ALLA MELONI RESTA SOLO ORBAN: QUINDICI PAESI UE RICORRONO CONTRO LA LEGGE UNGHERESE ANTI LGBTQ+. L’ITALIA, ASTENDENDOSI, SI SCHIERA CON IL GOVERNO DEL LEADER MAGIARO
IL PROVVEDIMENTO, DEFINITO “VERGOGNOSO” DALLA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA URSULA VON DER LEYEN, VIETA DI MOSTRARE AI MINORI QUALSIASI CONTENUTO, NEI MEDIA E NELLE SCUOLE, CHE RITRAGGA O PROMUOVA L’OMOSESSUALITÀ
Quindici Paesi dell’Unione Europea si sono uniti al ricorso presentato dalla Commissione davanti alla Corte di giustizia Ue contro una legge ungherese ritenuta discriminatoria nei confronti delle persone Lgbtq+, dopo l’annuncio giovedì sera che la Francia e la Germania avevano avviato il procedimento. Si tratta della più grande procedura sulla violazione dei diritti umani mai portata davanti alla Corte di giustizia dell’Ue.
All’appello, sostenuto anche dal Parlamento europeo, partecipano dunque Francia e Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Irlanda, Malta, Danimarca, Portogallo, Spagna, Svezia, Slovenia, Finlandia e Grecia. Ma non l’Italia che astenendosi si schiera con il governo Orbán.
Il provvedimento ungherese, definito “vergognoso” dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto, nei media e nelle scuole, che ritragga o promuova l’omosessualità o il cambio di sesso.
Secondo Bruxelles, la legge, fortemente voluta dal premier ungherese viola in particolare i valori europei ed i diritti fondamentali degli individui, in particolare le persone Lgbtq+.
(da agenzie)
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