una piazza organizzata da chi ha accolto l’elezione di Trump come una manna per la pace nel mondo? Una piazza che, rispolverando i peggiori tic del terzomondismo rossobruno, solo sostituendo Frantz Fanon con Alessandro Di Battista, ogni epoca ha i sussidiari che si merita, considera le democrazie occidentali responsabili del disordine mondiale e le autocrazie baluardi che si oppongono alla tirannia del liberalismo.
Qualche settimana fa, pur di rilanciare la teoria secondo la quale il pericolo globale viene dalle democrazie, il vicepresidente del M5S Riccardo Ricciardi ha detto in aula alla Camera che anche “Hitler era democratico”, in quanto andato al potere vincendo le elezioni.
(da La Repubblica)
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